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Full text of "L’opera titolata prima juris canonici elementa auctore Sancto Amantia ... Tradotta or da lui medesimo in italiana favella. Con cinque prolusioni contro i Miscredenti e loro seguaci - vol. 2"

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UNiVSR. Ot PADOVA 
Iti. di Diritto Romano 
Storia del Diritto 
e Diritto Ecclesiastico 



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PRIMA JURIS CANONICI 
ELEMENTA 


AUCTORE 

SANCTO AMANTIIIA 

IN .CiTfNENS! , RSGfO , ET OMN UM SICULORUM PUBLIC® 
GYMNASIO y INSTiTUTfOvUM CANONICARUM 
POBLICO ANTECESSORE, 

EX MAGISTRO CAPPELLANO CUHaT > S. CATHEDRALlSj 
AC NUNC EJUSDEM ECCLESIA 
CANONICO . 



TOMUS SECUNDUS 



STUOiORUM 







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INSTITUTIONUM CANONICARUM 


LIBER TRIMUS 




CAPUT I 


De Juris Canonici Nominibus , et Definitione . 



§.i tl us Canonicum , quod revera a solo Omnipotenti 
Deo , tamquam a primo, et praecipuo fonte nobis de¬ 
rivatum demonstrabimus, varus designatur nominibus. 
Nunc enim Divinum , sacrumque , Ecclesiasticum 
nunc, nunc Pontificium appellatur. Quarum appella¬ 
tionum originem, causasque rimari Auditoribus no¬ 
stris nunc primum bujas scientias limen salutantibus 
baud erit inutile * 

II. Juris vocabulum pluribus modis sumllnr a 
Jurisconsultis ; ut facile liquet ex lege I., penultima 
et ult ,{f. De Just. , et Jure . Verum in Cip, XII. 
ext. De verb jig». accipitur pro eo, quod justum est; 
ibi emm legitur , quod jure possidere idem fit , ac ju¬ 
ste possidere. Hoc autem loco idem sonat , ac com¬ 
plexus legum, regularuraque . Cum enim dicimus 
tractare de Jure Divino, aut Canonico , idem est, ac 
dicere de complexu legum, regularumve, quibus j ù- 
stjun dignoscitur, et injustum , ’ 












. 


$ 

ISTITUZIONI CANONICHE 

tIBRO PRIMO 

gESg3EBgsamBEgg3BB3mgEatg3g3HglE gr 3MaB B 

CAPO I. 

De*Nomi e Definizione del Dritto Canonico 



§. i. il Dritto Canonico, che noi dimostreremo esserci 
derivalo dal solo Onnipotente Dio, erme da suo primo, 
e principale fonte , vien esso caratterizzato con diversi 
nomi. Impcrochè or è dilaniato Dritto Divino , e Sa¬ 
gro, or Ecclesiastico, or Pontificio. Delle quali de¬ 
nominazioni indagarne l’origine, e le cause, inutile 
non sarà a* nostri Uditori , che or per la prima fiata 
la soglia salutano di questa scienza. 

II. il vocabolo di Dritto da’Gìureconsulti vieti 
preso in più sensi, come facilmente si scorge dalla 
legge I,, penultima , ed ultima , ff de Just et Jtcre. 
Ma al cap, xii ext . de Vevb. sigrSf. vien pr> so per ciò, 
che ù giusto. Dapoichè ivi si legge, che possedere 
p^r dritto, è lo stesso, che possedere per giustizia . 
In questo luogo però significa lo stesso che un icotn- 
sso di leggi, e di regole, Imperochè, quando noi 
diciamo trattare del Dritto Divino , o Canonico, è Io 
stesso che dire, del complesso delle leggi, e regole, 
per cui mezzo ciò che è'giusto si distingue da cto che 
è ingiusto , 







6 


C fPUT l. 


r* 


HI. Csnnnìcura a grae a voce K*wv, quae qui¬ 
dem generali notione àcccptd . in ipso eli un id torna¬ 
te grseco , normam s ve i egulam significat, ad quatn 
turo in liberalibus, lutn in meiban’cis artibus «pus 
quodque exigendum est , Verum peculiari quadam 
ratione acque apud Gijetcs , ac Latinos Auciorrs 
morum r gubun, sive normam denotat, IlincaCbri- 
sippo I» x geiteialim dicilur Kxvov , idest regula ju¬ 
sti, Ct ItljUSll . 

IV. Ilocce nomen adoptavit Ecclesia ad suas 
significandas justi, injustique regulas . Refugit enim 
Ecclesia imperiosum legis nomen , quo uti saeculares 
solent Principes; ac potius Canonis grmea, et lenio¬ 
ri voce usa est. Nec recens hic usus invaimi in Ec¬ 
clesia Dei . Quoniam hac voce usi sunt veteres Lu¬ 
ci es te Patres Apostolum imitati, qui non semel Ca¬ 
non» nomen in hac significatione, graeco usurpavit 
jdiomate ; ac prxsettim a. ad Cor.x.ad Galat . v»i. 
Quia igitur Canones completimi’, apposite Jus Cano! 
meum appellatur „ 


§• V. Divinum quoque appellatur a S. Gregorio 
Nazianxem. relato in Con suscipitisne Disi x a Di 
yo Augustino etiam rrlalo m Can t Causa »3 .quest. 
Vii. a S. Ivicoiao I. Sun, mu I ontifice ('an 1 IJist 
«b Innocentio Papa Can. cum de XI èrsU in a 
Et jure quidem, mentoque ; a Sancto o Ulbrip c • ,• 
cuncta manat Ecclesiastica legislatio, a-qui t i, ?. m* U 
tu, nui u, et gratia sacri Canones editi sunt- mie*' 
mis Pontificibus S, Damaso, et S. Leone hmd " Urn ~ 
citum (egimus, atque firmatura Can. Vinti* * ' U 

«=•». et Cau ■W«r,*«d.c aus TiZs*Z; 















CAPO 1. 


7 

§ - III. Canonico vìen dalla greca parola K»*/»/, fa 
quale invero presa nel suo generai significato , anche 
nell’istesso idioma greci denota quella nonni, o sia 
regola, giusta la quale diriger si deve uni qualche o* 
pera sì nell’,arti liberali, che nelle meccaniche . Ma in 
una certa partieolar maniera egualmente appi i Gre* 
ci, che appo gli Autori latini signifi a la norma, o sia 
regola di costumi. Quindi di Crisippo la Isgge vieti 
generalmente chiamata Kr/u/ , regola, cioè, di ciò, 
che è giusto , ed ingiusto . 

§. IV. La Chiesa adotto questo nome per denota¬ 
re le sue regole del giusto e dell* ingiusto. Imperoc¬ 
ché la Chiesa ricusò l* imperioso nomo di laggs, di 
cui servir si sogliono i Principi secolari, el usò piu* 
tosto la voce greca di Catione,come più mite. Ne que¬ 
st* uso è introdotto da recente nella Chiesa . Dapoic- 
chè di questa voce si sono avvaluti gli antichi Padri 
della Chiesa , avendo imitato l’Apostolo , che nel gre¬ 
co linguaggio spesse fiate usò il nome di Canone in 
questo significato , e particolarmente a. ad Cor\ x , 
ad Galat» vii* Giustamente adunque si chisuu Dritto 
Canonico, perchè contiene i Canoni. 

J. V. Vien chiamato ancor Divino da S, Grego¬ 
rio Nazianaeno rapportato nel Canone Suseipitisne Dist. 
da S. Agostino rapportato pure nel Canone i. cauta 
a3. quest . vii. dal Sommo Pontefice S. Nicolò I Can t 
». d/fe: x. dal Papa Innocenzo IV, Gai: curn ds di¬ 
versis in 6« Ed in verità giusta, e meritamente, giac¬ 
ché tutta la legislazione Ecclesiastica deriva dallo Spi¬ 
rito Santo, e per di lui ispirazione, cenno, e grazia 
Sono stati prodotti i Sagri Canoni, come leggiamo es¬ 
ser già stato deciso, e sanzionato ins'in da’tempi an¬ 
tichi da* Sommi Pontefici S. Damasti, e S. Leone Cani 
violatores , causa a5 ; quest . i. e Can: igitur nella 
Stessa causa a5, quest; »* 


8 


CAPUT I. 

VI. Duplici sane ex capite Jus Canon» cuoi 
non ìtnmerito Divini Juns titu.o iscoratur • t nnuiiQ} 
quia cuncti circa Fiiein Ganopes y et circa mores, vel 
nullo exccpto , ex ipsius Glinsti ore immoliate pro¬ 
dierunt 5 illos vero, quos non ipso D :os immediate re¬ 
velavit ; vel qui sitnplic«nii respiciunt disciplnam, tx 
iìs , quos Deus ipse um in Novo, tuia in Veturi con» 
driil testamento , tamquam a suis font bus, principiis- 
que Ecclesia elicit, deJucitque, ut GeneraUs Constili 
] ateranesis IV. infallibili oraculo sancitum jim fnit. 
Cujus lue;’ suit verba: Quali ter* et quando Previa, 
tus pr cede' e debeat ad inquirenda n, et punisti, 
da/n subditorum ex cestus, ex aulortUiUb ts V >te. 
Vl s rt Non Testamenti colliquar, ex quibas pro_ 
cesserunt Canoni eoe Sanctiones ; Can. Qualiter, eg 
quando , exl de Accusationibus in parte dee sa, 
X) T*fJv^ qu a Ecclesia Spirnu Smelo aillnts, et di. 
dante suis profert constitutiones , canonesque, ut ips e 
Jesus Cbristus docu t Match, x, v. 20 , Non enim in. 
quit, vos estis , qui loqami'ii , sed Spiritus Patris 
vestri, qui loquitur in vobis : et Lue. x. v. if>. Q il 
vos a udii , me audit, qui vos spernit, me spernit . 
Quamobrem non irum 'rito divus D.imisus Pontifex 
Maximus smcivit, aeternamque stabit ej is decretum* 
cum loco supracitato luculenter sUtuu : Pini ilores 
Canonum voluntarii graviter a Sanetis Patribus 
judicantur, et a datelo So tri tu, instine u cujus, ac 
dono dictati sunt, damnantor . Q toni am blasphe¬ 
mare Spiritum Sane um non incongrue videntur , 
qui contra eosdem sacros Canones non nece sitate 
compulsi , sed libenter aliquid , au: proterve agunt t 
aut loqui preesumunt, aut face e volentibus spon . 
te consentiunt . Talis en m preesumptio manifeste 
unum genus est blasphemantium Spinlum Sanctuqil 





CAPO I. s 

VI, Per doppia ragion invero il Prillo Cano¬ 
nico vicn meritamente decorato del titolo di Diino 
Divino : Primo, perchè tutti i Canoni intorno alla Fede, 
ed ai costumi senta eccettuarne neppur un solo usei- 
rono tutti immediatamente dalla bocca dell - istesso Ge¬ 
sù Cristo : quelli però che immediatamente non rive¬ 
lò l’ istesso Iddio o che riguardano la semplice disci¬ 
plina li cava e li deduce come da loro tonti e prin¬ 
cipii la CI, esa da quei, che il medesimo Iddio detto 
sì nell’Antico , che nel Nuovo Testamento .cóme ap¬ 
punto tu deciso 'dall* infallibile Oracolo del General 
Concilio Lateranese ìv. le di cui parole son queste = 
Come, e quando proceder debba un Prelato at, inqui¬ 
rere, e punire gli eccessi de’ sudditi, s, raccoglie da - 
le autorità dell'Antico , e Nuovo lestamente, dallo 
quali derivate sono le canoniche «Milioni »Can : qua- 
Iter, et quando est. de Accusar, nella parte tron- 
cala : secondo, peschi la Chiesa proferisce le sue Co¬ 
stituto,il , e Canoni ispirandoglieli, _ e dettandoglieli 
lo Spirito Santo; come ce lo insegno lo stesso esu 
Cristo iu S. Malte» cap. «o. «• »». » Imperocché, 
disse, non siete voi, che parlato .ma » lo Spirito dal 
vostro Padre , che parla in voi » Ed in S. Luca cap, 
so. V iG » Chi ascolta voi, ascolta me , chi disprez- 
za voi, d,sprezza me . Laonde meritamente sanziono 
S. Damaso sommo Pontefice, e la di lu sanz one sta¬ 
rli sempre ferma in eterno, quando ne ci a o g 
chiaramente stabilì» I volontari, trasgressori de Cano¬ 
ni sono gravemente giud cali da Santi a ri, e s 
dallo Spinto Santo condannati, per di cui instili , 
deno sono stati dettati. Danoichè vengono nitriI mente 
giudicati di blasfemare loSpivitoSanm coloro, che «o.- 
tro 1 medesimi Sacri Canoni senza esser de ^ 

costretti , ma volentierosamcnte o an 1 . , p aK 

qualche cusa, o dirla presumono-, o a «piai, 




10 


CJPO /. 


quia comra e uni agunt t cujas nutu , et gratia san¬ 
cti Canones editi sunt . 


S* VII, Ecclesias ergo Constitutionibus sive cir¬ 
ca fi Uè/», et mores» sive circa praxim, et disciplinam 
edili< eadem obei lentia deb-tur » et obsequium » ac 
Spiritui Sancto, et Jesu Christo, qni Apostolis eorum- 
(jue successoribus dixit: Non estis vos » qui loqui - 
mini , sed Spiritus Patris vestri » qui loquitur in 
•vobis : ei qui vos audit , me audit qui vos spernit, 
ms spernit . Ac jure igitur, meritoque Ju» Canoni¬ 
cum a SS. Patribus, a Summis Pontificibus, Gene- 
ralibusque Conciliis Divini Juris titulo donatur, deco- 
raturque ; et cum appellatur Jus Div.num , rei certe 
convenit nomen suae . 


§• Vili, Praeterea a rebus , de quibus Iraclat, et 
a personis, quae eo potissimum utuntur, dici etiam 
consuevit Jus Sacrum, et iiceles asticum : u’ quoque 
Jus Pontificium a poliore Omnipotentis Dei Adraini- 
stro, a Summo Pontifice nitniruin , cujus praecipue, 
auctoritate, potestateque nititur Jus Canonicum. 


. ^ us bmc Canonicum recte, meritoqiiu de¬ 

linitur . Is st complexus Canonum , sive regularum » 
quae a Deo Qptimo Maximo vel >tnmechate per se 
ipsum , vel mediate per suos Administros , Sposto, 
los nempe , eorumqne successores Episcopos > mu- 
xime vero per Summum Pontificem ad omnes ho - 
punes in Jldei , morum , et disciplince regulis in/or~ 

mandos , et in ojjlcio continendos constituta sunt, 
cruntque , 








CAPO 1. 


u 


yogl'orir» , spontaneamente acconsentono. Imperocché 
tìiie presunzione è manifestamente di una specie 'di 
fi-otmni, che blasfemano lo Spirito Santo*, perchè o- 
penino contro lui, per di cui cenno, e grazia sono i 
Sagri Canoni prodotti . 

VII, Alte costituzioni adunque della Chiesa o 
prodotte esse siano intorno a fede, o cosìumi, o in¬ 
torno alla prasse, e disciplina , la stessa obedienza lor 
sì deve, ed il medesimo ossequio, che allo Spirito 
Santo, ed a Gesù Cristo, il quale agii Apostoli disse, 
ed a’ loro successori '• Non siete voi che parlate , ma io 
Spirito del Padre vostro , che parla in voi, echi voi 
ascolta , ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me» 
li giustamente adunque dai Santi Padri , dai Sommi 
Pontefici , e dai Generali Concilii il Dritto Canonico 
è stato onorato, e decorato col titolo di Dritto Divi¬ 
no , e quando appellasi Drillo Divino , vien certamen¬ 
te adattato alla cosa il nome suo. 

Vili. Inoltre pelle cose , delle quali tratta, e 
per le persone, die di esso principalmente si servono, 
è solito anche chiamarsi Dritto Sagro, ed Lcclesiastt- 
co: come ancora Dritto Pontificio pel p*u ,su j ini e 
Ministro dall’Onnipotente Dio, pel Sommo Unteti, 
co, cioè, alia cui autor, ti , e polenta e principalmen¬ 
te appoggiato il Dritto Canonico . _ 

<L IX. Quindi il Dritto Canonico vieti, «nata, e 
meritamente definito : È il Complesso de Canon, , o 
sia delle regole, clip sono stale, o saranno in avve- 
nire stabilite da Dio O. M. , o ,mme lietamente da 
p-r se stesso , o mediatamente pel mezzo de suoi 
Ministri, degl’A postoli, cioè , e de’Vescovi loro suo- 
cessoli, principalmente però del Sommo Don efice per 
istruire nelle regole della lede, costumi, e disciplina 
gli uomini tutti, e trattenerli nell osseivunza do loro 

doveri » 











ii CAPUT I. 

X. Dmnaus : A. Deo O. M. Sicut «nini unus 
est vere Dominus, et moderator omnium hominum , 
solus scilicet Deus, qui orane* creavit homines, mode- 
ratusque semper est, atque leges eisdem dictavit, qui- 
l)us perpetuo cuncti homines obnoxii esse deberent; et 
primum cura in creatione rectae «is rationis indidit lu¬ 
men , quo universa pene hommis inclusit officia , le¬ 
gesque . Deinde, cura expresse expressam per revela¬ 
tionem in Veteris Testamenti Tabulis proprio suo di¬ 
gito easdem scripsit leges, oliasque per Moyseu ma¬ 
nifestavit ; ac tertio, cum assumpta humana natura, 
factus homo Deus latius , perfecliusque diductas pree- 
dicavit ; sic nemo hominum jure suo ollam hominibus 
legum ferendarum veram, propriique nominis potesta¬ 
tem habet, xed solus rerum omnium , hominumque 
Creator, et verus Dominus Deus O. M. Et homines , 
si qui potestatem aliquam habere videntur in terris , 
nonnisi tamquam ejus administri, et servi, et lato, 
quodam sensu eam sibi arrogare possunt, necca sane 
queunt abuti ad novas cudendas hominibus leges; sed 
ad confirmandas , exequendasque, quas ipse Deus per¬ 
petuo valituras jam toties tulit , perfecitquc ; Jus er¬ 
go Canonicum cum universas, quas contiti :t regnlas 
(sive Canones) fidei, morum, et disciplina:, non nisi 
a Verbo Dei revelato vere agnoscit sibi derivatas, (§, 
5, et 6. ) ac prse caeleris omnibus maxime profitetur, 
merito uni Deo, O, M< tamquam suo vero Auctori 
tribuendum esse , nemo jure potest inficias ire . Ma¬ 
xima sane solius Juris Canonici prerogativa » quod 
infallibilem Deum habet Auctorem , 





CJPO L 


X» Dicemmo: Da Dio 0. M,.Imperocché, sic¬ 
come il Signore , e moderatore di tutti gli uomini è 
veramente uno, il solo lidio, cioè, che creò gl’uo- 
mini tulli , e gli ha sempre governato , e dello a’me# 
desimi le leggi, a cui perpetuamente esser soggetti 
dovessero gl* uomini tutti, ed in primo luogo, quan¬ 
do nella creazione diedegl» il lume delia retta ragione, 
in eut tutti quasi racchiuse i doveri , e le leggi del- 
l’uomo; in secondo quando espressamente per una e- 
spressa rivelazione delle Tavole del Vecchio Testamen¬ 
to scrisse col proprio dito le medesime leggi , ed al¬ 
tre manifestonno per mezzo di Mese ; ed in terzo ino* 
go, quando assunta l’umana natura, Iddio fatto no¬ 
mo prediccilc più larga, e perfettamente sviluppate; 
in guisa che niuno degl’uomini per proprio dritto ha 
una potesti vera, e di proprio nome a dettar leggi agli 
uomini, ma il solo Iddio O.M * creatore, e vero pa. 
drone di tutte le cose-, e di tutti gì’uomini. E gli uo¬ 
mini , se sembrano aver egliuo in terra qualche pote¬ 
stà | arrogar non se la possono, eccetto che come di 
lui ministri , e servi 5 ed in un certo targo senso, nè 
abusar sì possono dalla medesima per dettar .agl’uo¬ 
mini nuove leggi ; ma per confermare , ed eseguire 
quelle, che tante volte ha già dettato, e perfez^mato 
1 ' istesso Iddio, per esser perpetuamente osservate. 11 
Drirto Canonico adunque, come quello, che tutte le 
leggi, che egli contiene, ( ossia canoni) dilede, di 
costumi , e di disciplina non se le riconosce derivate, 
che veramente dalla rivelata parola di Dio, ed la pre¬ 
ferenza di. tutte Taltre leggi sopra ©gn'altro il profes¬ 
sa . niuuo può giustamente negare, ette meritamente 
attribuir si debba al solo Dio Q. M., coma a suo ve¬ 
ro autore. Somma prerogativa certamente del solo 
Dritto Canonico che ha egli per suo autore l’Infallibile 
Dio . 



*4 CJPVT /. 

XI D'xifnus 2 Vel immediate: Sacrosanta 
entiu Tridentina Symdus Sest 4 c ‘ *• decrevit: 
l vangeluim Domibus noster Jusus Chrìs'us Dei 
F.lius proprio ore ptimum promulgavit , deinde per 
suos yipostolos tumquom jontem cmnes , et saluta- 
iis ventatis , et motum disciplina cmni creatma 
praedicati jussit : perspidensque hanc veritatem , 
et disciplina m continari in Itbrts scnptis et sine 
scripto Traditionibus qucc ab ipsius Christi ore ab 
apostoli: acceptae eie. Ex bis sacrosancta; Sy notii v< r- 
l)i& l.quido patet ocmiem, et salutarem veritatem fidei, 
et morum disciplina: ab ipsius Christi ore immediate 
produsse. Regulae ergo fidei, et mot um discipline, 
quas complectitur Jus Canouicum ab ipso Deo imme¬ 
diate constitutae sunt. 


fi XII. Diximus 3. Vel mediate per suos Ad¬ 
ministros, Apostolos nempe, eoiuinquesuccPssri.es K. 
piscopos : cum eir.m omnium Doimiius Jtsus Cluistus, 
juxta mox allata verba sacroséocti lridentim Concil i 
proprio ore has it%u(as primum prvmulgavit t dtinde 
per suos Apostolos omni creatur at pt codienti jussi/, 
plane mu-Uigimus, lias regulas veritatis, et morum 
uisciphnae ad nos mediate pervenisse, per medium 
scilicet Apostolorum, eorumque succcssoium. 


XIII. Quaedam insuper regni» sunt, quas 
Dominus Jesus non expresse promulgavit , v e:uin ia 
jis, quas docuit, implicite continebantur, tt quas 
A postuli pro re nata ciicuerunt , docueruntqne : sunt 
et quacJam, qu ;, s eodem modo nec Llommus Jesu< , 
nec Apostoli txpresse prxeicaverunt, qua: tamen in 
iis inerant implicitae, et quas Apostolorum successo» 






CAPO 1. i5 

§ XI. Dicemmo 2 * 3 0 immediatamente “ Impe¬ 
rocché it Sacrosanto Tridentino Concilio Stff, 4 , c. I. 
Decretò : Gesù Cristo Signor nostro, Figliuolo di Dio 
promulgò prima colla sua propria bocca il Vangelo, 
dippoi comandò, che come fonte di ogni e salutare 
verità, e disciplina di costumi per mezzo degli Apo¬ 
stoli predicato venisse a tutte Je creature; £ scorgen¬ 
do , che questa verita ( e disciplina è contenuta nei 
libri scritti, e nelle tradizioni senza scritto, le quali 
dalla bocci dello stesso Gesù Cristo dagli Apostoli ri¬ 
cevute ctc. Da qneste parole del $ agros» [ito Concilio 
chiaramente si scorge, che ogni, e salutevole verità 
(li fede , e disciplina di costumi immediatamente pro¬ 
venne dalla bocca del medesimo Gesù Cristo, Le re¬ 
gole dunque di fede, e disciplina di costumi, che con- 
tunc il Dritto Canonico , sono state immediatamente 
stabilite dal medesimo Dio, 

XIX. Dicemmo 3. srO mediatamente per mez¬ 
zo de’suoi Ministri, gi’Apostoli , cioè, ed i Vescovi 
loro successori — Imperocché avendo Gesù Cristo Si¬ 
gnore di tutti ( giusta le testé rapportate parole del 
Sagro.santo Tridentino Concilio) prùnariainente pro¬ 
mulgate queste regole con la sua propria bocca , co¬ 
rnami*) posteriormente predicarsi ad ogrw creatura per 
mezzo de* suoi Apostoli, chiaramente comprendiamo, 
che queste regole di verità , e disciplina di costumi 
pervennero a noi mediatamente per mezzo, cioè, de¬ 
gl’Apostoli , e dt* h ro successori. 

§ XIU. Vigono inoltre certe regole, che il Signo¬ 
re Gesù (spressfinif.iue n.on promulgò, ma cha erano 
9* implicitamente contenute in quelle,che predicò, e che 
//Apostoli secondo si offeriva l’occasione le estrassero e le 
insegnarono: ve ne sono anche alquante, che nella 
stessa guisa, ne il Signore Gesù, ue gl\l posto!» es¬ 
pressamente le predicarono, le quaii tuttavia involte 



CAPVT 1. 


ies Epìicopi, daU occasione, ex ii» , quas Jesus,quas 

« i _ _ _ .a'é v tv t irli APIÌ IY t 



non ea qmdem claritate ut ab hominibus omnium tem¬ 
porum , et iERCulorum facile et sme ulla dubitate ac¬ 
cipi acque possint et concipi : ac ideo pio temporum, 
horainumque varietate al qua indigeant explicatione,' et 
luce. Cum ergo prò magna rerum .. temporum . ho* 
nunumque varietate plurcs hujusmodi regulas , ?piritu 
Sancio dictante (4 5 . et 6. ) edidermf Episcopi, quaj 
omnes nostri Jur.s magnam faciunt partem ; et quam, 
vis visibiliter, et immediate nos eas eb Episcopis, ac» 
cepimus: invisibiliter tamen , et mediate nobis pro. 
veniunt a Jesu Christo, nipote qm Apostolis eorum, 
que successoribus Episcopis ad bene implendum suum 
praidicandi, docendiquc munus Ecclesiamq. regenti. 
Sanctum dedit Spiritum, eisque allaturum se promi¬ 
sit omnibus diebus u^que ad consumationem sae.uli ? 
ut tx Matth. a8, v. 19. et Se% atque ex ns , qu« 
adhuc probata sunt, focile inlelligitur • 


XIV. Diximus 4 * Maxime vrro per Summum 
Pontificem : inconcussum fidei dogma est, in ipsqf' sa* 
eris Evangetiis pluriis ‘Xpressum, ct ab omnibus pe¬ 
ne Conciliis tam particularibus , quam genualibus 
contra Haeterocloxos agnitum, et confirmatum, inter 
omnes Episcopos , cseterosqiie Ecclesiasticae fìicrarchiao 
gradus Suoaraum Romanum Pontificem, maxima) sin- 




CAPO 1 . 


erano in quelle, e che i Vescovi successori degl’Apo-: 
Btoli , venuta ^occasione , le svilupparono, e le dedus¬ 
sero da quelle, che stabilito espressamente aveano e 
Gesù Cristo , e gPApostoli * Forse anche ve ne saran 
di quelle , che ancor restano implicite , e che sopra¬ 
venendo futilità, o la necessità della Chiesa , riceve¬ 
ranno la luce di’ Vescovi futuri . In quelle cose final¬ 
mente, che Gesù Cristo , che gPApestodi produssero, 
ed i loro successori, se ne trovano purè alquante, 
che sono espressale, ma non già con tale chiarezza, 
che int'-itì esser possano , e comprese con egual faci¬ 
li' t , e senza alcuna dubietà dagli uomini di tutti tem- 
p e sec di : e die perciò seeonda la varietà de* Wu- 
pt , e d:;g ! ’ uomini, di qual ha spiegam*nto abbisogna¬ 
no, e di luce. Costa dunque, che per la gran va¬ 
rietà delie cose, de* tempi, e degl* uomini, i Vescovi 
per dettame dello Spirito Santo 5. e 6. ) bau pro¬ 
dotto mille regole Ji questa sorta, le qui li tntte for¬ 
mano una gran parte del (usto i)ritto Canonico; e che 
sufica visibilmente; el ita ne iiattiQsnte le abbiano dai 
Vescovi ricevute, tuttavia invisibil io iute , e mediata- 
mente provenute si sono la Gasò Cristo, come que¬ 
gli , che agl* \ postoli i e Vescovi loro successiri , onde 
poter hen adempire il loro incarica lt predicare, istrui¬ 
re, e governar la G òesa diale lo Sp’rito Santo e 
lor promise di ass isterli in tutti i giorni sino alia fine 
del tempo, co n i fi'ilmute s*mtenledal capoa3v, ic), 
e seguenti di S latteo, e da quanto abhiam siaora 
provato , 

XtV, Dicemmo 4* » Principalmente però par 
mezzo dal Sooua) Pontefice » È un articolo incontrar 
stall ie di Fede, espressalo più volte ne’ medesimi Sagri 
Evaagidii, criconosciuto, e confirmato contro gl* ere* 
tici da >u‘ti quasi i Concilii sì particolari, come genera¬ 
li , che il Sommo Romano Pontefice fra tutti i Vesco w, 

e gtVfri gradi deli* Ecclesiastica Gerarchia » mi tutU la 

TJU 5 




iS 


CJPUT1 . 


gularique prerogativa, in universa Ecclesìa, Ture Di- 
vino, Primatum non modo honoris, et dignitatis, ve¬ 
rum etiam, et potestatis , ac auctoritatis obtinere,isto- 
que nomine Cathedra Romana ob Oerunicoico Late¬ 
ranensi Concilio l\% Universorum Christi fidelium Ma - 
/er, et Magistra dicta fuit ( c. 2 3 . aXC dc Prtvil .) 
Quare facile intelligimus , homines in fidei, morum,ct 
disciplina; regulis maxime per Summum Pontificem 
esae informandos ; et siqnac regulae, fidei, morum, vel 
disciplinae fuerint edenda;, maxime per eum, consti¬ 
tuantur, oportet. Quod, ct qua fit ratione, latius, 
dariusque explicabimus inferius, cum peculiaris ent 
sermo de Summo Pontifice, dc Episcopis, et de 
Conciliis, 


XV, Diximus 5 . AJ omnes homines informan-. 
dos etc. Ad omnes enim homines Jesus Christus suos 
ad praedicandum, docenduroque Evangeliuin mis tA- 
postolos, eorumque successores Episcopos, dicens: Ite 
in mundum universum , prcedtcate Evaneehum om~ (t , 
ili cteaturce ( Mare, if>. v. *4 ) Euntes docete oni> 
nes gentes , baptizantes eos in nomine i atris , ct 
Filii , ot Spiritus Sancti \ docentes eos servare , 
quaecumque mandavi vobis \ et etjo vobiscum ero 
omnibus diebus usque ad consummationem seccali» 

( Matth. a8 v. 19.) Quod etiam confirmat, docetque 
S. T. Concilium sopra allatum in illis rbu ; Evan¬ 
gelio m deinde per suos /Ipostolos tamquam fon~ 
lem omnis , et salutans veritaVs , ct motum disci - 
plince omni creaturae praedicari jussit . Non impor- 
- tune ergo in definitione posuimus : ad omnes homines 
informandos, regendosque . 

§. XVI, Nec porro huic nostrae oflici.t proposi. 
Aioni , quod multi Canones sint, qui ronditi directe 
Videntur ad informandos , regendosque illos solos bo* 



C 4 PO l. — 19 

Chiesa'» p3r una sommi, e singolare prerogativa possis* 
de par Dritto Divino il Primato non solamente di ono* 
rt> ( e dignità , ma pura nell ì di potesià, e di automa * 
e per questo rapporto la Cattedra Ho nana fu dal C*e* 
mirai Concilio Lateranesc iV, denominila maire* e 
maestra di tutti i te teli di Gasò Cristo (Giu. 20» èAt. 
de Privilegiis) Ragion per cui facilmente compren lo* 
mo, die gl’ uomini nelle regole di fede , di costumi , 

6 disciplina devono essura istru ti princtp t. mente dii 
Sommo Pontefice, e die se formar si debbano delle 
regole di fede, di costumi, e disciplina , fa di mestie¬ 
ri, che siano prodotte pnncipalmente da lui. Lacche 
come , ed in qual maniera si effettua, più diffusamen¬ 
te, e chiaramente lo apiegaremo appresso, quando m 
particolar si parlerà del òmnmo Pontefice, da* Vesco¬ 
vi , e le* Concilii • 

^ X.vL Dicemmo 5 » Ad istruire tulli gl* uomini 
etc » Imperocché Gesti Cristo spedi i suoi Apostoli, eJ 
i Vescovi loro successor i a predicare, ed istruire gli uo¬ 
mini tutti, dicendo » Andate in tutto il Mondo, pre¬ 
dicate d Vangelo a l ogni creatura » (Marc: 16. v, i/jp) • 
Andando istruite tutte le genti, battezandoli hi nome 
del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo, in¬ 
segnandoli di osservare tutte le cose, che io vi ho co¬ 
mmiato, ed io sarò con voi in tutti i giorni sino al¬ 
la consumazione del secolo » (Matt, a 3 » v. 29.) : Loc- 
chè pure conferma, ed rnsegua il Santo TnJentm® 
Concilio di sopra rapportato in quelle pirole ; coman¬ 
dò dippoi, agli Apostoli di predicare ad ogni creatu¬ 
ra il Vangelo, come fonte d’ogni, e salutevole veri¬ 
tà, e di sci pii n » di costumi: nella definizione adunque 
non abbiane indamente posto : per istruire , e regge¬ 
re gli u-imi ni tu* ó . 

^ XVI. Nè a questa nostri preposizione a'cun 
pregiudizio reca V esservi . aia'ti Ga ioni che sem¬ 
brano direttamente fatti per istruire e rigare quegli 
Uomini soli, eiiaubbiiiscoao aì Vangelo, imperocchéj 





»o %» CAPUT /. 

mines, qui obediunt Evangelio* Sicut enim Dominus 
Jesus suos misit Apostolos, corumquc successores ad 
conctos homines informandos, cunctique homines di¬ 
cto audientes esse debuerunt, et debent Deo, ejusque 
Administris, quibus suo ipse dixit ore Lue io\v m 16 . 
Qui vos audit , me audit 9 qui vos spernit me sper¬ 
nit : nec ex eo, quod non omnes homines obediunt 
Evengelio, jure inferri potest, quod Apostoli, eorum» 
que successores ad omnes homines missi non sint et 
etiam ad illos , qui Evangelio non obediunt : cnrn 
dogma Fidei sit Apostolos a Jesu Christo missos tunc 
fuisse ad praedicandum Evangelium omni creaturae 
quando creaturarum quasi nemo obediebat Evangelio; 
ita nec Apostolos, eorumque successores, dici posset, 
suo legationis ofTicio bene esse functos, si non ad om¬ 
nes homines informandos, sed ad solos Christifideles, 
qui tunc nulli penitus erant, se suatnque dirigerent 
praedicationem Evangelii, in quo uno cunctas includun¬ 
tur regulae Fidei, morumque disciplina; ; nec ex co, 
quod non omnes homines illas accipiunt regulas, idest 
Evangelium, merito dici potest, quod Dei, ejus A pesto- 
lorum, Episcoporumque intentio in illis Fidei, merumq. 
disciplina» regu’ìs condeodis non ad omnes feratur in¬ 
formandos homines, ac etiam eos, qui illis dicto au¬ 
dientes non sunt, cura alioquin esse debent, ut ipsi 
Deo, sic et ipsius Administris , Ratio aliter non ap« 
'pareret, propter quam infideles susemobedientiee poe* 
nas luere adigentur aeternas, si ad finem usque per¬ 
severaverint in ea. 


§* XVII Diximus 6 . Tn Fidei morum, et disciplinae 
rego!is : Sunt emm qnaedara a Deo revelatae regulae, 
quae hoannes dmgunt circa credenda , eirca ea sedi- 
*et, quae nos credere oportet de Dei Essentia , Exi* 
Slentia, Attributis, ac de immediatis ejus operationi* 








CAPO I. & 

sicfiOme a Signore Gesù i suoi Apostoli spedi, ed i 
loro successori ad istruire gli uomini tutti, e tolti gli 
uomini prestar si doveliero , e devono ubbedicéfa Dio* 
ed a* di Iti ministri, a quali egli di sua stessa bocca 
disse Lue, io» v* i6* » Chi ascolta voi, ascoltarne, 
chi disprezza voi , disprezza me » ne perciò, che non 
tutti gii uomini non obbediscono al Vangelo, si può 
giustamente inferire , che gli Apostoli, e loro successori 
non siano stati spediti a tutti gli uomini, ed anche a 
quelli, che al vangelo non obbediscono, mentre e un 
Domma di Fede , che gli Apostoli furono da Gesù Cri¬ 
sto mandati a predicare il Vangelo ad ogni creatura 
in quel tempo appunto, quando niuno quasi delle crea¬ 
ture ubbidiva all* Evangelio ; cosi dir non si può che 
gli Apostoli, ed i loro successori abbiano ben esegui¬ 
to rincarici) della loro ambasceria, se diretto non aves¬ 
sero se stessi, e la loro predicazione del Vangelo, nel 
quale solo tutti contengonsi le regole di fede , e di¬ 
sciplina di costumi, se non si fossero diretti, io dice¬ 
va, ad istruire tutti gli uomini, ma solamente a’fede¬ 
li Cristiani dei quali allora non ve n* eia affatto; ne 
perciò, che non lutti gli uomini accettano quelle re¬ 
gole, cioè, il Vangelo, dir giustamente si può, che 
V intenzione di Dio , de’ di lui Apostoli, e de* Vesco¬ 
vi in formare quelle regole di fede , e disciplina di 
costumi diretta non sia ad istruire gli uomini tutti, ed 
anche a quei, che obbedienti non vi si prestano quan* 
do per altro lo devono, come allo stesso Dio , cosi ai 
di lui Ministri . Non apparirebbe aHriraente la ragion, 
per cui gl* infedeli saranno obligati a pagare eterna¬ 
mente le pene della loro inobbedienza , se nella me¬ 
desima perdurati saranno sino alla fine , 

XVII. Dicemmo 6. » Nelle regole della iene, 
de* costumi, e della disciplina » Imperocché vi sono 
alquante regole da Dio rivelate, che diriggono g 1 uo 
m.ni intorno le cose, che devono credere, mtoi» a 
quelle cose, cioè $ che noi creder dobbiamo su 



22 1 
bua, ut quae propini 


CAPUT f. 

iì, et explicate mu respiciunt 


nee dirigere videntur actiones hornnum. Ile reguloe 
peculiari nomine vocantur regulae r* idei , ve* dogma» 
ta , qua* revera, quamvis non proxime, esplici¬ 
te, ut nunc aj-bamas, remote tamen, et implicite, 
et ut praemissae m consequentiam, in dirigendas ho- 
min uni actiones princtp-diler influunt. Ut e. g. Dog- 
rnata, seu regulae sunt fidei , quod Deus existit , et 
est infinite bonus, hotninuraqne Creator, et Domi¬ 
nus . Quamvis tue regulae adregendam fidem circa cre¬ 
denda videntur expresse, et proxima esse directae, < j t 
ideo veraciter Dogmata, et regulae dicuntur fidelità* 
men indirecta quadam ratione, ct per consequentiam 
dirigunt quoque mores . Natn tx bis iisdem fidei re¬ 
culis necessario sequitur, quod omnes homines deb ut 
ex toto corde , cx tota mente, ex totis viribus suis 
Deum amare, eique totas animi, corporisque actio¬ 
nes dicare, tum quia Dens infinita bonitas est, Uest, 
inunite amabilis, tum quia cuncta, quae homo in animo 
babet , et' corpore, a Deo revera habet, eique umquun 
eius propria retribuere omnino debet, ac pio acceptis 
liuiusmoJi beneficiis perpetuis gratias agere, ohe lire, 
orare, et esetera omnia boinmis officia erga L eum , e. ga 
se ipsutn*, et erga caeuros praestare; qua2 quh era uni* 
versa vei ab tina existentia tamq inu a p cnissuna 

veritatis fonte facillimo deducuntut negotio : atque ita- 
regulae Fidei indirecte, el per in iuctionem indicant 
quoque, quid homo f-icere debet, aut nou , ejusque 
diriguut mores, et actiones* 


$ XVni. Sani et qaaeiaro regula a Dao item 
veveUtie, qu<s directe , ®t immediate actiones homi* 











CUPO L aS 

Senza , Esistenza, ed Attributi di Dio, e gu le imme¬ 
diate sue operazioni, e che immediatamente, edesphci- 
tamente non riguardano % ne sembrano dirigger le azn • 
ni degli uomini , Queste regole con particolar nome 
vengon chiamate chiaramente regole di fede,o Donami, 
ìe quali in realità seb$n non direttamente ed esplici¬ 
tamente, come teste dicevamo, in dere.tta mente tutta¬ 
vìa, ed implicitamente, e come le premesse nella con¬ 
seguenza , principalmente influiscono a diriggere te fi¬ 
ssioni degli uomini * Còme per cagion di esempio,sono 
dommi , e regole di fede, che Iodio esiste, e che è 
infinitamente buono, creatore, e padrone degli uomi- 
mini, Seben queste regole sembrano esser esplicita¬ 
mente, e prossimamente dirette a regolar la fede cir¬ 
ca le cose da credersi , e per quésto sono con ver ta 
chiamate regole di fede, purnondiraeno in una ma¬ 
niera indiretta , e per conseguenza dirìggono ancora i 
costumi . Imperocché da queste medesime regole di 
fede necessariamente ne siegue , che tutti gli ucmini 
devono con lutto il cuore, con tutta la mente, e con 
tulle le loro forze amare Dio, ed a lui consume le 
azioni tutte dell’animo , e del corpo si. perchè Iddio 
h infinita bontà , cioè, infinitamente amabile, come 
ancora perchè tutte quelle cose , che 1’ pomo ha nel- 
Vanirne, e nel corpo, Je ha in realtà ricevute da Dio, 
e tributar gliele deve intieramente come di lui pro¬ 
prie, e perpetuamente ringraziarlo per tali ricevuti 
beneficii, obbedirla, pregarlo, e prestare tutti gl* al¬ 
tri officii deiV uomo verso Dio, verso se stesso, e ver¬ 
so gli altri, quali officii tutti in verità facilissima mente 
sk deducono dalla sola eziandio Esistenza di Dio co¬ 
me da pienissimo fonte di verità: ed in questo modo 
le regole di fede indirettamente, e per induzione in¬ 
dicano ancora ciò, die V uomo deve fare, ed i di lui 
costumi diriggono , ed azioni * . 

§* XVIìL Vi sono anche certe regole d* Dio pa¬ 
rò rivelate, che diretta, ed immsdiatamente nguar* 



1 


* 


CAPUT 


*4 

nati» respiciunt dirigendas : ut est: Diliges Dominum 
Deum ex loto corde tuo , ex tota anima tua , ex 
totis viribus tuis , et proximum tuum sicut te ipsum. 
He reculae et ais cunctae, quae quii agendum, vel 
non agendum enuuciant, sub speciali veniunt nomine 
disciplina» morum, vel simpliciter audiunt regu‘ae mo« 
rum. Nec ideo tamen regulae quoque desinunt esse 
fidei. In hoc enim ipso, quo 1 jubent , regalarti con¬ 
stituunt fidei. Ut e. g. Est regula morum, diliges 
proximum tuum, sicut teipaura : verum, quia h>ec 
eadem propositio non solum prescribi t quiOntvn do* 
hent amore se invicem homines prosequi, s-d indicat 
etiam , docetque, quod homines teneantur ai hoc, ita 
\it, diceretur m fide deficere, qii diceret, non tene¬ 
ri homines dii gere proximum suu n sieut seipsos ; ideo 
est quoque regula fi dei . Verumiamen , quia i lu ne¬ 
diate resp cit mires, rqjitquc, ideo appellatur regula 
discpliOtB morum ad distinctionem illarum regui a i um 
qu* immediate hominum uoa respiciunt actiones. 


§ XIX Non sine utilitate, ac veritate hasce mo¬ 
rum disciplinae regulas in duas nonnudi chstingunt 
species; sed numeris omnibus absolutam, nitidamque 
non afferunt distinctionem, nec inter se plane conve¬ 
niunt Cum vero haec distinctio maximi necessaria 
sit, et utilis ad diguoscendum , qu«pn*m regulis di¬ 
sciplinae morum , et qua ratione Ecclesia valeat im¬ 
mutare, et qnasnam, et quare minime possit, et cum 
hae : vere magni momenti res sit, proptsrea veram, cla¬ 
ram, germmamque distinctionem seno cudere, operae 
praelium esse arbitrati sumus , 

XX, Morum profecto regulae „ quae in Libris' 
Sacris Veteris ) et Novi Testamenti diyinituf scriptae 







CAPO I. 


ao 


daao il regolamanto 'delle azioni umane i come è * 
Amerai ii Signore Dio con tutto il tuo cuore» con tut» 
ta t*auiaii tua, con tutte le tue forze» ed il prossi* 
mo tuo come te stesso » Queste regole » e tutte Pai» 
tre , che esprimono ciò» che farsi, e non far si deve» 
con particoUr nome chiamate vengono regole di di¬ 
sciplina, di costumi , o semplicemente regole di costu¬ 
mi ; aè purnondimeno lasciano par cìo , di essere re¬ 
gole anche di fede . Imperocché in ciò ni desimo , 
che prescrivono, una regola di fede auche;; costruisco* 
no . Come per cagion di esempio : è regola di costa* 
m-: Amerai il tuo prossimo, come te stesso : tua per¬ 
chè , innesti medesimi Jproposizioue non solamente 
prescrive il modo , con cui gli uomini debbino scam¬ 
bievolmente amarsi » ma indica ancora , ed insegna » 
che gii uomini sono a tanto fare obligati , in guisa che 
si diri bòa mancar nella fede colui, che dicesse, non 
esser gli uomini tenuti ad amare il prossimo suo, co¬ 
me se stessi; per questo rapporto è ancor regola di' 
fede. Pur tuttavìa, perchè immediatamente riguarda, 
e regola i costumi » si chiami perciò regola di disci¬ 
plina de* costumi a distinzione di quelle regole , che 
immediatamente le azioni degli uomini non riguardano* 
XIX. Non sensi utiltà , e verità molti distin¬ 
guono queste regole di disciplina di costumi in due 
specie; aii non ci arrecano una distinzione nitida, e 
compita in tù^ti i punti, e .neppur convengono per¬ 
fettamente fra loro , Essendo però questa distinzione 
soDgmameate necessaria» et utile per conoscere quali 
regole mai di disciplina di costumi, e per qnai rag- 
gione cambiar può ia Chiesa , e quali, e per qual rag- 
gione non può, ed essendo questa veramente una co¬ 
sa di grande importanza, abbiano per tanto giudicato 
esser pregio dell* opera formare seriamente una vera» 

chiara, e genuina distinzione • . * 

$. XX. Per variti le regole da’ costar*.che! per 

opera divina scritte si leggono ne* Sagri ile He 

r.u. 4 





*e 


caput r. 


leguntur, magna ex parte non sunt , msi ipsa eadem 
naturalia Decalogi proccepta , in Veteri quidem Te¬ 
stamento confirmata , in ftovo vero pteuia-s, Dtiujque 
diducta , et ad totius suae perfectionis summum ex¬ 
plicata fastigium. Hae regulae nipote ab infallibili, 
•immutabilique veritatis purissimo iunlc emanatae im¬ 
mutabiles et ipsae sunt, inlalbbiUsque, ut ipse Deus 
Optimus, Maximus. In his prepterea regulis, sicut 
in regulis nucnue Odei, nec Deus ipse, nec A posto i, 
•T.ec successores eorum ahquid addere, aliquid deme¬ 
re, nec aliquid demum possunt immutare, sed so¬ 
lum eas prout sunt revelatae , docere , confirmare , 
explicare et a sophismatibus vindicare : Dogmatum 
item, et divinorum pneceptorurn cen irmatioues, fx- 
plicalionesque, quas Deus ipse . vei Ecc esia protule¬ 
rit, eamdem induunt ipsorum Dogmatum, et divino¬ 
rum praeceptorum infallibilitatera , et immu a u i a 
tem . Omnes ergo regidae, quae de Decalogi praece¬ 
ptis, eoramque confirmationibus, et explicabombus 
tum in Veteri, Novoque/Testamento ab ipso Deoim- 
mediate conditae, tum mediate per Prophetas, Aposto¬ 
los, eorumque sueeessores editae tuere, omnes, m quam 
hae regulae vocantur simpliciter regulae mor m, v 
morum praecepta. 


€, XXI. Sunt denique, et aliae regulae tum m 
' Veteri Novoque Testamento ab ipso Deo immediate, 
tum ab Ecclesia editae circa media, quae adhibenda 
essent, ut et praedicatio Evangelii , eruditioque popu¬ 
lorum obtineri facilius posset, deberetque, et ut post 
acceptam notitiam veritatis populi m puritate acctptae 
doctrinae, in divinorum praeceptorum observantia, et in 
divitiorum Sacramentorum recto, frequentique conti¬ 
nerentur usu. Regulae ergo, quae circa haec versantur 
media, regulae appellantur simplicis disciplinae. 








CAPO I. *7 

fico» e Nuovo Testamento, in gran parie altre non 
sono che gli stessi medesimi naturali precetti del De¬ 
calogo coti fermati certamente nel V «celilo Testamen¬ 
to, piu perfettamente p e r b , e più diffusa niente dilli* 
cidate nel Nuoro , e sviluppate sino al più alto grado 
di tutta la loro perfezione. Queste regole come prove¬ 
nute dall’infallibile, ed immutabile purissima fonte 
della verità , immutabili sono esse ancora , ed infaUi- 
bili come lo stesso Iddio Ottimo Massimo. Per tal 
ragione in queste regole, siccome pure nelle regole 
di fede nè lo stesso Iddio , nè gl*Apostoli , nè^ i loro 
successori aggiunger possono cos,a alcuna, nè final¬ 
mente cambiare alcuna cosa ; ma solamente insegnarle 
come sono state rivelate , confermarle, spiegarle, e difen¬ 
derle da'sofismi: le confermazioni ancora, e le spiegazioni,. 
che Iddio stesso, o la Chiesa ha prodotto de* Doni¬ 
mi, e de* Divini Precetti, vestono essi la medesimi 
infallibilità , ed immutabilità de* medesimi Dotami, e 
Divini Precetti. Tutte dunque le regolei che sono sta¬ 
le formate su i precetti del Decalogo , e sulle loro con¬ 
fermazioni, ed esplicazioni si nell Antico, e Nuovo Te¬ 
stamento immediatamente da Dio, come pura media¬ 
mente stabilite per mezzo de* Profeti, degli Apostoli, e 
doloro successori,tutte queste regole,io dico si chiamano 
semplicemente regole di costumi, o precetti di costumi, 
XX.I, Vi sono finalmente anche altre regole tanto 
nell*Àntico , e Nuovo Testamento stabilite immediata* 
mente dal medesimo Dio, come pure dalla Chiesa in* 
ftorno i mezzi, che adoperar si dovessero acciò sì po¬ 
tesse, e si dovesse più facilmìnte eseguicela predica¬ 
zione del Vangelo, c l*istruzione da* papali, ed acciò 
dopo ricevuta la notizia deila verità , venissero i po¬ 
poli contenuti nella pii : ila dalli ricevuta dottrin i, nel¬ 
l'osservanza de* divini co m inda manti, e nel retto, e 
frequente uso de* divini Sacramenti, De regole adu i- 
que , che si versano intorno a questi tni&zh veng m 
chiamate regole di semplici disciplm 3 * 



CAPUT l. 


%9 

Scholion . Hujus generis regularum Jesus Chri¬ 
stus exemplum nobis reliquit in Evangelio , cum Lue , 
ix, ct x, convocatis primum septuaginta duobu> di¬ 
scipulis, ac dein duoJecira Apostolis, misit illos pro- 
dicare Regnum Dei , et sanare infirmos , et ait ad 
illos : Nihil tuleritis in via , virgam neque 

peram , neque panem , neque pecuniam , neque cal¬ 
ceamenta , neque duas tunicas habeatis ; ei ni 
quamcumque domum intraveritis manducate , quo 
apponuntur vobis . DfgriMS es; ercmr operarius mer¬ 
cede sua• Initio nimirum praedicationis, siquid lu¬ 
cri ex praedicatione , et patratis miraculis cepissent A- 
postolì , nec levia , nec pauca ipsius praedicationis fru¬ 
ctui parta impedimenta fuissent, et praejudicia, tum 
ex parte Apostolorum, discipulorumque, cum. ex par¬ 
te a udi-torum , ex quibus fortasse increduli nonulli 
falso dicere ausi fuissent , turpis lucri gratia eos 
praedicare, 'et ita a veritate accipienda, et Evange¬ 
lio alios avertere’, et alienare satagissent , validum- 
que praedicationi parassent impedimentum . Propterea 
Dominus Jesus quamvis eodem docuisset loco , quoi 
Apostoli operantes praedicando Evangelium, digni es¬ 
sent mercede sua, ad haec tamen, et hujusmodi alia 
removenda obstacula, quae juxta illorum temporum 
et personarum conditionem exoriri potuissent, a l ma¬ 
jorem scilicet praedicationis faeilitatem, fructuraque 
promovendum, jussit, nequid ferrent in via, neque 
virgam, neque perato , neque panem, sed manduca¬ 
rent, quae apponerentur illis . Idem autem Jesus Chri¬ 
stus, mutatis rebus , et temporum circustantiis, dixit 
illis, ( Lue . 22 v. i 5 .) Quando misi vos sine sac¬ 
culo y sine pera y sine calceamentis , numquid ali- 
quid defuit vobis? At illi di oc erant : nihili discit 
ergo eis : sed nuuc , qui habet sacculum , tollat 
similiter , et peram » et qui non habet , vendat tu¬ 
nicam suam } et emat gladium. Hujusmodi generis 
discipliaae sunt ferra?praecepta caeremoqialiaj ac jtrJi- 








CRPG T. 


«9 


Scolio ? Di questa sorta di regole ce ne la » 
Gesù Cristo l’esempio, quando^ lue. 9, e |0 * c ' 
cali in primo luogo i settanta due diseepo 1, _ 

i dodici Apostoli, li mando a predicare il R g ^ 
Dio, e sanare gl’ infermi, e lor disse » Non - 
portar nulla per la via, nè verga, ne tasca, ne pa^, 
nè denaro, nè calcari, e non stale neppur a 1 

due sottane; ed in qualunque casa entrati sarete, 

siate quelle cose che vi saranno date a magiare • 
Dapoicchè l’operario è degno della sua mercede» Nel 
principio della predicanone in verità , se per la pre¬ 
dicazione, e per 1* operare miracoli un qualche lucro 
ricavato avessero gli Apostoli ; nati 5 ne sarebbero ne 
leggieri, ne puochi ostacoli, e pregiudizi! al frutto 
della stessa predicazione, tanto per parte degù Apo¬ 
stoli , e de’discepoli, come pure per parte degl udito¬ 
ri, dei quali alcuni increduli forse ardito avrcbbono 
di dir falsamente, che predicavano per causa di dis- 
dìcevoie guadagno, ed assai cosi avrebbon fatto per 
svagare , "e frastornare gl’altri dal ricevere la verita , 
e l’Evangelio, ed alia predicazione un forte impedì, 
mento opposto avrebbono . Per tal ragione il Signore 
Gesù, seben nel medesimo luogo-avesse egli i tsegna* 
$0, che gli Apostoli fatigando nella predicazioa del 
Vangelo erano degni della lor mercede ; per levar tut¬ 
tavia questi, éd altri simili"ostacoli, che giusta la 
eondiziim di quei tempi, e persóne avrebbon potuto 
nascere, per promuovere, cioè, la maggior facilita¬ 
zione, e frutto della predicazione, comandò di noti 
portar per via cesa alcuna , nè verga, nè sacca , ne 
pane, ma di mangiare quelle cose che approntategli 
venissero » Lo stesso Gesù Cristo però , cambiate le 
cose , e le circostanze de* tempi lor disse Lue* aa Vt 
i 5 . » Quando vi mandai senza sacco , senza tasca , 
senza calzari , vi mancò forse una qualche cosa ? » 
quegli dissero : niente : disse dunque loro ; Ma ora * 
‘•'hi ha d sacco, prenda nella stessa guisa anche late» 




5 ® CAPUT L 

ciaìia quaedam Veteris Testamenti a Dco quìdem re* 
velata, et constituta ad continendos Hebraeos in recta 
fide, et divinorum praeceptorum custodia, et plurimi 
quoque Canones qui nostrum componunt Jus Canonicum. 


§. XXII. Has simplicis disciplinae regulas potest 
Ecclesia addendo mutare , vel detrahandu, veteres ab¬ 
rogando, et novas condendo, cum id ad facilius in¬ 
ducendam, Evangelii veritatem, ad tuendam doctrinae 
puritatem , ac divinorum praeceptorum observantiam , 
rectumque denique et frequentem Sacra mentorum vi¬ 
sum promovendum f fovendumque magis expedire ju¬ 
dicaverit . Cum enim suprema lex prudent ae, et regi¬ 
minis sit, ad finem consequendum aptiora seligere 
media, respuere inepta, cumque hujus generis media 
ex presenti rerum, h >m nuraqu^ statu specificam ple¬ 
rumque ad finem assequendum suam accipiant apti- 
tudinem ; et cum pro rerum, hominumque conditio¬ 
ne, et varietate, iste rerum, hominumque status sit 
vicissitudini obnox'us , et persaepe imo contingat , ut 
quod olira ad finem aptius erat, mutatis postea tem¬ 
poribus , evadat ineptum , alia poscat remedia tem¬ 
pus.; luce clarius pvtet, haec media esse ipsa sua.ua- 
tura mutabilia, Ecclesiamque posse, imo etiam divi¬ 
na lege teneri , ea penius mulare , cum ad asseque- 
dum illum divinum finem id rem poscere judicaverit» 
Hmc plane quoque intelligitur, quod Ecclesiae pote¬ 
stas amplior sit circa has simplicis disciplinae regulas, 
qmm circa illas fidei, et morum, in quibus, ut rii- 
x i ramos , nihil addere, demere, vel immutare potest 
Sed docere tantum , et explicare . 




VJPO I. Si 

f « ^ 

$ca , e chi non ha spada, si venda anche la tonica , 
e se la crropri , Di questa sorta di disciplina sono 
qiHsi tutti i precetti cereraoniali, ed alcuni anche 
giudiz'arii ddl’Antico Testamento da Dio certamente 
rivelati , e stabiliti per trattener gl’cbrei nella retta 
credenza , ed osservanza de 1 divini comandamenti , e 
moUisiini Canoni ancora, che compongono il Drit¬ 
to Canonico. 

XXII, Queste regole di semplice disciplina la 
Obesa cambiar Je può, aggiungendo, o scemando, 
levando via le antiche , e [cimandone delie nuove , 
quando giudicato 1’ avrà più espediente ad introdur¬ 
re più facilmente la verità del Vangelo, a mantener 
la purità della dottrina, e l’osservanza de’divini co* 
mandamenti , ed a, promuovere finalmente, ed a fo:- 
>wcnrfare il retto, e più frequente uso dt’SagJamutti iia- 
poiechè essendo suprema legge di. prudenza, e di go- 
-verno lo scegliere i mezzi più adatti a conseguire il 
fine, e rigettare i disadatti, ed essendo che i mezzi 
di tal sorta ricevono per lo più la specifica attitudi¬ 
ne a conseguire il fine dallo stato corrente delle cose 
*e degli uomini, ed essendo , che questo stalo delle 
cose, e degli uomini giusta-la varietà, e condiziooe 
degli uomini, e deìLe cose , è egli soggetto a cambia* 
menti, ed anzi spesso avviene, che ciò, che un tem¬ 
po era adatto al line, mutati poscia i- ttmpi, divenga 
disadatto, e ricerca ii tempo altri rmtdii ; più chiaro 
«ella luce si scorge, che questi mezzi di sua stecsa 
natura siano mutabili, e che la Chiesa possa , anzi 
Sia pure dalla divina legge obligata a cambiarle affat- 
°» qualor giudicato avrà', che ciò richiedor l’affare 
pei conseguire quel fine divino. Quindi manifestameli* 
te si intende ancora, che la pctMià della Chiesa è.più 
estesa su queste regole di semplice disciplina , che su 
quelle di fede, e di costumi, nelle quali, come dice¬ 
vamo, niente può aggiungere, scemare , o cambiare, 
8 la insegna? solamente e dichiarare * 





$» CAPUT I. 

XXIII. Hias rursus facile in talli «i mus , qual 
omnes homines ea lege, qua tenemur ex jipacc, atqae 
servare regulas fidei* et morum * eadem regulas sim¬ 
plicis disciplinae excipere teneatur, et servare. Que 
enim jure qnis obligatur ad finem, eedom piane obii* 
gatus est et ad media. Regulae autem simplicis disci¬ 
plinae snnt media ad accipiendas, servanda^qu regu¬ 
las fiJei, et morum. Sicut ergo jure diviaj, et na¬ 
turali obligant regulae fidei, et morum, eodem obli¬ 
gant quoque regulae simplicis disciplinae • 


$ XXIV. Pinis demunt univerji Juris Ecclesia¬ 
stici triplex est: unus qutdem remotior , et ultimus, 
qui totus supematnralis est , felicitas nempe aeterna 
in altera vita, juxta illud Evangeli {Marc. tG v »4 ) 
Euntes in mundum universum praedicate Evange* 
Ilum omni creatur ce : Qui cred.derit , et baptiza tus 
Juerit , salvus erit ; qui autem non crediderit con- 
demnabilur. Secundas qui revera proximus est» ei 
immediatus , eruditio est, et exercitatio omnium vir¬ 
tutum , quae in regulis fidei, morum , et disc.’pfio® 
continentur , et sine quibus felicitas aoeterna obtineri non 
potest, juxta illud ( Matt »S. v. 19-) Euntes docete 
omnes gentes , baptizantes eos in nomine Patris , 
et Filii , et Spiritus Sancti , docentes eos servare , 
queeeumque mandavi vobis . Tertius » qui remotus 
quoqne est sed naturalis , et non ultimus finis , est 
apex , et culmus universarum, quae in Terris haberi 
'possunt verae felicitates . Cura enim vera , solidaque 
felicitas non nisi itera , sohdaqae obtinetur virtute, et 
universae verae, solidaeque virtutes nonnisi in divinis 
fidei, morum, et disciplinae continentur regulis, ne¬ 
mo jure inficias ibit, quod Juris Ecclesiastici finis sit 
quoque, cunctos homines ad apicem, colum en que e- 


sino i. 


ss 


§. XXIII. Quindi facilmente comprendiamo an¬ 
cora, che tutti gli uomini tenuti sono ad acoettare, ed 
osservare queste regole Ji semplice disciplina con quel¬ 
la medesima legge , con cui tenuti sono a ricevere , 
ed osservare le regole di fede , e di costumi, Imperoc¬ 
ché da quello stesso dritto , che uno vìen obligato al 
fine , vien, dal medesimo anelli: obljgtto a* mezzi , Le 
regole poi di semplice disciplina sono i mezzi . per 
cui apprendere, ed osservare le regole di fede,* e di 
costumi. Siccome dunque le regole di feda , e costa, 
mi obhgano per dritto divino, e naturale, per Io me¬ 
desimo dritto ancora ohligaao le regole di semplice 
disciplina , 

V L’oggetto finalmente di lutto il Dritto 

Ecclesiastico è triplicato. Uno più remoto certamen- 
e, ed ultimo, il quale è tutto supernaturale, cioè li 

V iClt a vita i gmsta quell’oracolo del 

mi£p’o ( fare. 16. v . it}, ) u Andando in tutto il 
? n 0 P ie ^ aate d Vangelo ad ogni creatura. Chi a- 
Vr<> Cr f , ul ° 1 , e sara battezzato , sarà salvo , chi però 
ioli avra creduto, sarà condannato, » Il secondo*, il 
qui e m veri làe prossimo , ed immediato , è l'ammae- 
s era mento, e 1 esercizio di tutte le virtù, che si con¬ 
tengono nelle regole di fede, di costumi, c dischi* 

, 3502,4 e ottener non si può l’eterna f'eìi- 

àn ktf!T\ ir , ' iett0 (Mate - a3 ‘ l 9 ' ) » Ancia n- 

m e 1 diS- r g r l!> ha ^zzandoIe in nome del 

e dello Spirito Santo, io*. 

® 1 ^servare, tutte que'le cose, che vi ho 

, t , d °* M terzo, \1 quale è remoto ancora, ma 
a-lira e , e non ultimo fine, è Papi ce , cd i\ co ino dì 
uue e vere f-heità, che in terra ottener si possono. 
mperocché , essendo, che la vera, e solida felicità non 
si o.tiene che per mezzo della vera, e solida virtù, 
e tuite le vere e solide virtù non sì contengono, che 
nelle divine regole di fede, di costumi, e disciplina, 

rji, ■ ’ & 




CAPUT I. 


34 

T here illius felicìiatìs, quae in hoc fluxarum rerum 
eursu maxima haberi ,concipij vel optari unquam possit* 


XXV, Nec illam proferto excludit felicitatem, 
fluxam aliuquin, et minimam, quae ex copia, e.t pro¬ 
speritate temporalium emanat rerum ad mortalis vite 
nsim, commodum, et tranqullitatem necessariarum • 
Auctor enim ipse naturae, et gratiae, Deus Opt. Max. 
cum e nilnlo universum condidit visibilem mundum, 
ut homo in t/rrisj suo Creatori audiens, dicto aeterna 
in caelis perfrui mereretur gloria, ita elementorum, 
et secundarum causarum nexum, ordinemque constituit, 
ut dum homo virtutem coleret, ei cuncti morem ge¬ 
rerent dementa , causaequo secundae subministrantes 
ea, quae ad tranquillitatem, commodum, usumque vi¬ 
ta; necessaria forent ^ atque esrn sua omnipotenLi , ?m.- 
mu tabi lique voluntate indidt rebus naturam, viresqiic?!, 
ut orbis terrarum divina praecepta colentes populos 
fbveret, omniuinque cumularet bonorum copia , et 
prosperitate, pugnaret vero contra violatores, et insen- * 
satos donec aut resipiscerent, aut penitus conficerentur; 
Quae quidem immutabilis Divinas Providentias lex prae 1 - 
terquara ex solo rectae rationis usu facile nobis inno- ■*' 
tescere posset ; nequod alicui tamen non recte cogitan¬ 
ti subreperet dubmm , expresse per expressam a Deo 
revelationem nobis quoque manifestata est ia cunctis 
Veteris Testamenti paginis, et praesertim Levit 2 6. 

ubi Dei mandata servantibus populis pax securitas, 
tranqullitas, ac rerum omnium promittitur copia, in 
violatores vero populos innumerarum calamitatum a- 
cerrimae minae congestae leguntur : et Dominus noster 
Jesus Matth 6 v a& et seq . totus in feo est, ut 
doceat, persuadealque, quod quaerentibus Reguum 
•D p >, et justitiam ejus , divin , scilicet praecepta servan¬ 
tibus , ex infinita Dsi bonitate, immutabilique volun» 


CAPO I. 


35 


aiuno giustamente negherà, che il fine del DrittoCa- 
nonico sia anche quello di ina'zire gli uomini all’api¬ 
ce , ed al colmo di quella maggior Micità , che net 
corso di queste caduche cose ottenersi ornai, concepir¬ 
si , o desid erar si possa • 

XXV". Neppur invero quell’altra felicità esclu¬ 
de, caduca per altro , e men calcolabile, la quale dii- 
V’ abb iridatila proviene , e dalla prosp erità -ielle cose 
temporali all’ uso necessarie , al còmmqJo , ed alla tn li¬ 
quidità della vita mortale, Dapoiccliè Iddio O. M, 
autore egli stesso della natura , e della grazia , quan* 
do dal nulla tutto fabricò tl visibile Mando e lo fa¬ 
brico appunto a quel line acciocché 1* uomo ubbiden¬ 
do in terra al suo Creatore, goder si meritasse ne’ Cie¬ 
li la gloria eterna, dispose egli allora il nesso, el’or- 
dine degl’elementi, e dalle cause seconde in modo ta- 
la, che fintanto l’uomo praticasse la virtù , lo secon¬ 
dassero tutti gìVlementi, e le cause seconde som mi¬ 
nistrandogli tutte quelle cose, che necessarie sarebbo- 
no alla tranquillità, corfimodo , ed uso della vita, c 
colia sui onnipotente, ed immutabile volontà infuse 
ulte cose tale nalnra, e tali fané, che tutto il Mon¬ 
do prosperasse i popoli osserv,adori de’ divini pre 
celti, e li cumulasse dei! 1 abbondanza , c prosperità di 
tutti i beni ; combattesse péro Contro i (reagì esseri si¬ 
no a- tanto o che fossero tornati a segno, o che re¬ 
stassero adatto destra tir, Quale immutabile legge deU 

3 ^ rov '^ er,za * n vero, oltre che potrebbe da 

noi laciunente conoscersi col solo uso delta ri Ita rag* 
gione, tuttavia per avviare, che in alcuno, vi quale noti 
ben ta considerasss, vi si introducesse un qualche du» 
bio , espressa ateo te, .-e per una espressa rivelazione ci 
è stata amebe da Di» manifestala m tutte le carte dek 
Vecchio lestamente , e princivilmente nel hevitico c& m 
po 26 dove ai popoli , che osservassero i divini co¬ 
mandata nti vien promessa la pace, la sicure*® 3 , la 
tranquillità, e l’ ab bori da 112 a di- tutte le co*e , contro >• 





I 


36 


CAPUT 1. 


fate ornala pariter adjicientur temporalia bona. Cum 
ergo Jus Canonicum nihil aliud complectitur, nisi di¬ 
vina fidei, morumque praecepta, et media ad ea ser¬ 
vanda, eo plane ducit homines, ut non modo aster¬ 
nam in coelis ; sed temporalem quoque felicitatem-con* 
sequantur in terris • 


CAPUT 11. 

Juris Canonici P reus tamia super ernie ♦ 


•y. * ad finem creatus est homo, ad eum in- 

5 J ota SOcj -etaj, et condita eivitas, ad eum denique 
„g s em * cujuscumque generis sint, feruntur le- 

V Vltas ’ s °cietas , homo quisque maxi ma, qua 
c , ’ ej, citate fnjantur , et beatitudine. Verum, 
-, ° ra ? ,s homo ita ah Auctore naturae compositus 
1 ut immortali animo constans, et morti subdito 
corpore, recto rationis , libertatisque usu suae ipse pro- 
puia. felicitati, et maxime aeternae, nec alia homini- 
us sive i» civitate constitutis, sive ia solitudine , ad 
eam assequendam data semita est, nisi illa, quae per 
virtutem ad ea servanda ducit officia , quae Deo , sibi 
ipse caeterisque homo debet hominibus j cumque (cap» 
1# i- a 3 ( eta 4 ) rerum omnium ordo, ae secundarum 
«eaens causarum ab Auctore mundi ita comparatus fue- 




C jìPO //. 


72; 

popoli trasgressori però vi si leggono comulalc rigo¬ 
rosissime minacce di innumerevoli calamiti.: ed il Si¬ 
gnore nostro Gesù in S. Matteo capo 6, v. a 5 , e seg . 
si dimostra tutto impegnato ad insegnarci, e persua¬ 
derci , che a quei , che cercassero il Regno di Dio, e 
la di lui giustizia, che osservassero, vale a dire, i di¬ 
vini precetti, per un effetto dell’ infinita bontà , ed 
immutabile volontà di Dio , gU si aggiungeranno in¬ 
sieme tatti ì beni temporali, Essendo dunque, che il 
Dritto Canonico non contiene, se non che i divini 
comandamenti, ed i mezzi per osserva'li, conduc*- 
certamente gli uomini a quel fine di acquistarsi non 
solamente l’eterna felicità ne* Cieli, ina anche la tum. 
porale in questa vita. 

CAPO II. 

J)elVeccellen%a del Dritto Canonico sopra il Civile 


S‘ ^ **■ quel fine certamente e stato creato 1’ uomo, 
a quei fine è stata fondata la società , c fabricata U 
«aia, a quel fine vengon finalmente formate tutte le 
leggi di qualunque specie esse siano, accidia società, 
la città, ogn’ uomo godano la maggior felicità , e la 
maggior beatitudine, che fia possibile. Ma dall’Auto- 
ve della natura essendo 4 , ogn* uomo, cosi composto, che 
costando di un’anima immortale, e di un corpo sog¬ 
getto alla morte, col retto uso della sua raggtonevo- 
iezza, e libertà provveder debba egli slesso alla sua 
felicità , e principalmente all’eterna *, ed essendo che 
per acquistarla agli uomini o nella società stabiliti, o 

nella solitudine altro sentiero concesso non è, cti« quel¬ 
lo,.il quale, per mezzo, della virtù ad osservar con¬ 
duce. quegl* officii , che l’ uomo deve a Dio » a se stes* 







CAPUT 11. 

rit, u* homo nsc asternam , nec temporalem consequi 
vaiest f-licttatera. n.si divina servando pi seeepta Hteg 
denus patet, illam legislationem cuncps aliis praes a« 
re quae ipsa emlem divina praecepta intaliibilicer do- 
ce * » pr*ser<bitque, et ut ad ea servanda inducantur 
homines, et adjuventur, ab ipso infallibili Deo dictata 
adii bet infall.bilia m dia , Atqui nulla alia legisUt'O 
bue infallibili ter perficit p/aeter Canonicam ,utpote quae 
tota ab infallibili Deo sola procedit ( cap. 1 ^ 8, ) rum 
caeteras qnaecuraqua civiles ieges non nisi homines, quos 
persaepe fallit opinio, agnoscant auctores . Sola ergo 
Canonica Legislatio ad servanda divina praecepta, et ad 
maximam, qua homines perfori possunt , et tempora- 
3 em, et aeternam infailibiliter ducit felicitatem • Tinto 
raagfs igitur civili praestat Jus Canonicum , quanto 
certius , securius , et infallibilius ad aeternam. et tem¬ 
poralem hoc jus bnatitu Imem ducit, et felicitatem . 
A orro si populus catholicus divina , ut par est , Clia* 
ritatis praecepta custodiret; nulla societas esse ; aut 
fcng* coquam posset felicior ilio, ■ 


«i Ctinn divina servando mandata, crmst una 

f . S a!S( I B “ duos dealbat p metes, suo nimirum in* 
rvi reatori , et publicam proitibvet felicitatem’ ; 

nU -n 8 esse, aut fingi unquam po- 

e . 1 f ei,clor dlo>qui divina praecepta custodiendo Om* 
nipoteniem Creatorem propitium sibi facit, et elemen*. 
ta ; sponte sua quidem lluit, quod cuncti populorum 
moderatores tum ut communi omnium serviant Crea, 
tori, prout debent, obedtantque , tum ut publicse , 

prout ftuum fert munus, inserviam feJiciu.ti , in id 



' €APO h. , 

so, éd agt’alln uomini;, ed essendo che dil l’Autor e d et 
Mondo {Cap. t.$. a 3 , e ^ ) l'ordine di tutte ie co¬ 
se , ed il nesso delie cause seconde fu così disposto ^ 
che. 1 * uomo acquistar non può nè l’eterna, ne la tera* 
porale felicità , se non coll’osservare i divini coman¬ 
damenti » più chiaro della luce si scorge » ohe Ira tut¬ 
te l’ altre legislazioni la più eccellente è quella , che 
insegna» e prescrivo in una maniera infallibile g’i stes* 
sì divini comandamenti » ed , onde ai osservarli fos¬ 
sero indotti gli uomini » ed ejutati , i mezzi infallibili 
vi adopera dallo stesso infallibile Dio dettati . Ma n^s- ' 
sun*altra legislazione perfeziona ciò in una maniera in¬ 
fallibile , fuorché la Canonica, come quella, clu soli, 
tutta proviene dall’infallibile Dio ( cap i, ^ 8 ) men¬ 
tre tutte le altre leggi civili per autori non riconosco¬ 
no che solamente gli uomini » i quali spesso nell’opinar 
si ingannano * La sola dunque LegisUzion Canonica 
gli uomini in una m iniera infallibile ad osservar condu¬ 
ce i divini camandamenti, ed alla maggiore , che go¬ 
der possano, eterna, e temporali felicità . Tanto mag¬ 
giormente aduuque il Dritto Canonico sovranza il Ci¬ 
vile» con quanto via maggior certezza, sicurezza , ed 
infallibilità all’eterna, e temporale felicità, e beatitu¬ 
dine ci (ì conduce. 4 . dir vero, se il popolo cristia¬ 
no osservasse,- come conviensi* i divini precetti della 
carità» non vi potrebbe nè essere, nè immaginarsi mai 
altra società di lui più felice , 

§. il- Essendo che, osservando i divini coman¬ 
damenti ogn* uno fa quasi un viaggio* e due servigli, 
# ei 7 ?’ c '°®t al suo Crsafcwre, e promuove la pubblica 
felicità.; ei essendo che alcVn popolo esservi non può 
niai, nè im negsn^rsi poi felice di quello che custo¬ 
dendo i divini precetti propizio si rende 1 ’Onnipoten* 
te Creatore» e gl’elementi ; da per se stesso certamente 
Sie viene , che tutti t regolatori de* popoli, si perservire* 
ed obbedire, come devono, al commuti Creatore di 
tatti, come per provvedere alla pubhca felicit , co- 





I 




I 


‘4<J 'CAPUT li, 

totis viribns incomb-re * naturali , divmoque jur® 
tenentur, ut suis ^egibus^ qui valent ranono , qug 
poenis, qua prae miis , qua exemplo , ad' Jus Canonicum 
servandum suus adigant populos, in quo uno non curi- 
€tas somni divinae leges infallibditer continentur, sed 

et media ad eas servandas infalbbiliter quoque condu* 
centia. * 

• ■ ’U. 

I 

§. III. Hinc vel ipsa meridiana luce clarius pa* 
tet, quod siquis legislator suas ferendo leges, a jurs 
divino vel latum unquem recedere voluerit ; non suo, 
ut tenetur, obediret Creatori ; nec suorum inserviret 
publicae felicitati ; nec suo faceret muneri satis ; nec 
anbditi^ denique, cuui magis Deo, quam hominibus 
obsequi teneantur, talibus legdius contra Jus Divinum, 
idest Canonicum ligari unquam possent, et Jus Ca- 
aomcura Civili ad aras usque praeferre deberent » 


.-i | • Hanc Juris Canonici Praestantiam sap a Ci- 
e, et ìaec obsequia Canonibus debita etiam a Prin- 
ipi ius, ipsj quoque Principes se agno=cere , ingenue 
pro essi sunt, et revera prffiatitere. Ai id probandum 
^mpprdtor sufficere potest Justinianus, qui cunctaer- 
viorihtic an £ n,curn officia a nobis mos demostrata bre- 
erevit, cum ( ’ adamussirn servanda de- 

cletin.'-f ^ >1 ai * S’ f*«, crtp i.) santifo? QC> 

ciliis a» i- ° S ,^ anones * qui « sanctis quatti or Con * 
co di ce tn ^ Sl 1 ’ Cnn fi r ' rnat * sant ( idest u aversura 

motori™* 0 !'™ ’ q^’eo-tempore ezubat ) non 
que ab end,. 6 1 Um obtiner . e sancivifc : quod antea quo- 
tU Fn ■ m facrat constitutum leg, sacris (fi, cod. 
; s t; t ^ e tiara corum decreta per inde ac sa- 

„ ? as SUsC ’p‘ imperavit, ac re vedéri . Amai 

Mcm scripturas quibusvis legibus ad aras (i ,, UP 

e debemus , Per legem ergo Justiniani Jus Canoni- 







L 


QAVO Ih 


4 * 


me lo ricerca il loro oftìoio , vengono per naturale, a 
divino dritto obligati ad impiegai si con tutte le forze, 
acciò e colle loro leggi , e tolle pene, c co* premii, 
e coll'esempio ed in qualunque altra guisa lo possono, 
stringano \ loro popoli ad osservare il Dritto Canoui- 
co , nel quale solo non solamente tutte infalliblmeute 
contengonsi le divine Veggi, ma am.h? i mezzi, che 
ad osservarle infallibilmente li conducono . 

III. Quinti/ p- ù chiaro anche delia stessa me¬ 
ridiana iuce si scorge, che se un legislatore dettando 
Je sue leggi, scostarsi avesse voluto dal drillo divi¬ 
no quanto anche un’unghia, in tale caso non obedi* 
rebbe come ei deve al suo creatore, ne provvederci^- 
be alla comune felicità de* suoi, nè adempirebbe il suo 
dovere ; uè i sudditi finalmente essendo di obbedir le* 
fìnti più a Dio, che agli uomini, ob'igiti esser un* 
qua potrebbono da si fatte leggi contro il Driito I)i* 
^in« , cioè Canonico, ed a costo anche delia vita pre¬ 
ferir dovrebbero il Dritto Canonico al Civile . 

S Quest’eccellenza del Dritto Canonico so- 
•pra il Civile, e questo rispetto a*Canoni dovuto ao- 
che dai Principi, 1 ’ hanno anche j Principi stessi di 
ticonoscerli ingenuamente prolessato, e tributato an¬ 
che co* fatti. A provar quesl’assuiUo bastar ci può il 
solo Imperador Giustiniano, il quale esprimendo in 
pm brevi parole tutti questi otlìcu , verso il Dritto 
Canonico^ da noi dimostrati, decretò di estttamenle 
osservarsi, quando {Novella 31 seu cap. 1, ) san * 
zrono che i sacrosanti ecclesiastici Canoni , che 
dai sartie quattro Concilii sono stari disposti , e 
Confirmati (tutto, cioè, l’intiero Colice de’ Canoni, 
quale era in quei tempo ) non solamente le veci of- 
tenessero di leggi , (ciocche pure era stalo dtl me* 
desumo stabilito (leg; sacris^ col. dé Ep'O ma co* 
mandò anzi dì riceverli , e venerarli come le stes¬ 
se sagre scritture . Ma le sagre scritture a costo ari. 
che dell» stessa vita'preferirle dobbiamo a quals.wgiia 


TJX, 






4* ' CJPVT V. 

eum Civili ai a^as usque pra: ferre quisque tenetur. 


V, Idem Imperator manifestum omnibus esse 
voluit, re suis in ferendis legibus non dedignari 
sacris obtemperare Canonibus, cum, diov* 83. c. 1 
I>e sacris Canonibus loquens , addit; quos etiam no* 
strie sequi non dedignantur leges , Et alibi ait: plus, 
studii sibi adhibendum esse circa sacrorum Ca¬ 
nonum , et divinar um legum custodiam , qua? super, 
salutem animarum de finitee sunt, quam circa te¬ 
ges civtles . ( JSov 107. inprwf v. et leg. a 5 , cod * 
de sacrosan . EccL et leg 4 a. cod\ de Epis.et cler,\ 
His legibus satis clare Imperator ostendit, Imperato¬ 
ri^ Principisque officium praecipuum esse Deo Opt. 
Mas et populorum aeternae saluti saeics Canones se¬ 
quendo magis inservire, atque e repubblica esse, sa* 
erorum Canonum potius, quam legum civilium custo¬ 
diam suis legibus, et curis omnibus promovere. 

VI, Hasc denique Juris Canonici praestantia , 
atque hoc principimi quoruracumque sacrum officium', 
multo luculentius evincitur, si sacros Canones, quos^ 
cap. 1. §, Su 6L et 9. indicavimus , atque ea , qùas ibi. 
exposuimus, in memoriam revocetis; ibi enim incon¬ 
cussa quadam, et invincibili demonstravimus ratione, 
sacros Canones divinas omnino esse leges , et Deo.af- 
flante, inspirante, dictante exaratas quidem, et latas. 
Cum res ila sint, cui quisque magis obedire tenetur, 
Deo, an hominibus? Quis potentior, quis Sapienlior, 
quis nostri, nostraeque amantior felicitatis, Deus, an 
homines? Qusenam leges prudentiores , quaenam uti¬ 
liores, quaenam prasstantiores sunt, atque praeferendae, 
Divina;, an humanae? Perquam rectissime ergo Dist . 
x- Can. a praescriptum , sancitumque fuit : Item, 
lex Imperatorum non est super legem Dei , sed sub¬ 
tusi imperiali judicio non possunt jura ecclesiasti- 


CAPO 11. 


43 

altre leggi. Per la legge dunque di Giustiniano è te¬ 
nuto ciascuno a costo anche della vita istessa prefe¬ 
rire il Dritto Canomco al Civile, 

V, Lo stesso Iraperadore volle, fosse a tutti 
manifesto, che egli in dettar le sue leggi non isdegna- 
va di obedire ai sagri Canoni, quando Nov. 85 c. 
parlando de* $agri Canoni soggiunse : C ni di seguir* 
non sdegnano le nostre ieggi , Ed in un altro luo¬ 
go disse , dover egli impiegare più di studio sul¬ 
l'osservanza de sagri [Canoni , e le divine leggi , 
che sono state stabilite per la salute dell'anime % 
che su le leggi civili , Nov 107, nella prefazione 
5 } e leg. a 3 . cod de sacros , Eccl: eleg. l\%, cedi de 
Epis. et Cler, Con queste leggi assai chiaramente 1’ 1 in- 
peradore espresse, che il principale officio di un Ini* 
peradore, e di un principe è di servire piuttosto a Dio 
O. Rì., [ed all’eterna salvezza de* popoli col seguire 
1 sagri Canoni, e giovar alla società il promuover? 
piutosto colle sue legg', e con ogni sua cura l’osser¬ 
vanza de’ sagri Canoni, che delle leggi civili . 

| VI Questa preminenza finalmente del Dritto 
Canonico , e questo sagro dovere di qualsisia Principe 
molto più brilLntamente si dimostra , se richiamate a 
memoria quei sagri Canoni, che indicato abbiamo ai 
capi v. vi. e e quanto abbiamo ivi esposto: Im¬ 
perocché ivi in una certa guisa inconcussa, ed invin¬ 
cibile dimostrato abbiamo, che i sagri Canoni sono 
intieramente divine, e che sono state vergate,® 
fatte suggerendole, ispirandole, e dettandole Iddio, 
Così essendo le cose , a chi mù ognuno e più tenuto 
ubbidire a Dio , o Agii uomini? Chi più prudente, chi 
piu sapiente, chi più amante di noi, e della nostra Ce* 
licita, Iddio, 0 gli nomini? Quali leggi sono p.ù 
prudenti , quali più utili, quali più eccellenti » e 
da preferirsi, le divine, o P umane? Assai giustissima- 
niente adunque è stato stabilito, e prescritto nePa.disiin- 
zìone x. Canone a, » Inoltre la legge degl iinpe.<Hou 
» non è sopra la Ugge di Dio, ma al di sotto ; dal. trap*. 





CAPUT IL 


44 

ca di ss chi . , • Imperatorum leges Euangelicis , et 
Apostolici , atque Canonicis decretis , quibus po¬ 
stponendos sunt non posse inferre prcejudicium eli¬ 
serimus : et Canon v. sic ad Imperatores loquitur 
Gostantinopolitanos : Susclpitisne libertatem Verbi? 
Libenter accipitis , quod lex Christi sacerdotali vos. 
subjeii potestati f atque istis tribunalibus subdit ? 
Dedit enim et nobis potestatem , dedit et principa¬ 
tum mulio perfectiorem principatibus vestris , Aut 
numquid justum vobis videtur , si cedat spiritus 
carni , si a terrenis coelestia superentur; et si di¬ 
vinis prceferantur humana? Canonici igitur, seu di¬ 
vini Juris Praestantiam supra civile supremus Naturae 
condidit Auctor, recta docet ratio , et jus agnovit u« 
trumque, atque sancivit • 


Vir, Ex ante dictis facile inteliigitur, quae sit 
Juris Canonici utilitas, aut quae potius necessitas ad 
perfectam jurisprudentiae notitiam: Christianos sane 
omnes jurisconsultos ( non mea sunt heee verba sed 
celebris jurisconsulti Doviat antecessorum Pari• 
si ensium Primi cerii % Prce notionum lib. i.cap.b n.st.) 
Canonum peritia omnino indigere , vel inde patet % 
quod in iis y quee ad vitam celernam , atque ad e- 
jus , ut dicam , vehicula pertinent , quee Juri Ro¬ 
mano , chilibusque aliis legibus non pausi s in ar¬ 
ticulis adversantur , eaque non raro corrigunt . Per 
leges certe viduis nuptice intra luctus tempora pro¬ 
hibentur sub infamiae periculo : at per Canones , 
qui fragilitatis humance , et vitandi peccati pteeei- 
puam rationem habent permittuntur , IU ce in rei 
alienae possessore bonam fidem initio dumtaxat: ht 
per totum assignati praescriptionibus temporis cur¬ 
riculum exigunt Concubinatus Jure Civili non im¬ 
probatur; id:tn rejicitur Jure Canonico. Patres et 
maritos } quibus adversus adulteros in Jl igitio ds « 



CAPO It 0 

» rial giudizio annichilir non iti possono lo ecclesiastiche 
» leggi,. • » Asseriamo che le -leggi degl* Imperadori 
alcun pregidizio recar non possono a’Decreti Evangeli- 
ci, ed Apostolici, e Canonici, ai quali pospor si devo* 
no. Ed il Canone 5 . cosi a' Costanlmopoliteni Jmpe- 
radorì e ì parla » Ammettete, o nò la libertà del Ver¬ 
sa bo? Ascoltate volentieri » o nò, che la legge di Cri- 
» sto alla sacerdotal potestà vi assoggetta, ed a co- 
» desti tribunali vi sottopone ? Imperocché diede egli 
» anche a noi una potestà , diede anche un principe* 
» to molto piu perfetto de* principati vostri, O Vi sem- 
» bra forse di giusto, che lo spinto ceda alla carne', 
» che dalle terrene superate siano Le celesti cose, e che 
» alle divine preferite vengano le cose umane ? » La 
preminenza dunque del Dritto Canonico, ossia Divino 
sopra il civile la fondò il Supremo Autore della na¬ 
tura, ce la insegna la retta ragione, e la riconob¬ 
be, e stabili l’uno, e l’altro dritto, 

V Dall anzidetto facilimate sì intende quan¬ 
ta . Sia l'utiJU, e quanta piatosto la necessità del 
ritto Canonico per U parletta cognizione della giu¬ 
risprudenza . » Che tutti in verità i cristiani giurecon- 
suiti (mie non sono queste parole, ma del celebre 
giureconsulto Doviazio Primicerio de’ Parigini auteees* 
sori nel iibro », delle Prenozioni, capo 3. n. 3„ ) han« 
no onninamente bisogno della perizia de* Canoni, si 
scorge eziandio da ciò, che in quelle cose, che alia 
vita eternai si appartengono ed a 1 di lei . veicoli, per- 
ir co* , fa di mestieri seguir necessariamente le chie- 
siashche regole, che al dritto romano, e-S aU'aUreci- 
vi i leggi in non puochi articoli oppongonsi, e le cor* 
reggono * Per le leggi fra i tempi del lulto sono ai 
vedovi proibite le nozze sotto pericolo di infamisi ma 
son permesse da’ Canoni, i quali hanno principal vi¬ 
gnai io all umana fragilità, e ad iscanzare il peccato . 
Quelle nel possessore di cosa altrui ricercano la buo¬ 
na fede soltanto nel principio • questi per tutto il cor¬ 
so del tempo alla prescrizione assegnato* Riprovato 






$ 6 


tjpvr il. 


prehensos ultorem gladium illis absolute , his aH* 
quando porrigunt imperatoria, exarmant pontificie^ 
sanctiones, et parem esst volunt ex naturaliratione f 
et apostolica doctrina utriu\qie conjugis causam « 
Eisdem usuras quoque damnant , et gravissimis pce* 
rus cohercent principum constitutionibus permissas ; 
atque intra proximos tantum cognationis , et ajji* 
nitatis gradus cohercita ab his con jugi'm jus fis de 
causis longius a comuni contrahentium origine /e- 
moverit. E& tamen in his apud nos pr&valent, quae et 
m aliis capitibus prope innumeris differunt lt . (guarii 
necessaria denique sit omnibus causas sive dicenti - 
bus , sive judicantibus Canonici sequelae civilisti pa* 
tr i i juris peritia manifestum reddunt quotici ianw y ac 
siepe maximi momenti lites de Beneficiis , et Jurepa- 
tronatus , de decimis de regularium et clericorum 
vcilidis t aut invalidis volis , de Eleciionibns , de 
Matrima iis , aliisque rebus Illesi ut egregie d.s - 
serit ArnoldÀs Corvinus Batavus jurisconsultus * 
i rasi ere a universus Judiciorum ordo , quem hodie 
utroque in foro receptum videmus, ex secundo De - 
cieialium libro haud dubie est addicendus ; Htec 
eiudilus Jumconbuitu!», et Gymnasii Famiesis Fri. 
Micem» D«nat. Lx quilm, facillime kitdibimus f 
qu.im inale^ quam inepte, quam inique causas dictu- 
vì, aut judicaturi sunt, qui Juris Canonia studium 
gitesi, et negligente aci iorum contai i uni , s , & 

i0tle » ClVltall « dii0ai10 , quad Faus avertat. 













capo ir. fy 

non vien per Brillo Girile il concubinato: lo stesse 
vie'n riggettato dal Dritto Canonico : contro gli adul¬ 
teri nel delitto sorpresi le imperatorie leggi porgono 
la spada vendicatrice assolutamente a*padri, ed in al¬ 
cuni «asi anche a’ mariti ; li disarmano però le ponti¬ 
ficie sanzioni, e vogliono, che giusta la naturai ra¬ 
gione, e l’apostolica dottrina egual sia il dritto deìi’u- 
no e l’altra consorte. Le medesime condannano anche 
ed assoggettano a pene gravissime le usur ■ dalle co¬ 
stituzioni de* Principi permesse : ed ì matrimoni da 
queste ristretti tra i gradi di cognazione, ed affinità 
gaiamente prossimi, per giuste cause l’estendono piò 
Jtjngi dal comune stipite de’cont aenti In queste eo- 
j e «.* :u f^ v,a a PP° noi esse prevalgono , le quali au he 
.differiscono in altri articoli quasi ima urne re voli . . • 
Quanto poi la scienza del Dritto Canonico, egualmente 
eoe del civile , e del patrio sia essa necessaria sì a 
quei, che allegano,come a quei che giudicano le cau¬ 
se. manifesto lo rendono le cotidiane liti, e spesso di 
Romina importanza intorno a Beneficii, e Drittopatro- 
aato, intorno a decime, intorno alla validità , o; inva¬ 
lidila di voti de’Regola ri, e de’Chier ìci,. intorno ad eie* 
ziQni, intorno, a matrimonii, ed altre cose, come egre¬ 
giamente ne tratta Arnoldo Corvino Baiavo Giure¬ 
consulto , Inoltre tutto 1’ ordine de* Giudizii, che or 
ricevuto vediamo nell’ uno, e l’altro foro, devesi sen¬ 
sa alcun dubbio apprendere dal secondo libro delle 

• ThIt? , n 5 U1 l*® r udito Giureconsulto, e Primice¬ 
rio dell Università di Parigi Doviazio. Dalle quali cose 
facilmente comprendiamo quanto malamente , quinto 
inettamente, quanto iniquamente saranno per allegare, 
o giudicar le cause coloro, che nauseando, e trascu¬ 
rando lo studio del Dritto Canonico, si incarainano pel 
foro , se mai per avventura, e per danno della socie- 
vi rarapicheranno, che noi psrmetta Iddio * 





CAPUT III. 

De Juris Canonici divisionibus . 


P 



§. I. Etsi verum, et praeter omnem dubitationis 
leam est, ut cap. i satis probatum dedimus , Jus 
Canonicum totum omnino esse divinum ; quia tamen, 
ul ibidem quoque diximus, partim ab ipso Deo dire¬ 
cte, et immediate, partim vero indirecte, et mediate 
revelatum est,et constitutum ; ideo , distinctionis ergo 
Scholastici, et Canonistae Jus Canonicum dividunt io 
divinum, et humanum • 

§, II* Ad Jns Divinutn sic stricte dictum cun¬ 
ctas illas attribuunt fidei, morum , et simplicis disci¬ 
plinae regulas, quae ab ipso Deo directe, et imme¬ 
diate sive per se, sive certe per Angelos ejus jussu, 
et nomine ioquutos revelatae sunt , et conditae , nec 
ullius hommis ore, cui legum propria auctoritate fe¬ 
rendarum D»*us ipse concesserit potestatem primum 
unquam promulgatae sunt , vel traditae . Unde fit, ut 
qui iquid m Vetens, et Novi Testamenti libris ape¬ 
ritur scriptum, ad hujusmodi pertinet divinum Jus* 
Si enim de Veteri Testamenti sermo est, ab ipso U«o 
primum revelatum Prophetae acceperunt : si vero de 
Novo, ab ipsius Jesu Christi ore primum promulga.-* 
tum sancti audiverunt Apostoli, 


§. III. Ad hoc d ivinum Jus accensentur quoque 
omnes illae regulae sive fides, sive morum, sive sim¬ 
plicis disciplinae, quas quidem Jesns Christus prae- 
d.cavit, at Apostoli nec in Evangeiiis , nec in suis 
actis, nec ,‘ a epistolis scripserunt , sed oretenus solam 










4.9 


• CAPO III. 

' jt 

Della divisione del Drillo Catio n 'co . 

■ VI .S*« 4,^«,' 

biamo abbastanza piovalo nel Capo i, elle j! Dritto Ca¬ 
nonico è tulio intieramente Divino ; | erciiè tuttavia 
come ivi mpf/esinio anche dùsimo, psite è stato rive- 
iato , e stabilito diretta , e immediatamente da lo stes¬ 
so Dio, parte però indiretta, e mediatamente; quin¬ 
di psr causa di distinzione gli Scolastici , ed i Cano¬ 
isti dividono il Dritto Canonico in divino,ed uuumo. 

§ li. Al Dritto Divino siiettamento detto gli n- 
scrivono le regole tutte di fede, cóslurr.i, e semplice 
disciplina , che rivelate furono, e stabilite diretta, ci 
i mmedialacncntc dallo stesso Dio , ossia per se mede 
situo , o per mezzo coltamente degli Angioli, che pi* 
di lui comando, ed a di iui nome pailato hanno,sen¬ 
za che siano state mai anteriormente [promulgate ^ cd 
insegnate per la bocca di alcun uomo, a cui Iddio me¬ 
desimo concesso abbia la potestà di formar delle leggi 
per propria autorità. Indi nc avviene, che tutto eli, 
che scritto ritrovasi ne’libri del Vecchio, e del Nuovo 
Testamento, a questo sorta si appartìen di D.ilt.o Divi¬ 
no, Imperocché, se si parla dei Vecchio Testa mento 
i Profeti rivelalo lo ricevettero la prima volta dallo 
stesso Dio; se poi del Nuovo, i santi Apostoli pre¬ 
dicato lo ascoltarono la prima volta dalla bocca dello 
stesso Gesù Cristo , 

111, A questo Dritto Divino si ascrivono an¬ 
cora tutte quelle regole di fede , costumi , e di som" 
ph ce disciplina , che Gesù Cristo ceri a menta le parodi¬ 
co 7 ma gli Apostoli non le scrissero , nè negl* kvàn- 
■ gei), nè ne’loro giti } nè nelle loro ep : st°le , Se 
Tdi. 7 






CAPUT IH. 


5o 

praedicav^runl , et rjuae tamen ad uqp usque perve¬ 
nerunt, Hujusmodi divinae regoiae a Christo Jesu 
praedicatae uno vocabulo Sacrae appellantur Iradictio* 
n s :• quas profecto ad Jus divinum omnino pertinere, 
quoniam primurri a Jesu Christo traditae fuerunt,'ne¬ 
mo jure potest inficias ire , 

§. IV. Recentiores Haeretici negant, aliquid es¬ 
se ex iis, quae Jesus docuit, quaeve Apostoli praedi- 
cavermit, quod in sacris Novi Testamenti paginis scri¬ 
ptum non luerit ; sed orama , quae Jesus , quae fi po¬ 
stoli docuerunt, in sacris fbris scripta fuisse conten¬ 
dunt , negant scilicet hujusmodi Jiacras Tradictiones , 
cum Divus Joannes finem sui scribendi fecerit Euan¬ 
gelii, haec subjungens novissima verba : Suntawem 
et ài ia multae quoe fecit Jesus , quce si scribantur 
per singula , nec ipsum arbtror mundum capere 
posse eos , qui scribendi sunt libros. Et cum (men¬ 
tium Apostolus fi. ad Tessalon a. scripserit : Fa 
que fratres state , et tenete traditiones , quas didi* 
cistis sive per sermonem , sive per epistolam no - 
stram . Cumque alia roultft sint clarissima testimonia, 
el argumenta , quae ad effrontem eorum errorem cou- 
vellenduiu invictissime nostri adducunt Hieologi • 

* * f* 1 # 

V. Ifobis certe sat erit. TEeumenicorunri Con-- 
ciliorum sacros Canones produxisse, Niceni scilicet Aci. 
ult. Florentini Sess. 5 et Tridentitiae denique Syno¬ 
di , quas superiorum vestigiis inlierens Sesi 4 c • f * 
hujusmodi Heterodoxos sic efficaciter percussit coufixit- 
que : Evangelium Dominus noster Jesus Christus 
proprio ore primum promulgavit , deinde per suos 
Apostolos tam*quam fontem omiis , et salutaris ve¬ 
ritatis , et morum disciplina omni creatura) praedi* 
oari jussit : sacrosancta Ecumenica Synodus per * 
spiciens hanc veritatem, ei disciplinam contineri in ' 





'CAPO Ut. 


5t 


predicarono soltanto a bocca, e che toltavi.» sono per¬ 
venute in si no a noi. Tal sorta di divine regole d;» Ge¬ 
ssi Cristo predicate vengon tutte con un solo noine 
chiamate Sagre Tradizioni : le quali in verità ninno po- 
tra con ragione negaro di appartenere al Dritto Di- 
viuo , mentre la prima volta tramandate ci furono da 
Gesù t.risto . 

IV. I più recenti eretici di tutte quelle cose 
che Gesù Cristo insegnò, o che predicarono gd dpo¬ 
stoli , niegano essercene alcuna , che stata scritta non 
sia nelle s_agre pagine del Nuovo Testamento ; ma tut¬ 
te quelle, che Gesù Cristo insegnarono, e gli Apo¬ 
stoli, essere siati scritti pretendono ne’sagri libri, ma¬ 
gano, cioè, tali Sagre Tradizioni; quando S.Giovanni ter¬ 
minò di scriverei! suo Vangelo , soggiungendovi que¬ 
ste ultime parole » Vi sono poi ancora molte altre co* 
se, che fece Gesù, le quali se si scrivono minutamen¬ 
te , giudico, che neppur lo stesso mondo può capire 
quei libri, che scriver si debbono » E quando l’Aposto¬ 
lo delle Genti nella pistola 2 . a’Tessalonicesi, c.ip. 2 , 
scrisse » Pertanto o fratelli, perseverate, e tenete le 
Tradizioni, che apprendeste ossia dal mio pallare, os¬ 
sia dalli mia «vpittoU» E quando vi sono altre molte 
chiarissime testirnoniauze, ed argomenti, che Ì r.O'tn 
Teologi per abbattere il loro inverecondo errore, invit¬ 
tissimamente allegano, 

§. V.. Basterà certamente per noi l’aver allegato i 
sagri Canoni de’ generati Conci!} del Niceno,cioè, azione 
ultima, del Fiorentino sessione 5., e finalmente del Con¬ 
cilio Tridentino sessióne 4 capo v, il quale stan io fermo 
su i vestigj de’ precedenti concilj, cos'i efficacemente 
colp'i , e trafisse tali eretici » V Evangelio primària me li¬ 
te lo promulgò il nostro padrone Gesù Cnslo, dippoi 
comandò agli Apostoli , eh.» ad ogni creatura lo pre¬ 
dicassero come, fonte dì ogni, e salutare vento » « ( 
Scipita» di costumi: il sacrosanto generai Conci 0 ri¬ 
conoscendo che tale vefità , e. disciplina di cosimi..! u 





5 * 'caputili. 

libris script?* , et sin e scripto Traditionibus , quce 
ipsius Christi ere ab J posteli s accepico , atti ab 
ipsis Apostolis òpirilu Sancto dictante , quasi per 
mandis traditos ad r,os usque pervenerunt .... Tra* 
ditiones ipsas tum ad fidem , tum ad mores perti - 
rer fes tamquam vel oretenus a Christo , -re/ n 
//m ò’anc/o dictatas pari pietatis affectu, nc reve- 
lentìa suscipi /, ei veneratur*.,. Si quis autem tra¬ 
ditiones p/cedictas sciens, et prudens contempse » 
//i, anathema sit . 

VI. Lx istis sacrosancti Tridentini verbis : 
Hanc ver itatem, et disciplinam contineri in libris 
scriptis , ei ime scripto Traditionibus : satis lueide 
evincitur, quam longe erraverit Ftbromus in suis In— 
slStutionibus lib. i. c. i. n. 5 in nota, ubi scripsit ab 
hoc Couciiii decreto non efficaciter pert ussos fuisse 
Tlaereticcs, qui i.Ias esse traditiones inficiantur . Jpsa 
quoque luce clarius patet, quam male se gesserit Do¬ 
minicus ( ióvailartis , cura lnstit cap. i i Univer¬ 
sum Jus Divinum in scriptis Veteris, et Novi Te¬ 
stamenti Ubiis contineri docuit , hisque arctis con¬ 
clusit cancellis,'vrl nullo facto-verbo de Sacris Tra di¬ 
tionibus ; sic im;.rudens forasse tfliontibus favit Hae¬ 
reticis ; sic imjsvudens fortasse Sacras contempsit Tra- 
diiiones , divinisque restitit Concil orum Canon bus ? 
et Spiritui Sancto. 


$• VII ?vos cum Ecclesia Catholica Jus Divinum 
dispescimus in Scriptum , et Non Scriptum . illud cun¬ 
ctas complectitur regulas, quae in Veteris, er Novi 
Testamenti libris scnptas leguntur . Quoad Veius au¬ 
tem 1 estati) en tu in distinguendum est ; regulas nempe 
Gdci, et prascepta moralia, s;-u naturalia , cuncta ser¬ 
vanda necessario sunt . Judiciaria vero, quas ad jus 
dicundurn, judiciaque recte admini iranda p rt, nebant, 
ct esercii) ois i ali a , quse ed sacros spectabam ritus , per 







CAPO 131. & ' 

f 

contenuta ne* libri scritti, e nelle Tradizioni senza scrìt¬ 
to, le quali dagli Apostoli udite dalla stessa bocca di 
Gesù Cristo , e da* medesimi Apostoli per dettame del¬ 
io Spìrito Santo tramandate quasi di mano in roano 
pervenute sono insìno a noi... Le medesime Tradizio¬ 
ni sì alla fede appartenenti, che a* costumi le aecoglie* 
e le venera con eguale affetto di pietà* e riverenza 
come dettate o a voce da Gesù Cristo, o dallo Spirito 
Santo,.,* Se poi alcun arerà avvedutameli te disprei¬ 
zate le predette Tradizioni, sia scomunicato.» 

§' FI. Da queste parole del sacrosanto Triden¬ 
tino» Questa verità, e disciplina contenersi ne’scrit¬ 
ti liba, e nelle tradizioni senza scritto: resta assai 
chiaramente dimostrato, quanto abb'a grandemente 
errato Febronio nelle sue Istituzioni lib. >. c.l,n,5 # 
nella nota, ove scrisse, che da questo conciliare de¬ 
creto non erano stati efficacemente colpiti gli eretici, 
che nieganodi esservi- quelle Tradizioni Più chiaro anche 
della stessa luce si scorge , quanto malamente diportato 
si sia Domenico Cavallaro, quando al capo a. I. delle 
Istituzioni insegno, che tutto il Dritto Divirio è con¬ 
tenuto ne 1 scritti libri del Vecchio, e Nuovo Testa¬ 
mento, ed in cosi angusti cancelli lo ristrinse, sen¬ 
za aver fatto neppur uo motto solo su le sa^re Tra¬ 
dizioni ; cosi imprudentemente forse gii sfrontati ere¬ 
tici favoli; còsi ìraprudentamente forse disprezzo le 
.oagie Tradizioni, ed Sai divini Cationi de* Concili resi- 
stolte , ed allo Spirito Sàuro ; 

§ f V;l . Noi colla Cattolica Chiesa divìdiamo il 
lu *° Divino in Scrìtto, é non Scritto-- Quèìlo abbrac- 
ple redola, che seritte'Téngonsi ne’ libri del- 
dritieo^e Nuovo Tostai mto : : in qua ni t pero al-‘ 

,Antico i estamento distinguer iti dova : in regole di 
i cioè , ed i precetti m rab , oss'O naturali de-* 
Vtmsi tutte, osservare per ueeeSiiO : le gmdiaiavie pe-^ 

to j che a decider Uti , ed a regalare réW*Sn«nte r 
giudi* j si sppHrteneaao* e lo cerei»®odali $ «he rigirai* 






caput i/r. 

Jesu Christi’ mortem sublata sunt superficie tenus tan* 
tum , et quoad litteram, seu litteralem intellectum : naia 
secundum moralem intellectum nullam acceperunt mu¬ 
tationem, ut divus docuit Paulus: Eundem Spiritata 
habentes * 

i 

VIII. Jus divinum non scriptum Sacras con¬ 
tinet Tradictiones , quaecumque scilicet sola voce, et 
sine scripto ab Apostolis tradita fuerunt, et tb eorum 
successoribus prodita ad nos usque velut per inanus 
transmissa pervenerunt, licet ex parte scriptis quoque 
ab istis fuerint postea comprehensa , Hujusmodi sunt 
Sanctornm, Ahgeloruraqu** cultus, sacrai nm immaginum 
Usus, et cultus, in sacrosanto Missae sacrificio aquae 
cum yìdo permixtio, Inunctio er rum, qui baptizan¬ 
tur, institutum signo crucis se muniendi, oblationes 
pro defunctis, aliaque quamplurima, quae auctoribus 
5. Basilio j et Augustino non minoris sunt auctoriia» 
tis, et ponderis, quam si ab initio scriptis mandata 
fuissent in sacris libris • 

$* IX, Jus Canonicum ' humanum quascu.mqi.ie 
continet regulas , quas Deas Opt. Max. póst Aposto¬ 
lorum mortem per eorum successores maxime vero 
per successorem S. Petri tum d« fide, moribus, 
♦tm de simplici condidit, condetque disciplina , Hoc 
JUi dividitur, 1 , In Scriptum, et non Scriptura \ a» 

. x potestatis , a qua conditum est diversa auctoritate 
in Generale t et Particolare . 

; $• X. Jus igitur Scriptum, quod etiam Constitu¬ 

tionis nomine venit, illud est, quod expressa legisla¬ 
toris voluntate sancitur, licet non scribatur: uti tx 
adverso » Non Scriptum, quod etiam consuetudo pie"- 
ruraque dicitur , illud est , quod moribus Christiano¬ 
rum inductura vim legis habet , licet postea scriptis 
fuerit demandatura , Scripti igitur, et Non Scripti dv 





55 


CAPO III. 

davano i sagri riti, per la morte di Gesù Cristo re* 
starono tutte abolite in quanto all’esteriore solamente, 
ed in quanto alla lettera, o sia al senso letterale: da- 
poicch'e per rapporto al senso morale alcun cambia¬ 
mento non ricevettero , come ce lo inseguì) S. Paolo 
dicendo: Aventi il medesimo spirito. 

Vili. Il Dritto Divino non Scritto contiene le 
Sagre Tradizioni, tutte quelle cose, cioè, che dagli A* 
postoli insegnate furono solamente a voce, e seni* 
scritto, e che predicate da’loro successori, come di 
mano in mano tramandate, sono iusmo a noi perve¬ 
nute; seben in parte siano state in seguito da questi 
anche scrìtte * Sono di questa sorta il culto de 1 Santi, 

^ degli Angioli, l’uso, ed il culto delle sagre Imma¬ 
gini , il mescolamento dell’acqua col vino nel sagrosan- 
to Sacrifìcio della Messa, 1* unzione di quei che ven¬ 
gono battezzati, 1’ istituto di munirsi col segno dell* 
santa Croce, le oblazioni per i difonti, ed altre mol¬ 
tissime , che a dir di S. Basilio, e S. Agostino non 
sono di minor peso, ed autorità^ che se fossero sta¬ 
te sin da princìpio scritte ne’ sagri libri. 

IX. 11 Dritto Canonico umano contiene tutte 
quelle regole, che Iddio Ottimo Massimo dopo la mor¬ 
te dégli Apostoli ha fatto, e farà per mezzo da’ loro 
successori, principalmente però per mezzo del succes¬ 
sore di S, Pietro, si intorno a fede, e costimi, cha 
intorno a semplice disciplina . Questo Dritto dividesi, 
i.;in Scritto, e Dfcn Scritto; a, per rapporto alla di- 
v et sa potestà y dalla quale vien fatto, in Generale dif* 
videsi, e Particolare. 

V X, Il dritto scrìtto per tanto, che vien anche 
chiamato col nome di Costituzione, è quello che san¬ 
zionato viene dall’espressa volontà del legislatore, s«* 
ben non sia scrìtto . Come all’ inversa . Il non Scrit¬ 
to, che anche perlappiìi vieti chiamato Consuetudine* e 
quello, che dopo essere stato introdotto dalla osserva * 
zfc de’ Cristiani, ha forza di legge, feeben 6ia sta ^° P° A 





0 


sg CAPUT HI. 

scrimen haud inde eruas , quod litteris fuerit consigna¬ 
tum , aut non; sei potius quod expressa legislatoris 
voluntate fuerit sancitum, vel tacita dumtaxat aJpro- 
batura. Hujus rei evidentissimum argumentum est, 
quod nec consuetudo in scripturam redacta lex sit, 
nec lex non scripta consuetudo. Porro Lacedemoni! 
scriptis legibus usi non sunt^ legibus tamen usi sunt » 
( Plutar. in Lycurg. ) 


XI. Jus Canonicum humanum Non Scriptum 
proprie dicitur Consuetudo ,cujus quidem tanta vis est, 
ut cum fuerit rationabilis , et legitime inducta , scri¬ 
ptae constitutionis loco bibenda sit Can. 6 . et 7 . 
Dist. ii. At plura ad legitimam Consuetudinis fir¬ 
mitatem necessario requiruntur : 

l. Ut Juri divino , ac Ethicte christianae non ad¬ 
versentur . Can. 3 , ei 7 . Dist. 8. et cap ult. de 
consuetud. Quidquid-enim contra Jus naturae vel di¬ 
vinum, bonosve inducitur mores, id non consuetudo, 
sed detestabilis error dicendus est, atque aOusus „ 

s. Rpquiritur legislatoris scientia, et tolerantia 
cap. 18 de Praebendis . Neque enim praescribitur 
consuetudo, ubi legislator reclamet « 

3. Temporis diuturnitas ; spatium scilicet decent 
annorum, ubi s:t praeter Canonero , at vero spatium 
saltem quadraginta annorum, ubi sit esalta Canonem.. 
Ita seceptior canonistarum^senttntia , 

4 . Frequentia actuum Canoni abrogando adver¬ 
santium : qui sane Antonii Fabri Sententia mccdHlh. 

4». tiU i5* Judicialiter probandi guai per u- 




Cdpo ut: 


57 

stenormante ridallo in scrìtto . La differenza per ciò 
di Scritto , e HToti Scritto desumer non !a devi da ciò , 
eòe sia stato, o non sia stato colle lettere carattere* 
iato , ma piò tosto da ciò , che sia stato sanzionato dal* 
l'espressa volontà del legislatore , o solamente dalla di 
lai tacita volontà approvato. Di ciò prova evidentis- 
sion ne è, che U consuetudine ridotta in Scritto non 
è legge, nè una legge non Scritta è consuetu din ' 1 . f 
Lacedemoni in verità regolati non furono con leggi 
scritte, regolati furono tuttavia colie leggi , PJuUrco 
-in Licurgo . 

§ i XI* il Dritto Canonico amino Non Scritto ò 
propriamente la Consuetudine, la di cui forza è certa' 
inetittì sj grande, che essenio ragionevole, e leggìi-* 
liourneote introdotta reputar si dee come una scritta 
Costituzione , Ciri 6., e Dist. la Ma piò cosò 
necessariamente ncereansi per esset leggittima l'auto* 
Jità della Consuetudine. 

i. Che non sia contraria al Dritto Divino, e al¬ 
ia mirala Cristiana, Can, 5 e 7 ,, Dist. 8 ., e etti: alt* 
de C insuetudine . Imperocché , tultoclò Y die si in¬ 
troduce contro le leggi della tuttxra, o di Die, o con¬ 
tro i buoni costumi, ciò chiamarsi non dee consuetu * 
dine, ma aohcminevoìe errore, ed abuso. 

a. Vi sì ricerca li scienza, e Iole ranza del l^gis* 
latore, C(ip,,i r &, de Pr'CBbsndis , Dapoicehè non pro¬ 
scrive radi la cGnsqetuiiae, quando reclama il legis* 

. 3- durata del tempo, lo spazio, cioè,diajn* 

nt dieci, quando essa è oltre il Canone ; lo spazio pe# 
io almen di anni quaranta, quando è coatro il Cano- 
Ue. Questa h la sentenza piò comune ds 1 Canonisti • 

4- La frequenza degli atti contrarj al canone da 
anìiuH'arsi : i quali giusta il parere di Antonio Fabro 
nel col lib . 4 , tit. i5 de fin. »4 devonsi g, indizia* 
riamante provare per via di una, o duo, o al piu tre 

TM. 8 









58 CAVVtllU 

nam , duas, ve!" tr sai summum turmas, quorum sin* 
gulae decera testibus constent. 

5. Tacitus populi consensus , qui moribus jus 
novum, quo constringatur, inducere velit, quamobreu* 
ab Hermonginiano Consuetudo appellata est tacita ci- 
viuru conventio . Leg. 55. dig, de ìeg, 

§, XII. Duo hic oranino animadvertenda : pri¬ 
mum , Tridentinse Synodi decreta' non posse, contraria 
abrogari consuetudine: et quidem anteriores consuetu-* 
dines etiam immemorabiles saepissime ipsamet Synor 
dus abolevit: tum aeque ante inductas, ac in posterum 
inducendas simul rejciendas decrevit Pius IV, binis 
constitutionibus, altera scilicet, qua confirmavit e- 
jusdem Concilii acta , altera evulgata die i5. Kal. Mari-, 
an. i565. Secundum : consuetudini legitime inductae 
minime derogari per leges posteriores , nisi id expres¬ 
se c-avealnr. .. . •••!' 

XIII. Jus Canonicum humanum sive Scriptum, 
sive IVon Scriptum , et generalis , et particularis' spe* 
t iem induere potest t Jus non Scriptum , idest consue¬ 
tudo habebitur generalis, si omnes Christiani crbis .eji 
aequo eam observaverint gentes * Sic antiquissinvuS ille 
licci e si té mos , ut Christiani die- Dominico ,. in md mo- 
riam Resufrectionis Jesu Christi stantes orarent , et 
abstinereftl jejuniis, generalis erat consuetudo. A4 si in 
quibusdam tantum provinciis aliqua viguerit consul- 
lòdo; tunc particulàris omnino illa dicetur, ut jeju* 
nium Sabatarium particularis erat Romanae Ecclesiae 
“ consuetudo, * .» ■■ , .. 

r » ' 

y XIV. Consuetudines - getrerales , quae semper 
in Ecclesia servatae fuisse dignoscuntur , Apostoliche 
merito «dscPfbendae .sunt institutioni, juxa ilftid S, Au¬ 
gustini hb, 4» ^ Bapt t c. 4. Quod universa tenet 





CAPO Ih. 5,5 

'tórme, ognuna delle quali costi di dicci testimoni. 

5 li tacito consenso del popolo, il quile voglia 
con tali pratiche indursi una nuova legge, didia quolo 
veri gin costretto, Raggioii per coi da Ei mongitimi o 
la consuetudine vien chiamata tacita toovtuiioue dt’ 
cittadini. Leg. 35, dig. de /eg. 

V XII. Devonsi qui avveitire due cose : l-i prima 
c\\e da contraria consuetudine annullati esser tir n pos¬ 
sono i decreti dei Tridentino Concilio: eJ io verità 
lo stesso Concilio spessisimo annullò le anteriori con* 
suetuiini eziandio immemorabili : come pure Pio IV, 
stah/lì doversi repudiare egualmente le precedentenieii- 
te introdotte, che quelle, le quali sarchiano poste- 
normente introdotte, e ciò con due costitttuzioni , 

I una , cioè quella con cui confermò gli atti del mede¬ 
simo Concilio, l’altra publicata li »5, Febb aro i565. 
La seconda : ebe dulie leggi posteriori non si deroga 
punto ad una consuetudine leggittim-uaente introdotta, 
se ciò non vi è i spessamente stabilito . 

^ XIII. 11 Dritto Canonico umano o Scritto sia. 
n n°* ficri *!' n £ ‘ suddivide in generale, e particolare. 

ritto Non sentio, ossia la consuetudine si repu¬ 
tata generale, qualor osservata Pavranno egualmente 
tu.te le genti del mondo Cristiano. Così qnefiWichu- 
sano costume (MUGhiesa, che tutti i Criitùni oel gior- 
no 1 omenica pregavano ali’ itipiede in memoria dei- 
esurrezione di Gesù Cristo, e non digiunavano, 
era essa una consuetudine generale. Ma se qu delie 
consuetudine avrà avuto solamente vigore in alcune 
provincia , si dirà allora di essere certamente parltco- 
'ire , come particolar consuetudine della (iVhesa Ro- 
inaua era quella di digiunare uè’ g orni di Sabbilo . 

V XiV, Quelle generali consuetudini , riarsi rà di 
osseie state sempre osservate nella Chiesa, ascrìversi 
tnipritamente devono, ad, istituzione Apostolica, giusta 
<}uel detto dì S. Agostino/>6. (\ da . c<ip t 






CAPUT 111. 

% 

Ecclesìa , noe in Conciliis institutam , sed semper 
retentum est , nonnisi Apostolica auctoritate insti* 
tutum rectissime creditur . Generales igitur islro, et 
Antiquissimae Eccles : ie consuetudines ad Jus Divinum 
stricta dictum referendae sunt . 

6 XV, Humanum Jus Canonicum scriptum illuJ 
dicitur generale . quod ab eo fertur legislatore , qui 
cs Jesu Christi institutione super universa Ecclesia 
potestatem habet « Hmc Itoraanorum Pontificum, ct 
generalium decreta Conciliorum Jus Canonicum con 
stituunt generale . 

y XVI. Contra vero Episcoporum statuta , aut 
quorumcumque Metropolitanorum, ac Patriarcarum , 
Cinonesque Conciliorum dioecesanorum » sive provia 
cialium, vel etiam natioualium, quippe qui vim 
non habent, nisi apud eas dioeceses , provincias , ve 
nationes, ia quibus Concilia celebrata sunt, Ju» ccn 
stituere tantum particulare , nemo non videt . 

§. XVII. Hic'autem duo observatu digna i. J“ s 
particulare edici potest generale, si nimirum ab uni* 
versa receptum fuerit Ecclesia, aut /Ecumenica: Sypo i 

statuto, aut Romani Pontificis constitutione, aut denique 

ùb que probata, ac obtinente consuetudine, p* 0G 
eutem non ulterius, quam ad simplicis disciplinae re 
gulas perduci potest, quippe quae solae ob diversas 
iocorum, personarum , ac temporum vicissitudines mu¬ 
tationi sunt obnoxiae. Quod de regulis fidei , et mo¬ 
rum nemo audet pronuntiare, quae porro, ut'ipse 
Deus, immutabiles sunt, et irreformabiles • , 

XVIII. Juvat hic unum de rescriptis subne¬ 
ctere, quse veluti tertium Juris Canonici genus con¬ 
stituere videntur . Rescripta Apostolica dicuntur Ro¬ 
manorum Pontificum Epistolae responsiva: ad nbquatt» 
particularem litena adjudicandam, vel ordinandam ;£• 








CAPO ih. Ci 

„Ciò die i'ene iutla la Chiesa, e non c slato ne’Con- 
cilj stabilito, ma sempre osservato giusUssimamente 
si crede non essere stato ordinato , che da li’Apostoli* 
ca autorità• » Quindi è, che queste generali,o vetu¬ 
stissime consuetudini della Chiesa ascriver si devono 
al Dritto Divino strettamente detto . 

XV, Il Dritto Canonico umano Scritto allor sì 
chiama generale, quando è stato fatto da quel legisla¬ 
tore , che per istituzione di Gesù Cristo ne ha la po¬ 
testà su tutta la Chiesa, Qu-ndi i decreti de’ Romani 
Pontefici, e de* Coneifj generali costituiscono un DriN 
to Canonico generale . 

§ XVI. A U*incontro però i decreti de’ Vescovi, 
e di qualsisia Metropolitano, e Patriarca , ed i Canon» 
de*Concilj diocesani, provinciali, o anche nazionali, 
come quelli, che non hanno autorità di legge, se non 
in quelle diocesi, provmcie, o nazioni, in cui sodo 
stati celebrati, ognun conosce , che costituiscono un 
dritto soltanto particolare, 

XVII, Qui poi son degne di osservarsi due 
cose: ì. che il dritto particolare può divenir genera¬ 
le, se, vale a dire, accettato sarà da tutta la Chiesa , o 
per un decreto di generai Concilio, o per una costi¬ 
tuzione del Romano Pontefice, o finalmente per una 
consuetudine dapertutto vigente, ed approvata, e» che 
tanto verificar si può soltanto nelle regole di sem¬ 
plice disciplina, come quelle, che sole sono seggette 
a cambiamento per le diverse vicende delle persona , 
de 5 luoghi, e de’tempi: lacchè muno ardisce di dire 
intorno le regole di fede, e di costumi, le quali in* 
venta immutabili sono, ed invariabili, come lo stesso 
Iddio. 

XVUT, Giova qui, aggiugnere un motto in** 
torno ì Rescritti , che formar sembrano come una 
terza specie di Dritto Canonico , < hiapnaosi Bescri i 
Apostolici quelle epìstole responsive de* Romani °n e 
Sci emanate per decidere ed ordinare una <1*** c 1 l 





Gì CAPUT 111. 

flit®. In Jtire Civili obtinet, ut rescripta Principimi 
inter solas partas a qiibus, et contra quas, impe¬ 
trantur, vim le^is habeant, nec a t altas similes ex- 
tendantur causas . At non sta in Jure Canonico , ubi 
cctp. i(), de Seni, et re Jud.' cautuin est , ut in si¬ 
milibus causis eaedem obtineant decisiones. Hinc re¬ 
scripta quamvis particularia vim habent Canon s gene¬ 
ralis . Quo factum est, ut vulgatum Juris Canonici 
corpus ex h.s particularibus rescriptis maxima sit ex 
parte compositum , 


* CAPUT IV. 

De Ecclesia , e}usque origine . 

lini mi i i i i i ■!— ii m rnrii riTir^ 

§ I- ECcclesia graeca vox est : ea Graeai significa bint 
conventus populi ad re? pubheas tractandas convenien¬ 
tis. A Graecis rautu ti suit tioc nomen nostri sacri 
Scriptores a i indican lum> coetum hominum in unam 
coeuntium societatem, ut rectus c dtus uii Deo 
communis omnium vitee auctori , conservatori » ac 
rerum omnium Omnipo enti Domino, a quo bona 
cuncta, procedunt y pte 9 rite , tuto % felicUerque eX' 
Juberetur . 

$ II. Rectus autem cultus Deo Orno ipolenti de¬ 
bitus perfectam tantum complectitur praestationem 
omnium officiorum a rationabili creatura ei debitorum 
tum ejusdem intrinsecae, et infinitae bonitatis tuuio , 
tum beneficiorum nomine, towo eorum , quae ab eodem 
accepimus , qu*m eorum quorum noi scraper mdige- 
ce, uee ipsi audeat inde un dauaeutes . 







•• CAVO III. 63 

» % 

Scolare causai Ntl dritto civile si osserva che i re. 
sentii de’Principi hanno autorità di legge fra le sole 
parti, dalle quali , o conira le quali furono ottenuti; 
e che neppure estendersi possono ad oltre simili cau- 
$e. Ma non va cosi nel Dritto Canonico , ove nel 
C&P,' 19 . de Senti et Re Jud. b slato provveduto , 
che nelle cause simili militar delibano le stesse de¬ 
cisioni .Quindi i Pontifìci Rescritti sehen particolari 
hanno autorità di Canone generale , Donde ne è ay. 
venuto, che il comune corpo. Canonico è massima-' 
niente composto da tali particolari Rescritti. 


CAPO IV. 

Su la Chiesa , e sua origine » 

/ 1 

lìreci^sa 3 Jò ” 0 ' 3 ■** Ecclesia >1 è una parola grecai i 
' “ „ Sa ne «'vivano per dinotare le radunarne del 
}.„??,?! quando si congregava per trattare gli affari 
onestò • n0Stri sa *? ri S “'“™ adottarono da’ Grec. 
una sonS 8 ’- P<,r - indicare un «>° di uomini, che-m 
‘pietà con Ip^ “” ,sc .® no a( * ài prestarsi con 

fo culto aiisf ^ tl 0 n tà ’ c ? n brezza, e felicitili rèt- 

:lT°t J*AT e > e conserv f dore delu 

te le roso 1 t ' ed ^ nui p°t«nte padrone di tut- 

. c ri* t? [ quaLe P r0ceiie 4» beni. 

„ f V , ’ * retto culto poi a‘l*0<in potante Diodo¬ 
ti l ,d ?V lr * aC i 9 d perfetto a (empimento di tuf- 

■ £? dalla ragionevole creatura a ìm dovu y tan- 

- 0 a riguardo della di luì intrinseca, ed infinita B>nU, 
tanto a riguardo de* benefìej , ${ di quei che ricevuto 
: abbuino, eh .3 di quei, de* qud, neppar &'* scimuniti 
^ìstesii negare ardiscono di averne noi sempre bisogni). 

• 4 3 





CAPUT IV. 


$4 

c HI Inter alia officia, quae istis nominibus, e- 

videnti'»»!.»» . ct inviolabili natare lego 

debemus ea profecto eminent, et quamvis uiJi it 

obtrudunt ingemo, prima», Deum ut nosumm crea- 

torem , et conservatorem agnoscere .. et fa t r, 

hoc nomine perpetuas egere gratus . ». 

necessaria i reparemus auxilia, quibus ai »o».ri spui 

tus, corporisqus statum perficiendum, ^ 

que semp r ^uVbona cu^cce- 

arnanUSsimu ^ infiniu feritate est semper mu U 

pnnus,e 9 P. Dnralu3 toto semper diligere corie, 
to plura elar ». P. , Cun3 nostra maxime intersit, 
yinbnsqm* nm ^ sura ma sperare , et extrema 

S\ eUt Vm q aU timere, nrqn* re off-uidareps; omni ni- 
be toti aue vir bus cimar?, ut concire nostra cogita- 
tLes cuncta verba, cunctaqu^ opera sint ei quam 
’ accenta, et grata, n Inique committere, quod 
“ veTminimam pariat offensam 5. Ut nostrum, et 
rerum pwoiuai Supremum Dominum agnoscere, umU- 
•I», .dorar., eque diligentissime ita servire , ut tn 
omni roeitatione, omnique verbo, et opere ci P‘ a ~ L " 
re eiusque tn n iaU excqui studeamus, oremqua ni¬ 
su 'cavere, nequa vel min ma in re nobismetipsis* no- 
5 tr£e vel alterius cttjuseumqne inlulgeanous voluntati 
contra Dei voluntatem < qui !>olus est nostri , rerum¬ 
que nostrarum veri nom n s Dominus, Eo enim invi¬ 
to aui vere Dominus est , de re aliqua disponere , 
furti eenus erit. 6. Quoniam Deus vitsm hominibus 
elargirà io , suam manifestaverit voluntatem, se scdictrt 

velle ut homines, quos hucusque creavit, et conser¬ 
vat Viverent, eorumque vita conservetur ad rectum 
Ii cultum exUibendum, et obedientiam ; unicuique in 
» per naturae l?gem. fofis viribus incunben- 

V cf nt ipse , et suorum quisque similium rectum 
irti «e* cu’tùm , et obodLtiln , .c ideo vivat, 
coosefveturqui. (Hac est, vere ««ipsum et caleres si- 









CAPO IP. 


05 


§ , £^‘ flUri olile j, eh a per (ali titoli per 

ijna evidentissima, ed inviolabile legge della natura a 
Dio Ottimo, Massimo dobbiamo, quelli in verità piò 
spiccano , e si appalesano per forza a qualunque inge¬ 
gno quanto sj voglia anche rozzo, i. tjuelio cii ricono¬ 
scere, e confessare Iddio, come; nostro Creatore , c 
Con servidóre , e di rendergli jvr questo riguardo ih i- 
petui iingiaaiatnenti •, i, quello eh sempre pregai lo in-t* 
impetrare dal medesimo i uecessir] «jwti, dtu quali 
seinpre ci abbisogna per conservare, e nerfez muie lo 
«tato ddi.otti, »0.1», e «iol nos’ro cu-po ! 3 . a m»v 
io sempre con tutto il cuore, e tulle le nostre forse 
come nostro ama»t«simo Benefattore, dal quale ricetti. 

1 u-art'rr ' ln ° '"u' ' ^ cn ' ’ e clli * s ™P'e pronto a coni. 

e ri tlT? moUo , ™g«'-<wi ; 4' «incioisiacliè somma-, 
mente interesso le coso nostre il tlun indegtiarci in co- 

"rr* t0,1 " ’ dal 4 U,, « Sol ° s l«rar dobbiamo i piti 

f™' ™'- ° temerC « l ' eSt ' emi •*» con ogni slui20 

« neiori ?" luMe lc P ole,,ze . «»>e tulli i nastri 

lo niù s'i n '* * noStre perule, e tutte le epuri., ijnau. 

commette /" 0 \ 8' 1 siano - 8 ««le, e d. non 

re cosa eterna, (he recar gli possa qualuu- 

que eziand ' 0 mporna offesa ; 5, come supremo i»«. 

simamen°tp lr °Y■ ! ?* tult ^. ! e cose riconoscalo, umilia* 
euìsa chp i» ' ° ra ^ ° * e ^ibgentissimamenle servirlo io 
attenti ri tr P enero i et * *n ognipai-ola , ed opera 
lui nrccelA* m ° * dar 8 , ‘ P ia ^re , ed eseguirei di 
cosa P anch P 6 C ° n ° gm C “ ra S u . ardarci > che in alcuna 
ò di miai eno J ria * a noi stessi, alla VùloBtà nostra, 
t« dì^H' Un ?. u * a trtì condiscendiamo, contro U volon- 
j 10 > 1 qn^lo Solo e vera j e propriamente il pa¬ 

drone nostro, e di tutte le nostre cose. Imperocché 
una specie di furto il disporre di cosa alcuua con* 
irò a volontà dì Dio, che ne è veramente il padro* 
Hs *, 6 perchè Iddio dando agli uomini la vita ha m*. 
Oj fusi sto la sua volontà . di voler , ciofe , cUe gli «orni* 

TJU 9 






6t> ; €J°VT IF. 

cut se ipsum diligere), Al divinum ergo pirti n 2'at cin¬ 
que cudutn olU:ia veri 1» Jtnmw ergi scips 1 ri , et or- ■ 
gì cavoros . Qiui qmnvis p'r natura Uge a cUris* 
s^ne nobis innotescit, ut ex dictis jan pitet, par i*x-’ 
prcssatii tamen rev litionem Deus quojus p^se licav^t, 
«spesse pr;ec piendo ( Mail. 22 v 27 ) Dihgrs Do* 
innum Deum, tuum ex loto corde tuo, ex tota men¬ 
te tua , ex tota crii ma tua : hoc est primum , et 
maximum mandatum . S-cnndum autem simili est 
/uii ', diliges proximum tuum sicut leipsum In his 
ductus mandai is univèrsa lex pendet, et P tophe - 
tcc iit Divus Pau'us ( ad Fiom. i 3 . v 8 ) iSerTfni 
quicquam debentis, nisi ut invicem diligatis Qui 
enim dii git proximum legem imp'evit Nam non * 
adulterabis , non occides , non furaberis, non falsum 
testimonium dices „ non concupisces , et si quod est 
aliud mandatum % in hoc verbo instauratur , diliges 
proximum tuum sicut teipsum : plenitudo ergo legis 
est dilectio • 


! 


| IV, Atqui p ras ter officia erga Deum, erga ’se» 
ipsum, i j t erga eseteros, alia in borrirne concipi ne* 
-queunt officia.Onriia igitur hominis ufficia diVintis (Jul* 
tus ansofhet, et complectitur. Insuper, quoniam to¬ 
tus homo, qumtus. quantus est, totum sedebat Uea „ 
a quo accrpit; praeter cultum, quem s Ii d^bet Deo», 
naturae legem nihil iubu reJiqui t ad qyod ..pias* 









capo ir. 


, • 6 / 

Acquali Iva slnor crealo, e conserv t, vi v -siero , e con¬ 
servata fosse la loro vita pi r prestargli il retto culla, 
ed obbedienza ; ognuno per legge di natura deve an¬ 
che con ogni sforzo attendero, acciò ed egli stesso, < 
ciascun de*suoi simili presti a Dio il retto arto , <d 
obbe lienzi , c ebe a quest'oggi ito viv i, e vengbi cor - 
servato: ( questo importa, amaro veramente sk ?<!t ,s s ; 
e gl’altri come se stesso ) . Appaf tengono adunqu ■ >1 
■ culto divino i veri oSIicj d'di’ uomo /ni eh e verso se 4 
so, e verso glhdtrr. : iocché quantunque si maoifc.sM 
di rarissima mente a noi per legge di natura, come g-;i 
daii anzidetto seorgpsi, Iddio purnondimeno re lo pie 
d co pure p4r mezzo di un’espressa rivelazioni: , es¬ 
pressa meri te co ni andando [Maa: zi v. 27 .)» Amerai 
il tuo Signore Iddio con tutto il tuo cuore, con tutta 
la mente fui, con tolta Panima tua: questo è il pri- 
? ed il sommo comandamento-. Simile a questo poi 
e il secondo: amerai >1 prossimo tuo, comete stesso. 
In questi due comandamenti lutfa sta intieramente rac¬ 
chiusa la legge ed i Profeti .» E S, Paolo nell’ Epìsto- 
a ai Romani cnp , *3. v 3. »3 Non vi stimiate in qual* 
.che cosa debitori ad alcunu, s& non di ‘scambievolmen. 
<ta amarvi. Imperocché-, chi ama il pr.osdmo, imi era- 
mente adempì tutte le leggi . Conciassi;!chi: non adul¬ 
tererai , non Deciderai , non ruberai, non farai falsa 
testimonianza., non ambirai, e se alcun altro coman¬ 
damento vi è, racchiuso egli sta in questa sola paro¬ 
la^ amerai il prossìmotuo,.coma le stesso,» Nel la ci¬ 
nta a lunque eontienesi il pieno adempimento di tulle 
4 e leggi . 

§ i IVb Ma oltre i doveri verso Dìo, verso ses'^s- 
80 , e verso g l’alt ri,, alici divari nv 11’ uòmo concepirsi 
moti possono . Tutti adunque i doveri dell' uomo ab- 
•braccia il • Culto Divino-; e il assorbisce. Dippiu, per- 
eli" \ uotn *, tutto qui,ut* è * tulio si deve ^ Dio 4 d# 
cui 1 icevè lutto s« .stesso ; oltre il culto , che deve al 
■’M« per legge di natura, cosa alcuna non resta- 






. <»3 cJPXJT IV. 

slandurn se alteri obligare licite posset . Dens enito , 
qui ioìunj deJit. lo'ura merito exigit, toilitque sibi, 

§ V, Si Ics ergo, et obligatio Cultus divini est 
cmn um suprema, et prima, imo unica» quae conci¬ 
pitur in humine, et a qua sola tamquam a fonte, in 
quo omnes continentur, casterte deducendas sunt; si vi 
hujusmodi suprema?» et unirae legis naturalis unicui¬ 
que mandatura est de proximo suo , ut scilicrt eum 
diligat, edjuvetque in hoc utique pillando Cuitu di¬ 
vino : sua spente liquido fla.t, hac eadetn suprema, 
et unica lege cunctos homines teneri, obligari , com¬ 
pel! que ad coeundum in unam cu ni reliquis società» 
tem, in qua se mvicem adjuvent, foveantque ad de¬ 
bitum Deo cultum pie, rite, feliciterque exhibendum* 
Aliter enim facientes homines, ac Dominus Deus prae * 
cipit, positivum , et naturale^?. officium non impient 
erga Dtum , uec ei debitum praestant cultum . 


§. VI Haec adeo societas est suprema, omnium 
prima , et unica, et cum praeter cultum , quem sol* 
debet Deo, per natura* legem nihjl homo habet reli¬ 
qui, ad quod praestantium se alteri cbiif?ari licitepcs« 
sit (§ 4 h fi.) contra primam de Cultu divino na¬ 
turalem ageret legem ; siquara aliam iniret societa¬ 
tem , quae ad hanc directe non referretur. Tunc fi¬ 
nirti alteri se obligaret ad praestandum aliquod offi¬ 
cium , At emma officia soli debet Deo. Alteri er^o 
praestaret , quod homo soli debet Deo , Quo nihil ab¬ 
surdius, Societas ergo de recto, divino Lui tu non so¬ 
lum est suprema, et omnium prima, qua; in homine 
concipi i icet ; verum etiam est unica, et sola, quam 
inire homo tenetur , et pneter quam homini alt/rara 
contrahere nefas. Qute cura ita sint, loce clarius pa- 
ict > %rtoé qaascsmque alias ineantur societates , utpote 

















. CAPO IH. 66 


^Ji, a prestai* la quale ad alcun’allro lecitamente oidi* 
gar si potesse. Dapqiechè Iddio che ci ba dato tolto, 
tutto meritamente esigge, e tutto t ra a se . 

I» Se dunque la legge, e i’obligazioo del Cul¬ 

to Divino e fra tuite la prima, e la suprema , ami 
Punica, che ueU'uomo concepir si possa ( e dalla quì- 
le sola, come da suo fonte, in cui snn contenute, de¬ 
dursi devono tutte Salire ; se in vigor di questa su¬ 
prema , ed unica naturale legge vien imposta a‘d egun- 
bo la cura del prossimo suo, acciò, vaie a dire, lo 
ami, e i’a.juti nel prestar appunto questo Divino Cui* 
loj da se stesso chiaramente ne sipgue, che tutti gli 
Domini sono da questa medesima suprema , ed uruca 
legge tenuti, obligati, e costretti ad «.irsi con tutti 
gl altri in questa società, in cui scambievolmente 1' un 
.U ro s * ajutino, ed assistano a prestare ritualmente, 
fja , e felicemente il culto a Dio dovuto. Imperocché 
quegl uomini, che diversamente faetssero di come 
prescrive il Signore Iddio; il positivo, e naturale do- 

' Vtre ” 0ri aL,e,; npiono verso Dio, ne il dovuto culto un- 
q«a gli prestano . 


^ , VI Q ucs ta società pertanto è U suprema la 

a < i inna „ i)_ * , . ,* t 


pruna di tutte, e l 1 unica, ed essendo che oltre il Cu!» 

,® ... m , n ° , ah uorao P er legge di natura niente al ro 
■ a » i che possa ad altri lecitamente obliarsi ( V4. 

' j'J V P u €Ca n Cgil Cl ' Dtro la prima n,turale leg* 
?' 'i u 0 ^ mn ?» se alcunMtra società ei contrnes- 

3 direttamente uno s« riferisce - impe^ 

n! . S! oblìgarebhe allora di pnsare ad altri un. 

al c,ii 16 n Cì ° A * u '** S Po ® c j li dfve egli prestare 
ri °i 1 ?* a ^ ,ri e * dunque prestarebbe, ciocché 
eve al solo Dio*, di cui cosa più assurda non vi è» 
a società adunque del retto Divino Culto non sola- 
nte e la suprema, c la prima di tuite , che conce¬ 
pir nell uotn si possa; ma è ambe l 1 unica, e la sola 
che l uomo a contrarre è obligato , e fuor della qua- 
^ all* uomo altra contiar non Ree. Cosi tA» cose es. 






fo cjpuvjr 

qtioe contri primam , su arem m~jue n'atnras Irgettì# ac 
ipsum immersale IseJunt supremum naturae Auctorem, 
ciqus deb tum subupiuut cultum , in se thicitai 

eruut, et impiae, ac suapte nuliflp iiitura . 


VII. Atqui b<EC ad debìtum Dan Cultum ex!* 
X’bendura divinitus instituta societas hominum tpsawd 
est Ecclesia ( §. i.h c.) Ecclesia ergo,est supremf, 
■et omnium pinna societus* alque unica, tt sola, quas 
jn homine concipi potest, esercì tiumque complectitur 
.omuium penitus olìiciorum, quoe Deo, qtue s b metipsi, 
qum singuli caeleris homines debent hominibus: ac si* 
quam aliam ineant aliqui societatem, qute ,ab h ic ium 
pendeat, sive alio instituta dicatur fine, quam Ot-o 
debitum eshibgndi Cultum, debitumque seryitiurn; con* 
tra ipsum Deum, ac primam., sup.remainque naturae 
committunt legem, ipsaque sic dicta societas non di¬ 
cenda societas est, sed contra ipsum natur® Aucto¬ 
rem perfida conjuntio, et. impia;,quod idem e*t , ac 
dicere: Ecclesia est unica, au necessaria universi ce- 
neris humani societas, et npfas hominibus aliam inire 
societatem , quee ad ipsam non referatur , nec ab ea 
omnino dependeat ; .et si ineatur, contra naturam erjt, 
palur®que Auctorem Deum Omnipotentem , ae in se 
ipsa illicita, impia » et nulla , (a) 


(a Chiaramente indi si scorge, che tutti i Cattolici Im¬ 
peri, Principati, e Regni, che sono alla Cattolica Romana 
Chiesa ubbidienti, .e uniti, corne quelli, che alla medesima 
Si. riferiscono, e da lei in tutto dipendono, istituiti da Dio so* 
no a vie meglio mantenevi loto i ispettivi sudditi in questa fj« 
niversale Ecclesiastica Società, ed a vie meglio cospirar 
aldi lei necessario, prezioso fine colla più perfetta ossee- 
Vanii delle feg^ì di Dio, e de 11» Chiesa, animandoli a. 
tanto coi preo»j anche temporali, e dai mal oprare atter* 













CAPO ÌV. 7*- 

scfiJó, più tlilaio della luce è manifesto, (h? qualun¬ 
que altra serietà sì contrae, come quella che è contro 
U prima, e suprema legge della natura, ed i cu me cita¬ 
ta mente lede lo stesso supremo Autore della natura t 
e gli fura il culto dovuto, in se stessa empia sari, ed 
illecita , e nulla per sua natura . 

VII, Ma questa società divinamente istituita 
per offerire il dovuto culto a l'ho è 1’ istessa Chiesa r 
i. h e.) La Chiesa adunque è fra tutte lo supre- 1 
ma , « prima società, anzi 1’ unica, e L sola, che ucl- 
I’ uomo concepir si può, e tutto intiero l’esercizio ah* 
faccia di tutti gl’ ofiì.j , che gli uomini devono a Dio* 
ed ognuno a se stesso , e a tntti gl’altri : e se alcuni al» 
cun’ altra società contraggono, che da questa non di¬ 
penda , o istituita si dica ad un’altro fine, che quello 
di prestare a Dio il servigio dovuto , ed il dovuto 
culto *, peccano essi contro 1) stesso Dio, e la prima, 
e suprema legge della natura, e la stessa cosi detta 
società, società dirsi non dee, ma perfidi, ed empia 
congiura contro le stesso Autor della natura: tocche 
t-mto è dire : La Chiesa è l’ unica , e necessaria so¬ 
cietà di tutto il genere umm>,enon lice agli uomi- ■ 
ui altra società contrarre, che non si riferisca «Ila- 
stessa, e che di lei non dipenda in tutto: e che se si- 
contrae, sarà contràia natura, e contto Dio, Onnipos¬ 
sente Creator della natura, ed in se stessa illecita em¬ 
pia , e nulla . 


pendoli con castighi, e pene anche corporali $ perciò c 
«he tali Cattolici Governi, e Società non sitamente sono 
leciti -per natura, e legittimi, mi indie unii, e coope- 
l’aaù alla maggior felicità, tranquillità , pace, e perferio* 
ne della principile ed Uaiversale E^clrs 1 astio* Sosietà , 
Ai cui parte preziosa si sono e membri ttUUssim* • 







7 * 


CJPUT IT. 

VHF. Sicut Dnus, idcmque sempcr est Deus, 
una , eademque ecniper liommum natura , unà , ea- 
demque fuere, sant, eruutque semper officia homi¬ 
num , ita una* eademque fuu , est , eritque sem^er 
Ecclesia, quamvis pro diversis nov.s beneficiis a ileo 
sabinde elirgitis, et pro vanis hominum indigentiis 
diversa subinde ratio, et varius eadem officia Deo 
, praedandi modus ab codoni ipso Deo fuerit subinde 
institutus , bominibusque piacer ptus , 

IX Omnipotens scilicet Deus, qui ad stinta 
ìnstituerdato Ecclesiam, universalem nimirum cuncta¬ 
rum hominum societatem , homines es nihilo sciens, et 
prudens seno creavit, qnique utpote falli nescius om» 
ma praevidens futura, pro fu-i mfiniia sapientia , et 
feunitate omnia suaviter , prudenterque disponit seni» 
per, et regit; quique res vere suas, suamque Eccle¬ 
siam derelinquere , aut oblivisci numquam vult , aut 
potest; pro rerum, temporumque varietate var> is con¬ 
stituit, revelavitque simplicis disciplinas regulas , va« 
riumque diversis temporibus servavit modum cunctas 
suas promulgandi regulas tum fidei , et morum, tu*n 
simplicis disciplina, et sacrorum rituum, prout ma¬ 
gis hominibus expedire ju licavit ad tuendam fidei pu¬ 
ritatem, et observantiam praeceptorum, rectumque 
Cultum , 

V X, Juxta hunc varium regulas promulgandi 
«nodum, ac var*as sacrorum rituum, simpticisque re¬ 
gulas disciplinae triplex in sacris Scripturis ab initio 
creationis deprehenditur servata forma in tribus diver¬ 
sis mundi aetatibus , Prima aetas saecula complectitur 
a tuundo condito ad legem usque scriptam quidem a 
Deo, et pir Moyseu promulgatam: Secunda incipiens 
« dictae scripta** legis promulgatione ad promulgatio* 










' C.IPO ir. 7 3 

§> Vt f I. Como uno h sempre Iddio, ed I! mede* 
sima, una ss'apre, e U madeam t degli uomini la na* 
lìiia, uni sempre e Li medesimi furono , e saranno de¬ 
gli uomini i doveri; cosi una, e la medesima fu sem- 
P reì i e » ® sara la Chiesa, seben per causa de* diversi 
nuoti henefiej tratto in tratto da Dio compartiti, c 
per causa delle tane indigenze degli uomini siastato 
di tratto in tratto istitu to dallo stesso medesimo Dio, 
ed egli uomini prescritto un vano, e diverso modo 
© maniera di prestargli i medesimi oflcii . 

. . V . ^^«'possente lidio, cioè, che per isti* 
ture U Chiesa , che tanto è dire, l’Universale Socie* 

dl !uU .' S l \ uorn,n S avvedutamente e a bella posta 
gn uomini creo dal nuda, « U12 come quello, i! qua* 
ie , urne Is future cose previderido senza poter fallire, 
co tratti della sm infinita Sapienza, e bontà, tutte 
soavemente, e pru lentamente le dispone sempre, e 
regge; e che !e cose veramente sue, e la sua Chiesa, 
abban tonare o dimenticare non vuole mai, ne può: 

vaF ‘ et ®, tem P» » e delle cose, varie 
redole stabdi, e rivelo di semplice disc:piina ; cd in 

«ivorsi tempi diverso modo e, tenue di promulgare 
tutte le sue regale si di fede, e di costumi , come 


di semohee d 


scipita 


a, e 


cb essere più hM," .gV^óminl’V^ 

’ 0Si ^ nM dll ^> ed >' 

* ^ l’usta un tale Vario modo di promulgar 

plinTe;^rf U v a ^ V8 " e di semplice dici* 

L i ’- SI , 0M * m nell e sagre Scritture, 

.• a . P ! mupio della creazione siano state prnt* 

le* e tre forme m tre diverse età del Mou lo . La 
rima Ma fmbcaccia i secoli , che corsero dalla Crea-* 
z one . el Mondo sino alla lei>ge scritta in verità da 
Dd, e promulgata da Mos> ; la Seconda incnrninclan* 
do dalla promulgazione della detta legge scritta va a 
teim tiare coda promulgazione del Vangelo : UTerza* 
T. //* io 






74 cjput ir. 

nem perlìngìt Evangelii; Tertia quae a promulgatione 
'ncipit Evangeli! a I finem usque saeculorum stabit , 
X.1. Prima aetas distinctionis ergo a sacris in- 
terpt tribus legis naturae aevum appellatur: id vero 
«ori est ita inleiligendum, quasi soli illius homines 
aevi naturae legibus usi fuerint, et reliquarum homi¬ 
nes aetatum non faerint iisdem naturae legabas obli¬ 
gati, cura homines m quocumque ponantur statu, at¬ 
que aetate , iisdem semper tenentur legibus naturae ; 
■>ed solum , quia bae naturae leges in scriptis adhuc 
redactae non erant, et primae aetatis homines Ius le¬ 
gibus utebantur non scriptis : Nec id item sic sumen¬ 
dum est, quasi solis naturae legibus, quae solius re¬ 
ctae rationis usu innotescant , illa primi aevi ste¬ 
terit Ecclesiastica societas, et absque abis legibus, 
quae a Deo per expressam ipsis manifestatae fuerint 
revelationem tum ciica fidem » et moref, tnm simpli¬ 
cem circa disciplinam , 


_ 5* XII. Clarissime porr© ex Sacra demosfralnr 
criptura , plurimas illius temporn hominibus expres- 
se L*eum revelasse hujusmodi regulas . i Insolubilità- 
tem matrimonii, ut probatur ex Matih cap «9 v 4* 
! V QS P or idens Jasus ait : non legistis q*ia qui /&* 
onauem ab initio masculum „ et J ce minam fe- 
1 eos , et drxii : propter hoc relinquet firmo pa - 
rew, et matrem , et adherebit uxori suce , et erunt 
uo in carne una : itaque non sunt duo x sed una cato» 
(Juoct ergo Deus conjuxit homo non separet . 


§* XIII. Subjectionem uxoris, et dominium vi¬ 
ti, quae contraria videmur naturali aequalitati con¬ 
tractus matrimonialis. Genes . 3. v . fi. Mu/ieti quo* 
que dixit Deus * . . sub viri potestate ens , et ipse 
aotninabiiur tui . 3, Regulam de clIk pedenda cor- 
foris nuditate, quae forte tx naturae kg.bus non ce* 







CAPO IV. ?5 

die incomincia dalla promulgazione del Vangelo, aino 
filli fine durerà da 1 secoli . 

XI. La Prima età da’ sag'i Interpetri per di¬ 
stinguerla dall'altre vieti chiamata l’età della Legge di 
natura : ciò ptrò non dee intendersi in guisa,quasi elle i 
sol uomini di quell’età regolati si siano colle leggi delta 
natura , e gli uomini dcll'altre età non siano stali del¬ 
le medesime leggi della n itura obligati, quando die 
lutti gli uomini in qualunque stato, el età siati essi 
posti , tenuti sempre sono alle medesime leggi dell* 
natura; ma soltanto, perchè queste leggi della na¬ 
tura sin allora ridotte non erano in scritto, e gU 
nomini della Prima età regolati venivano da queste 
leggi non scritte: nè ciò anche pretiier sì dee cosi , 
quasi dia qudl’ecclesiastica società della Prima età so¬ 
stenuta si sia colle sole leggi, che col solo uso cono» 
segatisi della retta ragione, e senza altre leggi, che state 
gii siano da Dio raan festate pur mezzo di una espres¬ 
sa rivelazione sì circa la fede, e costumi, coma cir¬ 
ca la semplice disciplina » 

$ XII. A. dir vero chiarissimamente dimostrasi 
dalla Sxgra Scrittura, che agli uomiui di quel tempo 
parecchie regole di tal sorta Iddio espressamente gli 
rivelò, i, L’ insolubilità del Matrimonio , come si prò* 
va dal cap , ag v (\. di S. M.iUeo y ove; Gesù ns* 
pondeado disse » Non avete letto, die chi fece 1* uo¬ 
mo da principio, maschio, e femina li fece, e disse : 
» par ciò fascera l’uomo il padre, e la madre, ed u* 
ritrassi alla sua moglie, e saranno due in una carne» 
Due dunque non ì,ono, ma una carne. Non ardisca 
dunque l s uomo di separare, ciocche congiunse Iddio. 

^ XIII, ih a soggezione dwlla alighe, ed il 

dominio del marito , che contrai] sembrano alla natu¬ 
rale egualtà del contratto matrimoniale . Gen. cupo 3. 
«J. i<3 » Disse anche Iddio alla donna . . ■ starai sot¬ 
to U potestà del marito, ed e* dominerà su di te. » 
3; La regola di coprire la Nudità del còrpo 9 ch$ per 





7 6 CAPUT ir 

gnosccb?!Ltr, legmius tarncn in illis revola farti verb's. 
Genes, 3, v. so Fecit quoque Deus Adce , ei uxori 
ejis tunicas pelliceas , ez induit eos . 

%. XIV. 4 . Re gulam fidei in Christum venturum, 
piveter cujus nomen nulla spes salutis rlinquebitur 
Luminibus illius quoque aevi*, quam SS. Petrea impii* 
citam fu>sse docent in illis verbis Gen. 3. v i5 Uhi 
Deus Serpenti dixit \ Inimicitias ponam inter te, et 
mulierem , et semen tuum , et semen ihius f ipsa 
conteret caput tuum . In quibus verbis , et promis¬ 
sionem Redemptoris, et salutem a solis illius meritis 
«l Redemptione sperandam coatineri docent sacri Inter- 
terpretes; sicut quoque in illis verbis Domini ad A* 
brani G en, ia. v. 3. In te benedicentur universoe 
cognationes terree . Sicut etiam Ex od* cap. 4* v * 
i5. Obsecro Domine, mitte , quem missurus es. Et 
Genes eos capa 4,9 • v. 18 . Salutare iuum expecta - 
ho Domine ♦ 


§. XV, In Iiujmodi porro apparitionibus, et col¬ 
locutionibus Deus admonendo, arguendo, remunerati* 
, P un >cndo , proraittendoque suam factis ipsis reve- 
avit hominibus illius primi sevi Exsitentiatn, Scientiam, 
mrnpoteniiam, Sapientiam, Justitiam, Potestatemque, 
^ JOn ,? s . erat 5 emun eratu r us, pceaisque malos af- 

r ' Xist entiam Deus quoque revelavit Angelo- 

a . ’ eo ^q«e Se . 11 ti ministerio, cotn post fi?ctur» 
a urn de i aradiso , ante Paradisum coJiocavit Cbe- 
ru ira , et flammeum gladium , atque versatilem ai 
custodiendam^ viam ligni vitae ut legitur Gen. 3 . v %A. 
tam quoque .n sexcentis aliis Ange orum missionibus, 
quae Genesim legenti sexcenties quidem occurrent . 

r n X ! i 5. Regulas Deo rectura , directu mone 
Cultum exhibendi per Sacrificia de animalibus- f fu ‘ tl *. 
Susque eorum, et terre, atque per alUrìa> obJa(lWg _ 
decimarum: Regulas quoqae eadem pi e r j te q U e 









CAPO IV. 77 

legge di natura forse non conoscevasl ; la loggiam» 
tuttavia rivelata in quelle parole del Ganesi, c tpo 5 . 
v. io: Iddio fece pure ad Adamo, ed alla di ,u. m )♦ 
glie ie toniche di pelle, e li vestì. 

XIV. 4. La regola di credere m Gesù Cristo 
venturo, del di cui nome in fuori speranza alcuna di 
salvezza non \\ era per gli uom ni ancora di quc'U’e- 
poca; quale regola i Santi Padri insegnati) di es^er 
racchiusa in quelle parole del/a Genesi, capo 3 v, i5. 
ove disse Iddio al serpente» Porrò i.inmcuM tra t« 
e la donna, e tra la schiatta tu3 , e U shiitta di c]u-[I 
la, schiacceri essa il tuo capo » Nelle quali parole i 
sagri Interpetri contenersi insegnano e la promessa del 
Redentore, 6 la salvezza da sperarsi da’ s di di lui 
meriti e redenzione ; siccome pure in qu Ile parole di 
Dio ad Abramo Gen, la, v 3. » Saranno in te bene¬ 
dette tutte le generazioni della terra »> Sce me anche 
X °f' cap* 4. v. i 3 . >? Vi scongiuro , 0 Siguore, 
mandate , chi avete da mandare » E Gen. c >p. 4 9 . 
Vt l \ y Aspetterò, o Signore , il tuo salutare. » 
Tir Con si fatte apparizioni, ed allocuzioni 

10 ammonendo , redarguendo premiando, punendo, 
e promettendo , per mezzo degli stessi falli rivelò cer¬ 
tamente agli uomini di quella prima età la su h Esisten¬ 
za , Scienza , Onnipotenza, Sapienza, Giustiz a, e Po¬ 
testà, colle quali era per remunerare i buoni, e casti- 
g !» r * e ‘• r f. ava SS 1 • Rivelò ancora Iddio l’esistenza de- 
g ^ ngioi, e che si serviva del loro ministero, allor 
quan o dopo aver discacciato Adamo dal Fara li >0, col- 
oco innanzi al Paradiso il Cherubino per custodire la 
via del legno della vita, comeleggesi Gsn. 3. v »4** 
come pure iu mille altre missioni di Angioli, chs mil¬ 
le volte certamente occorreranno, a chi legge il Genesi. 

V XVl. 5, Le regole di prestare a Dio h retto, 
e divino Culto per mezzo de* Sagrificj di dnimali, e 
de frutti di essi, e della terra, e per mezzo degì Al. 
tari s e delU cfclaùoni delle decime ; le regole ancora 





?» CAPUT ir. 

oflerenJi, ut Dio grata, a^ceptaque esse possefct. Ra- 
guUt ebani iastituuu'ii ordtn«s S jcer lotam . fisej qui¬ 
dem oiu ni a nisi per espressati) revelationem cogao- 
acere nequivisset homo, et tamen apud illius prunas 
KUtis homines presertira pios in usa certe fuisse , a* 
ptruisime docet sacra Scriptura * 


§. XVJI. Profecto &enes 4 3 legimus; Factum 

est autem post mu'tos dies , ut offeret Ciin de fax* 
ctibus Terree munera Domino , et Abel quoque 
ob'ultt de pi Ime genitis gregis sui , et de adipibus 
torum ; et rt spexit Dominus ad Abel , et ad ma» 
nera ejus ; ad Cain vero , et ad munera illius non 
respexit . En probatura , quod Sacrificia illa offere¬ 
bantur aetate, directo Deus agnoscebatur Cultu pt>r 
Sacrificia , et factis ipsis quoque erudiebat illos homi¬ 
nes, docebatifue modum bene offerendi Sacrificia, re- 
«Cumque cultam exhibendi, reprobando Sacrificia Cain, 
»c illa Abdis probando . Item Genes, 3 , v, ao AEdi* 
fi cavit autem Ne e Aliare Domino , et tcllens de 
cunctis pecoribus , et volucribus mundis , obtulit 
holocausta super Altare * Homines illos ergo docue¬ 
rat per revelationem Deus sacros ritus aedificandi Al¬ 
taria, et quesnam essent hostiae mundae , Insuper Ge - 
nes. 9 , v. 3. Proscepit Deus Noe : Omne quod mo * 
vetur , et vivit, erit vobis in cibum , excepto quod 
carnem cum sanguine non comedetis. .. qtiicum- 
que effuderit humanum sanguinem , fundetur san¬ 
guis illius , ad imrnginem quippe Dei factus est 
homo . En tres a Deo hic revelatae leges, qu.bus quoque 
illius Prim® astatis regebatur Ecclesia, prohibitio ni- 
ioirum comedendi carnem cum sanguine . Prohibitio 
Uaoiùidii, ejusque paena, et regula denique Fidei , ause 
&4 imaginem hoaiiastA factum esse, docet • 







CAPO IV. 

dì oberigli queste stesse cose piamente, e ritualmente* 
ìb guisa che a Dio grate esser potess ro , ed accette: 
le regole ancora di istituire gl'ordini de’Sacerdoti . 
Tutte queste cose l’uomo* in verità non l’avrebbe po¬ 
tuto conoscere , eccetto che per una espr ssa. rivela¬ 
zione; e pur tuttavia la Sagra Scritturi chiirissima- 
mente ci insegna, che furono poste certamente in uso 
degli uomini di quel Ira prima epoche messi me da’ pii. 

^ XV^J. A dir vero nel capo^.v 3, de Va Genesi 
leggiamo » Avvenne poi dopo molti giorni, che Caino 
offerse a]. Signore donativi delle frutta dalla terra, ed 
anche Abele offerse de’primogeniti del suo giegge, e 
delle loro sugne: ed il Signore pose l’occhio acfAbe¬ 
le, ed alle diluì offerte, non rivolse però lo sguardo 
Caino, ed alle di lui offerte* » Ecco provalo, co¬ 
le in quell’epoca si offerivano a Dio i Sagrificj , ve¬ 
niva Iddio riconosciuto per mezzo de* Sagrifitj con un 
culto diretto, ed egli co* fatti stessi istruiva quegli uo¬ 
mini , e loro insegnava il molo di ben offerire i Sa- 
grifirj% e di prestargli bene il retto culto, riprovando 
ì Sagnfìej di Caino, ed approvando quei di Abele. 
Leggiamo inoltre Gen . 8. t>, 20 . » Fabricò poi Noe 
1 Altare a Dio^e prendendo da ogni sorta di bestiame, e di 
uccelli mondi, ne offerse olocausti in su T.Altare» Id¬ 
dio adunque per mezza della rivelazione istruito avea 
quegli uomini nel sagro rito di erigere gl'Altari, e nel- 
a scelti delle vittime monde. Dippiù nel capo u. », 
à. delia Genesi: comandò Iddio a Noè » Orni co¬ 
sa che si muovere vive servirà a voi di cibo" accet¬ 
to che non mangiarle carne con sangue.... Chiunque 
avrà sparso il sangue umano, sparso sarà il di lui »»n- 
gue, dapoicebà l* uomo è stalo fatto ad immagine di 
Dio » Ecco qui re velate da Dio tre leggi dalle qmlt 
ancora regolata veniva la Chiesa di quella prima età, 
la proibizione, eioè , di mangiar carn^ con sangue, là 
proibizione dell* omicidio, e U di lui pena, e la rego¬ 
la finalmente di fede, che insegna, di essere stato fat¬ 
to l’ uomo ad immagine di Dio* 





83 


c i °vt ir* 


$ XVIII. Ordines quoque Sacerdotum, et rUutn 
Sacerdotibus decimas o florendi institutos ea fuisse i$ 
aetatt, Sacra Scrip’ura testatur Gen. ify v. i8«' : niilis 
veibis . Al « 'ro Malchisedec Rex Salem proferens 
penem, et vinum (erat enim Sacerdos Dei Altissimi) 
ben ed x.t ei, et ait benedictus Abram Deo Excel* 
so, qui cteavit ccel.m, ei iertam % et benedictus Deus 
Excelsus, quo protegente hesteì in manibus tuis 
sunt; et dedit ei deamas ex omnibus. l?t Gentium 
Apostolus ad Hcebr. 7. v i. Hic enim Melchise • 
dee Re* Salem , Sacerdos Dei summi, qui obvia* 
vit Abrahce regresso em ccede Regum , cui et deci - 
mas omnium divisit Abraham Hem Psal. 109 . v.S, 
Juravit Dominus , et non pcenitebit eum . Tu es Sacer* 
dos in aUrnum secundum ordinem Melchisedee Quod 
certe probat et Sacerdotalem ilium ordinem a Deo ex* 
presse institutum fuisse; et alios in ea prima Eccle¬ 
siae aetate extitisse ex divina institutione ordines Sa¬ 
cerdotum, et iisdem decimas offerendi morem obtinuisse, 






§■ XIX Circumcisionem quoque Heus praecepit 

Abrade per f-x^ress,tn rivelationem Gen. 1 7, v. 11. 
Dixit quoque ad Abram ... circumcidetur ex vobif 
omne masculinum ; ex adhuc dictis clarissime evin¬ 
citur, primas astatis Ecclesia, quae vulgo legis naturae 
appella*u p » non solis stet tese legibus natU'iB , sed et 
revelatione, Sacerdotibus, Ordinibus, Sacrificiis, alta¬ 
ribus , Decimarumque ob ; ation bus , atque Deo ipso 
presertim regente , et visibiliter apparendo ornma pe¬ 
ne disponente* ac immediate gubernante , 








8 i 


CIPO IV. 

XVIIr. Essere stati anchs i» quell* dà fnstilui- 
tì gli ordini de* Sacerdoti * ed il rdo di off «ri re ai Sa¬ 
cerdoti le decime, ce l'attcsta la sagra Scrittura a! ca* 
p f» *4 18 .del Genesi in quelle parole » Ma poi 

Mdcbisedecco He di Salem tuandu fuori pane, e vino 
( dapoicchò era Sacerdote dell'Altissimo Dio), benedir 
se lui, e disse, sii benedetto Abramo presso l'Eccel¬ 
so Dio, she creo il cielo, e la terra, e benedetto l’Ec¬ 
celsa Iddio, colla di cui protezione bai tu vinto i ne¬ 
mici, Ed Abramo diede a lui le decime di tutte le 
cosa » E l’Apostolo dalle Genti nell'Epistola agi’ E* 
I>rei capa 7. v. 1 »» imperocché questo Melchisedec- 

co Re di Salem, Sacerdote del Sommo Dio, che an¬ 
dò «il* incontro di Àbramo , il quale ritornava dolio 
streghe de’Re, ed a cui Abramo diede anche le de¬ 
cime di tutte le cose » Inoltre nel Salma 109. v, 5, 
Jeggesi » Giurò Iddio, e luogo in lui non ayràilpen- 
timento; Sacerdote tu sei in eterno secondo l’ordine 
di Meichisedecco » Locchò certamente dimostra , 1 0 
che c^uell* ordine Sacerdotale era stato esprèssamente 
istituito da Dio, e che in quella prima età della Chie¬ 
sa per divina istituzione vi furono altri ordini di Sa¬ 
cerdoti, e che fu posto in uso il costume di tributare 
a’ medesimi le decime » 

, ^ mia espressa rivelazione .meora pre¬ 

scrisse ddio ai Abramo la circoncisione uel Genesi 
capo 17 v ti, » Disse anclie ad Abramo,,,, circon¬ 
ciso saia da voi ogni maschio » Da quanto detto ab- 
uarn smora resta chiarissimamente dimostrato, che 

r -i ii' 65 ? 6 3 P r,i naetà, che comuna nenie si appd- 
a e a legge di natura, colle sole leggi di natur»* in 
piedi essa non stiede, tua anche colla rivdaaione, co* 
Sacerdoti, cogl’Orimi, coVSagrificj , cogl’ Altari, e coi- 
1« oblazioni delle decime, e governandola principal- 
inente lo stesso Dio, disponendo quasi tuite 1® cose, ed 
immediatamente fedendole coi visibilaaeute apparirgli, 





CdFUT ir. 


8j 


XX.. Sàie Scriptis legibus , sei legibus natii* 
roe, et revelationibus non Scriptis , fora» ini aliquam- 
assumendo visibilem apparens, et nonnullis loquens de* 
lectis hominibus, Adamo presertim, Abelo, et Caino, 
Noe, Abraham, Lot, Isaac, Jacobo, Josepho, et M °y sf » 
ut totam perlegenti Genesim melius, clariusque pate* 
bit, primae aetatis Ecclesiam per se ipse Deus rexit , 
gub ernavitque immediate. Eadem sane ratione, visibi¬ 
liter scilicet, apparendo, revelando, aImonendo, iden¬ 
tidem arguendo, puniendo , et dirigendo , secundae ae¬ 
tatis Ecclesiam per se ipse Deus immediate rexit, et 
iisdem ipsius naturae legibus, ac revelatis regulis, sa¬ 
crificiis, et oblat.ombus • 


§. XXE Verum, quod buie secundi asvi Ecclesiae 
nomen dedit, tara naturae, quam reveLtionis regula* 
Scriptis. Deus ipse mandavit. Ut nempe a falsis cavil- 
bs, e falsarum opinionum tenebrislum naturales, tum 
fidei, mirum, sacrorum rituum, ac simplicis disci- 
pbtise, ifiuiusqus revelatas tutaretur regulas , primum 
ipse suo omnipotenti digito naturales leges in tabulis 
scripsit lapideis, cunctasque praeceptis conelu lens De¬ 
calogi promu'gavit per Moysen : quae sane generali 
quadam rationecuncta hominum erga Deum, erga 
seipsos.-atque eseteros complectuntur olii eia : ac don 
eidem dictavit Moysi innumeras pene regulas infinita n 
Utique sapientiam redolentes, tura circa fidem, et ino¬ 
res, tum circa rationem directum sibi exhibendi cul¬ 
tum per augustam Templi , Altariumque constructio, 
nem. Sacrificia , aiiasque sacras ctèrimonias ; turri 
quoque circa Xudiciarios ritus civilium causarum , et 
criminalium; tum denique circa sacros Administros 
Summumque Pontificem, apud quem so ; um tamquam 
suum primum Administrum rerum omnium tam sa¬ 
crarum , qoara civibum, et criminalium vicariam uti¬ 
que , et mmUteriaiem, sed summam quidem posuit re- 








CAPO 1 F . 


85 


§ XX. Senza leggi Scritte, ma calìe leggi biella 
Satura , e calle rivelazioni non scritte resse, e gover¬ 
nò da per se stesso immediatamente Iddi > la Chiesa 
della prima età, assumendo una forma visibile, e cosi 
apparendo, e pirìando ad alcuni uomini scelti, ad Stia¬ 
mo particolarmente, ad Abele, e Caino , a òioè , ad 
Àbramo , Lol, Isacco , G>acobbe , Giuseppe, e Mosti , 
come medito, e pia chiaramente scorgerà , elii tulio 
intiero legger volesse il Genesi , Della stessa miniera 
certamente, visib. Intente , cioè» apparendo, rivelan¬ 
do, ammonendo , spesso spesso riprendendo, punen¬ 
do , e dirigendo Iddio per se stesso immediatamente, 
e colle medesime leggi dalla stessa natura, e colle ri¬ 
velate regole , sagrifìcj, ed oblazioni resse egli la Chie¬ 
sa della seconda età. 

§ X?Cf. Ma cip, clic diede il nome a onesta 
(iti; rs a della seconda età, si finche lo steso id ho pii 
diede in scritto le regola ai della na'ura, che della ri- 
velazione . Acciò, vate a dire, da' falsi cavilli, e dalle te¬ 
nerne delle false opinioni le regole difendesse si le na- 
ura i, che quelle, che sin allora erano state rivelate in- 
to;no |« credenza, i costami, i sagri riti, e la semplice 
Uiscip ina, prima scrisse egli stesso col silo onnipotente 
ilo in tavole di pietra le leggi della nstnra, e racclriu- 
cndole tutte ne precetti del Decalogo le promulgò 
pc mezzo d, Mose: le quali in verità n, una certa 

verso Dm nWa 1“"' * doveri akhracci “™ degl» nomini 
meni. ’,? » 0r ° SteSSI ' e luStl S 11 aitn •• e posterior* 
le rh. d d 3 0 Sle * S ° JIoS8 f»"» 1 innumerabili rogo- 
1 sapienza infinita certamente odorano, tanto 

j (1<? a * e costumi , quinto intorno al modo 
1 prestargli il Culto diretto per orezzo dell’a ago sta fa- 
ii.a del l'empio, e degl’Altari, per memo de* Sa- 
U 1 * ed altre sagre cerimonie; come anche intorno 
* riti gtu 1)2,1-51*1 delle cause civili , e criminali, e final* 
*j^ente intortio i sagri Ministri, ed il Sommo Podte- 
ce; a cui solo come 3 suo primo MinistroU potestà 






cjpur iti. 


34 

gi minis polcsUlem : ita tamen, ut non liceret neeipsi 
Sommo Pontifici novas ferre leges, aut aliquid addere, 
demere > vel immutare, veì in ipsis simplicis discipli¬ 
nas regulis a Deo dictatis ; nec itero in rebus arduis, 
tnujorbque momenti ullum inire consilium, Deo incori* 
sulto, qui sane a summo consultus Pontifice sensibili 
quadam respondebit ratione; ac ultro soepe apparens 
eidem, ei soli mandata dabat ad populum » Sic Deus 
immediate utriusque illius aetatis rex;t Ecclesiam , ut 
nemini dubium sit, quin regimen illud perfecte Tiieo- 
era licum fuerit, 


XXII. Cura ergo fn utriusque ajtatìs Ecclesia 
unae, easdemqne fuerint regulos fidei in unum Deum 
Creatorem coeli, et terree. et in venturum ejus Filium; 
unae,eaedemque regula? morum, ac unos quasi, eaedem- 
que regula; sacrorum rituum, et simplicis disciplina, 
ac propterea unus, idemque utriusque Ecclesias cul¬ 
tus; uaura , idemque hominum genus; unus, idem¬ 
que demum Conditor, Legislator, et Moderator Omni¬ 
potens Deus; una, eademque omnino dicenda est e- 
tiam utriusque aetatis Ecclesia* 


% XXTIT. Idem esto judicium de novissimae sa* 
tatis Ecclesia, Legis scilicet Evangelica; . I lem enim 
Supremus Conditor, Legislator , et Moderator Omni¬ 
potens Dens .Jeans Christus; idem genus hominum ; 
eo; lem fidei » et morum , eaedem quoque non p uic® 
simplicis disciplina regula , excepto quod Redempto¬ 
rem Messiam jam venisse, et gratia, ac honorum om« 
»ium plenitudinem jsm nobis attulisse credimus , éè 







CAVO W. 


83 

iìl governare ci diede, potestà vicariale , ò vero, o mi- 
jaisteri#*le , ma ia somma bensì su tutte le cose sì sa¬ 
gre, che civili, e crimiu&li : in guisa pelò, thè no» 
era permesso neppur allo stesso Sommo Pontefice det¬ 
tar nuove leggi, ne alle regole da Dio dottate una. 
qualche cosa aggiungere, scemare , o cambiare nella 
stesse regole eziandio di semplice disciplina ; netara.- 
puoco di prendere alcuna risoluzione nelle cose ardue, 
e di maggior rilievo senza averne prima consultatola 
stesso Dio, il quale consultato dal Sommo Pontefice! 
rispondeva in effetto in una maniera sensih le, ed al 
medesimo spesso spontaneamente sparendo, solo per 
di lui organo diriggeva al popolo i suoi comandi , La- 
mediatamente cosi resse Iddio la Chiesa di tutte e due 
quelle etri,' che ninno dubita di essere stalo qutl Go¬ 
verno perfettamente Teocratico , 

XXII, Essendo dunque, che nella Ch’rsa di 
tutte e due quelle età le stesse, e stessissime furono 
ìe regole di credenza in un solo Dio creatore del eie- 
lo, e della terra, e nel venturo di lui Figliuolo ; le 
stesse, e stepissmie le regole de’costumi , eie stesse 
quasi, e stessissime le tegole de’ sagri riti , e della sem¬ 
plice disciplina , e perciò lo stesso , e stessissimo il 
culto di tutte ? due quelle Chiese; lo stesso, e stes¬ 
sissimo il genere umano; lo stesso finalmente, e stes¬ 
siamo -vi _ Fondatore , il Legislatore, il Governato¬ 
re Onnipossente Iddio ; necessariamente dirsi anche 
si ree, che la stessa, e stessissima fu la Chiesa di tut¬ 
te e due quelle età . 

_ t . S‘ stesso giudizio portarsi dee della 

Chiesa deli ultima età, che tanto è dire della Legge 
Evangelica . Imperocché il Fondatore , Legislatore , e 
Governatore ne h lo stesso Onnipossente Iddio Gesìt 
Cristo* lo stesso sì è il genere umano; le stessevi so¬ 
no te regole di credenza $ e di costumi , stesse an- 
cors non puoclio regolo di spinplice eccetto 

BOI C CI COliBQUàUiO di €SSir ^à YylU^ 






c 4 pur rr. 


86 

laH mur, quce quIJem prìscaru u «‘alum homines olio» 
futura credebant, sper.»b3ntqu& et exceptis insuper 
ii'is sacrorum rituum, et situpi'.is disciplina reguiia, 
qute ad hujus immensi beneficii colendam, excitandam, 
tuendamque memoriam, fidem, et gratitudtnecn , at¬ 
que al uberiorem tjufdem novi beneficii fructum per- 
c pienJum, noviter cun3t titani® fuerunt , constituiique 
revera Jesus disisiu* O uì Omnipotens , qni novam 
q i qu' regimina formam constituit se termi a duratu- 
r un. Nov-s quidem rebus, no vjc accommodandae p;ie* 
nitus er. ut regulos, N T iviias aiueia ista esscnLam non 
tangU EceUs.asliue Theocratia; . 


COROLL 4ftlU!ÌS /. 

Sì mio, cademque semper est omnium. temponim , 
et locoru a vera Ecclesia , si vera Ecclesia est omnium 
prima, et suprema, imo unica, et necessaria Societas, prae¬ 
ter quam nefas hominibus est , aliam inire societatem , 
quae ad eamdem non referatur, ac ideo tota omnino non 
pendeat ab ea : A c § 7.); si ejusdem verae Ecclesiae 
Conditor Legislator, et Rector est idem ipse Rex Re¬ 
gum, et Dominus Dominantium Dem omnium Creator 
Oasti i potens, qui opus suum nunquam deserere, nec su¬ 
um in homines dire^iujri dom uiuin , supremamque re* 
Senui potestatem alteri cedere voluit, aut potuit ; si ve¬ 
ra Ecclesia est unica, et prima Societas, quae in homine 
concipi potest, suamque trahit originem a primi horni* 
nis creatione , et propterea est ipsa eivitaie prior , non 
solum priori tale naturae ( ut Philosophi loquuntur et 
Theologi ) verum et temporis ; cum haec, inquam , ’vel 
ipsa meridiana luco clariora sint; palmari certe decipi¬ 
untur errore Haeretici ilii, qui blaterant, Ecclesiam in 
B“p ibhea natam, ne monstrum biceps evadat Respubli¬ 
ca, Rei,sublicae regimini subdi debere. Quibus no* isti- 
usmodi eorum utentes rat ion- arguendi, merito, op.imo* 
que ju re repoftiaus: Respublica,, ej usque regime a m £ c » 









CAPO ir. 


*7 


& il Redentore Messia, ed avere già recato la pianez¬ 
za dulia grazia, e a* ogni bene; quali cose in verità 
gli uomini di quelle antiche età le credeano allora, tt 
le speravano future ; ed eccettuatene ancora quelle re¬ 
gole di sagri riti, e di semplice disciplina, che insti- 
tu irsi nuovamente doveano a coltivare , eccitare, c man¬ 
tenete la memoria, la credenza, c la gratitudine dì si 
immenso beneficio , ed a percepire di sì nuovo b ne» 
fìeio il piu copioso frutto, e elio in effetto /e istituì 
tie>u Cristo Oinipassente Iddio, il quale istituì an¬ 
cora una* nuova forma di goveno da durare p r tu:ti 
i secoli, Ade nuove cose-in verità, nuove re* A e a e- 
carnaio 'àrsi necessaria nient$t doveano. Questa rmov*ti 
pero 1 essenza non tocca dell’ Ecclesiostic» Teocrazia . 


COROLLARIO 7. 


Se la vera Chiesa di tutti i luoghi, e tempi è sem- 
p e una, e la stessa : se la vera Chiesa è fra tutte la pii- 
ini» e suprema Società , anzi | unica, e necessaria, olite 
a , a d.' ia ,J tc j to 11011 0 ^8li uomini altra società contrarre, 

- a 1 tue desi ria non si rapporti,e eh e perciò tutta alfillo 
Ufi tv,a unti dipenda ( § j <H qu.-sto capo ) -, se della - mede¬ 
sima vera j hiesa il Fondatore, Legislatore , e Governan- 
i stesso medesimo Rede’Re, Signore de’ Signo¬ 
ri Iddio creatore Onnipotente di tutti, il quale àbban- 

f ì? n f r j E v °. e » no _P ol ° giammai l'opera sua, nè il suo 
, ,re 0 domino su gli uomini , nè cederò ad altri la su» 
p’ema potestà di regerJi ; se la vera Chiesa è 1’ uni- 
ca, e prima Società , che concepir ai può nell’uomo, e 
lra a sut or *gi ( je insiu dalla creazione del primo uomo, 
o pero e anteriore alla stessa Città , non solamente per 
ariùuonià di natura (giusta il ìinguagio de’Filosofi» e 
. 1 Gologì ), ma anche di tempo ; essendo elio queste co se, 
io dico, più chiare sono della stessa merid;a tia luce; da 
uu palmare errore ingannati certamente sono gl'eretici, 
che ciarlando dicono, esser nata la Chiesa nelle Repu* 
Mici, ed acciocché la RapuhUca un mastro non diven- 
§a con due teite, al regime della UepubUca dolersi U 





88 CAPO IV. 

desia natum, nc monstrum b:cepa evadat unica , et n#* 
cessarla prima hominum bocielas, illesi Ecclesia , Eccle¬ 
sie rogicniui subdatur, opoitcri : Ecclesie, inquam, re¬ 
gimini illi, quod Deus ipse expresse revelando cousthuit, 
duraluruaique promisit omnibus die bus usque ad consu- 
mationem saeculi. Quoti si alia abea, quam Jesus diri- 
slus Deus Creator orunimn condidit, inita lingatur socie¬ 
tas, quae ad ern non referatur, vel quad idem est, ab 
illa regiminÌ3 divina forma , quaru idem ipse constituit 
Dominus Jesus, loia omnino non pendeat, veri nomiuie 
societas ista non erit ; s«d vera contra naturam, naturae¬ 
que Auctorem impia conjuratio, ac sua ipsa natura UH* 
ciU penitus, et nulia ( h, c. §. ti. et y, ) • 


C OROLl. IT. 

ftec porro abs*miii fajlitur Cavallarus errore , ctitfit 
Instit. Prolegoro. eap 4 §• t). scrìpsit: Sane Ecclesia na* 
ta est in Rep. non e contra : et ita possunt principes de 
externa disciplina , qum ad sacros ritus nen spectat dispo • 
nere, ne Resp damnum sentiat. Et in hac causa Canones 
in legum consequentiam feruntur. Quot propositiones, tot 
errores . Prima propositio , Ecclesia nata est in Rep. noi* 
e coatra, falsa quidem est duplici ex capite j tam, quia 
jta asserit, civitatem prius fuisse, quam Ecclesiam, quod 
«st absurdum per prec. 23. et aJ., tum quoque quia 
supponit, (ut clarius idem ipse asserit Cavallarus eod cap. 
$ t. et ejus nota ) eosdem homines propter duos varios fines, 
duas licite posse societates inire a se invieena non pendentes, 
Ecclesiasticam unam, alteram civilem ; quod est omnino 
falsum- Nam si finis societatis civilis est revera alius ab 
Ecclesiastico, ut ipse contendit, et ideo non est, ut servia* 
tur Oeo j tam ista civilia non erit veri nominis societas 
^ h c. 22* et a 3 ) sed impiorum contra prinis natu* 
rae le^em, et ipsum Deum caetns conjuratorum, et in «c 
ipsa illicita, et nulla. Finis sane £i vilis societatis idem es. 

»e debet, ac Ecclesiasticae, Divinas scilicet Cultus, qui 

6«act4 homi ais complectutir officia, ac illud ^raeserUg^ 





capo ir. 


89 


Chiesa assoggettare. A cui noi valendoci di questa loro 
maniera <li argomentare, replichiamo . J^a Republica, ed 
il suo governo nato nella Chiesa, acciocché mostro con 
due teste non divenga 1 unica, e necessaria prirfta socie» 
tà degli uomini , cioè, la Chiesa, al resime della Chiesa 
tòpo è, che ci si assoggetti : a quel regime della Chiesa, 
10 dico, che lo stesso Iddio per mezzo d’un’espressa ri» 
velazioqe iustilul, e promise di dover durare per tuiti i 
gionu inaino all* consumazione del secolo. Che se con- 
tratta .. finge un'altra società diversa da quella, che fon» 
dà Gesù Cristo Dm Creatore di tutti, un’altra società, io 
dico che a quella non si riferisca, 0 ciò, che è lo stes» 
so che tut a intieramente noti dipenda da quella divi. 

°r M k OVCiino > c be lo stesso Signore Gesù institui* 
soc.eta dt vero nome essa non sari, ma una vera ed 
emp la congura contro la natura , ed il di lui Autore 

% v ; e r c; : ssenia ( s %;;■ 

w . COKOLL. II. 

ao v z 7 ii ?™ ìhra t'' a ° a - 

.. è nata nella Republiìa, non . ’■“ ", Ver ° ** «'».«• 

porre possono i Principi dell’ esterna'disc'' ?. P#,CI °, dl! ? 
Sagri riti uon s\ appartiene aro' 1 - 1 l P lna 1 c h e 81 

la. Rcpnblica, Ed in questo concr^i ("a" 0 ^ SCnl “ 
dietro alle leggi a Quante nmn • ■ ■ ^ a,10ni tengo» 

ri .La prin.a'propSrr’» ! ‘ relU » li '•"•* 
publica , non al rovescio » £ essa „!? n;lcr l ue n *Na re. 
doppio capo; tanto perché cosi ce . rta tQente falsa per 
là fa pria della CldefaloccLd "“““l > cI “ e >• *!»• 
dent' 5 sa, e ii. cosi 0 nerc .T urJo P er h P™«e- 
chiaramente il medesimo Oa vili ir »'\ PP ° n . e ’ ( c « mo P*** 

dwi «* capo , S „ c m nòtaV^ 27 ™’ ^ 

per due diversi fini D 0 «, llft 1/, '' 1 m edesimi uomini 

«a Ecclesiastica, cioè « V li & • 1 ‘nd'P en , aei,te ì u " 
hiente falso iV • 6 a ^ t[ * a c, vde : locchè è onmaa» 

r 0 ram,„.. ' . ,? 0 ‘ eM " 11 8« dèlia aocieU civile è 

eli m-ètendè'' 1 4 IO ’ e , dall’ Ecclesiastico, còme e- 

® ^ . . n e ÌJOtl e quindi * -per servire a Dioj allear 

^ Ue ^L C *r' e UOa 3 &cìelà dì ver® nome» ( $* aa O 2$ 

la 





caput ir 


£P 

ot suo Creatori, ac Redemptori, a quo cuncla sua arce, 
pit, cuncta retribuat Uomo, cogitationes, verba, et opera» 
£l tandem quicumque fuerit ille finis societatis civilis , 
ingratus revera erit Deo, impius, et nullas, si ipsa socie* 
tas, quanta quanta est, illi non se subjecerit regimmi , 
illisque a Deo delectis administris , quos ut docet Apo¬ 
stolus Act. 20. v 28, Spiritus Sanctus posuit Episcopo* 
regere Ecclesiam Dei , quam acquisivit Sanguine suo : c.l 
ad quos idem ipse Jesus Creator omnium dixit Lue 10, 
et Joan 13. Qui vos audit, me audit, qui vos spernit me 
spernit , 


COROEL. Iit. 

Ex quibus intelligimus , Civiles Societates non posse 
aliter legitimas esse, et sopremo omnium regi , et Crea¬ 
tori rbatas haberi , aut validas; nisi eo initae supponan¬ 
tur fine, ut socii invicem adjuventur ad tutius, feliciusque 
servandas cunctas a Summo Deo, ej usque delectis Admi- 
stris statutas fidei, morum, et disciplinae regulas, et ideo 
arctius ut adhereant Ecclesiasticae societati, et ab ea om¬ 
nino pendentes, eidem auxilio sint, securitati, et felicita* 
li ; ut inferius latiori quodam explicabimus stilo * 

COROEL. ir. 

Secunda Cavallari prop. » Et ita possunt Principes de 
externa disciplin i , quee ad sacros ritus non spectat , dispo* 
nere » Non solum est falsa, quia ex illo deducta est falso 
principio, quod netnpe Ecclesia nata sit in Republic^ 
•verum etiam, quia in se ipsa illum alternai involvit er- 
torem , quod soli sacri ritus spectant ad Divinum CuN 
..Ium, et non ,magis externi mores ad regulas caritatis ,et 
■ventatis adamussim exacti; quod sane est praecipuum 
divini Cultus fundamentum simul, et culmus, et quò du* 
elini ,'Bt yerbls utar eruditi Doviat, tamquam vehicula* 







CJPO V. $1 

ii questo caoo)\ ma un ceto <1 ì empii congiurati contro 
la prima legge della natura, e contro lo stesso DÌO , t ,( l 
illecita, e nulla in se stessa II fine in vero della socie¬ 
tà civile esser deve lo stèsso dell'ecclesiastico , il (.ulto 
Duino, cioè, il quale tutte abbraccia i doveri dell uo¬ 
mo, e quello principalmente, che ba I’ viomo a Dio , da 
cui tutte le cose sue ei riceve, di tributargli tutti i suoi 
pensieri, parole, ed opere li Guaime 11'e qualunque sia 
per essere questo fine della società civile , sa 1 à senip-e 
ingrato a Dio, empio, e nullo, se la stessa società tutta 
quant* è , a quei governo non sì assoggetta , ed a quei 
scelti Ministri, che giusta la frase dell’apostolo Ad. 20. 
v »8, w ho Spirito Santo collocò per reggere la Chiesa 
dì Dio, che accquistò col suo sangue » liti alli quali il 
medesimo Gesù Cri ito Creatore di tutte le cose Lue , io. 
et Joan. 3 disse » Chi ubbidisce a voi, ubbidisce a me, 
chi disprezza voi, disprezzs me . « 

COROLL. ni. 

Comprendiamo quindi, chele civili società esser non 
possono altrimenti leggUtiine, o valide ed accette al su¬ 
premo Re, e Creator di tutti, se non si suppongono con¬ 
tratte con quel fine di ojutarsi 1’ un l’altro scambievol¬ 
mente i soc} ad osservare più sicuro, e felicemente tutte 
le dà Dio, e suoi scelti Ministri stabilite regole di fede, 
di costumi , e di semplice disciplina , ed acciò quindi 
suno più strettamente attaccati alla clresiastica società , 
e da lei intieramente tUpemlesido , ajuto alla medesima 
apportino, sicurezza, e felicità, come più estesamente 
spiegammo in oppresso 

COROLL ir. 

Da seconda proposizione di Cavallaro E così di¬ 
sporre poono i Principi dell'esterna disciplina, che con¬ 
cernente noQ è a'Sagri riti » Non solamente è falsa, per» 
che dedotta da quel fal'o principio, chela Chiesa, vale 
a dire, nata ella sia nella Republica *, ma pure perciò 
in se slessa quelìaltco errore involve, che i so“ sag 1 1 1 j* 
ti appartengano al Culto Divino , e non rflagS'ounen * 
gl'esternì costumi esattamente regolati giusta e 1 ego e 
delU carità, e della verità, Locchè in venta 1 pnnci» 
$>al fondamento si é, ed insieme il colmo ^ u 0 *" 






9 » " caput ir. 

et ipsi sacri ritus, et regulae omnes externae disciplina. 
-Ad solos sacros ritus circumscribere potestatem Ecclesiae» 
el propterea ip-ùus D.eì, quo dictante, et affl t nte suas re* 
gulis condit Ecclesia , nec iidein ipsi blaterare audent 
Haeretici, ab ipso Cavallaro eodem capite 5- *• i n nota 
jam confutati , Quid absurdius hoc errore apud Catho¬ 
licos ? 


COROLL , V . 

I>ec minus absona est tertia, his concepta verbis: 
‘2\e Resp damnum sentiat . Num melius Reip. prospiciet 
imbecillitas hominum, quam Spiritus Sanctas, cujus 11 U' 
tu, afiiatUj et instinctu regulae editae sunt Canonicae? Cap, 
». 5 5 et 6. N um perfectae caritatis, et veritatis regulae, 
- eae * quae ad illas servandas ducunt Remp,, Reip. dani* 
num inferre aliquando possunt? An potius avertere?An 
in aliquo alio speranda Reip. salus, et felicitas est, quam 
in servandis caritatis regulis ? Maximum tum perfecto 
amnum sentiret Respublica * cum servandis hujusmodi 
r ^ gu ‘ s * wale feriatis hominibus impedimenia parantur, 
y ° en dfcula, Porro uisi caritatis compagine inter se 
sooTet^ Ur . n ?* nes i non secura, non felix, non incolumis 
V% 43 * Clv .^ as » esse, nec imo cohalescere unquam 

* ^ ar ^ a ^ s enim expertes vulgo Egoistae dicuntur. 
aut°f* ar - Ufa au * em Respublica nequidem mente concipi, 
caritas , un< J Uara P°tuit . A Spiritu Sancto ergo , qui 
disci clina ’ et , a ^. uo e t ,a m externee procedunt Canones 
num tim*’ v ^hicula nempe ad colendam caritatem, dam- 
out iniauiim f * ,p * 10 . lc I utlra quidem erit, et impium; si- 
aut 2“" “r 11 > Impluo», «serere, quod sit, 

«liari tatis^ et verlfa°t'- U k’ ”* > a . diciam ul,um ' <}“od ad 
posto i us ialmt IS . gc3 ex, P nor ? oporteat, cum A* 

'illas erte?! < h t mnia vestra In caritate fiant n aut ad 
,1Ua eT, S l » saltare non sit ReipuhUc*. 







capo tv: 


»3 


Tino , ed ove conducono ( per avvalermi delle paroV 
dsìl’eiudito Doviat ) come tanli veicoli sì i medesimi sa¬ 
gri riti, che Je regole tutte dell’esterna disciplina. Limi¬ 
tare ai soli sagri riti la potestà delia Chiesa , c perci» 
dello stesso Dio , per di cui dettatura , ed afflalo le suo 
Tegole forma la Chiesa, noti ardiranno di ciarlare non. 
pur gl eretici islessi, dallo stesso Cavallaro confutati nel¬ 
la nota del medesimo capo $. ». Quale cosa piu assorda 
di questo errore presso ì cattolici? 

COROLU r. 

JVe meno diSMMple é la (ere, concepii, /„ 
parole » Accio danno non senta la RenubbliV» » r c 
proyvedera meglio alla Republica l’imbecilliti A t' 01 ’® 
miai, che lo Spirito Sauto, per di cui afflilo i ^ 
ne, e cenno dettale vengono le Regole Cano X\i7?c'°' 
1. $. o, e 6. Le perfette regole forse della r i; f^ì* 
la verità , e quelle-, che la Repuhlica guidanrA I ° C C * 
varie, possono alla Repubblica medesima una 05S<ìVm 
volta mai danno arrecarle , e non nìutncì n ^ Ua c ,e 
glielo? Forse la saiveiza , e la felidtà dAl ° 

ca e in alcun’altra cosa essa riposta, che nellW^ 
za delle regole della carità? AllL e ,leJ1 osservati- 

1 » RcpuLiica ii rrr 

all osservare appunto si fatte regoli i mi)ed ^“ VIVenl1 
pongono, ed inciampi , Ami se eli , lni !i • , en . ®‘ °P* 
non sono dal legane della carità ; la 'T 

republica esser mai non può aè felice • ’ eit a »la 
va ; anzi neppur radicare^ W 0 hé T™!- Sal ' 
Tolgarmeute chiamasi Egoisti Una R P Tr d ‘ Cari,à 
% 0ist * non potè mai in vero 1„ R ?pufehea poi di 
Seni eolia mente. Cosa dunqu/f^™^™ \* Un¬ 
itamente sarà il temere, che alla r! ■’ e,i , em P>a cer¬ 
ne venga dallo Spirito Santo A ??? ubllc * a| e«‘> danno 
cui tutti i CanoninrL* ’ c J he 11 c la stessa carità, e da 
sterna, i veicoli c ;ju 1 § onc > della disciplina anche e- 
no t il ? CIOè * Cbe a coltivar U carità conduco- , 
negorio. o »■ j— 110 f Qc ke Sara, ed empio, Passerire, che * 
teloTar i no S ' Ud , ,Z ti al ™ Q0 vi sia ’ 0 esser vi possa, che / 
carità mf«t a gl , usU le leggi della verità, e delia ^ 

• - V ” tre ^P osto *° demanda : Tulle le case vostre 

• tte g l u*ta le leggi della carità : o regolarsi i] tutto 
gitfhU Io medesimej salutevole rum sia alU Republlqa* 








cjpvr iv. 


9Ì 

ennOLL VI 

Ejusdem certe firmat? e*i quoque ì il a » Et in hàe 
causa Canones in le*dm consen tendo.m jet untar » Debent 
ergo Canonum conditores , Ministri Dei Altissimi non 
sequi ducem, et dictantem Deum, qui caritas est, et Via, 
Vita, et Veritas, sed principes saeculi , qui quidem summi 
plertimque homines, at homines tamen sunt, et natura er¬ 
roribus obooxii. Ad rem Can % 3 . Disi• X in quo Dir. 
Felix Pontifex Rom-*uus sic scribit Imperatori : Certum - 
est hoc rebus vestris esse salutare , ut cum de causis Dei 
agitur, juxta ipsius constitutionem regiam voluntatem Sa* 
cer dotibus Christi studeatis subdere , et sacrosancta per eo * 
rum Praesules potius discere , quam docere', Ecclesiasticam 
sequi formam, non /tute humanitus stquenda jura prefige- 
re neque in ejus sanctionibus velle dominari , cujus de* 
menti ce Deus voluit luce dev itionis colla submittere , ne dum 
mensura cxlestis dispositionis exceditur, eatur in e*n tu me¬ 
llam disponentis . Nec aliter certe pii senserunt, calholi- 
cique Principes eap t 2, §. 4 - 


COROLL VIT. 

At CavalUrus, et qui cum eo male sentiunt • fartas* 
Se reponent distinguendo, certum esse, scilicet* hoc salti" 
tare esse Reip, , cnm de caasis De* agitur, ut loquitur 
laudatus Canon, non autem cum sermo de rebus tem¬ 
poralibus elt . Porro baec distinctio est prorsus falso in¬ 
nixa supposito* Supponit enim , qnod esse, aut fingi un¬ 
quam possit res aliqua, aliquod opus, verbum, aut cogi¬ 
tatio hominis ulla, quae lota non d beatur Deo , et in 
qua de causa Dei non agatur; supponit, quod esse pos * 
sit aliquod opus, verbum, aut cogitatio , quae fieri noti 
oporteat iu caritate , cum Apostolus docet ad Corinlh, 
16 Omnia vestra ia charitate fiant . Sane si res tempo¬ 
ralis non esi- ulla, qme ad Deum non pertineat, si ne» 
goticim noi est udam, quod m charitate fieri non dc« 
bett, nullam quidem negotium erit, res temporalis uul» 









cjpo ir. 


& 


CORO IL. VI. 

Dal medesimo calibro è quella ancora » Eil in one¬ 
sto affare i Canoni si formano in conseguenza delle leg- 
gì » I fabricatori adunque de’Canoni , i Ministri del- 
1 ’ Altissimo Dio, seguir non devono Dio, ebe gli detta, c 
guida , e che è la «lessa carità, e la via, la vita, e la ve¬ 
rità, mai i principi del secolo, i quali inventa sono per 
loppiù uomini grandissimi , ma uomini tuttavia , e per 
natura ad ervor soggetti . Opportuno a questo assunto ò 
il Canone 3 . della Di^stioue X. ini cui il glorioso San 
Felice Pontefice Romano cosi all’ fenperadore ci scrisse r 
» Fuor eh ogni dubio egli è, salutevole cosa essere a’ vo- 
» stri affari, che quando trattasi delle cause di Do, gin- 
» sta i di lui stabilimenti vi impegnate di sottoporre , e 
u noti preferii e la regia volontà vostra a' Sacerdoti di 
)> Cristo , e le sagrosaute cose apprenderle piulosto dai 
» loro Prelati , che insegnarle ; seguitare piulosto 1' Ec- 
» desi astica forma , e non umanamente propone a nuc- 
» sta le leggi da seguitare, ne voler signoreggiare su le 
» di lei sanzioni, alla di cui clemenza volse Iddio, ciré 
» tu sommeltessi il collo della tua divozione, non fac- 
» ciatno , che mentre si oltrepassa la misura della cele* 

» ste disposizione, contumelia si rechi' al disponente » 

V tersamente in verità la intesero i Principi cattoli¬ 
ci, e pu ( c ap. a, §. 4 ) 1 . 

COROLL, VII. 

temU ^ 6 r ììl C0 , n e3S0 lui ®^amente la in¬ 

tende, risponderanno forse distinguendo, es< er vero cioè 

locata d Te / ia t R T bH “' ‘iltSi W.* 

». non 1,1 „ ’ • eC00<l0 ,P* P » *PP“»"> il lodato C,u*. 
Ma Guasta disfinlffi r I ua 'j^ 0 11 P ar l a •*■ coso temporali . 

a,>p gff iala •»’* » 

.«■•vi possa , O idearsi coiV.frT""^ S '‘ pp0 “ e ’ cht ' ? s " 
'la o di immn I cosa alcuna , alcun opera, paro- 

a/Dio « j ■ 9 f 1111 pcusiero , che non si debba tutto 

_ ) -d in cui della causa di Dio non si traiti j sup- 

«• ’ i r SSei ' Vl P ossa mai alcun operai patola, o peft- 

’, C f * ar n ® a ri debba giusta le degigi- dotta-c«aiid , 

quando I Apostolo nella Pistola a’ Corinti ceip >6. insù- 

» ^ella carità $ian fatte tutte le vostre cose » Ed in 











cj°vt ir: 


'06 

ia, ia qua de causa Dei non agatur , sacrosancta esse 
non debeat, quae constiiutionibus Ecclesiae regi non o* 
porteat ■, et in qua volutila* Regia Sacerdotibus Christf 
subdi non debeat, formamque sequi Ecclesiasticam. Reip, 
ergo salus, securitas, felicitas ipsa poscit, ut in Cane* 
pucn consequentiam quacumque in causa saeculi legeS 
ferantur, non e contra « 


i * \ 





conoit, rm. 

Hoc qutdem officio se functos attente , gloriati sunt 
oatholxci Principes cum Justiniano Impera lore, qui Nov * 
S t, c. i i de sacri3 Canonibus scribens, subuit . Quos e- 
tiara nostra,sequi, non dedignafltfi^leges• Invitis ergo vel 
ips g Priucipibus scribsbduf II ieretici| ct CdVdllsriiSj cuni 
ita offendicula, et laqueos Ecclesiae parabant simul , et 
Reipublicae » zizanium superseminantes ia agro ChrisU. 


$. XXIV. Ei iis, quae hucusque protulimus de 
Eeclesia, notatu digna videntur, i» quod Deus O.Me 
pro sua infinita bonitate sui ipse diifusivus , et suae 
ipse felicitatis communicator immensus homines ra-* 
tione j et libertate praeditos, et propter eos, univer* 
sum rerum omnium, m.randuraqae ordinem creavit* 
eonsurvatqae eo certe fine, ut scilicet, homines libe*» 
re in eam , quam nnque adhuc descripsimus , eohale* 
reentes divini Cultas societatem , idest Ecclesiam „ 
debita unusqu sque Deo, sibi, caeterisque conserva¬ 
rent officia, ac inde temporariam simul , asternaroqoe 
consequerentur felicitatem, ejusque esterne*: participem 
fUrent bsatittiJinis, 














capo ir. 


realtà, se cosa alcuna temporale non vi è. che non apa 
p'frteuga a Dio 5 se negozio alcun non vi è che farsi no a 
debba in carità $ ficea da alcuni non vi 1 à certamen¬ 
te , nè cosa temporale alcuna, in cui delta caus'a di Dio 
non si tratti, clic sagrosanla esser non debba, che neces¬ 
sario non sia dì esser regolata dalle costituzioni delia 
Chiesa, ed in cui la regia volontà sottoporsi non debba 
a’ Sacerdoti di Cristo , e seguire la norma Ecclesiastica, 
La salvezza iste ssa adunque della Re publica, U sicurez¬ 
za, la felicità richiede, elio in qualunque causa le Ita i 
del secolo si formino in conseguenza de 1 sagri Canoni, c 
non al rovescio . 

COBOLL, Vili. 

t Cattolici Principi invero coll 1 Imperador GiuMmiano 
si han fatto un preggio di aver altent -.mente adempito 
quest’officio, insieme, io dicea, colf Imperador Giusti¬ 
niano, il quale nella Novella 83. c, 1 parlando de’ sagri 
Canoni, sogghigno » Che anche le nostre leggi di seguir 
Jion sdegnano » Contro la volontà adunque anche de 1 
medesimi Principi gl.'eretìci scrivevano, e Cavai Uro, qua li¬ 
di» cosi sopraseminando zizania nel seminato di Gesù Cri¬ 
sto, Ucci paravano, ed intoppi alla Republica insieme 9 
ed alla. Chiesa , 

S’ XXIV. Da quanta intorno alla Chiesa dello 
aboìatn smora , degno sembra di notarsi: 1, Clic Id¬ 
dio Omino, Massimo, per la sua infinita Bontà dif¬ 
fusivo di se stesso , e comunicatore immenso della 
sua immensa felicità creo, e conserva gli uomini di 
ragion dotati, e libertà, eJ in ior servigio P universa* 

* et ammirabile ordine di tutte le cose, creò , di- 
eo , e conserva il tutto a quel fine certamente, acciò, 
va,e a dii e, gb uomini liberamente si unissero m qoet- 
a società del Culto Divino , che abbum sinora deserti* 

, cioè, nella Chiesa, adempissero ognun gli ofiìtj 
dovuti a Dio , a se , ed agl’altri, e cosi facendo, la tempo* 
rai^ acquetassero insieme, e l’eterna felicità, e,parteci¬ 
pi fin dinante divenissero della di lui eterna beatitudine* 

T.U> a3 






CAPUT I7f. 


■ 9 3 

|.XXV. 2 , fn quovis agonie prior concipitur finis, 
qnaoi ipsa actìo . Jmta ergo humanum concipiendi mo< 
dolum, in mente Dei, prior concipi debet ille creatio¬ 
nis universae finis, quo homines voluit , suae ipsius 
p .rlicipes fieri felicitatis aeternae , et beatitudini» : de¬ 
inde > ut homines debita servaient officia, quibus ser-, 
Vatis , similes evaderent quodammodo Deo , qui se 
ipsum perfectissimjrn bonitatem super omnia diligens, 
diligit quoque, et homines. 


§. XXVI, Voluit 3 ,, ut homines in eam Divini 
Cultus libere coirent societatem, idest Ecclesiam , in 
qua suaviter, prudenterque ad en , quae diximus , 
officia libere custodienda disponerentur informati, et 
extra quam nulla prorsus spes salutis relinqueretur 
aeternae ; utpote quia extra eam nec officiorum libere 
gervandorura spes relinquitur ulla * 


XXVIT» Immediatus itaque creationis, et 
con serva tkrnrs totius Universi, immediatus, inquam , 
finis est institutio , et perpetua conservatio Ecclesiae 
universalis, in qua homines universi instrui, exerce** 
r!, coBtinerique libere simul, et facile possent in of* 
lcio, in temporalis possessione felicitatis, magnaque 
m spe fcealitudinis astemie. Ex bac Sapientissimi, Orn- 
n potentisque Dei aeeenomica dispositione plane infel- 
hgimus, extra Ecclesiam , nce vere servandorum of¬ 
ficiorum , néc vera; felicitatis sive temporanee, et fla¬ 
sse, sive aeternas veram effulgere spem potuisse, aut 
Unquam posse . . . 


5* XXVIII. 5. Cum ergo totius creationis, et 
censervationis Universi immediatus, et prieeipuus di- ^ 
vinos finis sii bsec universalis Ecclesias institutio^ et ' 





CAVO IF. 


'• Sfa 

§ XXV. 3u la ogni agente si concepisce prima 
il fina, e poi lezione istessa . Giusta dunque i) limi¬ 
tato umano modo di concepire , nella mente di Dio 
cooc-pir pr ma si dee il fine di tinta la creazione, per 
cui voile Iddio, che gli uomini fossero fatti parteci¬ 
pi della stessa di lui eterna felicità, e beatitudine, e 
posteriormente quel fine, die gU uomini, cioè, aderii, 
pissero i dovuti otjfc j, osservante i quali divenissero 
simili m certo modo a Dio, die amando sopra ogni 

COia . se siesso B JOtà perfettissima , ama acche gli uj. 

mini, ° 

§. \S>Vl. Voile in terzo lungo, elio gli nomili 
liberamente si unissero i«quella società del Culto Di¬ 
vino, cioè, nella Chiesa , m cui istruiti soave, e pm- 
denta mente si disponessero a liberamente osservare 
quei doveri, dica, parlato abbiamo, e fuor della 
qa-i te a batto affitto speranza alcuna, non vi è di salti- 
te eterna. Dapoicchè fuor della medesima neppur spe- 

do n veri atCUna V1 6 ^ ilberamenle ^servare i n yc Jarj 

§ XXVf[, 4 I! fine immediato adunque delia 
creazione e conservazione di luto 1’Universo Pira- 
mediato fine 10 dico , ò U fondazione , e perpetua con¬ 
servazione della chiesa universale , nella quale potes- 

IsiLu £' ***** hberaiBente * felicemente 

de* necessari^dlv ' ? 6 * enut< a segno n41’osservanza 
■i, ' : r ì ^ 0ì [ er te nel possesso della temporale fdi- 

qu^sta eri,» rande ®P er ^zi dell’eterna beatitudine. Da 

potente Dio ^rh' d,Sf,0S ’ Zl0ne del Si *P ,entlss “»' 3 Onni- 
della Chie^ ' b)anuaent ? com prendiamo, che fuori 

' f ° n P 0tef ne P U ^ esservi alcuna ve* 

™ speranza di veramente osservare i necessari doveri, 
e i acquistare la vera felicità, aè la temporale, e ca« 
ClH*a, e ne l’eterna. 

. § XXVltl, 5. Essendo dunque dì tutta la crea* 

aione, e conservazione dv tutto l* Universo ii fine pria* 
cipale 8 ed immediato di Dìo questa isùttuions, è coi* 






le* àAPVT TF . 

ionsrrvatìo *, ipsa meridiana luce vel clarius palet, 
ruod reìiqnae res omnes, quae in boc miro rerum crea* 
tamni ordine fiunt, ac fieri usquam possunt, non nisi 
accessoriae sint, minusque principales, ac vduti admi¬ 
nicula qusedam ab Omnipotenti, Sapientissimoque Do¬ 
mino Deo disposita, et providissime ordinata ad il¬ 
lum sane assequendum , et qua meliori , tutioriqne 
possit ratione oblinendum pium, prascipuumque fovea- 
dee Religionis divinissimum finem ; atque ideo cunctos 
homines tota mente, virihusque totis conari oportere, 
ut eo omnia coHiroent, conspirentque, quo Deus ipse, 
at conspirent, coUimenlque voluit, atque decrevit, 
nemo sane metitis non videt uuquam, cogiturque fa¬ 
teri t Fdctle ratelligimus insuper , quod universas Ec¬ 
clesia regimen idem est, ac totius regimen universi, 
‘atque res, quae in Mundo fiunt, fierique unquam pos- 
eunt* spectat prorsus^ et complectitur omnes* 


S, XXIX. G. Deus 0 creavit, instituit, et uni¬ 
versam Ecclesiam universis conservat homini us » 
cura ea quidquid in Mundo esse, aut. concipi P 0 * s ' ’ 
ipse idem ab initio Mundi res 11, regit, et us.jue 
get eamdem , eeternumque gubernabit: atque * e ° 
dem ipse solus Creator, Dominus, Dux, veri que 
minis Rex, et Imperator Augustus fuit, est, eritqus 
semper, et in aeternum . 

§. XXX 7 Hocce vero Imperium diversimode 
Deus pro diversis tribus Ecclesiae exercuit aetatibus 
jara supra descriptis. Legis enim naturalis, et legis 
scriptae temporibus eam quoque regebat per se , vel 
fcerte per Angelos apparens, et loquens selectis, pro- 
batisque vins ( Patnar< h^s scilicet io pinna, et Prophe— 
tis in secunda sciate, ac Summo Pontifici, apud quem 
solum, unuroqne cunctarum erat summa rerum . In 
lege vero Evangelica per unum, solum que interiorem j 









capo ir. 


rói 


sermiose delia Chiesa universale , più chiaro anche 
delia stessa luce di mezzodì sì scorge, che tutte Tal- 
ire cose, che in questo ammirabile ordine delle eos© 
create son fatte, o farsi ornai si prssono, tutte non 
sono se non accessorie , e meno principati , e come 
tanti cjuti dall’Onnipotente, e Sapient ihsiroo Signore 
Dio disposti , e provvidissimameme ordinali a conse-* 
guire certamente, ed ottenere nella migliore, e più si¬ 
cura maniera, che si possa, quel divinissimo, pio, c 
principale fiue di fomentare fa Religione: e perciò 
niuno di sana niente ornai non vede , ed c ognuno 
a confessar costretto, che tutti gli uomini sonojobli- 
gatj od impegnarsi con tutta la mente, e con tutte 
le forze, acciò tutte le cose ivi collimino, e cospiri¬ 
no, ove dì cospirare, e collimare Iddio stesso volle, 
e decretò. Facilmente comprendiamo ancora , che il 
reggere la Chiesa universale , è lo ste 3 so, che regge¬ 
re tutto l’Universo, e che il governo della Chiesa on- 
ninanunte riguarda, ed abbraccia le cose tutte, che 
nel Mondo seno, e quelle che ornai esservi possono, 

$ XXIX, 6, Iddio, che in prò di tutti gli uo¬ 
mini creò , institui , c conserva la Chiesa nniversale, 
e con essa tutto ciò, che vi è, o concepirsi può net 
Mondo , egli medesimo sin dal primo principio del 
Mondo la resse, la regge, e per sempre la reggerà , e 
governerà in eterno : ed egli stesso fu , è , e sarà sem¬ 
pre , ed iti eterno il solo Creatore, Padrone, Condot¬ 
tiero , Re di vero nome, ed Imperadore Augusto , 

, XXX. Quest’ impero però diversamente Iddio e- 
sercitato lo ha secondo le tre diverse età della Chie¬ 
sa già sopra da noi descritte . Imperocché ne’ tempi 
della legge naturale, e della legge scrina la feggea 
anche da per se stesso, o ptr jpiezro degli Angioli 
apparendo , e parlando agli uomini prescelti, ed ap¬ 
provati , a’ Patriarchi, cioè » nella prima età , ed ai 
Profeti nella seconda età, ed al Sommo Pontefice, in 
Cui uno 3 e solo il sommo governo residea di tutte lo 

1 





lei CAPUT 1U. 

flf 

^>len nreniqu-2 invisibilis Spiritus Sancti , mvtstblletn 
« filatura c .r invisibiliter li unni nans Summi Romani 
Pontifica. (ju“tu in universa hominum Ecclesia unuai, 
soluaique instituit Jesu Christi Vicanum, et apud quem 
somm omnium gerendarum rerum voluit esse suiti* 
piana, et potesUtis, et jurisdictionis pi unitati; nera , 


§. xxxr. 8. Principale igitur Ecclesiae reg’men 
Vere rheocraticum est, et perfecte Monarchi cum ; quia 
unus » solnsque Deus 0. M,, qui creavit» institud» et 
conservat, eamdem vivificat, regit , et gubernat Eecle* 
siaru ; idem jpse vere Creator, Dominus , Rex, fmpe- 
lator Oajnipoteos# Quare j tare meritoque hb. J. Regum 
ca P* 8, y. Cum populus Isdraei a Summo Pontifice 
Samuele peteret sibi regem, Deus jpse querulo, oran- 
tique respoodit Samueli. » Non te abjecerunt, sed me, 
w ne regnem super eos » Et cap, io, 3. D cit Domi- 
« nus Deus Isorael: Ego eduxi vos de ^Egipto » et 
M erm vos de rnunu omnium regum , qui affigebant 
» vos. Vos autem bobe projecistis Deum vestrum , 

>3 S u ' solus salvavit vos, et dixistis; Nequamquara , 
a se tegem constitue super nos • Et cap* i* l 7 * 

» invocabo Dominum, et dabit voces, et pluvias, et 
» ^ i / tlS, * et v ^ fc kitis, quia grande malum feceritis 

» tsern* iri c f ns P f '® tu bonum petentes snper vos re- 
» nus c ,raa vit Samuel ad Dominum, et Dorai* 

» dixit / lt VOces » et pfuvias in illa die, et territus 
» v*s jmr P°P u i us a d Samuefem, ora proser* 

» mus eoim » ° m,nura * ut non monaepur. Addidi- 

» t u . av C on\ e egeVr catis co5tns majum » ut **' 










CAPO IP. 


joS 


esse. Nella legge Erangelica poi invisibilmente illus 

T ■ I ' J Ili" * J l*i /i , ^ S 10 aiìl-ito invisi^ 

Me dell invisi si bile Spirito Santo, invisibilmente il¬ 
luminando , iodico, il cuore del Sommo Romano 

.°l e J\ e . 9 ^ ua e s°l° , ed unico fra gli uomini in tut¬ 
ta la Ghisa institi» Vicario di Gesù Cristo, ed in cui 
so o volle, che residesse il sommo governo di tutte le 
cose» e Ulieto» di potestà, e di giurisdizione. 

V AA.AL, il principale governo delia Chiesa a- 

tnz* TFT reCmtiC ° ’ • Perfa.Mmen.e Mo. 
nerihico; perche 1 unico, e solo Iddio Ottimo Mas- 

a ,; e — - A 

SKr 

T% no vr i i0 rr a dl ^ o£ *cZZ' 

» «%Vi?Xl ddÌ ? *«»lo ZLl 

■ tutt. i Re, cl'if vi afflig“,v a no° l,r Vo ?*' "“T di 

« «t righettato avete ,1 «Viro D ,, ’T" 1 Uf sl °8- 

» salvalo , ed avete detto » In , ’ 1 w s( ‘ l0 v ' l,a 

« creaci ,1 Re, Ed e , conto , «» 

« 'I Signore, ed ei (fendei* voci' T'r, • lnTOchwo 
» acerete, e vedrete, che vi av-è f ggle ’ e COt '°" 

» le nella presenza dpi « . . V' aitu ur) S rart n,fl “ 

» voi il Re p w„mn 1 * ®j n ^ r< ! > 'l»natìdrtudo sopra di 
» «nere ed il i ”“ eU . ‘ ho lo ?«• preghiere al Si- 
» pioggiV e tuttn" 01 '»' ln ® U “ S'°rno voci in andò, e 

» se » Serande : PriJ^TTV' 1>0p0l ° • t ‘ ,rr 1 h ? di *: 

« «.mi; , ' ’ * n H3 a tu il Signore a prò de* tuoi 

, ? CClC) non moriamo, Imperocché tutti i 
» 110 Sin peccat i aggi ansimo questo mate ancora di di- 
» mandare il Re* » 





‘C.4PO IV, 


XXXII. g Pot or’ quodam jure exprobare 
eundis Dtu-i potuit quoque gentibus, quod a file, et 
instituts recedentes Noheint, a severi nominis, opti- 
mcqne defecerint Domino, et Rege, et ingentibus ^ 
slupendisque portentus per M ysen, vjasqus successo- 
rt-s patratis v*m excussi, ac vocati ad officium, sanl " 
inipmn,,» non redierint , const tuentes Sibi, quasi sui 



ris, et Ct nsarvaton» Dei G t » leges novas, 


C XXXiII. Eojern quoque jure arguere, et nunc 

-mst Habrcos, Etnhicos, Haereticos, et Schismaticos 
tcQ.es. au od tot, tantisque per Humanaium Verbum, 








CAPO JV\ *o 5 

XXXII. Con certa maggior ragione rimbroc- 
ci^re Iddio jjotè tutte le genti ,*■ perche allontanandosi 
dalla fede, e documenti di Noè, ribbellali sì siano da 
Ini Ottimo Padrone, e IU di vero nome, e scossi, c 
chiamati dagli ingi nti, e stupendi portenti operati per 
meato di Mo^ , e de* di lui successori., a divozione, ed 
a senno ritornati non siano; ma quasi padroni, e sud» 
diti di se stessi, e non dell 1 Onnipotente Creatore, e 
Conservadore Dio Ottimo Massimo , nuove leggi crca- 
lonsi, Re , e Magistrati . 

XXXIII. Co! medesimo dritto ancora rimprove¬ 
rare può ora anche gl’Ebrei, gl’Etnici, gl’ Eretici, 
ed » Scismatici, che scossi, e chiamati da tanti, e s» 
gsan prodigj operati dal Verbo Incarnalo, e 
postoli suoi Ministri, e loro successori, e dagl’altri 
Cristiani, e che di strepitar non cessano ut Ila suo Ko- 
mana Chiesa siao al giorno di oggi, perdurino eglino 
induriti , ed aceiecatì nell* empio stato di ribbelho* 
ne, stoltamente meadisando muove leggi } Re s 

8 IMagistrati. 






jc£ 


CAPUT V # 

De triplici Regi min is forma. 

A 

VHL,OSOPHJS EXCOGITATI 


PROEMIVI 


( 1 

\s um mvtdus Avernus non sene magna nostrorum 
temporum injuria , damno, et dedecore plurimos 
evomuerit ambitiosos nebulones, lenebrionesque, qu* 
dominatum affectantes , Democratica , et cujusdam 
falsa Ubertatis obtentu, quidquid veres libertatis t 
quidquid pacis , quidquid felicitatis , quidquid de¬ 
mum boni ordinis erat in universo Orbe tam ec¬ 
clesiastico* quam civili* totum impie perturbarunt , 
pessundarunt, et penitut quasi eripuerunt* atque ab¬ 
stulerunt ; et quamvis eorum acriores impetus im¬ 
pediti prorsus fuerint, et relusi* mulli que ejusmo¬ 
di homines ad inferos detrusi', qui supersunt tamen , 
ab inceptis non desistunt , ac omni nisu peritis, im • 
peritisque fucum facere conantes, ejusdem Demo • 
era tue* et fai sce libertatis preetextu terrarum Orbem 
tandem quiescere non sinunt , nec unquam se permis¬ 
sui os * insana quadam minantur dementia capti' 
cum icec ita sint, inquiebam/laudi nobis pollus,quam 
vi uperationi futurum, meritò -arbitramur, si ad dis¬ 
sipandas errorum tenebras , quas contra ecclesia¬ 
sticam, civilemque Monarchiam cbjundere non ces > 
sa nt istius modi Nebulones, in ( oc pio de n dis eoru m 
Jutilibus cavillis, ac in Philosophorum enondandis 
inventis plus (equo paullum immorati videbimur No¬ 
stra enim agitur res, qua non potior aitera, cum uni¬ 
versa eivdiS) et religiosa ardel societas hominum , 





COPO VI 


I Of 


Su In trìplice forma di Governo 

Da’ 

FILOSOFI ESCOGITATA 
PROEAfJO 

F 

v-Jssendo cVie V invidioso Inforno non sema grave in- 
^' un5 > danno, e disonore de’ io,tri 'empi vomita¬ 
to n„| ( h a moltissimi srabizmsi n poloni , ed uomini 

ff .i I, , rba C °“ - hug ' e le vent4 ««trano, i quali 
«dettando ia sovranità co ! pretesto dell, Democrazia, 

i . ' Ui>l> C r ! a * 54 1 )ert ® tuono empi .mente pertur- 
fcafo pessundato, i anm rapito dell* intanto, e tolto 
via tuito ciò die di vera libertà, vera pace, felicità, 

U 00 i Ord, "*i TI €ra in tutt0 il (VIondo « Eccle¬ 
siastico, che civile; e die sebbene i loro piu feroci 

impe , siano .tal. -fratto impedui, e rintuzzi, e molti 

f' ! g ;,‘ a , d ' uomi "' , SIan ° st«‘i precipitati ah- Jn . 
t , quei tuttavia , che sopravivono , non cessano 

re \ ’ e . ,entl,nd0 . con tutl ° ‘“Pegno di impor¬ 

fhe“ a n ù e faUa l ' be, , ld ' *•"»■«»• »«n“!giÌo„o 

na certa li,'* “ 1 M “ n do , e trasportati da u- 

na certa stravagante piula ci minacciano di non esser 

r cosi essendo le cose io dica ! 

E:*r:i!r o ' dove r --- rfe 

errori rho ri * , s . e 10 dissipare le tenebre deaìì 

s, no contro U Monarchia” E’des’ ^ Spargere noQ ces " 
ventilare ì lom * . f E.clesiaslico , e civile, in 

de’ Fi! Kr.fl I 1 » sussistenti cavilli, ed in sviluppare 
dò ni« a i e . mv e i iz | °ni, sembrato sarà di esserci un 
f A P . S lu f lQ trattenuti . ImperoccLu quando tut- 
e ec <d estasi ita, e civile souicìà de^li uomini, di 
un nostro aliare si tratta, di cui altre più importante 
non vi e , 









io8 


eÀPVT r. 


I. A recta quidem nostrorum Aboriginum, Pa¬ 
tria reti arutiHjuc divina bidè , ac institutis veteres 
Kthnici aberrantes , liquido fortasse sese, cunctosque 
homines Unum Deum colere , eique soli tamqqam 
Creatori, Patri * vero Domino, et soli provvidissimo 
Gubernatori natura servire natos, obsequi et obtem¬ 
perare, non agnoscebant > nec in ea ab eodem divi¬ 
nitus instituta, et gubernata omnium hominum Ec¬ 
clesiastica societate , ac regiminis divina forma sese 
instituendos , informandes , omniumque prorsus vir¬ 
tutum genere ad communem pacem , felicita temque 
necessario exercendos sese intelligebant, aut suspica* 
bsntur , cum in tenebris caecutientes erroris , atque 
ignorantiae, eo usque desipuerunt, ut falso in animum 
induxerint, se ab Omnipotentis Creatoris naturali re¬ 
gimine , et servitute liberos esse , et tamquam si sui 
juris omnino essent , su que ipsi Donimi simul , et 
servi, Discipuli , et. Magistri , Subditi , et Modera¬ 
tores, quod quidem absurdissimum e&t , a divini , 
optintique regiminis optitna forma desciscere, ac il¬ 
lam divinitus conditam , et temperatam refugere so¬ 
cietatem, aliarnque pro lubitu inire, aliarnque pro jubi* 
tu sibi adseistere regiminis formam , mate arbitrati 
sunt, sibi fas esse,et licere; nec quiequam sane Dgò 
dignum de primariis naturas legibus cogitarunt » 


II. Si enim Omnipotentis Creatoris sese, ut par 
erat, filios, servos , discipulos, et subditos, omnino a- 
g novissent]; ista hominibus nuttquam licere, nechis- 
ce vanis rebus investigandis sibi fas esse, terere tem¬ 
pus, ingenue; quidem, professi essent ; et monuissent 
potius cunctos homines praecipua naturali 'Divina 
Dege obligari > cogi, et propelli ad divinas i avesti-. 






CAPO V. ìos 

I. Gl* a ni! chi Gentili ^certamente vagando dal¬ 
la retta divina fede, ed instituzioni de* nostri Proge¬ 
nitori, e Patriarchi, chiaramente torso non conosceva-' 
no 1 , esser loro, e tutti gli uomini nati per natura ad 
adorare Iddio, e ad ossequiare, servire, ed obbedire 
a lui solo, come solo Cratere, Padre, vero Padrone , 
e solo provvidissimo Governatile \ ne comprendenuo , 
uà forse anche sospettavano esser eglino creati per es¬ 
sere istruii, ed ammaestrati in quella ecclesiastica so¬ 
cietà di tutti gli uomini , cd in quella divina forma 
di governo da Dio istituita, e regolata , per dover¬ 
si ivi necessariamente esercitare in ogni sorta di vir¬ 
tù per la comune pace, e felicità, queste cose, io di¬ 
co, essi non conoscevano, e neppur da lungi sospotr 
lavano, allor quando loschi in mezxo le tenebre del¬ 
l’errore , e dell’ignoranza, sin a lai grado fuor d’in- 
tendiraento uscirono, che si indussero falsamente a 
credere, di essere eglino sciolti, e 1 beri dal naturale 
regime, e servitù dell’ Onnipotente Creatore *, e come 
se fossero di loro proprio dominio, e di se stessi pa¬ 
droni ìusicme, e servi, discepoli, e maestri, sudditi, 
e governanti, Iucche in verita h assurdissimo, mala¬ 
mente opinarono esser loro lecito , e permesso sottrar¬ 
si da quella ottima forma eh olii etto, divino governo, 
e ricusare quella Società da Dio medesimo divine» 
mente isti tu ta , e governata, e contrarrle a Sor ta¬ 
lento un 1 a*tra-, e di governo un’ alba forma adotta¬ 
te a lor talento ; ne in vero intorno le primarie leg® 
gi della Natura cosa-alcuna ptusarono clic degna fos¬ 
se di Dio. 

§• li Imperocché, se riconosciuti sì, fossero * 
come era di giusto, figliuoli diDio, servi, discepoli, 
e per ogni rapporto sudditi-,deh’ Orini no tante Creato 
re » averehbono certamente con inguini irà confessato, 
che codeste cose non erano lecita mai agl* ucraini, e 
che permesso neppur gl’era di consumare il tempo, 
nell’ indagare codeste- vane coso, ed avrebbano .pulito- 







ZIO 


caput r. , 

pandas perfectiones, et attributa, hominumque officia 
Reo debita , ut Bono infinito , ut omnium communi 
Creatori, Conservatori, Patri, Domino, Magistro, et 
providissimo Gubernatori. Hoc enim primum , Ma- 
ximumque naturale Mandatum. 


' $. III. Porro si ad haec investiganda , ut revars 
Omnes homines natura tenentur, animum appullissent 
Philosophi; cognovissent hercle, i. Contra naturales 
leges esse , et contra omne jus , et fas , divinas non 
obtemperare voluntati per expressam revelationem 
Jiominibns menifestotre : Intellexissent, a. sedulosi- 
hi inquirendum esse, nutn revera Deus suam homi¬ 
nibus voluntatem revelare unquam dignatus esset ; 
qurd quidem facillime ab Istraelitis didicissent ; si 
docile» aures eisdem praebere voluissent Philosophi . 
Hsebraicae enitn Religionis fama a Deo vere institutae , 
et ad Adventum usque Jesu Chrirti perpetuo guber¬ 
natae , hujusmodi , inquam verae Religionis fama , et 
notitia post patrata a Deo ingentia illa portenta in 
d%pto , in deserto, in acquisitione Terrae Promis¬ 
sae. et secutis inde temporibus, per universum Orbem 
longe, lateque personabat, et maxime a Regis Salomo¬ 
nis aevo, cutn adhuc ad auras nondum venerat istorum 
I hilosephorum genus acutum : quorum Principes Pia¬ 
lo, et Aristotiles cum a quampluribus ediscere potue¬ 
runt Hebraeis, qui negotiandi causa Graeciam inco¬ 
lebant ; tum cum ipsi varias regiones peragrarunt di¬ 
versos earum mores, et religiones inspecturi, et apud 
Hasbreos versati fuere, ut feruntur , vel saltem hanc 
provinciam oportebat illos obire : scilicet quae susee- 
perunt itinera, et peregrinationes , eo fine suscipere 
debuerant , ut Deum noscerent , eique ah hominibus 
debita officia » Hoc est enim ut modo sjebamus t pri- 




CAPO V. 


ui 


u\Tf ' 1 da «na principe 
ff ; U,a e ’- 0g§e obi, S a£i essi venivano, co- 

S ti c r* ' a ? P rr ie Divine pwf«'oni,«à 

Rpnp ,*V e , & uomini dovati a Dio qual 

Bene Infin ito, e qual Creatore , Conservadore, Padre 
i ? n°re , Maestro, e Provvidissimo Governante di tutti 
gì nomini . Dapoicchè questo è il primo o niù j m 
portante comando delia Natura , P ' 1 ,m ‘ 

.3 M. Ed invero se applicati si fossero quei Fi- 
J# f ome P er n «fura sono realmente obligli t, ti 

Bono certamente conosciuto i C I V ny C0Se * avrtb " 

delia Natam, „ controZ’ l'citeua ‘Z '*>* 

gai- Ptìfcbidienza alla volontà Divin- ’ i> ^ l ? • ne * 
infestata per mezzo Hi , ‘ divina agl» uommi ma. 

prefo avrebbono, a easefeebno n' 7 ' 1 "' 0 "* ' C ° m * 
goti a ricercar con triti, .11 g onnm!l mantc obli. 

g-to si fosse ‘ì- m,i ' d<Ji “ <*•' 

volere; tocche avr^KI n dUl fg * 1 nomini il suo 

te potuto dagl»Isdraeliti"°s a ^ Pr p n | Jer / aC ‘ llSSin:1ilmen * 
scolta .gli avessero * V Ftlosofi una docile a- 

ma dell’Ebraica relmion^ i'°f ‘ Im P eI " la fa- 
e da Dm inaino '?!• TZ “*!*«’«•. 

ita vera Rel^io,’ , il ° n ° ,Ì2Ìa ^d’¬ 
operati nell’Egitto nói gl ? ingenti pródi^j ddDio 

T-ra Pri^’“V ««’.^isto della 

to rimbotnniava in llrt(0 ;i l Mn S 0 8 ult, i da per lui- 
Poca dei R e Salomone H ndo ’ e massimo dall’e- 
r actita- razza di qugsti’]?iln. r° an I cop . nat,i non era 
Platone, od Arista ! f °'V ,* P' lnci pi da’ipuli 
ehroi, otre j# GrZ•'Prenderla pote.no A dagl* 

pure quando e ,n „ 0 “.I'!”?"? ?•? »'»»«• . ““te., 

ro per osserva? Hi mdeslin .’ va rre regioni trascorsa, 
reliìione e rU ** presenza 1 loro diversi costumi , e 
.Ebrei noi;, i e furono, come dicesi, (.lesso anche gli 
ni di' * a ® eno essi praticar doveano : quei camini, 

) e, e quei lunghi viaggi 9 che e*si intrapros«fg> 




,,, \CJPUT r. 

muro, et mnximnmm Divinas flatur» uiandaium. 
Quod cuivis innovare nec tunc quidem licebat . 


« ]V Profccio cum lotius Creationis, et Con* 
servatimi. s Universi immediata» , et pmm.wm jt.ta¬ 
na» finis fi. t’nivérsalrs omnium Uom.n.m dm««i Le 
desi» .Institutio, at Conservane ; facile 
Deus non dio orlo fine in Hebwornm popuo “ ' 
tantaque stupenda patrasse miracu.a , »80 ^ ,. s0 Or¬ 
line populum illum tam conspicuum '" U " iw " i . 
be reddidisse, ct famosum portentis, opibu», cal 
talibus, bellis, victoriis, foederibus, *P S 
tatibus non al o certe, inquam, fine» gom- 

tuta divinitus Ecclesia aberrantes heonties ,, _ 

nosopitns excitaret quoque , vocaretque at _ 
gem, non alio certe, inquam, fine, nisi *. 

nse Revelationis, suaeque ver® Religionis •’ arn 

notitiam vel invitis obtruderet caligantium 
obtutibus . 


V. Philosophi tamen illi in media recise i ■ w- 

tlonia, et divinas Reveìatioais luce caecutientes, 

craticum regimen , a q«o solo oportet bona GunÉ 
speraro, aut minime viderunt, aut certe neglexeiun » 
et ad communem securitatem, utilitatem, felicitatem - 
que, qua possent ratione , comparandam , obtinendam- 
«ne, pro infirmi humani ingenii captu tres excogita- 
sant humao* regiminis, societatisque diversas formas* 





CAPO V. 


*i3 


I'*i traprende re ì’aveano dovuto a quel fine certamente di 
conoscere Dio, e gl’oflicj dagli uomini a lui dovuti . 
Depoicctiè questo , come testé dicevamo, è iJ primo, e 
più interessante comandamento della divina natura : 
comandaminto che a niuno, neppur di quei tempi e* 
ia permesso di ignorare, 

§ IV. Oltre a ciò, essendo che l T immediato, e 
principale divino fine di tutta la creazione, e conser¬ 
vazione dell’Universo la istituzione egl’è, eia conser¬ 
vazione dell’universale, divina Chiesa di tutti gli uo¬ 
mini ; facilmente cjpmprendesi, che iddio non ad altro 
fine operò nel popolo Ebreo fanti, e si stupendi miracoli 
uè ad altro fine rendè quel popolo cospicuo, celebre! 
e famoso, m tutto 1’ Universo per i portenti, perla po¬ 
tenza, per le calamita, per le guerre, per le vittorie, 
per le alleganze, e per le stesse cattività, non ad al¬ 
tro fine certamente, io dico, che per iscuòterc anche 
quegu uomini, che lungi errando d.dla da Dio insti- 
tolta Chiesa, addormentili si stavano nel loro errore 
e chiamarli cosi al cammìn dritto , non ad altro fine 
certamente, io dico, che di cacciar per forza sin dentro 
i malvolentieri sguardi degli nomini incaliginati la hi- 
co, e la notizia della sua divina Rivelazione, e della 
sua vera Religione . 


» Ua ^; ^ u . ei P'iosofi tuttavia f n mezzo alla !nce 
. retta ragione, e della divina rivelazione abbarba- 
girati o non conobbero il governo Teocratico, dalnua- 
e do uopo e, die ogni ben si speri, o certamen^ 

potcano Ular0n0; j e Pe . r frocurare ! n quella guisa, che 
cìprsi ld Sc " in ,icvo ^' nec ‘ ss'irj ajuti, e per procac- 
ji •.? ’ d ° tP ^ ro la comune sicurezza, utilità, e fe- 
, «...con o la capatila del debole umilio intendì- 
etno tre diverse forme escogitarono di umano govcr* 
-‘O, e società. Quella comune, e perfetta felicità, va- 
- a mi a cai per un insuperabile istinto delta na- 
agognano gli uomini tulli, in quel luogo la cer» 

i6 








, i4 cjpbt r. 

Qiim scilicet cuncti homines invincibili natura* im¬ 
puti u communem » podectamque sospitant felicitatem* 
eo loci querebant * ubi nulla quidem inveniendi sp?s 
poterat elfulgere J apud homines nempa natura pas* 
sionibus obrutos et 'gnoranlia . Quid porro tanti bo¬ 
ni sperare licet , nisi a Deo O. M. ? Aut enim sje» 
bant, cuncta sc ipsa reget multitudo , aut aiiqui e£ 
ea , aut unus ex omnibus moderabitur omnes ; nec 
sane pi celer bos alius dari * aut excogitari polest re¬ 
gendi modus . Et ita quasi populus sui ipse esset ju¬ 
ris , et potestatis , quod contra hominis creati mluraiu 
certe est, nccquicquam dignum de Dei Creatoris, et 
Conservatoris Dominio, absolutoque cogitantes Impe¬ 
rio , a libero, addebant, pendet arbitrio populi, quas- 
nam ex tribus seligenda esset regimin s forma . 

VI* IIoece quidem jus, potestatemque Optimo 
Domino, et Creatori auferebant Deo, tribuehankjue 
populo, natura nato servire Deo ; quoniam revera in 
hominibus, utpote e nihilo eluetis, et creatis, sive 
sigillatim singuli , sive simul sumpti considerentur 
omnes, nil pneter officia suo debita Creatori, et Con¬ 
servatori inveniri, inesse, aut concipi unquam potuit. 
Sive enim Creatura stat, sive pent ; non sibi , sed 
suo Domino , et Creatori stat quidem , aut perit j 
cum nihil penitus Creaturi ad solum esse contulerit, 
nihilque proprii in se ipsa habeat. Quid enim ha¬ 
bet, dicit Apostoltts, quod non accepit utique a Qec? 
Haec utique illi ignorabant » aut nosse certe negli- 
gebant. 

VII* Cum populum unui regit e multis. 
Monarchia dicitur, seu regimen Monarchico m ; cum 
aliqui gubernant, nuncupatnr Aristocratia ; appella¬ 
tur denique Democratia, cum se ipsum populus re¬ 
git, sive, quod‘idem est, cura penes ipsam multi- 





rcjpo r. 1 15 

tapino, ove di rivenirla nessuna speranza in vero ba¬ 
lenar potea : la cercavano, cioè, negli uomini, eli e per 
natura sono da ignoranza soverchiati, e passioni . Co¬ 
me mai sperar Ime un si gran b;ne, se non da Dio 
O timo, Massimo? Imperocché essi diesano , o reggerà 
se stessa tutta insieme la moltitudine, o alcuni di essa, 
od un solo fra tutù starà di tulli al governo ; ed in vero 
fuori dì queste altra forma di governo darsi, o esco¬ 
gitarsi non pub. E co.d, quasi che il popolo fosse di 
suo proprio dritto, e potestà, ed affatto indipendente 
da Dio, nè cosa alcuna quei filosofi pensando degna 
deirassoluto dominio, ed imparo di Dio Creatore, e 
Conseivadore, dipende, soggiungeano, dd libero arbi¬ 
trio del popolo , quale di queste tre forme di gover¬ 
no sciegl er ei si volesse, 

§. VI, Togli nano essi certamente questo dritto, e 
questa potestà a Dio Ottimo Padrone, e Creatore, c 
lo davano eli* uomo nato per natura a servire Dio ; 
mentre in realtà negli uomini, come cavati dal nulla, 
e creati, tanto se si considerano ad uno ad uno in par¬ 
ticolare, qu ulto presi tutti insieme nienl’altro vi si po¬ 
te trovare, nien*. altro esser vi potè raai,o concepire, 
che gl’ollìc*] -al lov Creator, e Conservadordovuti, Im¬ 
perocché se la creatura campa, o perisce, non carn- 
pi, o perisce se stessi, ma al suo Padrone certa- 
■m.ente,- ed al suo Creatore ; mentre niente ella con- 
i n asi esser suo, e niente vi hi in ss stessa del suo. 
Imperocché qual cosa mai , dice l’Apostolo, ella ha , 
(he ricevuta non l’abbi i certamente da Dio? Qua fi - 
J o so fi ignoravano certamente queste cose , o di co¬ 
noscerle fllnien trascuravano. 

§ ^ 1 1. Quando un solo fra tutti regge il po¬ 

polo,^ Monarchia allor si apporta, o Governo Mo- 
in re uveo •, quando governano alcuni , si chiama Aristo¬ 
crazia , si chiama finalmente Democrazia , quando tut¬ 
to il popolo regge se stesso , o , ciocche è tutto lo 
stesso, quando V impero risiede presso la stessa tnol- 






iiG CAPUT V. 

tndinccn residet imperium* iaquiebant illi * homines 
scilicet humana loquentes, 

§. VUI, Nisi raea me fallit opinio ; nimia idea- 
rum confusione laborasse videntur, qui cum Haeresi¬ 
archa Calvino praeter has tres regiminis formas dari 
poss* et alias dicunt, es. his eisdem tribus permiscen¬ 
do exurgentes. Sunt nempe nonnulli, qui verba potius 
attendentes, quam ipsorum verborum ideas, et definitio- 
nes, rem conceptu facilem , ac revera possibilem fa- 
ctu protulisse , arbitrantur , cum asserunt dari posse 
regimen mixtum ex Monarchia, et Aristocrstia , aut 
Democratia ; aut ex hac, et Aristocratia ; aut ex tri¬ 
bus omnibus sirnol permixtis. Nam quoecuraque fue¬ 
rit htec supposita permixtio , non aliud potest dare 
prodactum, quam ut principatus sit, aut apud om. 
nes, aut apud piures, aut apud unum. Atque aueo 
quomodocumque facta concipiatur asserta permixtio, 
semptr redit ad idem . 


IX. Si permixtam nemps finxerint Monar¬ 
chiam cum Aristocratia; peto : aut haec permixtio effe¬ 
cit, ut imperium fit penes unum, aut plures, aut penes 
omnes , Q a ’ c q uatn aliud enasci nequivit . Si respon¬ 
derint, quod sit penes unum ; recte reponemus : En 
dum aliud sperabant emersurum regimen diversum; 
eadem exiit simplex Monarchia : Si autem dixer.mt , 
quod fit penes aliquos : Jure dicemus : Ecce evanuit 
Monarchia , et ipsa simplex emersit Aristocratia . Si 
denique responderint: Penes omnes: En, insurgemus. 
Monarchia simul exulantibus , et A ristocratia , eaderii 
sola viget Democratia . Eadem argumentatio valebit 
super quaslibet alias permixtiones . Qusscunxjue er. 
go~ et quomodocumque facta supponatur asserta is!a 
permixtio, nulla alia obtineri potent, nisi ex illis tri¬ 
bus una, aut nulla'guiderà regiminis forma. 






CAPO V . 


117 


Mudine, dieeano quei filosofi, quegli uomini , Tale a 
dire, che umanamente parlavano . 

§. Vili. Se io no# mi inganno; da troppa con* 
fusione di idee occupali mi sembrano tutti quei, che 
coll’eresiarca Calvino opinano , esservi oltre a queste 
tre forme di governo alcun’altre resultanti dalla me¬ 
scolanza di queste medesime tre forme. Vi sono mol¬ 
ti , vale a dire , che attendendo più alle parole, che 
alle idee, e definizioni delie medesime, opinano di a* 
ver proferito una cosa facile a concepirsi, eJ anche 
possibile a realizarsi in fatto, quando asseriscono, po¬ 
tersi dare un Governo Misto di Monarchia , cd Ari¬ 
stocrazia , o Democrazia ; o di questa , c di Aristo¬ 
crazia; 0 di tutte e tre mescolate insieme , Concio- 
siscchè, qualunque sia per esser questa supposta me¬ 
scolanza, dar essa non può altro prodotto, che l’im¬ 
pero sia 0 appresso di tutti, o appresso dimoiti, 0 ap¬ 
presso di un solo, E che perciò comunque fatta si con¬ 
cepisca l’as serta mescolanza , ritorna sempre alio stesso. 

ì 1<! * e ^ n S erantl °, va l e a dire, di esser mesco¬ 

lata la Monarchia coll’Aristocrazia » dimanao : 0 que¬ 
sto miscuglio eHeUttò, che l’imperio fosse presso un 
solo, o molti, 0 presso tutti. Nascerne alcun’altra co¬ 
sa ella non può. Se risponderanno, di essere presso 
un solo, giustamente ripiglieremo : ecco mentre s pera- 
vano essi nascerne uu’altro diverso governo, ne usci 

LT S](U * S T np ‘ Ce Monarc!lia: se poi diranno, di 
essere presso alcuni; meritamente risponderemo: ec - 

.. 7a " ! la m °aareh , a, e ne risultò la semplice Ari- 

J>f Z !\\- Se finalmcnte risponderanno, di essere pres- 
, . \ u 1 * ecco * insorgeremo, cacciate via la Monar* 
e oa insieme, e l’Aristocrazia, sola resta la stessa seca¬ 
li ice Democrazia . La stessa argomentazione vaierà 
per qualsivogUano altre mescolanze. Qualunque per¬ 
tanto sia per essere , ed m qualunque modo fatta si 
supponga l’asserta mescolanza, nessuna altra forma di 
governo ottener si potrà , se non una deile tre sem* 
plicip o certamente nessuna alfatt©. 










11 8 


CAPO V. 


X. Ex (Jicl's modo luce clarus patet , diri 
uni j'o-se ex Aristocratia, et Dmocratia mixtum re- 
«mon, utjìOle quod opertam involvit contradictionem* 
Eni et rr; mix: uni, et non inix’u n ; M.xtum (, rit; qu-a 
im wUnt , snppoountque . Mon erit mixlum, quia 
j ir tir IM nitriti ex ip»a asserta permixtione non ni¬ 
si sin ]>i x poiu t ex re , *ut nulla quidem forma re¬ 
giminis. Est, et non est : Quod absurdissimum, 
l'iilfum irti tur supponebat omnino Calvinus, longeque 
ab'mbat^a v-ro Diviv.se Ecclesiasticae Monarchiae si- 
niul , et Saeenlaris inUnsissimus hostis , cnm lost. 
Lb. 4 cero no. yg. scripsit:^**/» si in se con* 
siderentur tres ilice, ejuns ponunt f' h> lo sophì , regi* 
minis fornice, minima negaverint, vel A vistoci altam * 
vel temperatum ex ipsa , et Palma siala,n ab 
aius oni’Ubus longe excellere. A simplici scilicc,, 
vel m.xia Monaclva, et a siuipbei Demo era ha . 


XI. Verum ex lice Ino Arislocraltae ,.et De- 
mocratia; temperamento quid, quaeso, ex pectas tmpc 
Calvine ? Quid his verborum strophis, contra ctiones 
contradictionibus aggeras, invita Minerva . J * i:)( j 
enim temperamento quid ahud sperare bcobit , v e 
poterit, nisi quod aul Omnes regant, aut PJures, sue 
Unus ex omnibus, aut tiemod Quid abud enim 
versum n f 'C dari, nsc dici, nec excogitari , aut con¬ 
cipi unquam poterit . S; dixeris : Omnes : En sim¬ 
plex Uemocratia . Haec est ergo, quae ex tuo nascitur 
tempera mento , et quae, ut aje-bas . a Monarchia fon- 
gè esc. lien» r et omnibus ab<s, Ariìfoc. nuiC csqu^bi* 
tur per lumn sententiam- Atqui per te ipsum sim¬ 
plex Aristocratia longe excellit a simplici Democra* 
l:a . Excellit igitur simul , et aequatur . Quod idem 
v-st , excellit, et non exceli t ; aequatur, et non se- 
qmtar. Tate ipse ergo, C^vme, tuis verbis inveì- 






il£ 


cJPO V , 

X. Da quanto venghìam ria dire*, più chiaro 
della luco si scorge, non potersi un GovernoMì- 
sto di Aristoerazia, e Democrazia, come quello , che 
aperta ccntradizione involve. Imperocché sarà misto» 
e non sarà Misto. Sarà misto, perchè cosi lo vogliono* 
e suppongono; non sarà misto, perchè in vigor di quan¬ 
to dimostrato abbiamo, dalia mede^ima'-asii ria mesco¬ 
lanza resultarne non potè se non una dille semplici, 
o certamente ninna forma di Governo , È, e non è: 
locclie e assurdissimo. Calvino adunque nern co en vi¬ 
talissimo deli 5 Ecclesiastica Monarchia insieme, e de li 
secolare supponeva onnuuimeme n falso, c ! ( riviva as¬ 
sai /ungi dal vero, quando nei libro ^'capo ao $.8. 
deile sue Istituzioni scrisse : In verità se si conside- 
temo in se stesse quede ti e forme di Governo, che 
i filosofi ci suggeriscono , non sarò mai per nega' 
?e, che l Aristocrazia , od un governo mescolato di 
essa i e di Democrazia , è assai più eccedente di 
lutti gV altri : Delia semplice, cioè, o mista Monar¬ 
chia, e della semplice Democrazia . 

S* XI* /\Ia da questa tua mescolanza Ji Aristo¬ 
crazia, e Democrazia, cosa mai, di grazia, t» aspettavi 
tu* o empio Calvino? A che contro ogni buon sen¬ 
so con, ques'i circuiti di p. ir ole coni radi z ioni a con» 
tradizioni ammucchi? Giacché da questa mescolanza, 
eie cosa mai sarà lecito, o potassi mai sperare, se 
non o che governino tulli , 0 alcuni, o un solo fra 
tati ?0«po,oche altra c.sa diverta „1 dar si pub, oh 
„ n ’ ne concepirsi mai. Se dirai, che 

ff j * 110 u ^j * ecco semplice Democrazia Questa 

inique que,la forma, che nasce dalia tu » mescoUn- 
I, e f ie ’ comc dicevi, essendo assai più eccelìvitte 
e f “anarchia, e di tutte l’altre forme di gaverho, 
ara e j*j* a ^ e P er ^ ua sentenza alla semplice Aristocra- 
* ia \ , a Per tua stessa sentenza la semplice lAiato- 
crazia e assai più eccellente della semplice Democra- 
Xia » Dunque è assai piu eccellente insieme, ed è e' 






ii» 


CAPUT F. 

vìs, et con tracie! ion ibas . Si au Lena responderis : Ut 
regant aliqui : Ii a simplex Aristocratia . Ex tuo 
ejj^o temperamento cx Anslccratia , et Dsmocratia 
jiil ; liuii sperare licebit, nisi eamrlem ipsam sim- 
pl.c-m Arislocratiam . Atqui jactabas, fce daturum 
quid diversum , quod simplex non esset Aristo* 
trrMi . Est ergo quid diversum , et non est ; est 
ten pera meritura ex Aristocratia , et Denaocraìia , et 
non est temp ramentum : quia est simplex A risto era- 
tia. Tuis ergo ipse verbis, ac tute contradictionis la¬ 
queo tute ipse suspendis » 


XIX, Superest ergo nuuc ut diras, quod unus 
regnabit, Quamv s id sii , quod nos volumus; et 
quod tu faleri cogeris invitus j contradictionis tamen 
laqueos nec ita evasisti . Formam enim regiminis ? 
quam ex ine tuo temperamento pollicebaris , long^ 
excellere jactabas a Monarchia . Atqui quod ex noo 
temperamento exiit, quodque solum sperare licebat» 
ipsa eadem est Monarchia » Eadem ipsa ergo Monar¬ 
chia longe a se ipsa excellit . Est ergo eadem ip £a 
per Ipothesin , et uori est eadb-m ipsa, qu’ a cS ' 
celli’* Quod quidem absurdissimum est, manifestam' 
que involuit contradictionem , En , Calvine , quo te 
dementia traxit; imo /Eterni Numinis provida ista, 
ut dum Monarchiam omni nisu oppugnare conaris , 
et verbis verba congeris cassa sensu., imprudens , in* 
Yitusque dixeris, qnod cerio nolebas , 'Alenar chiam 
riempa a Deraocralia Icnge ex celiare , 





CAPÒ V. 




gaale : (ceche è Io stesso, è più eccellente, e non e 
più eccellente ; è eguale,_ e non è eguale . Tu stesso 
adunque, o Calvino, inviluppi te stesso ne’ lacci delle 
tue parole, e delle tue contradizioni • Se poi rispon¬ 
derai, ehe regnano alcuni ; ecco la semplice Àsisto- 
crszia, Dalla tua mescolanza adunque di Aristocrazia s 
o Democrazia non sì potrà altro sperare se non la me-' 
desima semplice Aristocrazia, Ma tu millantavi di da¬ 
re una forma di geverno diversa dalla semplice Ari¬ 
stocrazia ; e che perciò là semplice Aristocrazia non 
fosse. È essa dunque una forma diversa, e non lo è-, 
è essa un misto di Aristocrazia, e Democrazia, e non 
è un misto; perchè è la semplice, e sola Aristocra¬ 
zia. Tu stesso dunque, o Calvino, col laccio ti stran¬ 
goli della tua coutradizione, e colle tue stesse parole. 

V XÌL Ora adunque solo di dir ti resta, che di 
tutti regnerà un solo. Seben ciò è quanto noi voglia¬ 
mo ; e quanto tu mal volentieri, e contro tua voglia 
sei a confessar costretto; tuttavia neppur cosi da’lac¬ 
ci scappasti della contradizione . Dapoicehè tu millan¬ 
tavi, die quella forma di governo, che da cotesto tuo 
miscuglio promettevi , era assai piò eccellente delia 
Monarchia . Ma la forma, che da cotesto tuo miscu¬ 
glio ne resultò , fu la medesima , ei istessa Monar- 

Ci V a % a noe f esima dunque, e stessa M&narcina è as- 
eccellente di se (stessa. È dunque u 
per ipotesi, e non e essa stessa, perché è pii, ecco!, 
lente; tocche e certamente assurdissimo, ed una m«. 
infesta contradmone involve. E», o Calvino, ove 
»1 trasse la tua demenza, ansi dell’ Eterno Dioilprov- 
yi j ' o va ere che mentre con ogni sforno oppue 1 rr lì 
impegni la Monarchia, e mentre parole a parole aggmn- 
gi pr^ye di senso, senza accorgertene, e contro tu.* vo¬ 
lontà d 'Cesti, ciò che certamente dir non volevi, che la 
Mona chi a, cioè, assai piu eccellente si è della Demo- 
uaz a , e diU a stessa, Aristocrazia , 


TuL 


16 










CAPUT r. 


xr;i. Porro, etsi h-ac argumentatione , <qvi£ 
adhuc usi sumus , ai ii fatendum adactus non fuis* 
s<s.; hoc idem tamen te jamdiu imprudentem impli¬ 
cite lune falsura essa demostrabimus , cum illa vev.ba 
imprudenter protulisti : Temperatum ab Arisi ocratta,, 
et Politia statum ab aliis omnibus longe excel/ere* 
Temperatus enim hic tuus status » quem tu longiori¬ 
bus hisce verbis involvisti» alius non est, nac esse un¬ 
quam potuit, nisi idem ipse statns Monàrcbicus; Mi¬ 
raberis fortasse, Calvine, td cn inopinata argumenta¬ 
tione, Verum res ita bercle se iiabsfcj. Nara tempe* 
ratus ex Aristncratia , et Politia status ili e tuus nec 
vmplex esse poterit Aristocratia , nec simplex Derap¬ 
erai ia , aliter verbis te lusisse, et contradictiones il¬ 
las, quas modo demostravimus, te cumulasse conce¬ 
das, oportet. Atqui simplex Aristocratia est, cum 
regnant Aliqui j simplex Democratia, cum Omnes re¬ 
gnant. Temperatus ergo hic tuus status est tunc, 
cum nec Omnes regnant , nec Aliqui * Atqui, dicere, 
néc Omnes regnant , nec Aliqui, idem est , ac d'ce* 
re ; regnat Unus , aut nemo . Cum vero regnat U * 
nus, Monarchica^ status est. Ergo cum dixisti, tem¬ 
peratum ab Aristocratii , et Politia statum ab omni" 
bus aliis longe excellere , idem hercle est, ac te di¬ 
xisse, Monarchiam ab omnibus aliis longe excellere* 
Hoc sane fateri voluntas tibi non erat ; attamen in¬ 
vitus, imprudensque fassus es,quod nolebas , Monar* 
cliiam nempe ab omnibus aliis longe excellere , 


XIV. Hcc equidem mirum, et non sine Om- 
• nìpotentis Numine Dei factum putaverim a Quis na¬ 
turaliter facturn dixerit unquam, ut callidissimus vir,. 





tA'PO V\ 


ISO 


§, xm Ed invero, qu'ando anche a ciò confes¬ 
sar costretto stato non fossi da qmn f i argomenti ab* 
Liana sinoia addotto; d 1 mostreremo tuttavia, che tu 
senza accorgertene, lo avevi co medesimo confessalo 
implicitamente allora , quando imprudente mente nro* 
fe isti quelle parole » // gover/.o mescolato di /JH- 
siocraùa, e Democrazia essere assai più ecùellen* 
te di tutti gli altri » Imperocché co'estó tuo mesco¬ 
lato governo, ebe in tale lungo circuito di parole tu 
in voi vesti, niente altro si è , ed altro esser non potè 
’ il raed^-tno, e lo stesso stessissimo eo'ver- 
no M nardi ico, Ti maraviglierai forse, o Calvino, di 
st inaspettata argomentazione . Ma la cosa a fè cosi la 
va. Concioiiaccliè cotesto tuo stato mescolato di Ari¬ 
stocrazia, e Democrazia esser non potrà mai nò sem¬ 
plice Aristocrazia, né semplice Democrazia; altriménti 
sei costretto a concedere, di aver 'imposturato con dir 
parole senza idee, e di aver cunhi'ato quelle contra- 
dizioni, che pucco fa dimostrato abbiamo. Mala 
semplice aristocrazia è, quando regnano alcuni, la 
semplice Democrazia, quando regnano tutti. Cotesto 
uo stalo mescolato, adunque è allora, quando non re. 
5 no tutti, nè alcuni .Ma quando non regnaao tutti nò 

io U1 n e f5te " S ° che dirc: un soI ° re g n a, o nrissu- 
P°' "8“ u , n sol °. è Stato Monarchico . 
r,^". P qUe t“®'* cl ; e ,0 •'•lo «nwclato di Ariste 
' ’ 1 * oliata cassai ,i;u eccellente di tatti ei’ altri; è 

.55“"' t ° s '®“°> *'■« »«r tu dotto: la Monarchia 
■ «Ssai pia eccellente di tutte l’altre forme di Govec 

, ' é/ n vel ° a volontà non av- vi di confessar qua- 
contro tu* voglia pnrnondimeno, e stnza 
\f| Ve u , tìne hai confessato cioè: he non volevi , che la 
onarchia, cioè, è assai più eccellente di tutte Pai- 
tré forme , 1 

, § V Eìla è veramente cosa da maraviglia, e 

giudicò di non esser ciò avvenuto senza >1 volere deh. 
^Onnipotente Dio, Chi dirà mai., esser naturalmente 







1*4 cJPVT F, 

«i Latini sermonis a!io(p>n p^ritissitr.us, dura latine 
loquitur, iJ ipsum adstruat , qu-od omni nisu ©ppu- 
en.iie v thcmcnler intenda ? Hoc enita loco , alqae 
fi sce Vcib /runì ambagibus oppugni vshementer Oai- 
% r.us ccutendehit civilem sumi 1 , et ni 2 £i&e lècci c- 
suiticiua Monuvi.ii;j»an; quod idem est, Divi Petri pri- 
Enatum, et l* tram illaua , super quam Chrìstus Oo- 
niinus Eccks am suam sa aedificaturum dixit , sedili, 
cayitque ■ a ! que adeo Ecclesiae Christianae fundimen- 
t,i hoc loco concutere aggjredicb.atur, ipsam sic Eccle¬ 
siam Jcìu t hristi i rais a fundamentis. eversurus, $ ob¬ 
ito enim fundamento* ruat» oportet, ipsum edifi- 
C!uoi } cum sm e fonda meato stare nunquam poterit , 
lire una, et s ia machrna , Monarchiam sciiicet op* 
pugnali io hujusmodi verbis, utramque societatem cì- 
vd-m, et Ecclesiasticam concutere Calvinus , pertur¬ 
batae radicitus avertere satagebat, oranique conaba¬ 
tur nisu , mala quidem in Civitate videre cupiens „ 
Contraria tameu fassus est invitus , et imprudens; ab 
ipso hoste alioquin infensissimo veritatis testimonium 
sic elicuit Monarchia, Quis id dixerit, sine Dei nu" 
mine factura? 


S* Verum quis unquam erediderit, hisce fu- 
tihbus verborum ambag.bus, tot, taotasque involven¬ 
tibus contradictiones verba dare potuisse Calvinum 
fucunaque facere non solum quidem imperitis viris, 
sed et sapientioribus ? Id porro accidisse videtur, quia 
Hi rerum agendarum nimio pondere pressi, et moram 
pertesi, introspicere neglexerint singulorum verborum 
notiones, atque intrinsecas rotulas , cunctasque moie- 
euUs (at ita dicam) quae iu illa quidem triplici regir 






CAVO V\ 


i«5 


avvenuto, c!ie un astutissimo uomo, e peritissimo per 
altro del latino linguaggio, menile parla in lutino., te r - 
liEiclii e corrobori ciò medesimo, eli e con ogni sferzo 
distruggere ostinatamente intende, ed oppugnari ? Im¬ 
perocché Calvino in questo passo, e con queste rivol- 
ìure di^ parole ostinate mente sforza vasi di abbatta, I* 
Civile insieme, e massime 1’ Ecclesiastica Monarci!; 
die tento è dire , il Primato di $. Pietro, c m JA, 
Pietra, sopra te <g,ale Gesù Cristo Signor nostro dis-- 
;!l VOiei '^ edificare, e vi edificò di tetti U su.. Sante* 
Cinese; e perciò di scuotere si incegnava della Cristi^ 
na tmesa , fondamenti, per rovesciar co>ì da suoi pii 
*' la Chiesa d, Gesù Cristo. M- mrc ! 'f‘ 

rato via ,1 fondamento, foraȏ, che cada il medesimo 
e<Mdo, essendo che ster ei non può mai, senti n 
fondamento . Calvino con questa soia, ed unica nimbi 
iia, oppugnando, cioè, con sì fatte parole la Monar¬ 
chia, machina va egli, e a tutto poter si sforzava di 
scuotere, perturbare, e rovesciare insin dalle rodici 
e <’*« società, la Civile, e 1’ Eccl«Vrtk? 
effetto certamente di quella barbara indole, che e j a * 
vea di goder damali delta città. Pur tuttavìa contro 

il conti-ano . La Monarchia ha così cavalo per Z. 
za la testunom.nia della verità dalla tocca istessa d»l 
SUO peraltro capitataimo nemico , chi % £ 

di Dio T" C '° avvenu!0 sen2a una Pascolar opera 

eiocbf'dfLf 9 Cl |' Cre r erà mai ' che cnn lali inetti 
fono ,)lf fb- che ta i ’ 6 *““t8comrndizioni invol- 
nnM * i ! f- Calvin ^ potuto illudere, ed abburbaaliarc 
f ? A°r * uom * n * imperiti, raa pure de 1 più s»pìen* 

* A . p 31 ‘Sembra esser ciò avvenuto, perchè que* 
st! uomini grand» soverchiati dal peso delle faconde, 
e volendo tosto spicciarsene , abbia#* trascurato di 
temutamente sviluppare le idee di calcuna parola, e 
di guardare» per dir cosi* sin dentro le interne roteai 









■iiG CsJPUT V. 

irrnis forma , ol in unaquaque earum necessario e ol¬ 
ir no r* quìi un tur, continenturque . Ne quid hujusmo¬ 
di cuiqt! ;ra eveniat nosircrum auditorum, leclorutn- 
ve, epifite prsetìum erit , ex bis nonnulla aiicquin oh* 
via paulo latius esplicare; nequis scd.cet idearum i i- 
] crai s confusione in litijusmocli incidat, vel hians hu¬ 
jusmodi deghitiat conlrcdictiones, erretesque, presero 
tim eum hujusmodi errores nunc ne st rorum tempo- 
rum irjurit;, ac perditorum hominum culpa res per- 
inibant totius Oibis , nec nostras omnino relinquunt 
intactas . 


§. XVU Quemadmodum noster primus genitor 
Adam, it betnarchae , ita ft reliquos omnes , verse 
Religioni , et a Dio divinitus iustitutre ecclesiastica; 
societati dare numen oportet scraper , et usque opor¬ 
tebit , et forma; illi regimiuis subjici , quam Deus 
ipse revelando constituerit , omnino necesse est > et 
scraper erit. Naturali enim, et vere praecipuo primo, 
ct maximo mandato, ae Mge, qua potior alia concipi 
nequit, Deo Creatori, ac Optimo Maximo Conserva- 
tori , ct Gubernatori in omnibus, et per omnia obse¬ 
qui, et obedi re tenentur, et ruaximopere coguntur ho¬ 
mi nes omnes Haec autem forma regiminis, cum in¬ 
stituta sita Deo, qui Optimus optima gignit, non nisi 
optima 'esse potest. Optima vero illa dicitur regimi- 
nis forni g , quse ad consequendum temporalis , et ac- 
ternae felicitatis necessarium, et amplissimum finem, 
ila perfecte, et adequate conducit, ut aperiam contra¬ 
dictionem involvat» atque absurdum ensn no sit, imo- 
d'ctu nefapdum , ullam aliam ea meliorem esse, aut 
excogitari ab hominibus unquam posse. Atqui in ea, 
quum Deus ipse instituit» ferma regiminis uons re¬ 
gnat, guberoatque, idem ipse scilicet Deus, qui ut'crea- 
vit , et consc vst » sic prudenter » suaviterque omnia 
Aispoujt, moderatur, et regit ; tum vero unus regit, 




cjpo r. 


is 7 


}e t e tutti i piccoli ordegni,, clic p o r indispensabile 
teessiia assoluta mento si ricercano, din verità con- 
tangonsi in quella triplice l'orma di governo , ed in 
ognuna di esse* Utile sarà spiegarne un nuoto più 
estesamente alcune nozioni per altro ovvie, tur im¬ 
pedire, che avvenni lo stesso ad alcun de’nostri lerf. 
Ettori, 0 uditori, per impedire, cioè, thè alcuno re¬ 
stando eoa idee etniuse £u questi oggetti', cada, ’q a 
bocca sperla mgluoUisca si fatte con tra dizioni, ed u- 
ron, e tanto maggiormente, che questi errori per m - 

fatTl! ^-" 0Sìn e P cr C0, P a di uomini scelle- 
id£ J la quiete perturbano di tutto t’Unircrso ulano- 

stia ^«lasciano di ogni molestia esente , 

, AV1 * Come fu di raestieri N e necessario, che 
11 ? C f ro P rimo progenitore Adamo, ed i Patria,chi 

ttisìKh d ‘ "'“‘i" 1 ’ ° SJ, '“ SC “ |,re 

ctie tutti gl altri uomini ancora si ascrivano a Ma v r. 
Religione , ed all’ecclesiastica società da Dio divina- 

-F* -sci Jz;; 

il medesimo ‘«ito avrà per '■« 

stabili i n n Q „„- i' * n.czso della rivelazione 
Ubili lo Dapoicthe per naturale, e veramente oriti. 

» ,pa e e massimo comandamento, e pe/ una 

<-ggs, di cui altre più imponente concepir non imos 
J; ,uUi 8 '! «omini obligati, . soJJZl et 
stetti di ossequiare, .ed obbedire in tulio, 

a Dio Creatovi-, ed Ottimo Massimo Cons.rvlj.ir- S 
Governarne. Questa formi no, ,1; ^'^iVJilore, a 

situila da n„ ,1 P dl S 1 "' 0 ™ 0 «WnJo i- 

j i >lna l e ‘ lc| U, cosi adeguata, e perfettamt-ntacen- 
* tU -'? 19 a P erta contradizione -involve., ed è assolu¬ 

tamente ,un as&urdo, esser vene o ponisene ttì-ai dagli 
uomini escogitare alcun’t. lira, tnijhoca . Ma’ in quella 
tei ma di governo, che Iddio medesimo istituì, un so- 








CAPUT r. 


'1 $s 

Monarchica forma est ; Monarchicatn quoque esse s 
quo ad illos homines , quos sua; supremae Potestatis 
visibiles in terris constituit Administros, paulo infra 
( cap, seq ) luce darius demostrabimns . Monarchia 
igitur, «tpote a Deo O. M. instituta, oronium est op* 
tuna, nec alia unquam excogitari potest, qute melius, 
jh rf#ctiusque ad optatum, anuplissimumque perpetuas 
ielicilatis finem conducat» atque perducat. 


XVII, Hinc plura legitimo nexu sequuntur : 
1. Quod cuncti homines praecipua, et maxima naturae 
lege, et qua non potior aitera , subjici coguntnr Me* 
uarchico regimini, tum quia a Deo institutum est- tum 
quia nullum aliud daii potest regimen , quod menas 
eo ad necessarium finem conducere valeat, a. Q a05 * 


illi homines, qui ab ecclesiastica societate, quam De«s 
omnium Domitius, et Gubernator instituit, recessisse 
inven antur, jure , meritoque dicendi sunt , a Deo 
vere Domino, et Rege , contra maximam., praeci¬ 
puam Naturos legem perfide descivisse, ac impie de* 
fecisse , atque in nefando versari illicitae desertionis, 
ac defectionis impio statu. Quamvis autem istiusmo» 
di homines ad officium se m per, et pro secnper redi¬ 
re tenentur ; tamen si in hoc impiae desertionis per¬ 
fido statu concipiuntur , excusso divinas servitutis, 
st obedienti® jugo ; ut concipiantur quoque oportet 
sine Buco, sine Domino, et inter se oranes juribus 
pares , et officiis , ac unusquisque sui ipse Dominus, 
et servus; subditus, et gubernator . Qui est veras 
Ansrclnae status , qui vere aperUm involvit rontradi- 
ctionem , qui contra pr® ipuam , maximam que est 
natui® legem t quo mhil deterius humano gèneri. 






capo r. 


\*9 


io restie, e governa, cmè, lo stesso, e medesimo IJ-* 
aio, n quale come creò, e conserva tulle le cose; cosi 
soave, e prudentemente tutto le dispone, regge, e go- 

noT VT q r 3nd0 ”88- “ »»1». 1* formai gov«,. 
- ■ onarcliica ; e Monarchica puoco appresso (,ael 

se ^ u ® r ‘te ) dimostreremo, esser ancora per rispet- 
to a qu .gl, uomini, che in terra costituì Ministri visi, 
b i della sua suprema Potestà. La Monarchia adu«. 

tima satv da Dio omrn ° "-««o, è i* «. 

meglio #» * '* ne altra escogitar se ne può mai, ch« 
al Slsiitn P Jd perfetta mente conduca, e facci arrivare 

Txvìl TV?'™ finS delU P ei ? 8t * a licita . 

* lL ln<ìl Intimamente ne siedono moU 

P e ; S lI“n 8 '• Clle «»• uomini per u„ 9 pTil 
altra Dii * P "", p ; es8llute h SS e della Natura, e di cui 

trfd?tp al J v?jena ?V ,r ^- 

teiiìr 8 ' 9 d * u 

cose . meeltaracuta V®”,^ 

c uaU 8 *. " 81 deTOno di ess « r » i conir, la p? a. 
taaute Vfvoui 1 f e ? ss * ale dell, Natura p 3 H5d,- 

mZ sS^.irTn^ d ,* Di ° "«■ 

l’empio s i a “ 0 di illecita u* 1 ' 

ihj. Sebene poi tal sòrfa di - r, ^ lta * - e rMel ‘ 

cari Ogni momento sono di *10“,™“'.^""*'• M “ pW ’ 

si eoa si d erano purnondim >n« * divozione; se 

di emnia riI jpII mito ” ao !n I 1103 * 0 perfido statu 

li divina servitù ed^K?” r ^ ÌSC0SS0 Z io $° dc \' 
sranri n ^ f ed obbedienza ; non’ h si coneeni*. 

n 1 f nC °j- a esscr senza condottiero, senza Padro- 

* . d» loro tutti eguali di dritti, e di doveri ; 

g r> nuuo di se stesso Padrone'» e servo , suddito y 

& governante , Quale stato è quello di vera Anarchia; 

<£ <. JL 9 | y ' fl . - . : - ( 









i3t> 


CAPUT F, 


§. XV1H. Ia hoc quidem rerum slatu Elhnici 
Pini oso pili versabintur , cuoi nihil cogitantes de reditu 
ad otfieium , utpote qui mhil de Dea dignum sapie* 
biat , nihitque ideo inquirebhmt de hominum oflìciis 1 
erga. Deum • sei tamquam cosci ctecis ducatum proe- 
stare gestientes, ad evitandum orridae Anarchsae sta* 
ium, et ut humanis ,qua ratione valerent, pene despe¬ 
ratis occurrerent rebus, illas tres regiminis, quas su¬ 
pra diximus, excogitaverunt formas; praeter quas nul¬ 
la alia quidem dari , excogitari * aut meate concipi 
unquam potuit. Profecto si ai evitaniam Amrchiam 
vegenda est multitudo, aut uniis regat, oportet, eam, 
aut aliqui , aut omnes. Aliquis-alius modus inventu 
impossibilis omnino est ; atque ideo, aut *una ; ex tri¬ 
bus dictis adoptabitur forma , aut multitudo in Anar¬ 
chia relinquatur necesse est • Cum igitur'nonnulli di¬ 
cunt, ex permixtione harum trium formarum aliam, 
aut alias obtineri posse formis , verbis tantum lu¬ 
dunt, idearum laborant confusione, nec quid dicant, 
probe intelligunt, Quidquid enim ex asserta permix¬ 
tione obtinebitur, atft ad unam recurret dictarum $ 
aut respuet omnes , et redibit ad AnarcUiam » 


< ** - - ^ 

X,1X.. Qjimibrem non satis mirari mihimet 
ipse videor , cura meate revolvo illud etiam huma¬ 
norum iugenlorura vere portentum , Eminentissimum 
scilicet BiUaiminum , cum in casroris omnibus oculos 
ita aegregie conflixerit impto Cilvitio, ut nihil ampli* 
u ? desiderari psssit, nec illo felicior alter; tamen a 
verbis iUasum Cerase Olivini, ia eam ivisse Calvini 






CAVO V\ 


i3* 


il quale in realtà un* aperta contraiizieoe Involve, il 
quale è contra la principale , e piu pressante legge 
della Natura , e di cui niente vi può esser di peggio 
per lo genere umano, 

% XVIII. Gli Etnici Filosofi erano certamente 
involti in questo stato di cose, quando niente pensan¬ 
do di ritornare a divozione , perchè niente di degno 
gustavano intorno a Dio, e niente perciò indagavano 
sui doveri degli uomini verso di Dio ; ma come quei 
ciechi, che la guida di prestar si incegnano agl* «Uri, 
ciechi, eglino per evitar Io stato dell* orribile Anar¬ 
chia, ed occorere per quanto poteano aìie disperate urna * 
ne cose , quelle tre forme escogitarono di umano gover¬ 
no , di cui sopra parlammo : oltre le quali in verità 
darsene , escogitarsene, ó concepirne colia mento non sì 
potè mai un* altra . Ed invero , se ad evitar la sem¬ 
pre perniciosa Anarchia, è di mestieri, che regolata 
venga U Moltitudine ; fa di uopo* che la regoli o un. 
solo, qf alcuni , o tutti. Alcun altro mezzo è assolti* 
tamente impossibile a ritrovarsi : e per conseguenza, 
o si adotterà una delle dette tre forme, o altrimenti, 
necossario sara, che la Moltitudine resti nella Anar¬ 
chia . Quando dunque dicono alcuni, che dalla me¬ 
scolanza dt queste tre formo ottener se ne possa un* 
altra, o piu forme diverse, solamente fanno un fi i 0 . 
co di parole,,, d, confusione di idee patiscono, nò Leo 
comprendono co, che .. dicono. Imperocché checLà 
SI otterrà dall asserte mescpUs,, o ad un» si appar- 

erra el e dette tre forme, o le rigetterà tutte, uri- 
tornerà ali Anarchia , * 

XIX, Laonde a me stesso non sembro di ma¬ 
ravigliai mi abbastanza , quando colla mente io rumi • 
ho, che anche quel miracolo in realtà degl* incegni 
umani, V Eminentissimo ^allarmino, cioè, avendo 
§gli «IV empio Calvino cosi vai orosa menta cav ito gli 
Occhi in tutti i punti, che niente di meglio deside» 
tar si possa, nè alcun altro di lui più (elico riayclv 

a 









cjput y. 

sententiam, ut scripserit, ex trium harum simplicium 
permotione lormafura alias quatuor exurgere mix* 
las : Unam scilicet ex Monarchia, et Aristncratia ; Al- 
teram ex illa, et Democratia: Tertiam ex hac, et A- 
nstocratia : quartam denique ex trium omnium siraul- 
t^nea permixtione. Ita hoc ariete t ceteroquin falso 
passus est , abuti Calvinum ad oppugnandam Eccle¬ 
siasticam, et Civilem Monarchiam , Mfra quidem 
oec opinata res in tanto viro • ~ 


( h' ^ 0S T f rG ^ uce . c * ar,us jam ostendimus 

e , x ^ristocratiae, et JDemocratiae 
fn^r 111 ' 006 BuI ! ara ,. aiiai n emergere posse regiminis 
aron^ m, . qaatn ^“P 1106 * 1 Monarchiam . Eadem nunc 
nafd^r i°I! e - f f C! 6 ® v,nc,!ur » ex temperamento Mo- 

.i" simplex Democra^ “r"” ^ for “ a 

P^mUtiL promittitor 7orma T* 

nec Monarchia fi,, «eS&p,» A TJZ™> &£ 

nec altani Pf 01 ? 1 . 6 * 1 » ,n ( ì ua nec unus regnet ; 
ibi u ? nm ’ qU1 031 nec unus rc g nat » nec aliqui; 

datur meZm ° P ° rtet ’ al,ud enim noa 

I>emocratia Ex hf Ubi ° mnos re g nant » est simplex 

:±i -r 


XXL Idem esto iudicium a* #- 
Monarchiae, et Detoocratise . Nam si 0 ^ e [ an *li^ 
« eo, ut dicant, nec Monarchia erit ? nec ? er9 ! ur 
democratia ; certo erit simple* Aristo^ . 




ìp5 


CAPO P. 

Vi possa purnoncKraèno abbagliato forse dalle parole 
di Calvino, sia in quella opinion di Calvino andato ili 
guisa tal, che scrisse, dal mescuglio di quelle sem¬ 
plici tre forme di governo , resultarne altre quaitr® 
miste i una, cioè, mista di Monarchia, ed Aristocra¬ 
zia; la seconda di Monarchia , e Democrazia ; Inter¬ 
za di Democrazia, cd Aristocrazia-, la quarta final¬ 
mente dalla simultanea permistione di tutte e tre . 
Soffili egli così , che Calvino si abusasse di questa 
b.dista per altro falsa per atterrare ia Chiesiasiica , e 
- Civile Monarchia . Cosa veramente da meraviglia, e 
da non aspettarsi da un si grand* uomo . 

§ XX, iSoi poi più chiaro della luce dimostram¬ 
mo ( in questo capo al <$, : XI.e seq, ) che dall, me¬ 
scolanza di Aristocrazìa , e Democrazia altra orma 
di governo resultarne non può mai , che la semplice 
Monarchia . Ora con la medesima maniera di argo¬ 
menta re_ facilmente si dimostra , e convince , che dal 
miscuglio di Monarchia , ed Aristocrazia alcun* altra 
torma nascerne non può mai, che la semplice De? 
moccazia , Imperocché quando da questo preteso-mi¬ 
scuglio vien promessa un* altra certa torma di Governo, 
che non sia nè la semplice Monarchia , nè la sempli¬ 
ce Aristocrazia, e lo stesso , che promettersi una (or¬ 
mo, in cui non regna , nè un solo, nè alcuni . Ma 
dove non regna nè un solo, nè alcuni, ivi forz* è f 
che regnino tutti ; mentre altra forma media non si 
a , i a ove regnano tutti , e semplice Democrazia • 
Da questa asserta -permistione adunque, mentre di na¬ 
scerne si prometteva un’altra forma da quelle tre di* 
veisa , la medesima ne uscì semplice Democrazia ; 
La^ cosa a quel fonte ritornò , donde era partila . Cioc¬ 
che dimostrar doveasì „ 

V XXl, Il medesimo giudizio darsi dee del mi¬ 
scuglio della Monarchia , c Democrazia . C meiossia- 
chè, se ciò , che da esso, si spera, come dicono, non 
sarà ne semplice Monarchia j nè semplice Democrazia^ 










iS4 CJFUT V. 

aim regiminis forma , in qua nec Unus regnai , nec 
Omnes, nt aliqui saltem regant, incessa est; aliter 
dicentium erit, quod nullum sit regimen; quod con* 
tra Hypothesin, Atqui nbi nec Unus, nec Omnes 
regnant ; sed tantum Aliqui, simplex est Aristocratia, 
Ad pristinum ergo rediit : quod erat demostrandum» 


§ XXH. Ex omnium trium denique permixtio¬ 
ne, et vere vanissimo temperamento nihil hercle spe¬ 
rare licebit. Orrida enim sola exibit Anarchia, quod 
qnidera erit contra hipothesin , et promissa. Promit¬ 
tebant enim aliquam regiminis formam a tribus aliis 
certe diversam , ad evitandam utique Anarchj® per¬ 
turbationem, confusionemque . Quod autem ita res 
se habeat, res quidem intellectu , captuque facillima 
est . Ex bocce enim omnium trium vano tempera¬ 
mento formarum se daturos pollicebantur aliquam 
aliam formam, quas nec Monarchia simplex esset » 
nec Aristocratia , nec Democratia ; In qua scilicet 
nec Unus regnat, nec Aliqui , nec denique Omnes. 
Atqui ubi nec Omnes, ncc Aliqui , nec Unus denique 
regnat, ibi nemo regnat , ac eadem ipsa est, quas fu¬ 
gienda erat Anarchia . Qui ergo ex hoc vanissimo tem> 
peramenlo aliquam promittebant regiminis formem, 
orridee Anarchiae perturbationem , confusionemque de¬ 
derunt . Quod probandum erat . Qui igitur ex illo trium 
regiminis temperamento formarum aliquam aliam sibi 
pollicentur regiminis formam, vano vanorum verbo- 
rum illuduntur sono , omnique spe frustrati in p ef * 
tuibationem recidunt, coafusioneroque Anarchia » 






' CJFO r, *3 $ 

certamente sarà semplice Aristocrazia . Imperocché 
quella forali di governo, in cui regna nè un solo, 
riè tutti, fora 1 è , che regnino almeno alcuni. Altri¬ 
menti die si dovrà , che governo alcun non v 1 è ; 
tacche è contro l'ipotesi . fila dove regna uè uu so¬ 
lo , nò tutti , ma soltanto alcuni , ivi è la semplice 
Aristocrazìa . Si tornò dunque allo stesso , Che è 
guanto di mostrar si dovea . 

XXIL Dalla mescolanza finalmente, e vanis¬ 
simo miscuglio di tutte e tre le forme di Governo 
nulla al certo sperar si potrà; giacché la sola ne ri¬ 
salterà orribile Anarchia ; ciòj che certamente contri 
1 ipotesi sarà , e le promessa Imperocché promitlè- 
vano una certa forma di governo diversa certamente 
dall’ altre tre, per ev.tare appunto il disordine, e la 
confusione dell Anarchia . Che la fa ceti da vada cosi 
è facilissimo certamente a capirsi , ed a comprf rìdersi. 
Da poiché da questo vano mise lìgi io di tutte e tre le 
forme di governo promettevano di darci una certa al¬ 
tra forma, che non fosse nè semplice Monarchia , nté 
Aristocrazìa , nè semplice Democrazia : in cui vale a 
dire, non >regna nè un solo, nè alquanti, e final¬ 
mente neppure'tutù . Ma dove non regnano nè tui¬ 
ti , nè alquanti', e neppur finalmente un solo , ivi 
alcun non v’è, che regga; e p*r conseguenza v’è ia 
stessa, e medesima Anarchia, che scanzar si dovea. 
Quéi (dunque, che da q unato vanissimo miscuglio dar¬ 
ci promsUeana una quakh forma di regime , altro 

?°m C1 if‘f der ° ’ fhe ; l disordine, e la confusione 
del! ómbde 1 Anarchia , Che è quatti* provar si do¬ 
ve» - Quei dunque che dalla mescolanza delle tre 
fonne una qualche altra forma compronoettonsi di go¬ 
verno, abbagliati vengono dal vano suono delle vane 
parole, e delusi in tutte le loro speranze nella con¬ 
fusione ricadono rè nel disordine della sempre orri- 

.bile Anarchia, . 

* 








CAPUT V. 


T3S 

XXHI Ut uno complectamur omnia verbo,, 
jure , meritoque defeft iimus , absolutam , manife- 
statnque contradictionem involvere , pr©rer tres illas 
regiminis formas ullam aliam sive simplicem, sive 
mixtam dari, excogitari, aut concipi miquam pos¬ 
se, Micandum hercte est, viros etiam ©inunite na¬ 
ris alioquin Sapientissimos, et pmdentissimos tam 
claras non animadvertisse contradictiones , edqueiu- 
consi Uraultae pervenisse, ut scribentes ex uno capi¬ 
te praeter illas tres fornus nullam aliam dari , auì 
excogitari posse, statini intulerint ex alio, ab eis¬ 
dem tnbuS inter se permixtis tonni? , quatuor alias 
dari posse diversas. Posse simul, et non posseida- 
ri , et non dari • Qua quidem contradictione rubli 
evidentius • 

XXIV. Nos tot tantorumque virorum incon¬ 
siderantia cautiores facti , aliorutnque casibus em li¬ 
ti, attente consideremus, opertet, i aspiciam usque-, 
Utrum in illis ipsis verbis quibus tres illas formas 
exposuere Philosophi elioquin solertissimi, ulla sit t.n * 
voluta, latestque occulta contradictio, simu'que u- 
trum ulla iliarum forma regiminis ad perfectum n- 
lum, et ab omnibus hominibus, ipsisque Philoso¬ 
phis natura , et votis omnibus sospiratami rito con* 
dacat jucundum sane , ampi issi mu mque fineiS per^ 
p^tuse felicitatis; idqus eo magis, quod res nostra 
agitur , Equidem nisi mea ms fallit opinio , [nisi 
desipio, illa regiminis forma, quae sub nomine ve¬ 
nit Democratiee, in qua scilicet se multitudo multi¬ 
tudinem regit, se orunes iiiem omnes regunt, sibi 
ipsis omnibus, iidem omnes dominari dicuntur, a~ 
pertam videtur contradictionem involvere , nihilqua 
jn esse ponere, hominesque bercia relinquit in ea¬ 
dem ipsa j qpss prorsos vitanda erat, horrida sempefj 






CAPO V. 


§, XXIII, E per riepilogar tallo in breve, me* 
reamente e con tutta ragione noi difendiamo , che u* 
/l'assoluta, e manifesta con tradizione involve olire di 
quelle tre forme di governo potersene mai dare, esco¬ 
gitare , o concepirne alcuna altra o semplice sìa, o 
mista . E certamente da ammirare, che uomini anche 
di gran discernimento , e per tuti’ alito sapientissimi , 
e prudentissimi accorti non si siauo di contradizioni 
si chiare, ed esser a tale grado di inconsiderazione ar¬ 
rivati, che scrivendo eglino da un canto, oltre quelle 
tre forme di governo non potersene alcun’ altra dare 
od escogitare, hanno subito soggiunto dall’altro canto, 
potersene dare altre quattro diverse nascenti dalla me¬ 
scolanza fra loro di quelle medesime tre forme » Po¬ 
tersene insieme, e non potersene, darsi, e non darsi. 
Contrad'zione certamente è questa , che di essa altra 
più evidente non v’ è, 

^ XXIV. Noi dall’inaccortezza di tanti, e sì 
grandi uomini essendo divenuti più cauti, e dalle ah 
trui disgrazie ammaestrati, convien, che attentamente 
consideriamo, ed esaminiamo sin al di dentro, se mai 
in quelle stesse parole, con cui quei filosofi per altro 
eccellentissimi quelle tre forme di governo esposero , 
involta vi si trovi , e nascosta una qualche coni radi* 
adone ; ed osserviamo insieme se alcuna di quelle tre 
forme , rettamente ci conduca a quel perfetto , e da 
tutti gli uomini, c da’ medesimi filosofi per natura, c 
con ogni -aczietó sospirato fine della perpetua felicità;, 
fine certamente giocondo, ed amplissimo.'E ciò tanto 
maggiormente, che di un nostro affar si tratta . E a 
dir vero, se non mi inganna il mio pensare, se non 
fallo , quella forma di governo , che sello il nome 
dii. Democrazia si accenna, in cui, vale a dive» la mol¬ 
titudine regge se medesima, tutti reggono tu Iti se stes¬ 
si , i medesimi diconsi dominare su tulli se ^stessi , 
questa torma, io dico, di involver sembra tm aperta 

r.ia ' ; ; ;. ' 





138 CJPUT r. 

et funesta Anarchia. Dicere enim sibi ipsi aliquem 
dominari , aut sensu cassa propositio erit , aut cer¬ 
te manifestam involvit coutradktionem . Nam idem 
ipse eodem temporis momento, eodemque respectu, sui 
ipsius dominator erit, et subditus. Atqui si quis eodem 
tempore, ejusdemq. respeetu pessonse est subditus; do» 
minator utique non est, nec dici, aut concipi unquam 
potest . Dominator ergo est per hypothesin , et non 
est dominator , quia est subditus . Item non est 
subditus, quia est dominator . En in verbis contra¬ 
dictio ; en absurdum • Quod erat deraostranduin • 
Democratia ergo a reliquis regiminis formis omnino 
est expungenda, ac dicendum erit, duas tantum esse; 
seu dari posse formas regiminis • Si enim multitu¬ 
do regenda est, eadetn ipsa , quse regat, esse nequit, 
sed aut aliqui regent eam, aut unus, aut nemo. Quin 
dicere, quod multitudini rector datus sit, cum re¬ 
vera ipsa sibi relicta fuerit, apertissima centradicUo® 
$tis genus erit.. 


XX.V. Dicent fortasse nonnulli : Haec propo* 
sitio, qua multitudo dicitur, se ipsam regere, et do* 
minari, non eo sensu intelligas oportet , quod sui ipsa 
dominatrix fit;, et subdita ; gubernatrix , et gubernata; 

? [uod sane contradictionem involvit ; sed solum, quod fit 
ìbsra, nùllumque agnoscat dommatorem,rectore!oq,sui* 
Ergo reponimus: sine regimine est multitudo. Atqui di¬ 
xeratis, De tnocrati.cn m regimen ves multitudini dedissem 
Est ergo regimen et non est; multitudini regimen dedi* 
§trs # et noadedistis, Quod absurdam est, et manifesta 





CAPO K 


'39 


coatradizione, e niente porre in effelto, e che gli uo¬ 
mini certamente lascia in quella medesima orrenda 
sempre, e funesta Anarchia, che ad ogni conto scal¬ 
zar doveasi. Imperocché il dire, che uno domina su 
di se stesso , o sarà mia proposizione senza idee, o 
certamente involve una manifesta contradizione , Da- 
poiceUe la stessa, e medesima persona , nel medesimo 
tempo, e per lo medesimo rapporto, sarà dominatrice, c 
suddita di se stessa * Md se uno nel medesimo tempo, e 
P«r rapporto alla medesima persona è egli suddito, non 
ne e certamente dom.nitore , ne tale dir si può , uè 
concepirsi mai, È dunque dominatore per ipotesi, e 
non ne è dominatore, perché è suddito. Dippiìi non 
ne e suddito, perchè ne è dominatore. Ecco nelle pa- 
rolc la contrariane; ecco l’assurdo. Questo era l’as- 
santo a inaostrare. Li Democrazia adunque caocel* 
ar si dee dal numero delle forme di governo ; e die 
dorrà si, che due forme di governo soltanto esservi, 

Ltr reu» 88,100 ' C ° ncios,4ccllè »» 1« moltitudine deve 
esser retta, non pah essere essa medesima IVenle, ed 

panente; non puh essere essa medesima jà regitri- 

che d ha S \iso 8 no’d- SSenl0 6SSa me4esira4 qoatU 
U ,l g dl f sser . e re S QlaU ; ma fa di mestieri, 

ili '1° ° 0 un s “l°, O nessuno. Asti 

do in’r-ahl > dato il reggente alla moltitudine, qoan- 

t I? I T T 4 « *«h\ a. 

ì YYv 1 a P ert)Ssirn?1 ' contradizione . 
èm’inty,' «Icuni; questa p rop0 fl. 

hon fa d’uopo* eh e* Vi° i*rUe ** § ^ ’ 6 domina » 

• ■ , . t-ne si intenda incruel cnnsin ».««•. 

sia dominante, e suddita A\ Crt I ; 1 senso, eoe essa 
_ rt * u a a ita Cgl se medesima; governar*- 

governata: locchè certamente contradizione in- 
? ll . la ir, tfioder solamente deesì, che essa è Uh e* 
> ei alcun dominante, e reggente di se non lia . A- 
^ unque, noi replichiamo, senza governo si è la molti¬ 
tudine. Ma voi avevate detto di avergli dato un go¬ 
verno Democratico. Dunque è* e non è governo, Al* 







“1^3 


caput \r. 


contradictio . Laos clarius hinc patet. quod illa duo 
propositionis verba: Democraticum regimen • lta 
iuq'uo pugnant, recalciirantque , ut una idea idsam 
alterius excludat . Porro Philosophi ad coercendam 
utique effrenate multitudinis licentiam, se mteraias 
hanc Democraticam quoque excogitasse regiminis or¬ 
manti professi sunt. Sed haec Democratica urtna *V 
gimen ullum non suppeditat; atpote que m sua sera- 
per effraenata licentia multitudine m relinquit * 
meranda ergo nonest inter regiminis formas , ' 

mutato nomine eadem ipsa Anarchia est, ac . e -J 
nouima sunt, et sine ulla idearnm , rerumve 
tione substitui mutuo possunt Democratia * e . 

chia » Quod quidem praeter evidentissima# R !° _ . . 

ductas rationes, evidentissimis quoque experim * 

ut supra i equiebamus , noa sine nostro damn . t 

pertissimum omnino est , 


$. XXVr. Profecto in Democratico Statu , quo 
nihil generi humano deterius, si in se ipsé consi 
ralur , multitudo suae ipsa potestati rehcta concipi 
tur, par caetens unusquisque jure, et officio, nec ve 
latum unquem suo motas loca priori , a btata sc. i 
cet Anarchise ; nec,quae vitanda promittebat u* * e U ’ 1 
Anarchiam, ej usque, quos natura abborret humana» 
infelices exitus . Semper enim verum est , quod mul¬ 
titudo erit Aeephda , idest morale sine capite cor¬ 
pus , vel sui ipsa triste caput simul , et corpus^ m* 
felicissimum . Quod est absurdum • Nam , si est 
caput; corpus essa non potest ; et , si est corpus; 
caput esse nequit, Verum etsi daremus , rem esse 
dictu, factuque possibilem, quod multitudo sit sui 
ipsa dominatrix simul , et subdita : Gubernatrix , et 
gubernata , quod revera absurdissimum esse jam su¬ 
pra demonstravimus ; quia tamen multitudo constare 







CAPO 


» 4 « 

ìa moltitudine il governo gli daste, e noti glielo daste^ 
iocchè è un assurdo, ed una manifesta contradizione. 
Più chiaro quindi della stessa luce si scorgo, che quel¬ 
le due parole della proposizione: Governo Democra - 
tico : cosi scambievolmente repngn-mo , e co4 la fan¬ 
no a calci’, che l’ idea di una parola quella dell’altra 
esclude. Ed in vero i filosofi professarono di aver fra 
l’altre escogitata questa Democratica forma di gover» 
no par raffrenare appunto la sfrenata licenza delta 
moltitudine . Ma questa Democratica forma non som- 
ministra oramai alcun regime, come quella che lascia 
la moltitudine nella sua sempre sfrenata licenza, eli* 
berta. Annoverar dunque noti puossi fra le forme di 
governo ; mentre e la stessa stessissima Anarchia 
e cambiata soltanto di nome : e perciò Anarchia , e 
Democrazia sono sinonimi, e senza alcuna mutazione 
dì idee, o di cose sostituir scambievolmente si posso¬ 
no : Iocchè certamente oltre Pendentissime testé ad- 
EQggionij cg nc siamo tinche de 1 i ? intuito convinti 
a |>: evidentissimi eifetti, clic, come sopra dicevamo, 
abbiamo non senza nostro danno sperimentati. 

V A dir vero, nello stato Democratico, 

ui cui altra cosa di peggio non v’ o pel genere urna* 
no se ei si considera in se stesso, si concepisce la 
ino litu ine lasciata in sua balia, ognuno eguale agl’al* 
fri ne dritti, e ne* doveri, ne discostato neppur quan- 
tp un unghia dal suo primo luogo, dallo stato, cioè, 
dei! Anarchia , nè scussa, in modo alcuno l’Anarchia , 
clie di scansar si promettea , nè quelli di lei infelici 
eventi, che la natura umana abhorre . Giacche sempre 
c vero, eia <1 mollitudine sarà Acefala ^ che tanto è 
ire , un corpo morale senza capo, o essa medesima 
capo insieme di se stessa, e corpo infelicissimo : Iuc¬ 
che e assurdo, Dapoiccbè se è capo, non può esser 
corpo • e se e corpo*, esser capo non può ■ Ma ancor¬ 
ché noi concedessimo, esser cosa possibile a dirsi,e ad 
effettuarsi,. cUe la medesima mobitudme sìa dora nan- 
4c insieme, e suddita di se stessa, governante, e go* 






>4* CAPUT K 

ex hominibus pene innumeris, et per Ontoolgica in¬ 
concussa principia dart non possunt, nec conctpi duo 
homines perfecte similes corpore , nec spiritu ; ita ut 
Metaphysicas, et infallibili veritati innixum evidenter 
appareat vetus illud effatum : Quot capita , tot sen* 
temiae : infallibili, et Metaphysica necessitate eveniat» 
oportet , ut semper scindatur iti contraria vulgus , 
infaustis semper ardeat factionibus , qnae aliquoties in 
epertas degenerant sedictiones, et praelia • 


XXVII, Si ergo idem, ubicnmque ponatur, 
semper est idem ; si multitudo iu quocumque con¬ 
sideratur aspeetu > semper est eadem ; etiam cum 
consideratur tamquam caput , semper erit in con¬ 
traria scissa , et ut factionibus quoque semper ardeat 
necessitate oportebit Mota physica . Ubi igitur Multi¬ 
tudo se dicitur gubernare, ibi necessitate Metaphysi' 
ca, cui nulla possit ratione mederi, ardeant, semper 
oportet, factiones. Ubi voro semper fictiones; il)i 
semper desperanda pax : ubi semper pax desperanda, 
ibi desperanda quoque semper quies , tranquillitas 
securitas % felicitas : Ubi vero has Meta physica neces¬ 
sitate semper omnir.o desperandae sunt; ibi nulla ve¬ 
ra Civitas , ibi nulla vera societas est : Quin , ubi 
desideratur pax, quies, securitas , tranquillitas, felici¬ 
tas , ibi concipiendi sunt naturali , invincibili impul¬ 
su homines impelli ad fugiendum aliò , ut prospieiant 
quisque sibi suaeque saluti, et felicitati. Status ergo 
Demoeraticus Status est antesocialis , Status est ve¬ 
rse dissolutionis, seu perpetuus, et vehemens impul¬ 
sus , ac impetus ad societatem , Civitatemque dissol¬ 
vendam, et evertendam , Verba certe dant multitudi¬ 
ni , eique effrontes imponunt nebulones j|{j ? fi c tiejue 
Democratici , cum eidem tot , tfnitorumijug perlesse 
toalorum, respondent i Hcec modo oportetneniam , 












CAPO V , 




r 


vernate, Iocchè già sopra dimostrammo, essere in ve¬ 
nia assurdissimo ; pu mondi meno perché U moltiludi- 
ne costa di uomini quasi innumerabili, e per gl’incon¬ 
cussi pnncip, di Omologia dar non si possono m.f. 
e concepirsi due uomini perfettamente simili di cor¬ 
po, e di spinto, in guisa cUe evideutamento si scor¬ 
ge, che ad una infallibile , e metafisica verità appog¬ 
giato e gl e quel motto antico : quante teste , *&n% 

p:z fistiti t iJa ? 

"Trssi: ? is£ 

3 " ■' fi-. * —i»” u IXffiV 

di Veduta Si C0!1S " le - è sempri 

sie4? di!! cor ! se § a e dte in fa 1 i ibil men te ne 

visfl'rn qua " d ° anclìe s .\ considera come capo, di- 
empte sara in contrarii impegni <> nni> ,«„1 r 
Sica nerp^siiì ^ • • ‘««pegni , e per melati- 

no „L !. C ? cu ' n i’°" r no® si può io modo alca. 

le fazioni- ma saru ’ 0,18 sem l ,r e vi siano del. 

sempre di ? serupee regnano le fazioni , ivi è 

dee la pace 3 ’ ove ® sm P re disperar si 

trsnqniUiA ’i • “ dls P crar Sl dee la quiete, la 

cose^pt 1’,, r S1CUre “ a ’. e U telicili ! una ove queste 
devono ivi aì!' SiCa neCeSSlli “ m P re affatto disperar si 
o»: ; , »«»»- », ..««».1. 

ja tranauiimi I d n ! anca la P»ce, la quiete , 

i 35 d SlCU , feZza ’ la ,elic ™‘> ivi Sbornii 

forzati e sninti 6 » 0 ? ° 03 u ” natura * e invincibile impulso 

no a se stesso all US ' r0 a trove P er Provvedere ognu¬ 
no d.,ni n 3 SUa - salVRZZa » pace e felicità: Lo 
no eia, 5- Ue ^ em ®Cratica è uno stato anlesociale, u* 
veementi- Ver . a ^ ssoìu zionc, o siami perpetuo, e 
Ti cn/’l ut lm ^ U S0 * et * url ° a sciogliere, e sdradicare 
* ' U V.® U città. Quei sfrontati Bagoloni* e finti- 
eruocratici ingannano certamente, ed impostavano il 

popolo j quando lagnandosi il medesimo di tali ? o Un*, 


i 















*44 


CAPUT V 


miousque tandem ras componentur \ compositis au* 
tem rebus videbitis ^ videbitis , Pejora ntmpe usqne 
videbimus ad exitium. Multitudo enim serap-r est eo¬ 
dem j semper factionibus ardens*, nulla m ìem , ve 
mìnimi momenti expedire valens sine discor ia , e 
otfensiune mullorum ; levissima» et timida semper, sem¬ 
per q u e timenda» atque a factiosis, am itiosisque n., 
Ifuiouibus, quod deterrimum est, ad quamvis lem i» 
diana motu: ita ut, quod hodie factum es * n ® 
cras pro infecto futurum, semper timen um s. . 
qudem huiusmoii mala grassanlur $ exu en »nue , 
portet, pax, quies, secu ; itas, felicitas. * tqm 
diatus societatis, civi tatisque finis pax u^que ^ 
munis , ac quies , securitas, et felicitas . Uùj ve* - 
Bis evanuit', pro quo inita societas eral, eVc.nu 
mul, et ipsa societas. In Democratia ergo , u 
finis nequit obtineri, societatis, civitatisque 
vera esse , nec mente quidem concipi potes * ■ 

igitur Deuiocratiae , cum societatis Idea lucotnp 
sibilis omnino est, utpote quae suapte na uia \ n ' 
dens Bolum dissentionis ideam, et perpetuarum P. 
diarum , factionum , sedictionumqoe , etnee 

prorsas excludit eonsent.onis , c ?^ U1 ^Xtis , atque 
atque pacis, et omnem id* am simul so^ . g 

civitatis . Secum igitur metapbj’Stcc pugn^ h 
Tpultitudinis • 


•§. XXVIIf, Insuper si meta physica cogimur ne¬ 
cessitate fateri, quod idea multitudinis in quavis agen¬ 
da rc, ideam necessario includit dissentionum, tactio— 
tiumque*, eadem sequitur necessitate fatendum * **■ 
Quod quavis in re in diversas partes scissa multitudo, 
thmec ancipiti ; Marte ipsa centra se sccum dimicat 





# 


ejpQ v. 


145 


il datìDi, gli r Spendono » Fa di uopo per ora % che 
questi mali avvengano % fintanto che alla fine si ras¬ 
settino le cose. Quando rassettate poi saran le 
cose , vedrete vedrete » Vede rem certamente cose 
sempre peggiori sino all’esterminio . Dapoicchfe la mol¬ 
titudine sempre è la stessa , ardente sempre di fanoni, 
che senza discordia * e dispiaceri', di molti spicciare non 
può mai alcun negozio, anche di picciolissimo momen¬ 
to-, leggerissima , e timida sempre , e sempre da te¬ 
mersi , e ciò che e il peggio , facilissima sempre dì 
essere spiota a qualunque eccesso dagl* ambiziosi , e 
osi nuvoloni ; così che è sempre da temersi , che 
ciò die oggi è stato fatto , dimani rivocato non sia 
Oie poi sì fatti mali inondano, è necessario, che indi 
sbandite ne siano U pace, la quiete, la sicurezza ,da 
ieticita . Ma l’immediato fine della città, e della so¬ 
cietà e appunto la comune pace, quiete, sicurezza, e 
felicità . Come pò. è svanito il fine, per cui era stala 
la società contratta; così è svanita insieme la stessa 
società ancora. Nella Democrazia adunque, in cui que¬ 
sto fine ottener non puossi, che in effetto f idea vi 
sia di unione, e di società, neppur collo mente con¬ 
cepir si può -, L idea dunque di Democrazia colf idea, 
di società e affatto iraeorn possìbile , come quella eh a, 
in chiudendo per sua essenza l» idea soltanto di disse», 
zione , e continue discordie, di fazioni, e sedizioni, af¬ 
fatto esclude ogni idea, di consenso, dì unione, dì or¬ 
dine, e di. psce, ed ogni idea insieme di società, e di 
citta . Il governo adunque della mollitudine è in me¬ 
tafisica ccntradizione con se stesse. 

. i .XXVIII. Inoltre t , se dà metafisica necessità 
Siamo a con fissar costretti, clic in iUluaque faconda 
ai isol versi idea di moltitudine nccessanamentè in- 
c nude l idea di dissèfizioni, e fazioni ; ne siegue, che 
a a medesima me tè fìsica necessità slamo a confessar 
costi etti . che ih qualunque cosa da farsi, divisa in op* 
P-IH t 




. 




:>46 eJPUTV. 

multitudo, nemo regnat» gubermtqus; ssd solum fune 
viget Anarchia; tuhc imo' saas maximas ex -rit vires, 
tunc est ipsis furiis terribilior Averni. 8, Cuna vero 
ad unam partem sscun ia fortuna respexerit; tunc ea 
dominabitur alteri; quae autem devicta succumbit, veram 
tyraniiidem tunc invita patietur a suis . Tunc ergo non 
omnes de multitudine regnant,'sed aliqui, ipsi scilicet, 
qui praevaluerunt, cae ter is inique ferentibus. Atqui, cum 
non omnes regnant, sed aliqui, tunc simplex est , et 
'pura Aristocraaia. M'taphysica ergo necessitate faten 
compellimur, quot, ubi supponitur Democratia, iJest 
ubi gubernare supponitur multitudo , ibi Democratia 
vere uon esi: sed solum, aut funesta Anarchia , aut 
Ilie tristior tyranna aliquorum Anstocratia , Qui ergo 
D/mocratiam se expetere dicuntur, ty ranniderai revera 
affectant in ly. anna Anstocratia, aut revera tiistes tu 
stissimam optant Aaarcbiam . 


J t K 

_ $. XXIX. Verum, cum baw eadem ipsa tyVaù; 
nis innixa solum concipiatur voluntati multitudinis, per 
metaphysica principia levissimae seraper, et aestuantis; 
raetaphysica quoque adigimur neccessitate fateri, ipsam 
diutinam esse non posse, sed eidem non. mullo post 
ambigua iterum subeunda discri nina Martis , fjctio- 
sumque procellas. Qui status, ut diximus, est vere 
Anarclucus; intimo crudelior omnium statuum, qui in' 
eidem ipsa concipi possunt crudelissimi Anarchia ; 
praesertim cum m seditiones, et Vera prselia, qui i Deus' 
avertat, degenerant factiones , .Supposita ergi Demo- 
cr.iiia, si recie consideratur , est deterior ipsa Anar* 
chia,, aalUmqus m se ipsa includit regi minis ideam, ac 






cjvo r . 147 

posti partiti essendosi la moltitudine , fintantoché la 
medesima moltitudine contro se stessa set.o combatte, 
e pugna con vittoria incerta, ninno r*gna in tutta la 
moltitudine, non la governa alcuno; ma allor trionfa 
1*Anarchia soltanto*, allor anzi sviluppa essa tutte le 
sue maggio lì Ione; allor essa più terribile si è delle 
Stesse furie di Averno. Quando poi la vittoria dichia¬ 
rata si sarà per un partito, quel partito allora siguo- 
ri'.ggierà sull’altro; quel poi che vinto soccombe, con¬ 
tro sua vog ! ia allora soffrirà da*suoi una vera tiraci* 
nia, Allor dunque non regnano tutti i componenti la 
moltitudine, ma soltanto alcuni, quelli, cioè, che pre¬ 
valsero , restando gl’ altri a soffrir malvolentieri. Ma 
quando non regnano tutti, ma soltanto alcuni *, allor 
è pura, e pretta semplice Aristocrazia . Da una meta¬ 
fisica necessità adunque siamo a confessar costretti, che 
ove si suppone la Democrazia, ove, cioè, di governar 
si suppone la moltitudine tutta, ivi realmente non vi 
è la Democrazia ; ma soltanto o la funesta Anarchia , 
© di essa più funesta la tiranna Aristocrazia di alcu¬ 
ni , Quei dunque che di desiderar sì spacciano la De¬ 
mocrazia , la tirannia realmente affettano nella tiran¬ 
na Aristocrazia , o crudeli realmente desiderano la cru- 
del:ssìma Anarchia,. 

§ XXLX. Purtuttavia, essendo che questa me¬ 
desima tirannia si concepisce appoggiata solamente al¬ 
la.volontà della moltitudine,, moltitudine, che per i 
metafisici pnucipj è sempre fluttu inte,ed incostantissima, 
da metafisica necessita siamo ancora a confessar co¬ 
stretti, che questa stessa tirannia durar lungo tempo essa 
non può, ma deve non molto dopo di bel nuovo aot- 
topoisi agl incerti fragenti della guerra, ed alle tana* 
pttste delle fazioni. Quala sta*o, come dicemmo,e ve¬ 
damene Anarchico ; ed anzi più crudele di tutti i di** 
versi stati, che concepir si possono nella stessa cru* 
fidissima Anarchia *, e principalmente quando le fazió¬ 
ni in sedizioni generano , e vere battaglie > che id- 











CAPUTF . 

definienda necessario est per statum quemdam fluctu¬ 
antis , efc rtlTuentis aestus Anorchiae, ac illius gene* 
ris Arislocratiasj qaod est deterius ipsa deterrimina A- 
o archia. 


§. XXX. Hiric intellectu facile est, qaod nuns* 
quam gentium democratica ulla Respublica fuit, est, 
eritve » Cum enim a non posse ad non esse semper 
valet consequentiaj et cum jam lace clarius demon¬ 
stratum sit , rem dictu , factuque impossibilem omni¬ 
no esse Democratiam, luce clarius quoque patet, veri 
nominis Democratica!!! Rerapublicam ullam nuhsquam 
gentium fuisse, esse, aut fore. Quas autem nonnulli 
dicunt extitisse, ayt nnne quoque esse , illse si recte 
perpendantur , veri nominis Democratiche non sunt s 
sed verae Aristocraticae, et falso, fdsoque nomine di¬ 
ctae Democratica . Ad illudendos fortasse homines de 
multitudine imperitos, et ad suas partes alliciendos am¬ 
bitiosi quidem , callidique Egoistee Dominatum affe¬ 
ctantes , harum mutaverunt nomina rerum . Quorum 
ambitiosorum hominum malis artibus quam plurima 
znala passos fuisse veteres Grscos, atque Latinos com¬ 
pertissimum est, ac pejora equidem nuperrime Jaco- 
biaorqm, ut vulgo vocantur, et DJeapoleonis fraudibus* 
falsae Deraocratise, et falsae libertatis praetextu, malis¬ 
que omnium generum artibus, sceleribusqne nefandis, 
in toto pene Terrarum Orbe, partim experti sumus , 
partimque neq imprudenter, nec immerito timemus « 


§. XXXI, Sane quasi ab omnibus, pleno ore 
perfectas super umnes alias, et veri nominis Bemocra- 


m 







capo r. 


»4s 


di® bo| permetta. La supposta Democrazia adunque, 
se ben si considera, è peggiore della stessa Anarchia* 
ed in se non raccende essa alcun’idea di governo,© 
definir necessariamente si dee, per un certo stato di 
fluttuante , e refluttuanto bollore di Anarchia , e di 
<|uel genere di Aristocrazia , che è peggiore della stes¬ 
sa malissima Anarchia , 

V- X.XX. E facile tjuindi a comprendersi , che 
non vi fu mai al Mondo non vi è, non vi sarà mai 
alcuna Repuhiica Democratica, Imperocché essendo 
vero, che dal non poter essere, al non essere sempre 
c legittima la conseguenza, ed essendosi già più chia¬ 
ro deha luce dimostralo, che la Democrazia è unaeo- 
sa affatto impossibile a dirsi, ed a farsi; più chiaro 
e a uce ancor si scorge, che una Repuhiica vera¬ 
mente Democratica non vi fu mai, non vi è, né vi 
sara mai Mondo, Quelle Republiehe poi, chealcu- 
‘ ll f ^ onQ di essere esistite, o che or anche vi siano, 
re Umente si considerano, non sono esse vere, e 
J? mente emocratiche . ma vere Aristocratiche , ed 
'1 er c ^ n . 0 notne falsamente chiamate Democriti- 
e .* er ln g a nnare forse gli uomini del popolo itn- 
peri o , e per adescarli al loro partito, gl 1 Egoisti asiu- 
cer amento ed ambiziosi affettando eglino la signo¬ 
ri V ian . ambiato i nomi di queste cose. Per cagion 
«"osa m^ c Va ^ ie ™ chir,aZì0ni u °mini si ambiziosi, è 
ni Prandi**™ 3, *« aver §^ ant,c ^* Greci, e Latini dan- 

lutto l’tlrnv' 80 er '?.* e P e 8S iori t * a,m ' m verità in 
i. n labb,i,ra0 ultimamente sperimentati 

ra „J- \. e Jn . P arte né i m pru denta me nte, nè senza 
aggine ], temiamo per j 0 frodj . stQ deUa 

T * • ena ocrazia, e della falsa libertà, e per le raal- 
. fh m ^ c ^ ma sioni di ogni genere * e per le nefande 
scellaragm. di quei , che volgermele chiamai Già- 

S* U'> lroM • . - , 

3* AAa[, Al cer (;o quasi da tutti, a piena hoc- 
perfette Democratiche sopra tutte Palile* s Demoti¬ 


ca 





i5o 


cjpm* r. 


tìcce feruntur Uitsvi®, Hd veti acque Respublicas , Ve* 
yum si reci Uee ipf>» introspicientur; et r te, uf qui* 
dem optino» , tua; defuutionibus i v’ensqur? Deraocra- 
tixe, et A 1 ;stocrr,ii*se notion;bus celiai se fuerint * oieti- 
disna in ce clarius pateb.t, eas nunsquam gentium ve¬ 
re Deuiecralicas esse, seti solum verbo * revera auteta 
Ar atocifiticas omnino esse, utpote tn qu;bus veiPoso- 
Juus multi: udo gubernat, seu potms gubernare: tantum 
dicitur 5 revera autem siquid regiminis »n eisdem r ?“ 
p 1 re est j id totum apud eorum Deputatos, Magi- 
fitiatusque, quantum quantum est, residet, continetur- 
que inclusura j et in iis gubernandi tota potesUs qua 
si arctis ciicumsepta cancellis ita ermetico conc.u j u *j 

ut de ea rabii inde in multitudinem derivet, vel etiam 

transpiret. Atqai ubi non omnis omnino regit ™u »• 
tudo, sed tantum de multitudine multi, P er . e J> ,, 
rem ab rumibus Philosophis et eblsminentis- e 
mino hb, l* c. i. de Summo Ponti/. dataro, 
lura Aristociatia est , non eutera Democr^tia * P u . 

Helvetios ergo Batavoyqee sub falso, menliloque nom,- 

ne Demccratias , vera tantum invenitur Ar stocra ia • 
Idulia enim in re gerenda fit revera universae ' 
tudims convocatio , nullusque universae mu . u ' 
conventus ; sfd omnia per Deputatos, Magis ra -q ^ 

geruntur . Inuro nequid hujusmodi conventuum uni 
verse» m ulti tu d inis eveniat usquam » cavent senipr 
Magistratus illi, meni©, pruder) te^qtie timentes, ue in 
tumultus res desinat, seditiones , piacila $ c«dw * ^ 
depopulationes . 


XXXII. H(c Democratisc mentiti Patroni,' s n u 
Veru* r«ru'm illi perturbatores audacter quidern , &f| d 
prorsus futi! ter .respergent : Pisi infician non pos- 
sit, quod multi in Hiis Bmbuspubl cis gubernent de 
multitudine , nec unquam universae muUitudm h* 




CJP 0 tffi 

eratréhe di vero nome vaniate vengono le Repuhlicbo 
dentavi, e degli Svizzeri, Ma questo medesime so 
rettale minutamente si esaminano , e saranno con esat¬ 
tezza riscontrata colle definizioni , e le vere nozioni 
delia Democrazia, ed Aristocrazia, più chiaro della lu¬ 
ce di mazzo dì si scorgerà di non esser mai vere De¬ 
mocratiche, ma soltanto di parole, in realtà poi esser 
dell’intuito Aristocratiche, come quella, in cui la mol¬ 
titudine governa solamente di parola , o per meglio 
dire, si dice per apparenza soltanto che ella govern-’, 
realmente però se iti esse qualche cosa di regime rin¬ 
venir si può, questo tutto quant’ è, risiede, c sta rac¬ 
chiuso presso i loro deputati, e Magistrati, ed m que¬ 
sti tutta D potestà di governare quasi asso pala distretti 
cancelli sta così ermeticamente serrata, ch' s : n dla mol¬ 
titudine niente di là derivar ne può, e tappar tra¬ 
pelare. Ma dove tutta intieramente non regge la mol¬ 
titudine, ma molti soltanto della medesima, per la de¬ 
finizione da tutti i Filosofi, e dall* Emìnentssrno Dal - 
J armino llb i, cap i. De Summo Pontifice som* 
ministrateci, ivi solamente vi è l’Aristocrazia , e non 
I 113 ! |a Democrazia, Appo i Batavi dunque, «d appo 
1 .Svizzeri sotto il falso, e mentito nome di Democrp- 
i soltanto ritrovasi la vera Aristocrazia; imperocché 
,n lli uno affare vien realmente convocata tutta la mol¬ 
titudine, niuna raunanta si celebra di tutta intiera fa 
moltitudine; ma tutte le cose si fanno dai Deputati, 
« dai Magistrati: anzi, per non succeder mai una si 
fatta radunanza di tutta fa moltitudine , si guardano 
sempre quei Magistrati pruieatamente , e con tutta 
^aggion. temen lo , che la cosa degeneri in tumulti, se¬ 
dizioni, fatti di, arme, straggi, e saccheggiamenti • 

, XXXII. Qui i mentiti patroni della Deraocra- 
zia> o per dir più veracemente quei perturbatovi dell U- 
niverso audacemente aicerto, ma affatto stoltamente ris- 
». pondo no dicendo » Seben negar non si possa, che m 
» quelle Repubhche molti governano dell» moltitu’ me,- e 







CAPUT Fi 


ìabrentur conventus ; ìd tamen mulus, et sapientis * 
simis rationibus J actum esse , nemo jure ittflcias 
ibit. Praeterquam quod enim res factu impossibilis 
cmrino est ,, ut omnis omnino, omni minima in re 
in urum collecta locum multitudo conveniat , deli* 
beret, jus dicat , gubernetque -, ex multitudinis fa . 
mt n 'conventu nihil boni usquam sperare licebit , 
po/ms utique timere , ne tumultus Jiat, seditio , 

s * n£e rr tis n r vi ' 

det auod si multitudo gubernare debet id certa 
quàdam vallane prudenti , «« proficua faciendum 
sit Cum res ita sint , qtus unquam dixerit , *«• 
quem altum reperivi pesse aptiorem modum, quam 
illum in quo potestas universa gubernandi umvsr- 
sce ponitur m manu multitudinis ; ipsa vero pro 
unaquaque rerum gerendarum, suo libero arbitra¬ 
tu accurate seligit viros idoneos , oplimosque , a 
quibus non solum bene sperare , sed etiam possit 
coliderc *, his suam delegat potestatem, singulis sin* 
aulas decernens provincias-, hi autem in sua res- 
iectiva cura unusquisque potestate quidem dele¬ 
gata a multitudine , vicesque gerendo mulWurh- 
lis pro multitudine multitudinem regunt , delibe¬ 
rarti, jus dicunt, gubernantque. Quid hoc opportu¬ 
nius excogitari unquam potuit? Hujusmodi neLulis 
nebulones illi fucum faciunt imperitia « 


XXXUI- Verum nos merito reponimus. Al¬ 
gui haec eadem in sua An-alyst est origo , natura , et 
vera notio illius fornice regiminis , ejuara Philosophi 
Aristocratiam vocant. Supponebant enim Phi'osophi , 
nihil de t J «° Creatore, Domino, et Gubernatore, 
&&U de oiBciis hominum erga Deum considerati tes 4 






CÀ'JPO K 


i55 


» non si celebrano mai radunanze di tutta la moltitudine* 
» tuttavia ^niuno potrà mai ragionevolmente negare! 
» che-ciò e stato fatto per molte, e sapientissime ra^. 
tò giom. Dapoicchè oltre esser cesa affatto impossibile 
» ad eseguirsi, die in ogni m?nomo affare, tutta in- 
« fieramente la moltitudine si raduni raccolta in un 
» sol luogo, deliberi , detti la legge, « reg g a . dalla 
>3 i.aunanza purnondimeno della moltitudine cosa afeu- 
» na di buono non si potrà mai sperare, ma bensì da 
>3 temer piu tosto ebe un. falche,, tumulto non ne av- 
w venga, sedizione , fatto di arme, e str/iggi, Niuno 
” * ur J ( l ue di sano discernimento non scorge, che se la 
» moltitudine dee governare, ciò «iS* 

« m una cena maniera prudente, e profuuvol Cosi 
» le cose essendo , chi vi sari che dica, potersi d«e 
» alcun a tre miglior modo d! quello , per cui tutta 
» .Oliera le potè# di governare si mòtte in mano d* 
” ‘ uUa la moltitudine ; essa poi in ogni cosa do farsi 
” , suo , * 1 * J?ro parere accuratamente scieelie uomini 
» adatti, ed ottimi, do’quali possa non semente ne 
» rar bene, ma pure confidarne; delega essa a costo- 
»ro la sua potesti, distribuendo ad lei®, 

* Sr b cT ' f°“" a poi °8 n,mc> »eUa su „ i[lcom . 

» ta l ,, f a P ì S a *PR u “ to «Magatagli dalla molti- 
ulne, facendo le veci della moltitudine, in vece 

deuLm ’ n “ reSg0n ° la “ult'tu'line medesima, 

» Qual cos»’ la giUStizia * - e 

» aitare? 0 » r <I “"f P ‘ U a , c . certata ai poti mai esco- 

nano gl’imperiti . 81 laU ° 061116 ^“ e ‘ nu S oloni in gM* 

in sua Ma n<> ' meritamente ripigliamo: Ma 

1 ° vm no !!. g T la stassa P origine, h natura , e 
ìoscvfi c \ ‘ Ut)e f 1 quella forma dì governo, che i L*'t- 
i Fìiosrf ^ 111 ^ 0 ^ r ^ s * l 0 CF ‘ 1 £ I a * Imperocché supponenti» 
di Din f‘ ’ n * ei1le i come sopra dtssimo, considerantia 
T /// t0re ’ 9 e Governante , niente de s 

* so 








, 5 * caput v, 

ut sopra diximus , supponebatinquam •omnos %•<*- 
mines intsr se panai esse juribus, et officiis; nani» 
nem supra eae ter os excellere, neo unum , nec plpres 
simul jus aliqùod , vel potestatem aliquam in caste» 
ros habere, ; sed plenam , totfunqne , quanta quanta 
est, regnandi potestatem residere in popolo; popu¬ 
lum autem, seu moltitudioem potestatem , et jus ha¬ 
bere deligendi es tribus ili;S formis regiminis pro 
lubituj quam vellet; utrum nerripe pro eadem ipsa 
multitudine regeret aut unus , aut mólti , aut nemo^ 
sed se ipsam perae ipsa regeret, et gubernaret ; ado¬ 
ptata demum pro labitu formi regiminis, ejusdem 
multitudinis esse , sdii Regem seligere, si placuerit, 
quod unns pro omnibus delegata regat potestate ; aut 
Deputatos s bi , Magislratusque creare ; sl plores , ut 
regant , statuent ; adeo ut in quavis forma regiminis 
cum in Monarchia , tum in Aristocralia; tum deniqna 
in Democratia per ultimam analysim , et in sua pri¬ 
ma origine multitudo supponitur sola , plenam , to- 
tamque regendi potestatem habere; ita ut multitndi- 
ni , seu papulo nil potestatis , jurisque pras ese teris- 
formis tribuat, adjiciatque Democratia . Illa ergo for* 
m* , in qua malti Deputati et Magistratus a populo 
creati regant pro eo, delegata ab eodem potestate , 
vere;, verique nominis Aristocratica est, non autem ^ 
Democratica. Dilava erga, Heiyetiaque respublicae ,' 
ia quibus Deputati gubernant pro pepala , et Magi¬ 
stratus , ah eo iem delecti, et delega ti, nunsquam gen¬ 
tium Denriocraticae suut , sed sub mentito nomiae De- 
mocratiag vere, verissime suat Aristgcratiffi « 

i ' 

* 

. -m 

XXXIV Adde: si, pro ut Advarsarii paulo 
^aperius asserebant', Democratico regimine, et forma 






CAPO V. 


1 55 


doveri degli uomini verso Dio, suppouevsno, dico,pS' 
seT tutti gli uomini eguali fra loro di dritti, e di do¬ 
veri , niuno sovranzare fra tutti gl’ altri , niuno nè 
un solo, nè molti insieme aver sopra gl* altri alcun 
dritto, o potestà alcuna; ma la piena, e tutta intiera 
quant’è, U potestà di regnare esser tutta riposta nel 
popolo*,, il popolo, o sia la moltitudine aver la potestà, 
ed il dritto di sciegìier a- suo talento qual forma di 
governa piaciuta gli fosse di quelle tre: se mai, cioè, 
invece della stessa, e medesima moltitudine reggesse, 
o un solo, o moiti, o nessuno, ma essa da persestes¬ 
sa se medesima regesse, e gorvernas^e; adottata final¬ 
mente a lor talento la forma di governo, che gli fos¬ 
se piaciuta , appartenere alla medesima moltitudine 
eresisi il Re, se gli saru, tornato a grado, che invece 
di lutti un solo con la delegata potestà reggesse ; p 
elicersi i Deputati, el i Magistrati, se or linaio avrà , 
che molti governassero ; in guisa che in qualunque 
forava di governo si nelU Monarchia, come mddAri- 
stocraxia, ed anche finalmente nella Democrazia, in ul- 
fima analisi, ed in sua prima origine si suppone, che 
a sola molti taci ine Iva- la piena, e totale potestà di 
gei e,, cosicché m preferenza deli 1 altre forme di gnver* 
11,1 moltitudine, o sia al popolo niente dona, nien¬ 
te U Democrazia aggiunge nè d^dritto , nè di pote¬ 
sti* Quella forma di governo adunque, in cui molti 
sputati, e Magistrati dal popolo creati governano in 
1 U! V(5ce * e colla potestà dal medesimo delegatagli, 
veramente,. e di vero nome forma Aristocratica si , 
e non mai Democratica, Le Repuhhche adeuque da* 
jtavi , e degli Svizzeri , in cui invece 1 dèi popolo * 
-Deputati governano,, ed i Magistrati dal' medesime» 
prescelti, ( > delegati,. Democratiche ormai non sono in 
tnodo alcuno, ma sotto il mentito nome di Democra¬ 
zia, vere verissime Aristocrazie si sono. 

S XXXIV Aggiungi' r : Se giusta a quanto gl’Av- 
versarj, istessi testé asserivano j la moltitudine si ditcr 












i56 C JPTfT K 

multitudo regcrs dicitur , et gubernare, cum ipsa pro 
Ìiibiìu seligit , creatque, qui ejus vice, et potestate ab 
egdem delegata regant, gubernentque; sua sponte qui* 
dera fluit , quod tara si unum, tam si plares,qnarn 
si neminem eligit multitudo; eadem ipsa seraper re¬ 
gere, et gubernare Democratica forma, et regimine di* 
cenda penitus erit. Atqui,, 'cum unus multitudinis 
gerit vices, et regit , tunc Monarchicum regimen esu 
cum vero plures gerunt Multitudinis vices , regunt- 
que; tunc est Aristocraticum. Justa ergo Adversa¬ 
riorum ipsa placita Monarchici! m quoqne regimen est 
Democraticum, atque in eo multitudo regere dicen¬ 
da quoque est, et gube r nare ; quoniam Bex ipse a 
multitudine pro lubitu ab initio selectus fuit:; ejusque 
vices gerens regit , et gubernat ea lege, et potestate, 
qua eadem ipsa multitudo a principio statuit , atque 
decrevit. Atqui.si est Monarchicum , Demncraticum 
esse non potest , ut ipsi asserunt . Ergo est, et non 
est, Qnod absurdissimum. Sic quoque propter eam- 
dem rationem Aristocraticum est etiam Denaocrati- 
cum , et non est; quia nempe Aristocraticum erat, 
et per Adversarios diversa regimina sunt Aristocrati¬ 
cum , ct Democraticum, Sunt ergo eadem simul, et 
diversa , Sunt eadem , et nen 'sunt. En quot men¬ 
dacia , et contradictiones ad excitandas turbas , ad 
perturbandas r*s aggérant , et 1 cumulant nebulones il¬ 
ii* Juxta Phdpsophorum ergo, bommnrtique placita , 
eleetio Deputatorum, Magistratuum, et Regum, quam 
facit, multitudo, non efficit, uf ejus regimen Demo- 
crati cum revera'sit; ac esse Vere dicatur • 

■ ! t ’ ■ • ' 


JTKXV Quas cuna ita sint , et vel ipsi meri¬ 
diana Suce clarius elucescant; quis uon videt, Bata* 
Haivetiamqua RespÉblieas revera', A fisiocrati* 






CAPO V. 


ì£>7 


di reggerei e governare con Democratico Governo , e 
férma, quando essa a suo talento scioglie, e crea quei, 
che m sua vece, e con la potestà dalla medesima de¬ 
legatagli reggano, e governino; da per se stesso ormai 
oe siegue, che tanto se la moltitudine eìiggc essa un 
solo, tanto se elìgge molti , quanto se non eligge al¬ 
cuno, dovrà sempre onninamente dirsi, che sempre es¬ 
sa medesima regge, e governa con Democratica for¬ 
ma, e reggirae, Ma quando fa le veci della moltitu¬ 
dine, e regge un solo, il governo allora è Monarchi¬ 
co * quando però molti fanno le veci della moltitudine, 
e reggono , allora è Aristocratico . Giusta dunque i 
sensi degli stessi Avversar) il governo Monarchico & 
ancor Democratico, ed in esso dir anche si dee, che la 
medesima moltitudine regge pure, e governa ; giacché 
V istesso Re fu da principio dalla raoltaudine libera¬ 
mente scelto , e facendo egli le di lei veci regg»* , o 
governa con quella legge, e potestà, che la medesima, 
moltitudine istessa da principio decretò, e stabili Ma 
se un governo, è Monarchico, esser Democratico'non 
eglino stessi asser iscono» Dunque è, e non 
e . Ciò che è assurdissimo . Cosi aucora per la stessa 
ragione l’Aristocratico governo è ancor Democratico , 
c non lo è, perchè appunto era Aristocratico, e per 
gl Avversar) l’Aristocratico, ed il Democratico gover¬ 
no sono due diversi governi. Al medesimo tempo a- 
aunque^sono gli stessi, e sono diversi : sono , e non 

•rnm°nl gl1 * ^ cco , <ì u ànte huge, e contradizioni 
cumulano ed ammucchiano quei furfnltoni per susci- 
tar turbolenze, e perturbar le cose. G usta dunque i 
..en irnenti de Filosofi, e degli uomioì tutti la elezio- 
ne de Deputati, de’Magistrati, e de 1 Re, che fa la mol- 
titnt nae, non la. si, cho d dì lei governo realmente sia, 
e du verdcemente si possa di essere Democratico . 

j 1 A-X.X.V Cosi essendo Se cose , e piu chiare 
^splendendo della stessa anche meridiana luce , citi- 
nen vede, che le Republiehe de’Batavi, e degli Syts 











i58 


CAPUT r. 


C! s esse, nunsquani vero Dtmocratfcas , nisj rerbo 
soium , et specie ? Quis non videt pras car.eris De- 
mocratianì nihil aliud adbcere populo, et multitudini, 
Jt ' 5 * factiones, ordinis, pacisque perturbationem , dis¬ 
cordias , seditiones, (a) praelia , caedes , desperatio-. 


(a) Hcec observant , docentque cuncti quidem Eruditi i 
inter quos Laurentius Beyerlink , The at, littcr I>. ita sari* 
psit \ Democratica gubernatio,.sive regimen popularenon 
raro degenerat in seditionem j estque mutationibus ob¬ 
noxia,. ut observat Frane- Patrie- lib. i* de iit 3, 

Jfanc autem mutationem ob id fieri, nolant Historici, et 
Politile Magistrk quod primo in hac mullum potest DU¬ 
CTORUM POPULI, et ADULATORUM PETULANTIA- , qUi divift’S 
calumniis honerant, excitant popellum contra potentes, 
ac nobiles .. A listi 6. Polit. ^ et in hunc Casus , Demo- 
sten- 4* Pbilip., et coni ia A nclrocionem ,-. T&eocrmem , 
Aristogitonem, Cicer. 2 . Agraria-, Plutarch. de Curiosila- 
te, Isecra tes de Permutat. « Hujusmodi Adulatorum, 

» Lclonumque libertatem et imperium itr Deraoeratia 
*' populo pollicita«[ium calumniis contra Reges , diviles, 
» ac nobiles, aliisque malis artibus nuperrime apud^ja^ 
« los facilini’ est, ut perturbatis ubus illius It egui caste- 
» eo quin sub suis legitinus,opiimisqueli egibtis felicissimi, 
« et potentissimi, legitimo, ephm&qUd Rege impia nece 
« perempto , barbara mullorum bonorum Gfede , Dento- 
» cEatiae obtentu, se mentito pretex/u , piares- istiusmO 
« di ncbeleoes- primo imperium occupa ri u t, et demum see* 
<( eslissinioi ina om-hinni nejnuam. inse srfllp.sticaim.ii# Nea- 



. J, . T' f V-l I CJ U iij 

strarum ordioem, quamvis non ut optabant* pertwfca- 


f 







vj'po y. 


i.5$ 

zeri sono realmente Aristocratiche, e noti imi Dumo, 
erotiche.', eccetto elio* di nomo, e di p troie ? Chi non 
vede, che là D- mocrazio nienL’altro più dei l'a lire Tor¬ 
me di'governo ft£»»!ugae ai popolo, ed «dii moltitudi- 
ne, eccetto die fazioni, per In rha monti di ordine, e di 
pace, discordie, sedizioni, («) conih.iUbnerVi, stianti, 


C a ì V ut li gl eruditi al cerio osservano-oneste cose, e 
ce de avvertono; fra quali Lorenzo Bearli ole, cosi scris¬ 
se alla lettera D nel suo Te tiro » jj governo Demo¬ 
cratico, o sia il regime ponoi ire non di rido degene¬ 
ra ni sedizioni, ed è a cambi amenti soggetto come os¬ 
serva Francesco Patricio iib i. /<, /$,, 7 i/. 3 Gli Isto¬ 
rici poi, ed i Maestri di,Politica osservano , che questi 
cambiamenti avvengono perché in primo luogo molto può 
in questa fórma dì^ governo la petoìanza .le’ condottieri 
dei popolo > e degl adulatori, i rpidi cario ifto di culti i- 
nie i doviziosi , e stimolano il minuto popolo contro t 
polenti, ed i nobili . Aristotile G Polìtic, e C iso Be’suoi 
Commentar] ^ questi ; Dtmoslane Filippica 4., e contra 
^ndrocione , Feoerine, ed Aristogitone , Cicerone nella 
2. Orazione de lege Agraria, Plutarco de Curiositate 
Isocrate de Permutazione . Per le calunnie dì si falli A * 
d alatori, e far fa «toni, ebe promettano al popolo la li¬ 
bertà , e l’impero nella Democrazia, per le loro calun¬ 
nie, io dico, contro i Re, ì ricchi , ed i nobili , e per 
l’altre loro malvaggie machinazioni ultimamente ne av¬ 
venne appo i Francesi , che perturbate le cose di qnel 
. ieg/tà^ per altro felicissimo, e potentissimo sotto 1 suoi 
^tgjjdliniì, e . ottimi Re, scannato empiamente il leggit- 
imo, 0 ottimo Soviatio, colla barbara uccisione ili!m di¬ 
tissimi buoni, sotto il colore, e mentito pretesto della De¬ 
mocrazia, molti furfantarli di questa genia occupato abbia¬ 
no primariamente 1 impero, ed in seguito finalmente poi 
occupato I abbia quel Napoleone di tutti i scelleratissi m i 
uomini assai più scelleratissimo , il quale non seusa un 
immenso > e funestissimo danno di tutto interamente il 
Mondo si Chiesiastico come Civile, ha commesso tant e ru¬ 
pie strabi, tante battaglie, tanti, inceud) » tanti stupri , 





sb'o CAPUT F. 

nem, societatis dissolutionem , Civitatis eversionem s 
ac ultimam omnino ruinam? Quis non videt, ut ne¬ 
bulones , tenebrionesque illi , qui magnis, laudibus 
Democrat‘am extollunt , tamquam multitudini utilis¬ 
simam, utpote in qua, ut venditant imperitis, multi» 
tudo summum obtinet imperium potestatemque guber- 
naadi supremam,, lidem ipsi fatentur, rem esse factu 


» runt, perturbantque, mirantibus, inique ferentibus , et 
» espectantibut omnibus bonis , quousque tandem bu- 
a» jus modi nebulones , Tenebrionesque patientia abuten- 
» tur Optimi nostri Regis, (quem Dens sospitet usque) 
» Siculorumque, ae Omnipotentis longanimitate Dei, cou-* 
» tra quem etiam , ejnsque Sanciam Ecclesiam orrenda 
» quoque moliuntur," et impia. Isti porro de Gallico iilo 
5) pestifero furfure sunt, eadem vestigia premunt ; haud 
» absimilia itinera faciunt; eadem quae Gallis, mala re- 
V bis inferre cupiunt, gestiunt, minantur, et aggressi sunt. 
» Isti, inquam, Nebulones, Trnebrionesque illius generis 
» hercle sunt,-ni fallor opinione, de quibuS per A posto* 
» lorum Principem Epist, 2, cap, 2. Dixit Deus : Jfn vo¬ 
bis erunt Ma%istri mendaces , qui introducunt secta, perdi¬ 
tionis , « superinduenies sibi celerem perditionem .. et in a- 
varitia fictis verbis de vobis negotiabuntur, quibus judicium- 
jam olim non cessat , et perditio eorum nun dormitat, ma¬ 
gis autem eos , qui post carnem in concupiscentia immun¬ 
ditiae ambulant, dominationem contemnunt, audaces , Sibi 
placentes , sectas non metuunt introducere... Ilii suntjontes 
sine aqui, r,ebula turbinibus agitata, quibps caligo tene * 
hrantur reservata est, superbia enim vanitatis loquenlcs , 
pelliciunt in desideriis carnis luxuria eos , qui paululum 
effugiunt, 'Ubertatem illis promittentes , cum ipsi servi sint 
corruptionis « 

De iisdetn ipsis isti sunt nebulones, iuquama, de qui» 
Lue item per suum Evan gei istam ApocaK 20 predirli; 
Deus ; Postquam consumali fuerint mille anni exibit Sa - 
innas de carcere suo , et suducel gentes... et cotv*re<rabtl 
e 03 in pr odium, quorum numerus est sicut arena maris ; et 







capo r. 46 . 


disperazione, discìogtiasento della società, roycsci amenti o 


Unti «agrìfegf, quanti nessun altro mai da chi vié Mon¬ 
do. Sicarj certamente di questo scelleratissimo furfanterie 
o con esso lui confederati, e con i di lui sicari erano al 
certo quegli uomini roanigoìdoui, che ambendo la SicuU 
Signoria, col pretesto della Democrazia, e della libertfi 
il Siciliano popolo stimolavano contro la Monarchi-» ! 
ricchi, ed * nobili, perturbarono, stben non quanto de. 
si aerava no, e perturbano l’ordine tranquillo delle nostre 
cose, restandone stupefatti, e sdegnati tuti/ i buoni, mal 
soffrendo, ed attendendo, sino a quando finalmente mv* 
sta genia di ftirfantooi , e farfalloni siano per abusarsi 
dell, puidnu dei nostro Ottimo Rit (che Iddio conscr. 
V, sempre sano , salvo, e felice) e de’ Siciliani e del. 

S 1 T,Ts ■ uDio. conira cui Ltt, 

- a di lui Sa »«ta Chiesa cose orrende machinario a noni 

*a, e scellerate . Costoro di quella Francése pestifera « 
«la m venta si sono, camminano su le medesime n° 3 fe 
diyerse strade non prendono, desiderano, si impedantì' 
ci minacciano, e si sono dati di mano ner »,. r L S ■ v* 
medesime sciagure, che arrecarono ai Galb Onesti 7% & 
Ioni, e farfalloni, io. dico, se non mi hiLS ^ 
siero, di quella mala razza certamente !?sono 
Iddio, per bocca del Principe degl’A postoli a) rrn * 1 

do della seconda Epìstola disse >/sni’<L>espo^seeoà* 

» Maestri bugiardi.‘che tdroCoco^!",>," ?■ ? #i 
> ne,.. che sopramettendo una reste di edere rol'? 0 ' 

» ed agitati dalì’avarizià con finte parole no f u ' lù '" 

» di V oi un soggetto di lo'o traffiJ! formeranno 

» Senza di condLnLLi 1 „ I C ° 5 P ei ’ «.loro le 

J9 perdura • e la W b j- .® ,a & ran {fj mpo data , e 

* Lute zi crZw ™ h r ™ d0rm * 1 ^ior. • 

» concupiVc-ènza di’ i' C9I ™ ;n , !,lano presso la carne nell» ' 

ir nante %°noÀa . di T^? it ^ nolas ? varm ' 

v Ir oriti eresse it<» ’ i^ 7 debbasciaU no u temono di in- 
» aoitftin 1 ®v: "S“ a0 so.no font; senz’acqua , nebie 
fh.fU » *1 » a " quali è riserb-ata U caligine 

,| . ® Re hre. Imperocché parlando gonfi! di vana su- 
.ia attoscano ne desideri di caffi «le lussuria lutti 

9 mo ^° lungi «un si figgono, prométto tul$ 

^ * Jtl £ q 


Ut * 








t itfi CJPUf V, 

•roniao impossibilem, ut roulUttido universa unum , 
«umdemque se conferat in locum , de rebus gerendis 
conseusiat, deliberet, jtis dicat$ gubernetque ? 

„ , > f -, i f 4 l* .'« | * 

\ ' # 1 x r *•••»«-.? 4 



§. XXXVI» Insuper, etsi nos concederemus na* ■ 
tmlonibus istis, quod sola electio Magistratuum^ De* 
putatorum, Regumve efficiat, ut totum regimen , re¬ 
rumque summa omnino esse vere dicatur apud illos 
omnes, qui «hgarint ; in Batava tamen » et Helvetia 
Republica nunquam verum esse eontendimus , quod 
omnes omnino de moltitudine eligunt • Nam non Hel¬ 
vetii omnes omnino, non omnes omnino Batavi gene¬ 
ralibus interveniunt comitiis, nec particularibus cujus- 
cumque Provinciae ; nequidem singularibus Cujusque 
Civitatis , ubi hujusmodi fiunt electiones , sed omnia 
per Deputatos geruntur. Magistratusque » Praeter quod 
enim in Helvetiis Protestaniium Provinciis , et binis 
Catolicis, quae simul quidem muiman totius Helve* 
tiss componunt partem, Capitales Civitates solum par* 


ascenderunt super latitudinem terree • et circuerunt castra 
Sanctorum , et Civitatem dilectam 5 et descendit ignis de 
a Deo, ei devoravit eos . 








\oavo r. 


m 

I* ultima totale rovina deila città? dii non vede co¬ 
me quei nugoioni, e faifalloni, i quali a somme lodi 
inoliano la Democrazia, come utilissima alta moiiitudi- 
ne , perchè è quella , come essi donano ad intendere 
agl’ imperiti , in cui la moltitudine possiede il sommo 
impero , e la suprema potestà di governare , eglino 
stessi confessano, esser cosa adatto impossibile ai ese¬ 
guirsi, che tutta intiera la moltitudine si raduni in un 
solo, e medesimo luogo, sia tutta di accordo su le co¬ 
se da farsi, deliberi, amministri la giustizia, e governi ? 

§* XXXVI. Inoltre, quando anche concedessimo 
noi a codesti furfantini, che la sola elezione de*Magi* 
strati, de’Deputati, e de’Re fa si, dia tutto il gover¬ 
no , e la somma potestà dir veracemente si possa di 
esser tutta appo tutti quei, che avranno fatta Relazio¬ 
ne*, sostenghi.rrao tuttavia, che nella Batava, e Svizze¬ 
ra Repuhlica vero non fe in modo alcuno , che tutti 
della moltitudine intieramente concorrano airdezione. 
Dapoicchè nè tutti intieramente i Batavi, nè tutti in¬ 
tieramente i Svizzeri intervengono mai ne alle genera¬ 
li assemblee , ne alle particolari di ciascheduna pro¬ 
vincia, e neppure alle singolari di cadauna città, nelle 
qmdt effettuate vengono si fatte elezioni ; ma tutte te 
cose si Fanno da* Deputati , e da* Magistrati . Men're 
oltreccivi nelle Provincie Svizzere de* Protestanti, ed 


» loro U libertà, quando eglino stessi servi si sono delì* 
» corruzione » 

Q testi furfanlom, io dico, sono certamente di'quel- 
aa stessa m^la razza , di cui Iddio'per bocca anche del 
suo Vangelista nell Apocalissi* al caper #o. predisse » Do» 

* fio che saiMu consumiti mille anni uscirà dal suo car® 

* cere Satanasso, e sedurrà le genti,le congregherà a 
V biH*glia, ìi loro uu<nero sarà come ì'aren» del marej 
® e Salirono sopra la faccia delta terra , e circondarono 
» il campo de’ Santi . e U Città dilettai e scese fuoco 
» dal dielt>, « divorolli tf 









»«4 CAPVTV, 

'les babsnt in regimine universali, nipote qnae tentuw 
jtis hab.nt mittendi ad Provincialia Comitia Deputa¬ 
tum unaquaeque sunm, minime vero reliquae; tamen 
cum lò. et seq, h c, ) res factu impossibilis sit, 
ut singuli omnes de cujusque Civitatis muUititudiue 
in hujusmodi Deputatorum electionibus perfecte con¬ 
sentiant; necessario fatendum erit, quod, si eligere 
Deputatps ( ut asser uut A l versarli ) est vere regnare* 
ilia mollitudinis pars, quae praevalet in electione De¬ 
putati, ipsa sola utique regnat; pars vero devicta mi- 
tìi me regnat, utputc quae non eum ipsa Deputatum 
elegit; et ideo in sua asserta libertate, et imperio in¬ 
vita patiatur, oportet, invisi Deputati tirannidem itera 
invisam , Non. omnes itaque omnino regnant in istis 
rebus, publicis , sed tantum ii!i, qui in hujusmodi e- 
lectionibus jure, vel injuria tssteris praevalent . At ubi 
non omnes omnino de Multitudine regnant, sed tan¬ 
tum multi; ibi vere Democratia non est, sed tantum 
Aristocratia. Batavorum ergo, Helvetiorumque Respu¬ 
blicae Democratiee revera non sunt, sed tantum Ari- 
stocratiae * Quin, si considerantur intrinsecus in iisdem 
ipsis idectjombus 9 aliisque gerendis rebus studia par¬ 
tium, ambitus, molitiones, artes, illusiones, seductio- 
ses, factionesque, quae hujusmodi Democratici , seu 
Verios Aristocraticis insunt negotiis ; verissime Demo¬ 
cratia oa , et ipsam etiam Aristocratiam quis definiet S 
ftegimenjnoii est, nec regiminis aliqua forma, sed qua* 
dam perturbatio rerona , et instabilis quidam aestus g 
huc illuc inter Monarchiam scilicet, tyrannam A- 
ristocpjttam, et crudeliorem plerumque Anarchiam sena- 
fer amtiittumcm igitaft illusam, et falso regnare »tas» 0 







ffÙPÒ v. 


m 


in due do* CaUdici , le quali prese lutte insieme for* 
mano certamente la magg oc porle ili lutii i Sv zicri, 
ie sole Ci uà Capitali h.m parte nel governo uni versale, 
come quelle , che sole hanno il eh ilio di mandare 0 “ 
gruma il suo Deputato alle asserui; ee delia Provincia; 
tutte Patire Città p.oi alcun tiri (.tu non'vi hanno, no 
ingerenza alcuna; pur non dimeno, .essendo, che (per<Io 
*6. e seg. di questo capo) è uni cosa affatto fes* 
possibile ad avverarsi,- che t-uttt i singoli di ciasche* 
duna Città siano tutti intieramente di accordo in suni- 
li elezioni di Deputati ; si dee no cessa riamente confes¬ 
sare, che, se 1’ eligere i Deputali (come asseriscono 
gl Avversa rj ) è un vero regnare, régni alce rio quella 
sola parte del popolo, che nell’ elezione prevale del De¬ 
putato; quella parte però che restò superata, non n> 
gna certamente ai modo alcuno, come quella il di cui 
voto non fu per quel Deputato ; e perciò fa di uopo, 
cae essa ne! suo asserto impero , e libertà soffra con¬ 
tro ogni suo volere In spiacevole tirannia di un spia- 
eevo a, sputato , In queste Repuhliihe adunque non 
1 'ntieiamente regnano, ma solamente quei,chea* 
g ^ a tri jq tali elezioni o g'usta , o ingiustamente pre¬ 
valsero. Ma ove non regna tutta intieramente la mol¬ 
itu me, ma solamente molti della medesima; ivi reai - 
stento non vi è U Democrazia , mat solamente l’Ari- 
-ocra zia . De RepubUche adunque de* Batavi, e degli 
,iu)^ £eri . Vere ^mocrazie non so. io, ma solamente A- 
. A ? i * in ( ì liestc medesime elezioni, e nel' 
rirm & ^ 10 su Re l’altra pubbliche cose se si conside» 

Jinn’ Ja / tnasec f nentc S 1 ’ inapej[tii de’partiti, le circuì- 
Vp. 1 * le mach inazioni, 1« pratiche, le iUosioni ,le se- 
noni , e l e fazioni, che inviscerate sono a tali Ì5e- 
cratiche, o più veracemente Aristocratiche Vicende, 
ciascuno veracissimamente definirà la Democrazia, td 
ancore la stessa Aristocrazia, dicendo : Non e essa^ un 
regime, nè una qualche forma di regime, ma una «er- 
to perturbazione di cose , ed un# certa istabile estua™ 









m 


eJPVT V. 


J XXXVII Bevera enim regnant, gubernanfque 
«Pt'oa stCifctalis, «ir.bitiosì bnbulones -iti, qui super* 
àia, pt ugnila, audacia, mendaciis, corruptionibus,se¬ 
ductionibus, aliisque malis artibus, raoliiiombusque prae 
ceeteris polient in civitate ; illi scilicet, qui, qua mu- 
nerbus, qua potentia 1 , qua minis, qua prom ssionibus* 
qua spe, qua metu, iunumerisque molitionibus sufira* 
già multitudinis ementes , et extorquentes , Deputati 
creantur , et obtinent Magistratus; sicut omnium ex¬ 
perimento comprobatum setnper fuit, et in e'ectioni* 
bus quoque Rappresenlanlium nostri bujus Regni pie* 
rumque experti sumus . Cuivis scilicet est sua sentina 
civitati; et hoc vitium ita intrinsecus haeret populari¬ 
bus electionibus, ut tanto morbo nulla prursus vi, nul¬ 
laque possit ratione mederi. Cum vero iiujusmotii ele¬ 
ctiones locum habeant aeque in immaginaria Democn- 
ti i ; ac in Aristocrazia ; idem quoque judicium de hac 
ierenaum esse, quis sanse u.entis non videt ? 

f* XXXVIII Quae hucusque contra Calvinum » 
ejmque secutores pise!ibavimus, rite perpensis, intel¬ 
lectu facile est, quod U<-m»cr#iise idea omnem idrata 
penitus excludit, expellitqne regiminis, ordinis, a que 
pacis* Idea enim regiminis, ordinis,atque p sicjs cutn 
jdea De moera lise, ejusque factionum, pcpularisque le¬ 
vitatis mutuo pugnant seqvper, repugnant, recalcitrant- 
que sibi . Pbilosephi ergo , cum podici) i sunt, se in 
Statu Democratico regimen aliquod mu: tu udi ni datu* 
yos* sonsu cflssa v itntiio et c-®* 

ha dederunt, noh rq^nen ullum. A r< liquis ergo ex¬ 
clude ada prorsus, et espungtnda est Demotra ia, sej» 








CAPO V. tSj 

^ìone, che agita sempre quà, e là »1 popolo, sbalzar»* 
dolo, cioè, ora in una tiranna Monarchia , or in una 
tiranna Aristocrazia* e perìoppiù in una delie più era* 
deli Anarchia, il popolo, dico, ingannalo, e che falsa¬ 
mente crede di regnare , 

XXXV II Imperocché r pai mente regnano , e 
governano la sentina della società, quei ambiziosi fur- 
fantonì , \ quali nella città a tutt gl’altri prevalgono 
per superbia, pelolanza, audacia, bugie, subornazioni, 
seduzioni, ed altre..inalarti, e rn.ichinaz.oni : quei, va* 
le a dire, che or colle largizioni, or con la prepoten¬ 
za, or colle minaccie , or colle promesse , or con la 
speranza, or col timore, ed inouraerabdi altre machia 
nazioni comprando, ed estorcendo i suffragi del popo¬ 
lo. giungono ad esser creati Deputati, e possiedono le 
Magistrature: come per prova sperimentato abbiamo 
nelle elezioni ancora de’ Rappresentanti di questo no¬ 
stro Regno : ciascheduna città in vero ha la sua sen¬ 
tina. E questo morbo é cosi iuti insecamcnte attacca¬ 
to alle popolari elezioni , che a si gran male riparar 
non vi si pub mai in alcana maniera, in modo alcu- 
xio . Essendo poi che si fatte elezioni hanno egualmen¬ 
te luogo si nell’ immaginaria Democrazia, che nell‘Ar 
ristocrazia, chi mai di mente sana non vede egli, thè 
,1 medesimo giudiziodar anche si dee deU"-Aristocrazia? 

$ XXXVIII. Ben ponderate le cose che sinor» 
dimostrato abbiamo contro Calvino, e i di lui s guaei, 
è facile comprendersi, che 1* idea di Democrazia..es¬ 
clude affatto, ed espelle ogni idea di regimine, d’or¬ 
dine, e di pace, Dapoicche l’idea di regime, d’ordi¬ 
ne, e di pace coll’idea di Democrazia, e delle di lei 
fazioni , e della popolare legierizza sempre scam¬ 
bievolmente pugnano , e la (anno sempre a calci • 
Quando dunque i Filosofi han promesso di dare al¬ 
la moltitudine nello Stato Democratico un qualche 
regimine, han dato parole senza idee , anzi con idee 
coutradittorie e fra loro pugnanti \ e repugnanti , e 








■*» ' caput v. 

Politia . Atqui eam es demonstrat# - , tam etiam ex 
sententia ipsius Calvini ( /. c, ) Aristocrutia est Politias 
vicina; imaio ita vicinissima , ut si ambae ad praxita 
redigendas concipiuntur , ejusdem rei nomina diversa 
siut, Arabs «rgo simul expungendae-; et una, ae soia 
Monarchia dicenda est omnium regiminis optima for« 
Daa. Quod quidem latius, clariusque contra Hiaresiar- 
eam Calvinum, et secutores ej-us nostrates, Deo an* 
muenle, probatum dabimus capite sequenti, 

XXXIX, Interim vero, quid vitii, quid venem 
hisce Calvini opinionibus insit, discant, velim nostra* 
tes ab Eminentis. Bellarmino, qui //&«>. c, i. de Sum- 
2MO Ponti 'f. ita scripsit, docuilque , Si multitudo git* 
ber nanda est Jieri non potest , quin aliquo modo ex 
tribus gubernetur i aut enim unus prcejzcictur Rei ' 
•publices , aut aliqui , aut omnino omnes . <57 unus , 
Monarchia erit ; si aliqui de multis A ri st ocrati a ; 
ai omnes omnino De macrotia.,, Jo annes Calvinus 
quidem , tu omnes omnino obstruat vias quibus a& 
aCCtiESlASTiCAM MONARCHIAM GONSTiTUf-NDAM, disputan¬ 
do perveniri solet , A ri sio cratiam ex formis simpli' 
£ibiS, ex mixtis vero iefnperaium regimen ex ipsa, 
et Democratia omnibus aliis anteponil\ deterrimam 
omnium vult esse monarchiam , presertim si in toto 
Orbe 'Terrarum et in ecclesia universa constitela 
T ua. P'erba Calvini ex lib. 4 Itisi, cap. (>. Cj, 
fceee sunti V erum sit sane, w volant, bonum esse 
atque utile Orbem totum Monarchia contineri ; 
quod est tamen absurdissimum , sed ita sit , nun¬ 
quam tamen concedam , id ipsum in ldcclesi.ee 
gubernatione vaierei Id cum expet imeneo ipso scra¬ 
per fuit comprobatum , tum sua quoque autoritate 
Dominus cpafitmwU , cum Anslocratism Politice 
vicinam apud /siraeiitas instituit : tfos vero f adi» 








capo r. 




ooa mai alcun regimine . La Democmia adunque fi 
o sia la Polizia devesi affatto excludere , e scancellare 
dal numero delle forale di governo. Me si per quan¬ 
to da dimostrar vengharao, eome anche per sente ma 
dello stesso Olivino nel luogo citato, i* Aristocrazia è 
Ticina alla Polizia; anzi cosi vicinissima , che se en¬ 
trambe io prattica metter si vogliono, due diversi no* 
mi si sono dalla medesima cosa* Tutte e due adun¬ 
que scancellar insista si devono ; e la sola Mon archi* 
dir si deve 1* unica tra tutte, e l’ottima forma di re¬ 
gime. bocche contro l’ Eresiarca Olivino, ed i nostrali 
di lui settatori piu alla distesa, e p.ù chiaramente cui 
divino ajuto dimostreremo nel seguente capo. 

$ XX.XJX. Vorrei però fratta ito, che i nostrali 
apprendano, quanta maligpità. quinto veleno inviscerato 
si trova- in- tali sentimenti, dell’empio Calvino, die rap¬ 
prendano, io dieci, dall* Eminentissimo fi‘;M armino il 
quale nel libro i, capo i ds Summo Ponti/, cosi 
scrisse, ed insegnò » Se il popolo dee esser governa- 
» to, farsi ciò in altro mo lo non può , che con tino 
» di tre modi . Imperocché al governo della Bepubli- 
» ca o vi si matte un solo, o alcun» , o tatti intiera- 
a> mente Se un solo, aliar sarà Monarchia ; se alcu- 
» ni de molti ^ì'iSiocrijìa; se tutti mtieraai.jute Demo- 

» crazia*** Giovauai Calvino alcerlo- per serrar tutta 
» intieramente le vie , per cui disputando arrivar si 
» suole a dimostrare V Scclesiaslica Monarchia, Ui 
” lutl ® le lor(De semplici antepone lWstocraiia , « 
” tra le “> lst 's pero antepone a tulle l’altra il. redimi uè 
» temperato di essa «ristocmia, e di Democrana , il 
» piu scadente di tutti vuol die sia la Monacelli», mas- 
u sime se stabilir si vuole in tutto intieramente il 
Molilo, c nciìa Chissà 0 ìiv -srSs.il Lb parole di Cai-' 
» vino elei libro ^ dstle Instituzioni , capo 6 . ^- 9 . 
» sono le seguenti» Sia vero alcerto, come pretendono 
» che è cosa buona, ed mtiU. che tutto il Mondo sia 

„ T.ilJ, aa 













»ff* 'CJ-PVP r. 

ài Bellar minus , Beatum Thomahi , alihsqiie 
thoicos Theologos sequuti ex iribus simplicibus 
fc rm is gu beni a ti o n is Mona re hi am c ce ter i s antepo * 
nimiis , 


§. XL. TIacc sumit arma Calvinus, hase impia ca* 
s’ra metatur » movetque utrawque oppugnaturu> Mo¬ 
narchiam Temporalem, et Ecclesiasticam, seu Prima¬ 
tum Summi Pontificis, super queru Christus Domiuus 
Maltht *iS, v. 18. aedificaturum se promisit Eccle¬ 
siam suam, haatì arma, inquam, unicum hur,damentuin 
concussurus Ecclesiae , ipsamque fuodiius eversurus , 
sumit Calvinus; hinc sua castra movet, haec arrra suis 
'm inistrat, his armis fisi Catholicos lacessunt C Evinta¬ 
ci ■ Ecclesia autem e regione constituta. Acies quidem 
a Dee ordinata, suos ad hujusmodi praelia ciens,con¬ 
traria porrigit arma , His armis Patres hostium agmi¬ 
na aggressi sunt, profligarunt, vicerunt; his armis 
Qrtodoii Theologi euncti Calvinistarum impetum im¬ 
pediunt , retunduntque ; Ius armis Civilem Monar¬ 
chiam , simul , et Ecclesiasticam , Catholicum scilicet 
Dogma de Primatu Summi Pontificis pro t vinbus de¬ 
fendunt, et invmcte propugnant ^ ' 


§♦ XLI. [Si ergo in iastiuscnodi" praeliis n«n de 
sola contenditur re temporali , quae sane hic minimi 
momenti non erit: sed maxime de unico agitur fun¬ 
damento totius Universalis Ecclesia; ; si Eminentis# Bei* 







CAIO V . /71 

i f j 

*> governato dalla Monarchia: locchè tpttivia è assnp* 
» olissimo, ma sia cosi; non concederò mai pelò, che 
» ciò medesimo vaglia nel governo della Chiesa . Ciò, 
» come fu sempre comprovato dalla stessa esperienza; 
» cosi colla sua autorità ce lo confermò ancora il Sr- 
» gnore, quando appo gl’Isdraeliti l’Aristoemia vi i- 
» stituv vicina della Democrazia » Noi peto, sorgiti* 
» gne Bellarmino , seguendo la dottrina di S. Torn¬ 
ii maso, e di tutti gl’altri Cattolici Teologi fra tutte 
» le tre forme semplici di governo antepongliiamo al* 
» Paltre la Monarchia *» . 

§ XL, Quest’arme impugna Ca’vino questi ec» 
campamenti ei pianta, e marcia per oppugnare l’una, 
e l'altra Monarchia, Temporale, ed Ec< lesiastica, o sia 
il Primato del Sommo Pontefice , su cui Gesù Cristo 
Signor nostro al cap 16. v. 18. di S. Matteo edi¬ 
ficar promise la sua Chiesa; quest’arme dico, prende 
Calvino per iscuotere l'unico fondamento della Chie¬ 
sa, e rovesciar la medesima insiti dalla sua più pro¬ 
fonda radice; quindi egli muove il suo campo , que¬ 
st arme somministra a’suoi , in qussl’arme fidando i 
Calvinisti sfidano 1 Cattolici . E a Chiesa poi seh«rat* 
a fronte , esercito invero ordinato a battaglia da Dio 
medesimo, raunando essa a si fatte tenzoni i suoi, con* 
trarie arme gli porge , e t aU'arra* nemiche contrarie 
arme oppone * Con quest’arme i Santi Padri scagliati 
si sono addosso le nemiche schiere , 1’ hanno abbatta¬ 
lo, e vinto. Con quest’arme \ Cattolici Teologi tutti 
^ritardano » ® rintuzzano l’empito de’ Calvinisti , con 
quest’arme a tutta forza difendono, ei invincibilmente 
sostengono la Civile insieme, e P Ecclesiastica Monar¬ 
chia, il Cattolico Doni ma, cioè, del Primato del Som» 
mo Pontefice * 

V Se dunque in s* fatte tenzoni del solo 

non trattasi temporale affare, il quale invero non sarà 
qui di piccia!a importanza, ma principalmente trattasi 
driP unico, e solo fondamento di tutta la Chiesa Cui- 






* 


CJPUT K 

Jarmino auctore, aut eadem ipsa potìùs evidentia rei 
ad obstruendas omnes omnino vias , quibus Ecclesia¬ 
stica propugnatur Monarchia» seu Primatus Divi Pe- 
tn, irop ys ille Haeresiarca . Monarcli cum regimen om¬ 
nium esse deterrimum blateravit* ut inde invincibili¬ 
ter concluderete Ergo Optimus , qui o.ptiraa gigmt , 
Ileus Lane in sua Ecclesia instituere non pcrtuit deter¬ 
rimam regiminis formam ; si e contra Sancti Patres 
ad hujusmodi piseli» descendunt invicti; si hujusmo¬ 
di praena ineunt, sudantque pugnando cuncti Ortodo- 
xi Theologi ; facile intellectu est v quam male de^ Ec¬ 
clesia^ quam male de Primatu Suismt Pontiticis , 
quam male de dogmatibus inde sequentibus , quam 
mal» de ecclesiastica, et saeculari Mouarcbia» quam ma¬ 
le denique de veritate atioquia evidentissima , et de 
Ortoloxis Th elogia omnibus* quam male, inquam me- 
riti fuerint concti illi Nostrates, qui novis stu^ entes 
rebus, pirtibu qj« Calvini % vel certe divitibus an* 
diente* Calvin.anis , velati furore novo, novaque de - 
tuentia capti Monarchiae alioquin sacras Democratiatu 
anteposuere, seu verius tyrannam Anstocraturo, eam- 
que summis estulerunt laudibus carmina quoque, i 
cet insulsa, scriptitantes, et odas , ad en.es insuper 
nihil id Religmms interesse, cum revela, ut j.m m.e 
clarius demostratum est, hujusmodi armis seu opimo 
nibus ima concutiuntur, oppugnanturque is a net issi 
nostrae Religionis fundamenta . Agnoscant ergo an- 
decn.'nstiusraodi Nostrates , et mirentur, eosque pu¬ 
deat, pago it atque , sese fortasse imprudentes contra 
Matrem Ecclesiam, Catholicosque Theologos omnes e 
partibus qpoque stetisse Calvini, Calviniaiiisque rebua 
imprudentes forte favisse 9 








cjpo r. i?s 

Vfìrsale ; se per l’aatontà de !! 1 Em Iaen'IssiTtlO Ballarmi- 
no, o più tosto per la stessa , e rr e lesena cvmensa 
delia venta quell’ empio Eresiarca per sena e efuto 
tutte intieramente le vie, por cut \ieo I Liei-suscita 
Monarchia difesa, 0 sia il Primato di S. Pietro-, qutd- 
Pempio Eresiarca, 10 dico di dir ciarlando aio», iha 
il governo Monarchico e fra tutti i più scadente, ptr 
ìndi invincibilmente conclmidercu : L 'Ottimo idd.o a* 
dunque, che otti me cose ei tà, questa suideuossini» 
forma di governo istituir nr n potè mai neila su* Obe¬ 
sa; se all’opposto i Santi Padri, invincibili scendono 
à si fatte tenzoni; s« si fatte b '(taglie attaccano, e 
combattendo sudano gl’Ortodossi Teologi tutu ; Cole 
cosa a concepir eli’ e , quanto di male bau fatto alla 
Chiesa, quanto di male al Primato di S, Pietro, quan¬ 
to di mille a 1 Domini, che iodi ne siegnono, quanio di 
male all’Ecclesiastica, e secolare Murari Ira, quanto 
Elide finalmente alla verità per altro evidentissima ,ed 
a tutti gl’ Oitodossi Teologi, quanto di male, io dico, 
bau fatto tutti rpm Nostrali, eli i a stravaganti cose at¬ 
tendendo, ci h favorire le parti di Calvino, od osse¬ 
quiando certamente 1 doviziosi Calvinisti, come presi 
da una nuova pazzia , e nuovo furore anteposero alla 
per altro speronatila Monarchia l’orrida Democrazia, o 
piu veracemente la tiranna Aristocrazia , ed a somme 
lodi la multarono, facendo anche versi, st-bene insulsi, 
ed ode, aggiungendo dippiù, che ciò niente interessa¬ 
va la Religione, quando in realtà, come più iluaro 
della luce abbiamo già dimostrato, con siffatte armi , 
o sia opinioni vengono scossi, e combattuti i p ù atti 
fondamenti della nostra Santissima Hehgione : cotesti 
Nostrali adun pie riconoscano finalmente , si muravi- 
gb «O, si arrossiscano, e s'i peni a no di essere stati e* 
glino ancora forse senza accorgerà me sotto 'e bandie¬ 
re di Calvino contro la Madre Cbbsa « e tutti 1 Caito- 
lici Teologi, e di essersi forse sonza accorgercene ma, 
pegnati anche a favorir® di C&lvmo gì €m |rÌ disegni * ^ 




i 7 4 caput r. 

XLII, Cum ergo nostrorum temporum iaju- 
ria, et aliquorum ignorantia factum sit, .ut hujusmodi 
errores, falsasque opiniones non siae m^gno civilis, efe 
ecct s'asticae societatis detumento longe lateque gras. 
senior, ut supra iod cavami , officio certe cogimur , 
praecipua saltem p'oducrtie argumenta , ut errorum , 
et ignorantiae dissipatas trntbis, Catholicum Dogma , 
et Tentas , quae simul tffii i uso pitica est , Politica , et 
B hgiosa, mag », magisqus elucescat, victnxquft trium» 
phet. Quoa Deo opitulante , et Divo Apostolorum 
Principe, Capite sequenti aggreriiemai" rationibus uti¬ 
que, et argumentis Philosophicis, PohtiGis^, et Tiico» 
logicig. 






* 









GJPO K .'17S 

§ XLU* Essendo dunque, che per V ingiuria de* 
mostri tempi , e per Pignoranza di a'cuni ue è avve¬ 
nuto, eli si [fatti errori , e Use opin om , non sensa 
gran detrimento dell » civile , ed ecclesia! ca sreietà si 
sono «parse , e tirannegiano da per mito, come -«opra 
additammo , ventiliamo dui nostro d ver costretti di 
mettere in veduta le principali ragi. ni almeno, per cui 
dissipandosi le tenebret ' dett* errore , e dell’ignoranza, 
sempre più risplenda , e trionfi vttor oso il Cattolico 
Domma, e (a verità, che inseme filosofica essa si è, 
politica, e religiosa /Ciocché' noi colf’ajuto di Dio, e 
dei Principe degli Apostoli ìntraprend amo nrl Capo 
seguente con raggioni, ed argomenti Filosofici appun¬ 
to s Politici , «“Teologici » 

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CAPUT VI 


MONARCHIA 


ftilchérìititi 3 j tt Omnium Optima Regitntfus 

Forma 


PROKMÌCM, 


In untrcn collectis , que Haeresiarca Calvinus scri¬ 
ptitavit inst L b 4. Cap 6 ., et Cap. relais caput 
fe prosi mo. liquido patet, illum, ut verbis utor-L mi nen¬ 
tis. Bellar mi ni, voluisse, ex omnibus regiminis formis 
deterrimam esse Monarchi a (i)f paaesertim si toto 
Orbe terrarum , et in Ecclesia universa constituatur* 
Hos autem contra illum , illuasque sectatores demon¬ 
strandum, et luce clarius meridiana probandum as¬ 
sumimus , Monarchiam Omnium Optimam , et ideo 
Naturali, DiViaicpie lege hominibus esse praescriptam, 
praesertim si de toto agatur Orbe Terrarum , et e 
Ecclesia Universa. Idque tam ipsorum Ethnicorum 
Philosophorum , ac Oratorum etiam Repu bucano ruo» 
auctoritatibus, et sententiis, tuna rationibus a strua¬ 
mus , et argumentis ex simplicissimis juris Natur® 
principiis nitide, legitimeque deductis , tum aucto¬ 
ritate Juris Divini Revelali , divinaque istitutione tara 
in Veteri, quam in Novo Testamento, tum demum 
infallibilibus Ecclesiae Oraculis, «t SS. Patruum sen¬ 
tentiis luculentissimis . Quo vero magis, magisque 
veritas elucescat , ac idearum evitentur confusiones 
illse t quibus falluntur * aut ad fallendum certe abu¬ 
tuntor Calviniani , ejusdem^ue furfuris alii 9 demon*- 









V 




CAPO Vf* 

LA MONARCHIA 



É l\0Ulula fm tutte , e la più eccellente 
.forma di Governo» 


PROEMIO 

K 

Xlac*olto in breve quanto spacciò V Eresiare* C«V 
Via-» nel capo 6. e so* delle sue Istituzioni * riferì» 
lo da noi nel precedente Capo } chiaramente, si sc'ir* 
ge , clie «gii,, pr avvalermi delie paiole deìl*'Emiv 
neuiihSiurjo B llariaino* dir volle* che fra mite le fof» 
ine di governo la p u infelice fossa ! a Monarchia , è 
P’' ncipaìtnente se stabilir si volesse io lutto intiera» 
snente il Mondo* ed in tutta intiera l’ Universale thie- 
sa, froi pfM.ò all 9 opposto contro lui, e sum settatóri 
a dimostrar assumiamo * ed a provargli più chiavo dii- 
la luce ds msztodV* che la Monarchia è l’ottima fra 
tutte , e che pereto è essa agli uotu o> tutti ingioino 
per legga naturale , e divina , e massime se si tratta 
di tutto intiera niente il Mondo , e di tutta intiera la 
Cìmst Universale. Proveremo noi ciò tante colle au« 
tornò , e sentènze de’ medesun. Em ci filosofi e 1 O- 
?atort atich * tlepuh ;c-ni* tanto Gode ragioni, ed ar^o* 
oiyau nitide, e tuttamente dedotti da’piò som» 
pdc 1 prua; pj del vi ritto della natura* tanto cdPàuto» 
ìitn dèi Unito divino nvdato , e colla divina Isti tu- 
aume * si nell* Valico, che «eA Nuovo Tsstàaiento co* 
mente cogl 9 Vtifdlih lì Or-ieoli della Chiesa , e 
$oite in cui etf fìsime sente me de 9 Santi Padri * Onde 
TMU fl 3 





0JPUT a 

tfratioaifros Métti aro elica, qua fer* materia, Methòde 
concinnatis rem omnem absolvemus. Sic hercle Set » 
ttt loco pugnetur perquam aprico, ubi quisque sùana 
nequeat occulere fugam. Quamohxem nitidi, lucidi- 
que ordinis gratia Definitiones, Postulata , et 'AsisR**- 
la s qua possumus* brevitate pnemiuimùs* 


DEFINITIONES 

Def. i , Degere societatem quamcumque , vel 
multitudinem , recte dicuntur illi , qui in societate 
potestatem , seu curarti habentdisponendi , pr&ch 
piendique omnia media ad consequendum finem , 
ad quem societas ipsa inita fuit , necessaria, uti* 
Hora,, atque aptiora , et quibas item omnes società - 
tem ipsam componentes dicto audientes esse te¬ 
nentur , 

Def. Monarchia est , seu Regnum, cum u- 
nus multitudinem , seu quamis regit societatem » 

% 

€oroll. i* Ejc bis duabus Defir)ition r bus inlef se 
eollatis lucide sequitur, quod Monarchiae , seu Regni 
vera natura, et essentia iu eo tota consistit, ut scili¬ 
cet, ia societate ad uniu> nutum res omnes gerantur* 
Quod quoque docuit Ro manse Eloquentias Pr nceps 
ia, F*m i . ubi scripsit; N< n Regno , sed Re geli- 
herati videmur ; interfecto enim Rege y omnes regios 
nutus intuemur. Quod idem est, ac dicere: Regnum, 
seu Monarchia ibi est , ubi ad unius nutum omnia 
fiunt; sive, quod quoque idem est, natura, et esseri*" 
fla Regni, s«u Monarchiae iota in eo sita est, ut ed 







CAPO V* «jr# 

perì» senjpre pià fispfenda la verità* ed onde evitar* 
quelle confusioni di idee, dalle quali i Calvinisti, ed 
altri della medesima crusca ingannati- vincono 4. o di 
cui certamente ad imposturar si abysano, esegirrem# 
nói tutto questo nuovo-assunto * con delle dem.'H’ra*» 
lìottt tutte tessute con un metodo, per guanto cel cono- 
t porta la materia, tutto m aiuta \tico . Gi>sv certamente 
ne avverrà , che combatteremo in un luogo molto a- 
pruo, ove nascondere alcun non potrà la sua vergo¬ 
gnosa fuga. Per procedere q lindi con lucido, e niti¬ 
do ordine, premettiamo colla maggior brevi à, che Cu 
possibile, le i)etàdizioni, 1 Postulati* e gl’Assiomi, 

DEFINIZIONI 

Def, i» A dritto pensare^ vengono giastamen* 
te detti di reggere qualunque moltitudine o società 
tutti coloro , i quali hanno nella società la cura % 
e la potestà di disporre e prescrivere , i meni ne-» 
vessarj, più utili , ed opportuni a conseguire il fi * 
ne, per cui fu quella società contratta , ed ai qua» 
li eh obbedire anehe sona abligati tutti i compo¬ 
nenti la società sudetta . 

Def t ». La Monarchia , o il Regno si è qùan* 
do un, solo regge la moltitudine , 0 qualunque io*, 
vietà\ 

Corali» s, Da queste due Definizioni fra loro, 
combinate, chi .ira mente ne si^gue * che la vera natu¬ 
ra , ed essenza della Monarchia , o del Regno tutta 
tonsiste in quel punto, che, vale a dire, tu te le cose^ 
nella società si fanno a cenno di un solo : tocche an¬ 
cora ce lo avvertì il Prìncipe della Romana Eloquen¬ 
za Famil a ove sci Use: » Non si sembriamo 
lib rati del Regno , ma del Re; dapoicchè , ucciso u 
Re, tutti osserviamo 1 re pi cenni » Che tanto è dire £ 
ivi è il Régno , q sia U Monarchia * ove * canti» dì 








■‘«e CAPUT FÌ. 

. rutata' unius omnia flant. Est quo patel, ad esseri* 
ti ùn Monarchiae, non pertinere, utrum Res perpetuus, 
sit, et Hae redi tarius, aut non ; dum verum sit., quod 
ad unius nutum omnia fiant. 


* 1 i - 

Cordi, a. Ii vero nou lia intellexerunt Phile*-' 
sophi , nec quisquam sanas mentis ita quidem intelli* 1 
get, quasi ille vir , qui solus, dicitur regere multitu¬ 
dinem idem ipse per se sine administris, et aliis Ma— 
gistrat bus solus omnia debeat obire munia ad regeri* 
dam multitudinem necessaria ; quod quidem factu im-, 
poss bile omnino est, quamvis, regend.a multitudo ex 
mille tantum constaret hominibus^ sednd naturam, 
ct essentiam Monarchiae, seu Regni sufficit, ut reliqui 
totius socetalis Magistratus, et administri imperio sub¬ 
sint dlius viri , cui uni regendae societatis demandata 
provincia fuit. Tura enim immota semper stat, 
maque manet Monarchise essentia. , veraque natura ; • 
quìa--. semper veruna est, quod ad unius nutum ge¬ 
runtur omnia, et gubernantur. Porro cum rau : a cau¬ 
sae est causa causati ; et qui per aiiutn facit, per se 
ipsum facere videtur, societatis Magistratibus omnibus 
imperare, idem est, ac regere societatem. Quamom- 
brera si unus est ; qui Magistrat bus imperat omrnbus, 
vere regimen est u dus» vefe dic tur unus ormi a re¬ 
gere, vere Monarchia, verissime Regnum est* ut recte 
snonuii Tullius Cicero Itb Q de leg scribens ; 

Regis nomine repudiato r s manebit 51 trans reliquis 
omnibus Magistratibus imperat * 






un solo {«Uè I.ì cose si fanno: o ciò, che ambe fe!o 
stesso : La natura., e Pesseaza del Regno, o sia dalla 
monarchia tutta è riposta in ciò, che a cenno di un 
solo tutte da'cose si fanno-; dalcliò ne siegue, che aU 
Pessenza delia Monarchia non s.i appartiene,- se mai il 
Re sìa perpetuo, ed ereditario, o non io sia cosi, ma 
tasta che si verifichi , elio tutte le cose si faccino a 
cenno di un solo . 

u CorolL a® Ciò però non cos! P intesero i Filoso» 
fi ,- nè cosi certamente l’intenderà chiunque di buon 
senso, quasiché quell’ uomo, che dicesi di regger egli 
solo la moltitudine , debba egli medesimo da-per se 
stesso senza Pajuto di altri ministri, e magistrati ese¬ 
guire tutti gl’officj necessari per reggere la moltitu¬ 
dine: locche certamente è delP intutto impossibile e 
farsi, quando anche la moltitudine da reggersi il mi - 1 
mero non sormontasse di mille uomini soltanto ; ma 
che alla natura, ed essenza della Monarchia, o sia del 
Regno basta, che gi’aUri ministri,, e magisita i di"tut¬ 
ta la società siano tutti subordinati all' impero di quel- 
P uomo, a cui solo affidata si è la cura di reggere- 
tutta la società : Imperocché allora persiste sempre 
immobile , e perdura sempre salda la vera essen¬ 
za , e natura delia Monarchia; giacche sempre si ve¬ 
rìfica cosi, che al cenno di un solo tutte ie cose ve 
gon rette, e governate. Ed in realtà , essendo vero , 
che la causa delia causa è.causi del causato, e chi fa 
una cosa per mezzo d* un’altro, è lo stesso che averta ■ 
fatta egli medesimo, tutto io stesso egli si è il coman¬ 
dare a tatti ì magistrati della società, che reggere la 
società medesima*. Laonde se chi comanda a tutti g 
Ma gistrati., e un solo , un tal governo è veramente 
governo di un solo» veracemente si dice, che regge 
tutte le cose un solo , è essa veramente una Menar» 
chi*, è esso verisshramente un Regno; com p certamente 
ce lo apprese. Tullio Cicerone lib 3 de legibus eap » 
«£o senveji.de 3 Repudiato il nome di Re., ne perda-. 











CAPUT 


Caroti. 3 . Eadtìtn ratione Facile quoque ioteìii- 
$p(ur , quod Régts nomen ad essentiam non perinei 
Monarchias . Natura qui rei , a- nomine nunquam 
p nlet, et dura unas est» qui regit omnes, sive Re- 
yis noorae vocetur, sive alio , nihil omnino essenti® 
refert Monarchiae, nihtlque de rei mutat natura ; 


Caroli. 4 ’ Nihil quoque essentiae' refert Monsr"- 
chiae , si reliqui Magistratus omnes , quihua imperat 
Rex, perpetui sint r an ad tempus praefinitum, dura- 
modo Rex potestatem hahat illos a Magistratu depo» 
Bendi, quoties id hono societatis regimini < spedire ju¬ 
dicaverit, Idque sane duplici ex capite: primum Qsra 
cum essentia Mena relide tota in eo sita sit, ut juxt& 
unius nutum, et lege* omnia expediantur negotia, cla¬ 
rissime patet , quod sive Magistratus sunt perpetui e 
sive non , nihil omnino essentiae refert Monarchiae % 
dummodo sernper verum sit , quod ad unius nutum, 
omnes r< s geruntur; aut quod unusreiiauis omnibus 
Mag istrat bus imperat; ut loco sopra citato monuit 
ipse Tullius. Secundum, quia sive perpetui sint Ma¬ 
gistratui, sive annui, sive ad brevius tempus; dum¬ 
modo Rex potestatem habeat a Magistratu eos depo- . 
pendi, quoties id societatis buno espadire judicaverit', 
semp r verum est , quod a Regis nutu in dies , et 
mospenta pe. p’tuo pendent, verumque sernper est 
quotf R *'* Magistratibus imperat, qua Qaa in re essen* 
tia qu que consisti» Moaarcbi® ( ooroil, a.). 

Caroli. 5 . Monarchi® quoque non tangit essen¬ 
tiam -, si in electione Magistratuum , eorumque erra¬ 
tione, Rrx testimonium exquirat multitudinis ( quod 
watem IJtdiUsda quavis m re ia uuara coeat seuten-i 











Cd PO VI. iSS 

feti ia sbstinia, sa un solo comanda a lalli i Magi» 
Strati. 

i Cor oli. 3 . Per la medesima ragione faciìmenet® 
ancora si comprende, che il nome di Re alU sostanza* 
oJ essenza non s. appartiene delia Monarchia . La na- 
tuia delle cose invero non dipende mai dal nome, e 
fin quando è un solo, che regge a tutti, o vien egli 
chiamato col nome di Re, o con altro nome, nulla 
adatto monta .all* essenza della Monarchia, niente affat¬ 
to muta nella sostanza della cosa • 

Caroli. 4. Niente anche ali* essenza della Monar¬ 
chia importa, se tutti gTaltri Magistrati, a sui coman¬ 
da il Re, siano essi perpetui, o sino ad un tempo de¬ 
terminato, soltanto che il Ra da potestà egli abbia di 
deporli dalla loro magistratura, quando espediente giu* 
dicato l’avrà pel buon governo della società , E ciò 
appunto per due espi* primo, perché , con sia tendo 
tutta P essenza della Monarchia in quel punto, che tut« 
ti gl* affari disbrigar si debbono giusta le leggi, ed il 
senno di un solo, chiarissimamenie si scorge che perpe¬ 
tui siano, 0 nò i Magistrati, niente affatto muta dell’es¬ 
senza della Monarchia, soltanto sia sempre vero , che 
$ùtte le cose si regolano al cenno di un solo, 0 che 
un solo comanda a tutti gl’aliri Magistrati, come nel 
gopra citato luogo ci avverti Tullio, Secondo, perchè 
0 perpetui siano i magistrati, o annuali, o a pmbra- 

tempo, soltanto che il R® abbia la potestà di de¬ 
porti dalla magistratura, quando espediente giudicalo 
1 *avrà al vantaggio della società, si verifica sempre, 
che ogni di, ^ed ogni momento dal cenno sempre di¬ 
pendono del Re, ed è sempre vero, che il Re co¬ 
manda a tutti i Magistrati, nella quale sola cosa con- 
ssiste anche I*essenza della Monarchia {Coro!»1 ... 

Corol . 5 . Non tocca neppure della Monarchia 
l'essenza, se nell’elezione de’ Magistrati, e nettato¬ 
io creazione ricerca il Re la testimonianza della Mol» 
■tiludiue ( pih chiaro della luce pero si e dimostrato 



*34 ejpur y. 

tiam, rem esse orammo facxu iropossibiletn; luce eia* 
rus demoostraotum Imt ( ap. piae;. ) * eut sapientia* 
rum concilium, vofunave, aut s» ipsi tu altitudinivel 
sapientiorifeus co lem ssa eie» t*o sot , t reati oque Magi*’ 
stratuum ; baco ( inqu&m, Monarchi® essentiam , ve* 
runque naturam non tangunt , dummodo H r x pote¬ 
statem habvat iisdem ipsis electis, et creatis Magistra¬ 
tibus ,aip‘ randi. Tunc enim seroper verum est, quod 
unus oumibus imperat Magistratibus, quod unus uni¬ 
versam regt Moit tudmem : id quod salum quidem 
ad essentiam i equiri tur Monarchi® ., 

tornii. 6 E* his quoque patet ( praeter ^ qu& 
de TidxiririH» diximus impossibilitate firmarum Cap». 
pra c. ) Qood idearum confusione laborasse dfcends 
sunt qui simpl os Monanh se : formam, op'oati sant 
ttiutan n mixtam ea, et Arisfcocratia, quoties Ma¬ 
gistratus soot pt 1 rjjetui , et provinciam non tamquam, 
alienam, sed tamquam suam moderantur ; et evadere 
etiam mix tam tx Dem ocratta , quoties testimonium 
exquiritor mnltiludmis , aut quoties ad eos Magistra* 
tus, optimi quique eveherentur un versas multitudinis; 
tsl ttsmodi i-s eniru p-rtitn seque communes , natura* 
les, «t necessari® sant formis regiminis omnibus , ut 
illud , qood Magistratus piovine»» ra gaberoeot nuu 
tamquam alienam » sed taoaquam sua a*, et ut opti¬ 
seli quique &< Magistratus ev h-intar v pirtiin, quod 
essentiam, iot* rnaftiquw Mbn-trcbiae n ifcdinaa - non attin¬ 
gunt; accident des- sunt, et esse, ac abesse possunt @ 
Monarchia, s>»p i'i Monarchia riunente, tabente sci* 
beet, quod ad uu us t Hfum regitur rn u i < < < udo ; ma¬ 
nente scilicet, quod unus reliquia omnibus impera® 
M^isUat.bus s is qua ub« re &itnpiic,s Mouurchiae & 









CAPO VI _ t*> 

«tei precedente Cipo , clie è cosi dell 1 inlutto impos* 
sibiie a verificarsi, dio in alcun fidare la rnoUiluiioo 
concorra tutta di accorda in un me icsimo sentimen¬ 
to ) o il consiglio, o voto de’più ssyj, o se la monta¬ 
va t a eiezione, e erezione de\Magistrati resti affilata 
alla stessa moltitudine, o ai p.ù savj dèlia med^diiia; 
queste cosa» dico, «leale toccano la vera natura , ed 
essenza della Monarchia, quando resta salvo, clic il Ile 
ha la potestà di comandare a questi stessi eletti, e 
creati Magistrati. Dtpoicchè allora resta' sèmpre ve¬ 
ro che un solo comanda a tutti i‘ Magistrali; che un 
solo regge tutta la moltitudine ; cinceliti solo vi si ri¬ 
cerca appunto all’essenza della Monirchia. 

Cor Al. 6, Olirà a quinto dissi un nel'Capo pre¬ 
cedente su l’impossibilità dalle forine miste, dal qui 
dettò' anche si scorge dovérsi dire di essere stati da 
confusione di idee travagliati coloro, i quali han por¬ 
tato I’ opinione» che U torma di semplice Monarchia 
sì cambia in mista di essa . e di Aristocratfa , qual¬ 
volta i Magistrati siano perpetui, ed amministrino ognu¬ 
no nella sua incombenze la IV publica non come uùa 
cosa altrui» ma coma sua propria; e che divenga an¬ 
cor mista di Democrazia , quinte volte si riscuote la 
testimonianza della mollitu line , o si promuovino a 
quelle Magìstra'ure gl’ ottimi di tutta la moltitudine. 
Imperocché queste cose tutte parte sono ugmlmenìe 
comm ini, naturali , e necessarie a tutte le forale di 
governò, coni» quella appunto , che i Magistrati go¬ 
vernino per 1' sua parte la reptfbfica non come una 
cosa alieni, mi come su» propria, e che si promuo- 
vino a tali Ministrature i m gliori suggelli: parte per¬ 
chè tutte qisste c/rcosunze non arrivano a toccare 
V essenza, e iViolenii natura dtlla M marchia ; Son eSse 
acci lentali, posson esser, e non esser nella Monarhia 
r^st uh» s 'm prò la semplice M nirchio» restando sèm¬ 
pre, cioè, ha al canna di in solò vien gaforiutòai Fo* 1 

1 T il/, 34 







«SS' CAPUT Vi. 

seu Regni esaentia, veraque natura tota posita est, ae 
tota, plenaque consistit. 

Cordi. 7. Rursus liquet ex his, quod illi Eru* 
dili qui propter solas hujusmodi accidentales res vo- 
eant Monarchiam mixtam éx Aristocratici , et Demo7 
cratia , eamque optimam docent esse formam regimii 
ms, ut Eruditissimus Bellarminus lib. 1. de Summo 
Ponti'f. cap, 5. verbo tenus a nobis tantum dide 1 * 
runt ,'revera nobiscum sentiunt; quam enim illi pro¬ 
pter has accidentales circumstantias » quae essentiam 
simplicis Monarchiae non pertingunt , Monarchiam 
mixtam nominant ex Àrislocratia, et Democratia, sim¬ 
plex revera est Monarchia. Quoniam etsi hujusmodi 
circumstantiae admistae fuerint ei ; semper tamen ve¬ 
rum est, quod unus omnibus imperat Magistralibus, 
quod ad unius nutum omnia fiunt : Quod certe so¬ 
lum ad simplicis Monarchias, requiritur essentiam, ve- 
ramque naturam. Atque adeo verba illa; Regimen 
temperatum ex tribus formis Monarchia , f risto • 
erotta , et Democratia : quodam lato sensu, et im¬ 
proprie adhibita sunt; res autem , quam eadem illa 
significant verba, juxta ipsorum Auctorum explicatio¬ 
nem , et intellectum, ac juxta veram simplicis Mot.ar- 
chia? definitionem ab iisdem ipsis Auctoribus concin¬ 
natam , reapse sitnplfes Monarchia' est, nec unquam 
^eris Aristocrati^e, et Democraiias convenit definitioni¬ 
bus ab iisdem ipsis Auctoribus elaboratis , et proda» 
Ctis . Quopiam vero ponnulli Calvino hac in re adhae¬ 
rentes ad suum honestandum helerodoxum error* ro , 
bujusmodi verbis JSminenlis. ReiJarmini abusi sunt , 
quasi hic Catholicissimus » Doctissimusque , e t nun¬ 
quam satis laudatus Auctor ut verbis, sic qnoque re¬ 
bus, et sententia ipsis consensisset, Cai vincerne, a no¬ 
bis vero dissensisset, quod quidem falsissimum est) quo 










CAPO VI, : 187 

polo; restando sempre, cioè, che un solo comanda a 
tutti i Magistrati : che fe l’unica, e sola cosa, mcui 
tutta pienamente consista l’essenza della semplice Mo¬ 
narchia* ossia del Regno, ed in cui tutta sta pienamen¬ 
te riposta la sua vera' natura . v , 

Caroli, 7. Dall’anzidetto ne siegue dippiu, che 
quegl 1 Eruditi, che per queste solo accidentali circo¬ 
stanze chiamano la Monarchia*mista di Aristocrazia t 
e Democrazia , e dicono, esser essa la miglior forma 
di governo, come l’Eruditissimo Bellarmino libfio 1. 
de Summo Ponti/, cap . 3 . differiscono da noi nelle 
parole soltanto, realmente e nella sostanza la inten¬ 
dono come noi, sono dal nostro sentimento, Imperoc¬ 
ché quella stessa forma di governo, che per tali acci¬ 
dentali circostanze , che I’ essenza dalla semplice Mo¬ 
narchia non toccano, essi nominano Monarchia mista 
di Aristocrazia, c di Democrazia , nella sua vera so¬ 
stanzi, e realità, semplice Mouarchia essasi è * Dapoic- 
chà sebsoe siffatto circostanze mescolate si trovino 
nella medesima; sempre tuttavìa è vero, che un solo 
comanda a tutti i Magistrati, che a cenno di un sólo 
regolate sono tutte le cose « locshé solam mte st ricer¬ 
ca^ all’essenza, e vera natura della semplice Monarchia, 
E che perciò quelle parole: Regime temperato di 
Monarchia y Aristocrazicty e Democrazia', sottosta¬ 
te adoperate in un senso largo, ed improprio; il sen¬ 
timento però, che quelle medesime parole ci iodica*, 
no, giusta i’ intelligenza , e la spiegazione de* medesi¬ 
mi* autori , che l* hanno adoperato , e giusta la vera 
definizione della semplice Monarchi* dagli stessi me¬ 
desimi autori fabricata , in realtà è !a semplice Mo¬ 
narchia, e non sì può mài accommodare alle vere de¬ 
finizioni* dei l’Aristocrazia , e Democrazia dagli stessi 
snadesinat autori lavorale, e prodotte. Poiché poi gii 
a ferenti di Calvino in quest’affare , per coonestare il 
loro eterodosso errore si abusano di siffatte ptroie 
dell’ Eminentissimo Bdlarraìno, quasi che questo eat- 





i 33 CAPUT Vi . 

sua ipsa luce veritas splendeat, en ejusdem ipsms ce» 
'tfberiiwi Cardinalis nitida veiha , sensusque lurulen» 
tissimos 1. c, Regimen % aìt , temperatum ex omni¬ 
bus tubus fotm ; s , propter * naturar humanes corru¬ 
ptionem utilius est » quam simplex Monarchia . 
Quee sane gubernatio id requirit , ut sii qltidem in 
lìepubltca SUMMUS ALfQUlb pbincbps , qui ominibus 
iMPtRET, et bulli submciatur . Prcesides tamen prò* 
a nc arum vel civitatum non sint Regis vicarj , si* 
ve annui judices , sed veri Principes , qui.et impe¬ 
rio summi ppiftCiPis obedunt, et interim provinciam * 
vel civitatem suam non tanquam alienam , se// w£ 
propriam moderentur i ita locum habet in Re pu¬ 
bi/ca tam Regia qucedam Monarchia , quam Prin¬ 
cipe* m optimatum Atistocratia : quod si his adde¬ 
tur , «t neque summus ille Rex, neque Principes 
minores hcereduar a , successione dignitates illas 
obtineant, sed e# universo populo ad eas eveheren¬ 
tur , jam esset etiam quidam locus Democratia: in 
Re publica attributus. * Hanc esse optimam , et in 
mortali vita maxijne expetendam formam regimi¬ 
nis , duobus argumentis comprobamus . Ex hisco 
Espineotis* Btdlarmini clarissimis veibis luculenter ap¬ 
paret, eum in sua asseta permixtione voiu-sse, ut u- 
nus’.summus Princeps , qui nulii subjiceretur, impe¬ 
raret omnibus , et ipsi iidera ab eo voliti minores 
Principes uni ohe direni summo Principi* Atqui eum 
tinas imperat omnibus , et cum cuncti Magistratus o» 
bediunt uni, tunc quiquid sit de modo succedendi 9 
qu'dquid de nominibus, quidquid sit de perpetuitate* 
ac de ratione, et modo, quo compositi, dispositique 
sint 51agMatus, et-reteras res, tunc, inquam, p^r no¬ 
stram , ips usque Be tannini definitionem simplex est 
Mi f nardi ia » Monauluas sin pl Cis rionidne ej^o rf jiudia*, ■ 
tb, BeUdrmmus rem ipsam acerrime tenuit, simplicem 
sc llfeet Monarchiam iti is suis accidentalibus circum- 
^tsstiis dispositam $ sc duteiminatam » Profecto ver# 









gjpo fi. m 

♦oìicUsimo, Coltissime, e non mai aLbastanza lodai® 
autore come nelle parole, coà pure nella, sostanza, e 
nel sentimento accordasse con esso loro , e con Cal¬ 
amo e discordasse da noi, tocche certamer-te è falsis* 
«imo; acciò la verità risplenda per La sua propria lu¬ 
ce eccovi le nette parole, ed i chiarissimi sensi del 
medesimo celeberrimo Cardinale nel luogo sopra cita¬ 
to : »11 regime, ei disse, temperato di tutte le for- 
» me di governo per la corruzione della natura urna* 
sì na è p ù utile della semplice Monarchia . Quale 
» governo cereamente ricerca, che vi sia appunto nel* 
» la Republtca un qualche solaio principe, che co* 
» mandi a tutti, e socio etto ad AEOUn non SIA. I 
» Presidi tuttavia delle provincia, . e delle città non 
„ siano vicarj del Re , nè giudici annuali , ma veri 
„ principi» *4 iosìem soggetti aliVimpero del sommo, 
„ piunuipe , e regolino frattanto la sua ; provincia , o 
M città non ^nine di altiui, ma come propria: in que* 
„ sto modo ha'luogo nella Republka si una .certa 
„ reggia Monarchia , come una certa Aristocrazia^ dg 
» Principi ottimati. Che se poi a qussle cose vi s» 
» aggi ugnerà, che nè quel sommo He, nè quei mi*. 
»» nori Princìpi ottengano quelle dign tà per eredita* 
» ria successione, ma vengano ad esse inalzati da tut. 
u to il popolo , già vi sarebbe anche n Ha Repubhcs 
„ assegnato un certo luogo alla Depuurazia % dimo« 
>3 striamo con due argomenti, che questa forma di go- 
» verno è t* ottima, e la p ò desiderabile in questa 
» vita mortale » Da queste cbians ime parole deli’E- 
inìnentissimo Bellarmino evidentamente si scorge, che 
e«li nella sua asseta permistione ha voluto, che un 
solo sommo Sovrano, il quale soggetto ad alcun non 
fosse, imperasse su di tutti, e che gli stessi medesi¬ 
mi minori Sovrani da lui voluti, ad nn solo obbedis¬ 
sero sommo Sovrano. Ma quando a tutti comanda un 
solo* e quando ad un s,olo tutti■ obbediscono i Magi, 
strati, in t^l caso cilecche ne sia del modo di suece» 







1 9 Ó 


cjput n. 


s'mplicis Monarchi® idea, rectaque notio minores Ma* 
gislraius, seu Principes, qui imperio summi Principis 
subjecti sint, et cbediant, non excludit, itno, uecessa* 
t,’o includit, se necessario hujusmodi minorum Prin¬ 
cipe m, seu Magistratuum ministerium requirit» et a* 
dìutorium ( Cordi, a.) insuper hic suman Principis, 
ac minorum Principimi a Bellarmino exibitus ordo 
rihil omnino commune habet cum vera Ar isto crati a , 
vel Deroocralia, nnlJuraqne prorsus participium, iota 
enim ver® A ristocratiae essentia'in eo posita -est, quo^' 
summum imperium apud aliquos residet; e»senNava¬ 
ro D eurocrati®,. quod nec apud unum, nec apu d 3 * 
quos, sed apud universam residet multitudinem, quae 
Magistratibus quoque imperat omnibus. Atqui ,n *?&!* 
minis Beilarminico ordine nihil omnino eat, & 

al -quo modo conveniat veris , gerroaftisquc • 
ti®, et Democratise definitionibus, io eo e ? n /),j_ 
imperat omnibus, multitudini, et Magistratibus, uin» 
ergo regiminis, quem Eminentis. Bellarminus p 
muoi judicat, simplex est Monarchia, nec mix t,s un . 
quum dici potest; Eruditissimi sententia ‘T 
nobis favet, nostraque sententia est, ac Joanui ^ ,vi ^ 
no omnino contraria est, ejusque sectatoribus 
qni veram Aristocraliam , ceiamqua Demccra ‘ ’ 

h^:mtn ttw peran^enturii ^ 4 

chia, et Gallis quoque contraria est, qui dum au^ 
4 is verbis BeiUrmini suum tegere conantur errorem 9 
regiminis ordinem , quem Bellarroinus eisdem ipsis 
descripsit verbis, respuunt, omnino rejiciunt, et vehe¬ 
menter oppugnant. Nos tamquam impropria Bellar» 
mini respuirrìua verba; rem illi, ct sententiam oppu¬ 
gnant Beilarmini. Si CotholicissimoBeilaraxino adherere 
ab Hicresis liberat not3 ; Gaiii , el masjrns ^Notmus 
Anmiimus Auctor ilìe, qui cum in sua Epistola ad 
un dtnìcQ di Catania 'lippis .sdita Cail-v^ronis circa 
'Monarchiam Ecclesiasticam, Prima tumqua Sancti Pe- 
tn, Beilarmini sententiam, ipsumque ejusdem Prima- 







CAPO VL Ìqì 

deve, checche ne sia de* nomi , checche ne sia dell* 
perpetuità, e della maniera, e modo, con cui compo¬ 
sti sono , e disposti i Magistrati, e 1 * altre cose , in 
tale caso, io dico, per la definizione nostra , e del 
medesimo Bellarmino , semplice Monarchia si è • 
Bellarmino adunque avendo repudiato il nome di 
semplice Monarchia , tenacissimam ente ne trattenne 
la sostanza » tenacissima monte , vale a dire , ‘tratten¬ 
ne la semplice Monarchia da quelle suo accidentali 
circostanze limitata, e disposta» In realtà la vera idea, 
e la giusta nozione delia semplice Monarchia non es¬ 
clude i minori Magistrati, o sia Principi, che .all* ini»* 
pero soggetti fossero, ed obbedissero dei sommo Prin¬ 
cipe , anzi necessariamente li inchiude, e necessaria¬ 
mente ricerca pel Corollario 2. il ministero, ed ajuti 
di siffatti minori principi, e magistrati. Inoltre que¬ 
st* ordine, e gerarchia di sommo Imperante, e mino¬ 
ri Principi,'che Bellarmino ci esibisce, niente a (fatta 
ha di commune, niente allatto di participio colla ve¬ 
ra Aristocrazia , o Democrazia» Imperocché Pessenza 
della vera Aristocrazia sta tutta riposta in ciò, die il 
sommo impero risiedo in mano di alquanti. L’ esseri* 
za’ poi della Democrazia si è, che non risiede'fte in 
mano di un solo, ne in mano di alquanti, ma di tut- 
ia intiera la moltitudine , la quale comanda ancora a 
tutti i Magistrati. "Ma nell* ordine di regime daBel- 
darmino volulo niente affatto vi è che in qualche mo¬ 
do convenga a queste vere, e genuine definizioni del¬ 
l’Aristocrazia, e Democrazia; giacche in esso un so¬ 
lo comanda a tutti, alla moltitudine insieme ed ai Ma¬ 
gistrati. L’ordine adunque di regime, che ì’Eminen¬ 
tissimo Bellarmino giudica ottimo, è la semplice Mo¬ 
narchia , nè può dirsi mai di essere misto. La sen¬ 
tenza adunque dell’ Eruditissimo Bellarmino favorisce 
a noi, ed è la nostra medesima sentenza , ed è asso¬ 
lutamente contraria a Giovanni Calvino, ed a tutti i 
di lui settarj, i quali pretendono, che la vera Aristo* 
















* $ % caput n: 

4us Dogma Divinum effrons oppugnisset ; el inverti- 
eundus, atris conviciis instiper, injurusque Sanctissimam 
lacerans Romanam Sedem , postea apui Episcopum 
Syracusanum injuriarum, Oonviciorumqu^ in Apnsto- 
Itcarn Sedem insimulatus et hgeresis , istiusrnodj Bel- 
larmini verbis se tectum volebat a crimine; si adeliae- 
re, inquam, Bellarmino, ab haeresis liberat nota; Gal¬ 
li, et Anouymas ille v^rbo tantum Ib .ratus existit, 
revera autem haereticus est. Sententia quidam facit 
haereticos , nec vanus verborum sonus Ca hoficos uti* 
quam ffcit. De rebus, et de sententi* , ajtdnt Divus 
Hkrony®as t nostra coatcoùo est t noa de verbi*. 


D- f 3 Anctoeratia dicituf cum aliqui re* 
gunt; seu apud aliquos tantum suprema residet 
regendi potestas : ac iisdem subjiciuntur' reliqui oin * 
ues Magistratus , et universa reliqua multitudo . ; 

Caroli. Ad essentiam non pertinet Aristocrat:# 
nuna’rus; q latitas, porpetuitas , nec modus eligenda* 
rnm personarum, ad qua.um nutui ia societate fieri 
omnia debent» 


; 







193 


CAPO Vi. 

«mia, e la vera Democrazia, o di queste il msscu&lio 
sia dì gran luoga piu eccellente d^lla Monarchia ; ed è 
anche contraria ai Francesi,! quali mentre colle lodato 
parole di Bellarmino di coprir si sforzano iì loro er¬ 
rore ; dell* intuito rifiutano,, rigettano, e a tutta forza 
oppugnano 1’ ordine di regime che con quelle stesse pa¬ 
ròle BttlUrcnìa descrisse . Se t’ essere aderente al Cattoli- 
cisvmo Bellarmino libera dalla nera marca di eresia, 
i Francesi, e massime quei Noticiano Anonimo Auto¬ 
re, il quale avendo nella sua lettera ad un Amico di 
Catania , stampata in Caitagirone intorno la Monar- 
eh>a Fcclesiastica, ed il Primato di S. Pietro, avendo, 
dico , sfrontata , cd inverecondamente oppugnato la 
sentenza di Bellarmino, ed il Divino Domina de! me¬ 
desimo Primato » lacerando dippiù con tetre ingiurie, 
e convlzj la Santissima Romana Sede, accusato poi ap¬ 
presso il Vescovo di Siracusa di eresia , e dt convì- 
zj contro 1 ’ Apostolica Seje , schermirsi pretendea 
dall*accu3a con le sopracitate parole di Bellarmino, se 
l’essere aderente, iodico, a Bellarmino, dalla nera 
inarca di eresia ci libbra» i Francesi, e qui ll’Anonim» 
liberato solamente resta ne'.l’apparenza delle parole; in 
realtà di fatto però , e nella sostanza eretico egli ò . 
In sostanza certamente del sentimento eretici ci rende, 
nè il vano suono delle parole far potè mai che alcun 
fosse Cattolico . Intorno alla sostanza, ed al sentimen¬ 
to, dicea S. Girolamo, la nostra contesa si aggira, e 
non mai intorno alle parole , 

l)ef 3.. Si dice Ar\stocrava, quando reggono 
alquanti \ ossia , quando la suprema poti sta di reg¬ 
gere risiede solamente in mano di alquanti, ed ai 
medesimi restano soggetti tutto il resto de'-Magi¬ 
strati* e tutto il resto de$Pintiera moltitudine . 

Caroli All* essenza dall’Aristocrazia non si ap¬ 
partiene il numero, la qualità, perpetuità , nè d modo 
di eligere le persone, al cenno de* quali nella società 
regolar sì devono tutti gl* affari . 

TJJJ* 













»94 CAPUT Fi, 

Def, 4- Bemccratia vocatur, cum omnis om * 
nino regit Multitudo : quod idem est, cum apud 
ipsam Multitudinem tantum suprema residet regen¬ 
di potestas f ac eidem ipsi subjiciuntur Magistra¬ 
tus omnes , et eadem ipsa Multitudo ( si concipi 
unquam potest. ) 

Def. 5 . In se ipsa considerata perfecta , seu 
optima regiminis forma ea utique est, quce et om- 
iua hominibus media prcestat ad finem consequen¬ 
dum, propter quem instituta societas est , ac om¬ 
nia simul impedimenta removet , et offendicula • 

Def. 6, illa vero forma, quce omnia hcec om¬ 
nino non exhibet, in se considerata 9 vere imper¬ 
fecta dicenda est. 

Def, 7 Comparative autem ad alias illa op * 
Urna erit, quce omnium plura , vel aptiora offert 
media, et cceeris paribus, plura, vel saltem mo¬ 
lestiora expelut impedimenta * 

Def, 8 Deterrima , et imperfectissima, in se 
ipsa considerata , illa dicenda erit, quce nulla pior* 
sus exhibet media, nulla prorsus removet impedi¬ 
menta • 

Def, $ Comparative autem deterrima , et im¬ 
perfectissima est, quce omnium pauciora] vel ine¬ 
ptiora media prcestat j vel pauciora, aut minime 
molestiora extrudit offendicula , 

Def io. Hia dedunt quce nec omnium plura t 
tt aptiora, nec omnium pauciora vel ineptiora 
suppeditat j emeti i , forma media dicitur compa¬ 
rative . 

Def, ii. Mutitudo hominum finis cujusdam 
*ssequendi causa consociatoi vm soci- /as 4 pi/ur» 
Consociati nutem aicuntur, qui inter se pacti sunt. 







CAPO Vh 


$ 9 5 

Def. 4 Democrazia si appalta, Quando qu?l- 
la\ che regga il tu'to ; è tutta intieramente li mol¬ 
titudine'. che tanto è dire : quanto là'suprema po¬ 
testà' di reggere solamente risiede appresso la mol¬ 
titudine istóssa , ed alla medesima soggetti resta¬ 
no gli stessi Magistrati tutti , e Vetta là stessa , * 
medésima moltitudine, (ss mai concepir si può ). 

Def. 5 - In se stessa considerata , quella for¬ 
ma di governo è certamente perfetta, ed ottima , 
che ed appresta agli uomini i mezzi tu'ti a con¬ 
seguire il fine per cui è stata la società contrat¬ 
ta , e tutti allontana insieme gV ostacoli, e gl' im¬ 
pedimenti ; 

Def* 6 Quella forma poi, che tulle queste cose 
intieramente non prontua, considerandosi in se 
stessa% ■ dir si deve veracemente imperfetta , » 

Def. 7, In comparazione però dell altre otti¬ 
ma sarà quella\ che un maggior numero; e pia 
opportuni mezzi offerisce, e neWegualià di tutto 
il resto, quella, che un maggior numero di impe¬ 
dimenti allontana; o i più molesti almeno. 

Def 8 La piu scadente, ed imperfetta di tutti , 
considerata iti se stessa ; dovrà dirsi quella, che 
alcun mezzo affatto non somministra, nè toglie im¬ 
pedimento 1 alcuno i Ma questa invero dir non si 
può forma di governo » 

Def. 9 Comparativamente però la più scadente, 
ed imperialissima è quella , che fra tutte minori 
mezzi e più inetti appresta , o minori ostacoli\ e 
meno molesti esclude . 

D f io Quella finalmente, che fra tuti '* ne i 
maggiori, ne i più acconci mezzi, ne ì minori , ed 
i p ii' disadatti appresta , comparativamente sì eh a- 
ma forma media , 

Def. iij Si chiama Società quella moltitudi¬ 
ne di uomini,che associati si sono per conseguire 
un qualche fine) Associati poi die orsi quegli itomi- 









»9$ CAPUT VL 

ssu consentiant de quodam fine conjunctis viribus 

consequendo » 


POSTULATA 

Post, i* Adhibeatur hic docilis suimus, veritatis 
studiosus, non refractarius, et pertinax . 

Post , a. Quae hic probabuntur, tam certo credant 
tur, quara reliqua , quae paris roboris nituntur ratio*, 
tiibus, et argumentis . 

AXIOMATA 

Ax, i. Finis, propter quem a Deo Opt. Max. 
singuli homines, et omnes simul sumpii, ac singulae 
partiales societates, atque univèrsa, ac roex'ma cun- 
ctcrnm hominum societas creati sunt, et conservai 
tur, utique est, ut suo serviant Creatori, conservato» 
rique, ejus.que mandata servantes, macorem tempora¬ 
lem, quse cbiinen possit in Terras, ac majorem, quae 
obtineri possit , atque aeternam quoque consequantur 
io Cgebs pacecn , quietem tranquillitatem , et telicita- 
fiW. Hoc Axioma quamvis ita evidens sit, mamfe- 
Stumque, ut facile a quocumque viro prudenti conce* 
di debeat j tamen a nobis incuncussis jam deiaostra** 
ijjra fuit argupaen^s ca P* 4’ §* *4 et se &* 


Ax. %. Omnes homines Divino Naturali jure 
et Divino Pusitivo, seu Bevelato , et singuli qwisque 
pro totis su s viribus, et viribus junctis omnes simul 
in id incumbi re, ac suas omnes cogitationes, verba, et 
opera, qua mt-Iiort valent ratione , eo dirigere tenen¬ 
tur, ut hic Dei Omnipotentis , Creatoris , et Conser¬ 
vatoris proficuus finis perquam perfectissime obtinea¬ 
tur, inrqdeaturque . Hoc quoque t altoquin e~ 

videh^issitTiUtny evidentissime etiam probatum iledU 








CAPO fJ. tp? 

ni i che pa loro convenuti sono\ osala han data 
tutti il loro consenso di un re insieme tutte le loro, 
forze per conseguire un certo fine » 

POSTULATI 


Post, l. Si presti qui un animo docile, ed U- 
mante della venta, niente refrattario, e pertinace . 

Post. a. A quelle cose, chequi si proveranno, gli 
sì presti tanta fede , quanta a tutte l’aitre cose , che 
appoggiate sono a ragioni, ed argomenti di robustez¬ 
za eguale . 

to ASSJOMl 


Ass. i. Il fine, per mi sono stati daDio Ottimo 
Massimo creati, e. conservati vengono tutti gli uomini 
ad uno ad uno , e tutti insieme,eie singole parziali fo¬ 
ci età, e 1* univi reale , e grandiss ma società di tutti gli 
uemmi, questo fine, io dico, e egli appunto, accio es- 
Si servano al loro Creatore, e Consci va dorè, ed o$scr* 
•vando i di fui comandamenti, conseguissero la più gran¬ 
de temporale pace, quiete, tranquillità, e felicita, che 
in questa Terra ottener si possale la più grande, ed 
eterna che ottener si possa ne’ Cieli .. Questo Assioma, 
seben è tanto evidente e meni festo, che da qualunque 
uomo prudente conceder facilmente si deve j tuttavia 
da noi fu con inconcusse ragioni già demostralo nel 

capo 4 . §. « 4 * e se 8‘ 

Ass. a. Tutti gli uomini per dritto Divino Na¬ 
turale, e Divino Positivo, ossia Rivelato, ed ì singoli 
ciascun con tutte le sue forze, e tutti insieme a for¬ 
ze unite impegnar si devono , e nella miglior ma¬ 
niera, che possono, son tenuti di impiegare tutti i lo¬ 
ro pensieri, parole, ed opere, acciò per lettissima me ri¬ 
te si ottenga , e sia adempito questo vanlag oso fine 
di Dio Onnipossente Creatore, e Conserva dorè. Que* 
sto Assioma ancora per altro evidentissimo, tuevidea^ 











—-i63 •• CJPUT VL 

mus cap 4 5 $> et seg . 

, , Ax o. Hoc uno officio universa continentur ho., 
nnnis officia erga Denrr, erga s^ipsura, erga cast-eros. 
Hoc etiam explicabimus ■ ibidem 

A*. 4- IHì homines dicendi snnt boni, qui inea 
sunt vpra, constantique voluntate , ut quamvis jactu» 
rara facere, quaevis mala perpeti, quamvis mortem op. 
petere malint , quam sacro deesse hujusmodi officio, 

Ax, 5» Mali e contra dicendi, qui hujusmodi ca¬ 
rent bona voluntate . 

Ax, 6. Bonum est omne id, quod ad hujusmo* 
di assequendum conspirat divinum finem . Malum vero; 
quod nou conspirat. Cogitationes itaque humanee, ver¬ 
ba, et opera ea sunt, bona, quae, ad hunc conspirant 
finem; quas vero minima sunt utique mala . 

Ax. 7. Si post eorruptam originali peccato na¬ 
turam, humanam omues aeque homines futuros seni- 
per bonos sperare liceret; nullo'genus-hu manum in¬ 
digeret imperio , nullo regim ne t regiminisve forma , 
Unusquique sua sponte omina praestaret efficia ; s taret 
sua sponte quoque, nullo regimine fidelissima omni¬ 
um hominum societas una; soaque fruereturperfectis¬ 
sima pace, securitate, et felicitate. Sed posti Adami 
lapsum tantum boni sperare non licet Post lapsu(ti 
eigo Adami regimine indiguit genus humanum-, quo 
adjuvarentur boni coercerentur mali, et ia suo omnes 
homiaes co; linerentur officio. 


Ax, 8. Cum fini# Dei sit immutabilis , utpote 
qui manifestatio quaedam est suae infinlas bonitatis, seu 
idem ipse immutabilis Deus ; cumque Deus post A- 
<h»mi lapsum conservatum voluerit genus humanum ; 





1 


* c òro n, iss 

9 - 

tissiroaniente da noi protato nel capo 4 * §• a 4 * e se S* 
Àss « 3 . In qncsto solo dovere contenuti vengo¬ 
no tutti intieramente i doveri , che l’uomo ha verso 
Dio, verso se stesso» e tulli gl’altri * Questo lo spie¬ 
gammo ancora ivi .medesimo „ 

Ass, 4 * Quegli uomini devono dirsi tuoni, che 
hanno una vera , e costante volontà di far p'Utosto 
qualunque getto, di soffrir qualunque male , di patir 
qualunque morte anzi .che mancare a questo sacro 
dovere . 

Ass 5 . All’inversa devono dirsi mali, quei, che 
tale buona volontà non hanno . 

Ass. 6 È Buono tutto ciò, che a conseguir cos¬ 
pira questo fine Divino . Malo però .è tutto ciò, che 
non vi conspira , Laonde lutti quegl* umani pensieri, 
parole, ed opere son buoni, che a questo fin cospira¬ 
lo; quelli però 9 che non vi cospirano ? son certamen¬ 
te mali , 

Ass. j. Se dopo la corruzione della natura n* 
roana pel peccato originale, sperar si poiesse, che tut¬ 
ti gli uomini sarebbono sempre egualmente buoui ; il 
genere umano bisogno non avrebbe mai di alcun go¬ 
verno, di alcun regime, o di forma alcuna di gover¬ 
no ; spontaneamente ognuno .prestarebbe da per sesfes* 
so tutù glVoffi j ; da persestessa ancora , senza alcun 
regime , .sussisterebbe una sola fedelissima società di 
tutti gli uomini, e della sua goderebbe .perfettissima 
pace, Sicurezza, e felicità ; ma dopo .la ^caduta di A- 
diiijio un sì gran bene sperar non puossi , Dopo fa 
Caduta adunque di Adamo il .genere .tima.no bisogno 
ebbe di jm regime, per cui venissero ajulah i buoni, 
venissero raffrenati i mali , e tutti gli uomini ff sstr 
tenuti a sogno ognun nel suo dovere . 

A ss. 8- Essen io che ij fin* di Dio Ò immutai) le, 
come qu-dl> die è una certa manifestatione delia sua 
infinita Boni# , ossia lo stesso immutabile Iddio ; ed 
essendo ih.e Iddio dopo la caduta oli Adamo volle s 


I 
















«ico CAPUT Vi. 

n?c alioqum sperare licuerit, cunctos asque homines 
futnros semper bonos; hujusmodi indigentiis hominum 
consulere debuit, consuluitqne statuii post memora¬ 
tura Adami lapsura, visibiliter appareos, arguens, ju» 
dicans, puniendo coercens, prceeipiensque JÈvse t Sub 
Viti) dicens, potestate eris, et ipse dominabitur tui 
Gen. cap.i v. 17. Sic Deus sub unius Adami regi» 
mine Evam constituit, ejusque futuram progeniem; 
sic Deus iliam sustulit aequalitatem, iibertatemque ah- 
solutam , quae iu mnoccentise statu jam locum ha¬ 
buerant » 


-fs. *). Forma illa regiminis , quam Deus ipse 
instita t, sive per lucem rectae rationis , sive praeser¬ 
tim per revelationem, vel factis ipsis, ea optima est, 
et unica, quam omnes homines seligere debent, atque 
uomo hominibus ab eadem discedere nefas • 


- 4 x, » 0 , Deges , qu'bus ad sui amplissimi finis 
consecutionem facilius, tutius, secunus ducerentur ho* 
mines, hominibus p escrpsit ipse Deus tam par re¬ 
ctura r^ct® rationis usum, quam expressam per reve¬ 
lationem, eis nempe p’aec pieos i Diliges dominum 
Deum tuum ex tota anima tua , ex toto corde tuo f 


vx iota mente tua , ex p oximun tuum sicut te insumi 
*0 kis duobus mandatis universa. Lex pendet , et 
Propketce. ./*- 


Ax t i i, lìaec legislatio tura quia est a Deo O, 
M. tura quia in se ip^a considerata ita perfecte, ac 
tuto ad eum amplissimum conducit fmem, ut ea me¬ 
lior altera esse, aut concipi nunquam possit , optima 
prorsus, et unica est, atque ah eadem hominibus di¬ 
scedere nefas • 




CAPO VL a°i 

che conservato durasse il getterà umano, ne da un al¬ 
tro canto era di sperar permesso, che tutti gli uomi¬ 
ni sanbb.no sempre egualmente buoni; a si falli bi¬ 
sogni degli uomini provvedere egli dovette , e sonilo 
Vi provvidde dopo il menzionato peccalo li Adamo , 
visibilmente apparendo, redarguendo, giudicando, raf» 
■frenando con dar castighi, e co man landò al Èva, di** 
cendogli : Sarai sotto la potestà del marito, ed egli 
«dominerà su di te : Gèneù capa a, v. iy. coslld- 
( 3 io subordinò al governo di Adamo Èva, e tutta la di 
lei futura progenie : cosi Iddio levò via quella egual- 
tà, e quella indipendente libertà , che luogo aveano 
avuto già nello' stato dell* innocenza . 

Ass. q, Quella forma di governo, che Iddio me¬ 
desimo ha"istituito , ossia per mezzo del lume della 
retta ragione, o principalmente per mezzo della rive* 
dazione , o co* fatti istessi, è essa 1’ ottima , e 1’ unica , 
che tutti gli uomini devono adottare , ed anzi. agli 
uomini cosa nefanda eli’ è staccarsi dalla medesima « 

Ass io* Le leggi, per cui venissero gli uomini alla 
consecuzione di quel suo amplissimo fine piu facilmen¬ 
te, più sicuramente, e felicemente guidati, gliele pre¬ 
scrisse Iddio istesso si per mezzo dal retto uso della 
ragione, come per via di una espressa rivelazione, co¬ 
mandando, vale a dire, agli uomini » Amerai il Signo¬ 
re tuo Dio con tutta l'anima tua, con tutte il tuo cuo¬ 
re, con tutta la mente tui, ed il prossimo tuo come 
te stesso : In questi due comandamenti racchiusa 
^sta tutta intieramente la legge, ed i Profeti. » 

Ass. il. Questa legislazione si perchè è prove¬ 
nuta da Dio Ottimo Massimo, come perchè considerata 
in se stessa a quelPampHssimo fine tanto perfetta, e fe¬ 
licemente ci conduce, che esservi, o concepirsi non 
se ne pub altra migliore, è essa onninamente l’ottima, 
e Iconica» ed agli uomini cosa nelanda ella c il dipartitesi 
dalla medesima „ 

TMJ. 










S04 CAPUT n. 

ax. ia. Singulis hominibus praecipua, et maxi¬ 
ma cura esse debet, ut hae divinae leges sartae, tectse- 
que serventur ab omnibus; quoniam uniuscujusque 
propria agitur res, cum custodiuntur eaedem, aut »n- 
friguntur: Et ideo unicuique Deus mandavit de pro* 
Ximo suo . 

ax. i3. Unusquisque sive bonus, sive malus cum 
de proprio agitur promovendo bono, quod sperat, 
vel de avertenda molestia, quam patitur, aut timet ; 
natura duce desiderat , vult, ebgit, petit , at id fiat, 
quo melius, tutius, citiusque fieri possit. 

Ax. 14. Quod quisque pro re propria , natura 
duce, desiderat, vult, eligit, petit, id quoque deside¬ 
rare debet, velle, eligere , et petere pro consecutione 
divini finis, et eo majori affectu , cura , solicitudine , 
studio; et elacritate, quo potori vinculo Deo obsequi, 
ejusque fini inservire tenetur, et adlaborare • 





! 


CAPO Vi . ' ìo'5 

jss, 12. Ognuno adoperar devo la principale, e 
pia gran diligenza, acc.o queste divina leggi illese da 
tutti mantenute fossero, ed illibate; dapoicche di una 
cosa propria di ciaschedun si tratta, quando le mede¬ 
sime osservate vengono, o trasgredite ; e perciò Iddio 
a ciascun comandò di aver cura del pi ossimo suo* 

Ass* t3. Ognuno o buono sia, o malo, quando 
si tratta di promuovere un proprio bene, che spera s 
o di allontanare una molestia, che soffre, o teme, per 
naturale impulso desidera, vuole* sceglie, dimanda, 
che ciò si facci quanto meglio, quanto più presto quan* 
to piu- sicuramente si può. 

Ass, 14 . Ciò, che ciascun in un proprio affare 
per naturale impulso desidera, vuole, scioglie , e do¬ 
manda, desiderarlo anche deve, volerlo, sceglierlo, e 
..dimandarlo per lo conseguimento del fine divino, e 
con tanto maggiore affetto , diligenza , sollecitudine , 
impegno* e vivezza, con tanto più potente legame è 
egli tenuto di ossequiare Dio, e di prestarsi, ed affa* 
ticarsi per la consecuzione del di lui line ». 




y 





to4 CAPUT VX. 

* p R OT 0 S IT I 0 I* 

Monarchiam Aris 'ocrati ce proestare , et Demoera* 
tire , rrc ideo omnium optimam esse formam 
regimi ni$i Democratiam vero deterrimam y 
Philosophorum demonstratur sententiis • 

. 1 

DEMONSTRA T ION ES \ 

Dem. i. E, Platonis sententia : Hic Philosophus in 
Polit. ultra medium: Unius y inquit, dominatio bonis 
instructa legibus lex illarum omnium optima est • 
Gubernationem vero eam y in qua non multi impe¬ 
rant, mediam censere debemus cceterum multorum 
administratio nem omnibus in rebus debilem atque 
infirmam . Prudentissimus philosophus his suis aper¬ 
tissimis docet verbis, I. Monarchiam omuium optimam 
esse regiminis formam, deterrimam vero Demceratiamj 
utpote quae eadem ipsa Anarchia est; sicut experien¬ 
tia evidenti, cum magno nostro incommodo , summo¬ 
que periculo, tres circiter annos, experti sumus: ex 
tunc temporis scilicet, quo Democratise vano obtentu 
saluberi j ma repudiata fuit Monarchia, ejusque i agi- 
stratus, et leges aiioquin sapientissima^* Retento emat 
Regis, legumque, ac Magistratuum nomine, revera si- 
ne lege> sine Magistralibus, sine ordine perfecta ver¬ 
samur in Anarchia, Anarchia; autem uit'ma adhuc ma¬ 
la non patimur, tum admirabili providentia Dei, tum 
Regis invicta prudentia, tum quia spe cives boni, ma« 
li yÀro timore, ae omnes denique certo quodam usu P 
et quibusdam continemur reliquiis Monarchi®. 





p ' ~ cjpo ri. »ó3 

PROPOSIZIONE I. 

i*/ dimostra colle autorità de' Filosofi, che la Ma* 
ri urdù a è, più. eccellente dell * Aristocrazia , e 
r/e//a Democrazia \ e che perciò e jra tutte 
V Ottima forma di regime % la Democrazia 
però è la pia scadente • 

r DEMOSTRAZIOISI ' 

» 

Verri, I, Dalla sentenza di Platone. Questo Filo¬ 
sofo nella Politica oltre il mezzo, disseFa Signo- 
»5 ria di un solo fornita di buone leggi e la legge rai- 
j) gliore di tulle quelle leggi. Quel governo poi, in 
» cui non comandano molti reputar lo dobiamo mezza- 
»3 no ; l’amministrazione di molti, finalmente reputar 
la dobbiamo inferma y e debole in tutte, le cose » 
Questo savissimo filosofo in queste sne chiarissime pa¬ 
role ei insegna, i. Che la Monarchia e 1 ottima forma 
di governo, e che la più scadente però è la Demo¬ 
crazia, come quella, che è la stessa, e medesima A- 
n archi a , quale appunto per un evidente esperienza 
con nostro grande incommodo , e sommo pericolo 
sperimentato 1’ abbiamo nei corso di tre anni in* 
circa . Da quei momento , cioè, che col vino prete¬ 
sto della Democrazia , repudiata fu la salutevolissi¬ 
ma Monarchia, c i di lei Magistrati,, e leggi per altro 
sapientissime , Dapoicchè trattenuto il nomedi Re,di 
Magistrati, e di leggi, realmente siamo senza legge, 
senza Magistrati, se'nza ordine in una perfetta Anar¬ 
chia. Non soffriamo poi infimo ad ora gl’ultimi guai 
dèli’Anarchia si per un aiti mirabile previdenza di Dm, 
si per 1’ invitta prudenza del R\ come am io ptrene 
i buoni cittadini' yengono trattenuti dalla speranz* 
della Monarchia, i mali perù dal timore , e tutti lr ’ fl ** 
mente da un certo uso, e da alcuni avanzi de ai o- 
.pardiia . 

■;-j- ■ 




aoS" CAPUT FI. 

II. Per fila verba : Illarum omnium ( bonarum 
legum ) Lex optima est dominatio unius : idem pru- 
dentissunus philosophus saiis clare indicavit, quod il¬ 
la lex t qua unius constituitur dominatio , seu Mo¬ 
narchi , principium est , et fons plenus a quo uno 
bonas leges, optiroumque regimen sperare tantum li¬ 
cet . Sive quod idem, est, ex sola Monarchia optimas 
sperandas esse leges, quas scilicet ad finis consecutio¬ 
nem melius tutius, citius, conducant, quam illae reli¬ 
quarum formarum : quod rursus, confirmat addendo i 
C ceterum multorum administrationem omnibus in 
BtBus debilem atque infirmam . Porro si multorum 
dominatio infirma est, et debilis, in omnibus rebus 5 
debilis ergo, et infirma quoque est in ferendis, legibus* 
Legum enim ferendarum res est una , inaino praeci¬ 
pua ex omnibus 'rebus. Sicut propria quoque expe¬ 
rientia comprobatum, habemus. Repudiato emm vete- 
ri Magistratuum ordine, abrogatis quoque: anteriori¬ 
bus omnibus alioquin sapientissimis legibus , nequic- 
quam triennium, expectamus n;overum legum codi¬ 
cem, novumque Magistratuum ordinem, forsan nce 
ipsis iisdem tardis, factura, nepotibus, umbram 


HI. Si per Platonem multorum administratio 
debilis est, et infirma omnibus m rebus ; cunette er¬ 
go omnino multitudinis administratio omnibus in re¬ 
bus , et maxima in ferendis legibus est omnium debi¬ 
lissima, et infirmissima, atque adeo omnium deterri¬ 
ma 5 et e contra, unius administrat o omnibus in rebus, 
at in ferendis maxime legibus est omnium fortissima, 
ac firmissima, ac id<o ommum bonarum legum lex 
optima, et omnibus omnino praeferenda. Per Piato- 






CJPO VL 


■ ìts>y 

ìl. lì medesimo prudentissimo Filosofo con 
gueìle parole >3 Di tutte cjuctìe ( buone leggi ^ 1’ otti» 
?j ma legge è quella, per cui vien costituita la Signp- 
53 ria di uu solo ss assai chiaramente ci significò, che 
quella leggìi per cui vico fondata la Signoria di un 
solo, ossìa" la Monarchia, h il principio , ed il pieno 
fonte, dal qualò solo sperar solamente si può le buone 
leggi, c 1’ottimo regime,: o ciò, che è lo stesso ; daf- 
la sola Monarchia- sperar si devono 1* ottime leggi , 
quelle, cioè, che alla consecuzione del fine più presto, 
più sicuramente » e meglio ci conducano, che quelle 
dell’altre forme di governo: tocche maggiormente re 
lo conferma aggiungendo >3 Del resto ì’amarniistrazio- 
ne di molti in ogni cosa è debole, ed inferma >3 Ma 
se Pamministrazione di molti è debole, ed inferma in 
tutte le cose ; debole adunque, ed inferma ancor si è 
’ip formar le leggi. imperocché la foriti azion delle leggi 
cimo, ansi i! principale di tutti gì’affari del governo . 
Che poi il regime di molti è debole, ed infermo an¬ 
che nei formar le leggi, egreggiamente ce lo compro¬ 
va pure fa propria esperienza.. Dapoi cchè dopo repu¬ 
diato l’antico ordine de’Magistrati, dopo abrogate an¬ 
cora latte le nostre anteriori leggi per altro sapientis¬ 
sime, sono già anni tre, che aspettiamo indarno il co¬ 
dice delle nuove leggi, ed il nuovo ordine de’Magi- 
strati, e forse indarno ^aspetteranno ancora gli istèssì 
più tardi nepoti » 

IH Se per Platone Pamministrazione di molti e 
inferma, e debole in tutte le cose; l’amministrazione 
adunque di tutta intiera la moltitudine in tutte le 
cose debolissima fra tutte l’altro ella è, ed infermis¬ 
sima , e massime nel formare le leggi » e che per¬ 
ci® è la più scadente di tutte Pai tre forme di regi¬ 
me: ed all’inversa, Pamministrazione di un solo in 
tutti gl’affari, e massime in formare le leggi ^ 1* P s u 
valorosa, e costanU di tutte Paltre, e (he perciò è 1 ot¬ 
tima di tutto le buone leggi, e da doversi preferire 





*oS CiPUT FI . 

«era icitur omnium bonorum legum lex opt»nS* illa, 
tpiì Moaarchia decernitur, utpote quod a Monarchia 
tamquam a suo firmissimo, fortissimoqus fonte, et bo¬ 
nas reliquae leges, et optimi optima procedit forma 
regiminis. 

Dem. a. Ex Isocrate Platonis aequali, et ami¬ 
cissimo, Philosopho simul, eL Oratore , Athenis nato 
educato, divitiis aucto, vttaque defuncto, Athaenis, in- 
quara, quae Democratica Civitas fuit Monarchiae sem- 
p«r infensissima . Audiat Joanuis Calvinus, ejus au¬ 
diant sectatores, maximeque PTostrates, qui Democra- 
tiam extollunt, deprimunt vero Monarchiam, audiant, 
i non ara, huac democraticum philosophum »a sua phr- 
losophica, et eloquenti Oratione, cui tituius Nicocle , 
ita pro Monarchia perorantem cap », cujus haec, 
sunt verba cedro sane digna: »’ Quod igitur ad Res* 
» publicas attinet, omnes mihi assentir! arbitror , mi- 
» quissimum esse, ut eadem'bonis, et improbis tri*- 
» buantur : aequ ; ssimum vero» ut recta ratio ineatur, 
» et discrimen servetur, ne inaequales aequalia con ■ 
» sequantur -, sed. ut ea cujusqua, et fortuna sit, e 
» dignitas, quam meretur. At vero Oligarchia® , e 
m Deniocratiae* id spectant, ut aequalitas sit, inter e 
» jasdem Reipublicae socios. Monarchiae vero prmci* 
» pera locum praestantissimo cuique deferunt : becun- 
» dura illi, qui a primo est proximus: Tertium , et 
y> quartum caeteris eadem ratione . Quae si non ubi- 
» que reci-pta in mores sunt; ea tamen est hujus im* 
n perii ratio» et voluntas . Quo J si et ingenia homi- 
» num , et actiones spectemus, universi Monarchiam 
» praestare caeteris fatentur . Quis vero sanae meti* 
» tis est, qui sa non optet ejus potius civem esse Rei- 
>i publicae, in qua sua virtus tiou ignoretur, qLwrn 
« nulla re vulga potio ren* delitescere ? Qua etiam 









ejpuT rv. *<Hj 

assolutamente a tutte. Por Platone Pottima di tutte 
le leggi è quella, che comanda di adottarsi la Monar¬ 
chia; perche dalia Monarchi appunto come da un suo 
costantissimo, e valorosissimo fonte provengono tutte 
l’altre buone leggi, e di un ottimo governo 1* ottima 
forma . 

Dem. a. Presa dalla sentenza di Isocrate coeta¬ 
neo, ed amicissimo di Platone, Filosofo insieme, ed 
Oratore, nato, educato, arricchito, e morto in Atene, 
in Atene, io dico,- che fu una Città Democratica ne* 
mica sempre capitalissima della Monarchià , L’ ascolti 
Giovanni Calvino, Pascoltt.no i di lui settarj, e massi¬ 
me i Nostrali, che inalzano la Democrazia, abbassano 
perirla Monarchia, ascoltino, iodico, questo Demo¬ 
cratico filosofo , che nella sua filosofica-, ed eloquente 
orazione , titolata Nteoele così perora in favore del¬ 
la Monarchia al capo 1 , le di cui parole sono 
le seguenti , parole certamente degne di essere scrit¬ 
te nel libro dell* Immortalità » Per quanto aduu- 
» que alle Repubbliche si appartiene; io stimo, che 
*» tutti mi concedono esser cosa ingiustissima, che siano 
a» egualmente trattati » buoni, che i malvagi; esser perì* 
>» co 5 a gmìt siimi, che si facci un giusto calcolo, e si 
» noti là 4’tTV^nzi, accio trattati noi vengano da egua- 
» ti, quei che ineguali effettivi mente si sono ; ma la sor* 
%> té, e la dignità di ognuno sia quella, che effettiva- 
i»' mente si menta. Ma le Aristocrazie, e le Demo*- 
» crazie hanno la mira, di mantener Pegwaltà fra tutti 
» i socj iella medesi ma R^publica . De Monarctiie pe¬ 
so rò donano il primo luogo a chiunque è il p ù ee» 

» celiente; il secondo a chi più si avvicina al primo; 

» il terzo, e il quarto aglVtri colla nàedes ; raa discre- 
» zione, De quali cose se non si mettono in praitica 
» da p'*r ogni dove; t « le tuttavia è 1* indole-, e la natu« 

» ra di fjnesio impero. Che se consideriamo le in eli- 
n nazi » *', e dazioni degli uomini , tutti confessano ^ 

T.:ii *i; 




*19 cJPUT FI. 

» bare tanto, et milicrcm » et aequiorem judicemm* 
» quanto facilius est, tnuis viri judicio, et voluntati 
» satisfacere, quem id., d&re operam, ut multis, ei va¬ 
ia rus ingeniis placeas. Monarchiam igitur , et jixcuji* 

» O CBLM ESSE , et MiNIORfcJH, et lEQUlORBM ®tSÌ jpiurj* 
a> ius ostendi posset; tx tns tamen facile ititeli igi pot* 
m est. iDtfeterts vero.quanto Monarchiae sint, et ad con* 
» sulendtm potiorts,ct ad res opportune faciendas, sie 
» pulcherrime cernemus, si in maxima negotia inter 
» se comparata in^uiratrus. Nam qui in singulis an* 
» nis Magistretus ineunt, prius ad vitam privati tede* 
u unt, qutm pubhccrum negotiorum scientiam aliquam 
,» consequantur, usuque rerum erudientur * Qui vero 
i) iisdem rehus perpetuo prsesunt, ut minus ingeniis 
» valeant, longe tamen exponi mia caeleris antecel* 
» Innt . illi | i.seteiea dum alti alios intuentur, multa 
«> negligunt ; hi vere , cum sciant a se omnia per¬ 
sa fici evertere, dbgenter de singulis cogitant . .A 4 
»i haec L' en. cerat ici, ei Oligarchici, ambitiosis inter se 
di&senticnilus, Heijubl cas nocent. Mcuarobse voro, 
») et qui ntmintm hebent, cui invideant, de reljas 
» cmnibus, quantum quitum fieri potest, id statuunt, 
» qncd utilissitrim est. Jam illi irax>mem temporis 
sa psrtcm domesticis negotiis occupati cfiensionom ne® 
m ghgtntiae saepe vitare non petti um. leindem conci¬ 
si iiis saepius cos rip.eri&s inter se ris antes ; qufcZW 
» m cemune ccnssUntes i hi vteo , quia neque c&r 







CAPO VI. su 

» che la Monarchia è più eccellente deli*aitre • Chi 
« poi di mente sana vi ò, il quale, non desidera piai* 
«,- tosta esser cittadino di una Repubtica, in cui è ri- 
u conosciuta la sua virtù , che restar ignoto , santa 
» esser in cosa alcuna contradistinto dal volgo? Anzi 
» reputiamo, che questa & tanto piiv dolce, e discreta, 
« quanto e più., facile soddisfare al giu tizio, e volontà 
,, di solo, die aver la sollecitudinedi contentar le 
« molte, e diverse voglie dell* innumerevole mollitu? 
» dine. Seben adunque con molte altre ragioni di- 
» mostrar sì potrebbe , che la Monarchia e la p;ìi- 
u gioconda, e la più dolce, e la piu discreta; com- 
„ prender tuttavia facilmente si può da quanto detta 
19 abbiamo * Rapporto poi all’altre cose, quanto le Mo- 
« narchie sono a maggior portata di.dar le provvidenze,. 
» e disbrigare opportuna nente le facende , chiarissi- 
». marnante lo scorgeremo , se esaminiamo graffar! i- 
» più rimarchevoli comparandoli fra di loro . Inope- 
0 rocche quei, che imprendono in ogni armo le ÌVtagi- 
« strature, ritornano alla vita privata pria di acquistare- 
».una qualche scienza deg i aftan pubbc* , e di istruirsi 
» coll' uso, e colla prattica delle cose , Qaei parò che 
m perpetuamente presiedono ai medesimi affari, quando> 
« anche valessero meno par ingegno, prevalgono tuU 
w t,yia a tutti gl-altri per l’esparienzi 0 Inoltre 'quelli. 
«mentre stanno a guardarsi l’un l’altro, trascurano - 
« molte facendo ; questi però sapendo, che devono far 
«tessi tutte le cose, pensano diligente mente ad ognu* 
« aa. Aggiungi a queste cose, che i Democratici, e- 
« gl*Aristocratici colle ambiziosa-dissenzioni fra loro- 
» Soeu aento recaoo alla Republica. I Monarchi pe- 
« rò come quei , che alcun non hanno da invidiare; 
« in o«ai cosa per quanto certamente h possibile, 
«..sanzionano ciò, cha è utilissioio. Quegli poi occu- 
« pati per la maggior parta dal tempo dii loro do- 
- mastici affari, spasso «cimar fio* possonola nota 
e di negligeai*. Nelle «uaause dippai aau ciuco*- 





aia CAPUT VI. 

» ria* , neque definita tempora habent, noctu, et in» 
« terdiu negotiis intenti n.uiias occasiones uegligunt , 
» sed in tempore singula peragunt. Ati haec illi inter se 
» inimici tum superioris, tum sui temporis Magistratus 
»> urbi quam pessime praefuisse vellent, ut ipsi quam 
» maximam gloriam consequerentur*: hi yeib. cum per 
» omnem vitam rerum potiantur, seroper eadem be- 
a nevolentia sunt: Et (quod omnium maximum est) 
>3 alteri Rempublicam ut suam, alteri ut alienam cu- 
» rant. Alteri; in concilium de iis adhibent cives audacis- 
» simos ; alteri, delectu ex omnibus habito, pruden- 
« tissimos; alteri honorant eos, qui in turba dicer® 
%) possunt; alteri rebus gerendis idoneos evehunt, ]Ne- 
>3 que vero in quotidianis tantum, ac voluti in or- 
>3 bem redeuntibus Monarchiae negotiis excellunt ; sed 
>3 omnes etiam belli gerendi commoditates ccmplectun- 
»3 ttr . Kam et conscribere milites, et illis uti, seu 
>3 clam, seu palam, et aliis persuadere, ahos cogere t 
» alios largitionibus adducere, alios officiis demereri « 
» facilius est Monarchiis, quam caeteris. Atque haec 
>3 non minus rebus tpsts , quatn verbis probamur, b/am 
>3 et Perfarum potentiam scimus omnes ad tantam pro¬ 
sa cessisse magnitudinem nonvnorum illorum prudentia, 
sa sed tximia Regum observantia ; et Diemsii 'J-yran- 
>3 ni epes eadem ratione crevisse vidimus * Qm cum 
» non reliquam modo Siciliam vastaiam. sed suam 
« patriam etiam obsidione cinctam suscepisset, tum 
» diis eam periculis Uberavit, tumGraecaiujn Civit 3 * 








» . eJPO Fu ai3 

sul/are in commune, li troverai più spesso, elio fra 
y> loro si rissano; i Monarchi però, che nella m?c<rs«* 
jj sita non sono di andare alla curie , nè legati sono 
„ a tempi determinati, notte, e giorno alle fiacco de 
» intenti , occasione alcuna non trascurano , ma o^ni 
» cosa eseguiscono a suo tempo, Dippiù quei, nemici 
U fra Uro voriebbono , tire 1 Magistrati si del tera* 
w po precedente , che i ccn lem foranei presedutraves. 
» sero .alla città, .quanto più pessin anurie fosse [ os¬ 
ta sitile, acciocché eglino ld posatile somma glori® 
» conseguissero; questi peto avendo sempre | ei tutta 
*a la sua vita in suo poter l’ impero, sempre sono cf 1- 
» la medesima benevolenza; e (ciocché pò di oani 
» altro importa) gl’altri amministrano la Reputi ca 
» come sua, gl’altri come di altrui; gl’altn aoopera- 
« no nella radunanza i più audaci cittadini ; gl’altri 
» tenuta scelta i piu prudenti fra tutti ; gl’aitri ono- 
» reno quei, che gridar possono nella turba ; gl’ altri 
promuovono i più adatti a maneggiar le cose , Le 
» Monarchie poi più eccellenti si sono, non solo ne* 
» negozj giornalieri , e che tornano quasi sempre in 
» giro; ma abbracciano pure i vantaggi tutti di bea 
» maneggiar ìe guerre , Itnpeiecchè e l’anoliar i scl- 
» dati, e servirsi di essi ossia palesamele, ossia oa~ 
M sitamente , ed il persuadere altri, altri forzarli 
» indurre altri col largo donar®, affezionarsi altri eoa 
» cortesia, riesce più facile alle Monarchie, eh* ani*al- 
“ tri imperj, E queste cose comprovate vengono non 
» solo colie ragioni, ma anche da’fati, medimi Da. 
» pojccue, e sappiamo tutti che la potenza de’Persua¬ 
sa ni e arrivata a tanta grandezza non g<à ptr la pru- 
» denza di quella nazione, ma per 1* imigne circospe* 
» zìone de’Re • ed abbiam veduto esser perla stessa 
» raggione. cresciuto il Regno di Dionisio T ranno . 

11 quale avendo intrapreso il n girne (ella Sicilia 
» quando era non solo in tutto il rimanente devasta¬ 
le taj ma finche cinta di assedio ìa sua patria, egli © 





CAPO Vi. 


sii 

m' tana munirà effecit. Etiam GarUgìnetises, «t t*a« 
» ceiemonii, qui inter ammes Gf aecas, opti me Rempob- 
u bltcam ai ministranti et si domi p mcorn m potestate 
» reguntur, in billis tam;n Regio pirent Imperio . 
» Quia et GiviUtem Atheniensium , qme Mon trchiis 
» infensissimi est* ostenti potest, q Ando multos impe¬ 
ti ratores mittit, affici cladibus; cnm vero m balli di 3 * 
u criminibus unum summie rerum praeficit, bene re® 
i» gerere solere. E.itm vero quinam evidentiu» osten- 
u di potest, praestantissim is esse Adonarchias. quam 
i»buju$mnli exemplis? Est enim perspicuum, et eos, 
w qui perpetuo Regiae potestati parent, esse poteri» 
i» tissicnos, et eos, qui bonas Oltgarchias habent, m- 
u rebus gravissitniS, et mistmis partirà unu n tantum-, 
i» imperatorem, portino. Regem exercitibus cum imperio 
u praeficere j et eos, qui Atonarcbias oderunt, quando 
» multos duces raittuit, nihil recte, feliciterque ad* 
» ministrare . Quod siquid e vetustatis memoria re¬ 
xi petendum est ; dii etiam Regena. habare «forem, di¬ 
as cui tur. Qui sèrmo si verus est, apparet Deos etiam, 
i» bone statum caeleris anteferre j sin rei veritatem 
a* Remo novit; sei ipsi conjecturis ia eam opinionem 
» adducti sumus ; id argumento e§t, nos omnes 
n narchiam prae ttantis si judicare . Nec enim 

» tali deos uti Repubblica diceremus, n<si eita. longe 
a» praestare caetens judicaremus. Quid Calvinus Ipse^ 

* » quid nostri nebulones 'ad h&a ?; 










QAPO Vi. *18 

© la libri» tifi mt\ perigli, e la rendè la più gran Citté 
^ di tutta la Grecia. Anche i Cartaginesi, ed i Spar* 

» ni, che fra tutte le Città G retile ottima mente ani* 

» ministrano la Republica, quantunque in Città ven¬ 
ii gono regolati dalla potestà di pacchi ; tuttavia nel¬ 
la le guerre obbediscono al Regio Impero , Ami di* 
» mostrar si pub, che anche la stessa Città degli A« 
» teniesi, che oppostissima si è della Monarchia, quan* 
m do manda molti imperadori, resta disfatta, e vinta; 
» quando però ne'frangenti della guerra , mette all* 
» testa del governo un solo, riuscirgli prosperamente 
» sogliono le cose. Or che eccellentissime siano 1 « 
Monarchie, in qual modo si può mai, p ù eviden* 
ss taro ente dimostrare, che con tali esempj ? Impr-roc* 
» chè è evidente, e che sono pokni issimi tutti quei t 
» che perpetuamente ubbidiscono alla regia potestà , 
» e quei, che hanno buone Aristocrazie, nelle cose dei 
» più gran peso# e della maggior* importanza, l’impero 
*» degl’eserciti deferiscono parte ad un JmperadorsoU 
» tanto, parte ad un Re; e quei, che detesterò le 
*> Monarchie , quando mandano molti condottieri, 
» niente bene , e felicemente amministrano . Che se 
» prender poi si deve un qualche argomento dalla 
» memoria dell 1 antichi té % si dice, che Li Dei ancora 
sa hanno per Re un Giove. Quale cosa se è vera, 
s> manifesto si è, che gli Dei ancora antepongono a- 
» gi'ahri questo Stato. Se niuno poi sa, come vada 
s> presso li Dei questa faconda ; ma noi stessi siamo 
» in questa opinione entrati per via di congetture ; 
» argomento si è, che noi tutti giudichiamo , che la 
» pia eccellente di tutte è la Monarchia. Depoicihà 
» non diremmo noi certamente, che di tal governo si 
» avvagliano li Dei, se non giudicassimo, che essa è 
*> dì gran lunga la più eccellente di tutte l’altre. Al* 
30 la forza dì questi mvnycbUi arg< cte replica^ 

» mai possono Calvino isies&o, ed i nostri farfalloni? 





aie •' CAPUT PJ. 

Dsn, 3. Fx Aristotele, Hi; Philosophorura fa* 1 
^ile principi Phtonis sui aliopm praeceptoris, et I- 
•ocratis, seu potius ci 4 rissi mas pr^Tiens vestigia ver i* 
tatis iib 8. k, k'C cip. io, postqua m tres iilas e* 
num’raverat r-g uiois formis, ista verba subjecit : 
Horum optimi Rigiunt pessima B. js&ublici est , 
Isti porro celeberrimi HhilosopUi u»pote qui Athasnis 
Democratica Civitate e lucati, et ibidem suarn demetunt 
Titam, probe experientia noverant, quid sit ? Cives Vt^ 
tegiminis Democretica vivere forma. 


Dsm 4 Ex Demostene Arìstolel’s seguali, 
condiscipulo in schola Platonis, Pemostenes cuna piu* 
rimu n dicendo valuerit in sua Civitate, nescio quidem 
utrum E’oquentiae arte, an vi Philosophicorum id ob¬ 
tinuerit argumentorum ex arcanis solidissimae Phito*^ 
sophiae scriniis eductorum. Hic elnquen issi mu 3 Phi¬ 
losophus Q >n aliter, ac suum praeceptorem, SuumqnS 

illustrem con iiscipipum sì de iH marchia sensisse, et 
D Juiocra^ia, satis clare ostendit cum ia multis locis, 
tum quoque Philip i c. a. Olintiaca 4* cum sc *" 
licet coram frequentissima Athea/ansmm universa mul- 
titubae, quam etsi probe noverat intenssissimam esse 
Monarchiae, Oemocratiae autem amantissimam , non 
erubuit tamen-, non veritu* est, paucis id. ipsum fate¬ 
ri, quod Isocrates de Monarchia docuerat , el R pu- 
blica t quod Plato quod Aristoteles , unius nim>rurQ 
dominationem omnibus excellere, qui* ad res omn eS 
bene gerendis, et praecipue bellum ca-tris aptior. 
En ejus verba de Philippicarum victoria.-utn causa dis- 
serentis sop*’** democratica* civitates, e,* us verbi ia* 
quam s desumpta ex versione Casaro iti • Che egli so- 







CAPO Fi* ai? 


Dem 3 * Dal sentimento di Aristotile» Quest', 
die fu certamente il Principe de’Filosofi, premendo i 
vesti^j di Platone per altro suo precettore , e quelli 
di Isocrate, o per dir meglio quelli della verita altron¬ 
de evidentissima , nel libro 8* dell ìttica capo io, 
dopo aver numerato quelle tre forme di governo, sog- 
giusne le seguenti parole i fra questi l ottima e il 
Re^no , la ‘ pessima è la Hepublica . Invero questi 
tre° celeber ri mi filosofi, come quei, che educati essendo 
in Atene Città Democratica , ivi medesimo menarono 
tutta la loro vita, avevano per esperienza perfettamen¬ 
te conosciuto, che importa vivere sotto il regime del¬ 


la forma Democratica . .... 

Dem, 4. Presa da Demostene coetaneo di Ari¬ 
stotele, e condiscepolo nella scuola di Platone, avendo 
egli nella sua città assaissimo , e più di tulli valuto 
per la forza del suo ragionare, non saprei certamen¬ 
te dire se abbia questo vantaggio ottenuto per I arie 
delPeleepensa, o per P efficacia de’ filosofici argomen¬ 
ti cavati da’reconditi scrigni della piu solida filoso¬ 
fìa Onest’eloquentissimo Filosofo con bastante chia- 
v^a rotoli »k intorno «Ila Monarchia , e Demo, 
era zi a non portava egli sentimento diverso del suo 
precettore, e del suo celebre condiscepolo, chiaramen¬ 
te io manifestò, io dico, si in molti luoghi, come an¬ 
cora nella Filippica l. c. 3 Olintiaca 4 * quando f 
vale a dire, in faccia di tutta intiera la numerosissima 
moltitudine degl’Alemesi, ohe sebene egli sodamente 
conoscea esser capitalissima nemica della Monarchia , 
amantissima però della Datnocraua , non arrossi tut¬ 
tavia, non temette di dire in puoche parole, e confo, 
sare ciò medesimo, che intorno alla Monarci , e la 
Republica insegnato avea Isocrate, Platone ed Ansio, 
tele; che la sigimi la di un scio, vale a due, fra 
tutte la più vantagiosa forma di regime, per que 
rannione, che a maneggiar bene tutte le co■ , 1 is- 

"la guerra 4 d. tutte la più adatta, fcceo le pa- 
mie , che egli proferì mentre di,correa della cagioni, 
p„r cui il Se Filippo riportato uvea tante vittorie su 

T.II. s8 










»ii cjpUT ri. 

lo sia delie pubìiche % e secrete cose Signore ; che 
governi ad un tempo il regno , darmata^ e lerario; 
clu a tatto accori a , presieda a tutto , giova bensì 
di molto a condur bene % e speditamente la guerra, 
Centra vero nulli quidem inveniri potest Demostenis 
Oratio, in qua ipse idem vehementer suis non txpro* 
3 >ret Atheniensibus eadem illa vitia, et impedimenta , 
quac modo laudatus Isocrates, et Plato Oligarchiae , 
et Democratiae naturalia esse docueruut> ingenita , el 
inseparabilia . 


Dem, 5 . Ex Tullio Cicerone , qui si eximius 
Pilosophus non fuisset ; nunquam Romanae Eloquen¬ 
tiae Princeps esse potuisset . is Jib* 3 . de legib Um~ 
nes ) inquit, antiquae nationes Begibus quondam 
paruere , magis emm tranquillitati , concordtosqae 
ita consulitur. Atqui coir munis tranquillitas, con¬ 
cordia, pax , et harum soror germana felicitas est u* 
tique societatis praecipuus, et necessarius finis. 'Mo¬ 
ti are fai a ergo, quae bis rebus magis consulit, omnium 
eptiroa est . O magna vis veritatis, quae pro Monar- 
rtiia etiam ab invitis fortasse Demoslene , et Cicerone 
verum elicit testi montura, quum quidem hi duo Elo¬ 
quentia* emuli patres intensissimos se sernper osten* 
deruit Monarchiae, 


Dem. 6. Ex Tacito, qui Annal. hb i. c. 9. Non 
aliud t ait, discordantis patrice remedium , quam ut 
ab uno regatur. Et T 1. IPs. c i, Pacis interest 
omnem potestatem ctd unum conferre , 









CAPO VI. 


a 19 

ìe democratiche eliti, eico le di lui parole, io dico, 
trascritte dalla versione di Cesarotti » Ph$ egli solo 
sia delle pubiche , e segrete cose Signorche 
governi ad un t* mpo il Regno , Icirmutu, e l erano-, 
che a tutto accorra , presieda a tutto , g/ooa 
<£/ oio/io a condar bene , e speditamente la guer ■ 
rrt » MV mc&ntro poi , trovar ale-erto non puossi di 
Demostene O azione alcuna, in cui egli medesimo ga- 
glWrraente non rinfacci a’suoi Ateniesi quei medesimi 
vizj, ed inciampi, che il sopra lodato Isocrate , e Pi 1- 
tone apprender cì fecero di esser naturali, innati, ed 
inseparabili dall’Aristocrazia, e Democrazia » 

Dem. 5 , Presa dalla sentenza di Tullio Cicero¬ 
ne, il (quale se insigne Filosofo stato non fosse ; n m 
avrebbe potuto mai esser il principe della Romina E- 
ìoqnenza, Egli nel libro 3 , delle leggi, Tutte , disse, 
le nazioni antiche ubbidirono un tempo ai Re ; 
dapoicchè così meglio alta concordia si provvede , 
ed aita tranquillità Ma la. eocnune tranquillità, con¬ 
cordia, pace, e la di queste sorella germana la felici¬ 
tà è appunto il Bne principale, e necessario della so¬ 
cietà La Monarchia adunque, che a tali cose meglio 
provvede, 1* ottimi ella si è fra tutte le altre. O gran 
potenza della verità, che a favor della Monarchia la 
'jVera testimonianza cavar ella potè dalla bocca anche 
di Demostene , e Cicerone , che darla certamente non 
volpano, riunire eglino questi due Wnu(i Padri del- 
P Eloquenza sempre alcer'fo cnostraronsi nemici capi¬ 
talissimi della Monarchii . 

Oem. 6. Da Tàcito , il quale nel Libro 1. de¬ 
gli Annali cap. 9. scrisse: Per la Salvezza della, 
discordante putria altro remedio non vi à 1 c le 
tesser governata da un solo . li nei Titolo 1 
pistoria, capo i. Giova alla pace % ^ae Sl ct * m ' ^ 









ito 


CAPUT Vi. 


Bem . f, Seneca Uh* a efe Benef. Marcum Bru¬ 
tum» ait» non satis prudenter egisse], cum Julium Cae¬ 
sarem spa 1 bertatis occidit, et rationem, reddens ait, 
Cum optimus Civitatis status sub Rege justo sit « 


Pem. 8. PlutarcUus cum integrum Opusctflrar 
de Monarchia , cactcrisque regendae multitudinis con¬ 
scripsit formis, ita ibidem suam expressit sententiam: 
Si optio eligendi concessa fuerit , non aliud eligat 
quam unius potestatem » Et rursus in Soione » cum 
dixisiet , A haenis plurimas seditiones ex ti fisse , dum 
viguerat Democratia , continuo subdit : Una autem 
super esse latio videbatur ad salutem , et quietem 9i 
si res deh- tee ad dominatum essent . 


Bem * 9. Joannes Stobasus termonem quadrage- 
simumquintum confecit ad probandum , et persuaden¬ 
dum, quod omnium optima sit Monarchia» ibique ad 
hoc ipsum confirmandum, Hesiodi, Euripidis, berini» 
Ecphantis, aliorumque multornni producit testimonia. 
Quas quidem omnia hic transcribere longum esset. 

Dem, 10, Herodotus U> 3 . qui 'i balia inscribi"» 
tur, caedem cura exposuisset Magorum, qui R j gnum 
occupaverant m Perside, exponit etiam disputationem» 
in qua inter Principes de ftepublica constituenda fi¬ 
ctum fuerat . Cujus d sputationis exitum eum fuisse 
tradidit, ut diligenter excussis eorum sententiis, qui 
pro Aristocratia, vei Politia decertabant, ommum con-» 
sentione , uno tantum excepto, ommum utilissima, 
et praestantissime judicata fuerit Monarchia, et in Per* 
side propl&rea etiam retenta » 





CAPO TL ali 


in un solo latta la potestà . 

Dem. 7. Seneca nel libro 2, de' Beneficj scrisse, 
cheMareoBruto dipartalo non si era da molto pruden¬ 
te, quando diede a Giulio Cesare la morte per la 
speranza della libertà, » E volendo render ragion* di 
questo suo sentimento , soggiunse: Mentre Coturno 
stato della Città è quando sta sotto un Re glasto. 

Dem 8 . Plutarco avendo scritto liti intnro U« 
puscolo su la Monarchia; e l’altre forme di reggere 
la moltitudine, cosi ivi medesimo la sua sentenza e* 
presse : Se sarà ad alcun concessa la facoltà di 
eliggere, non al ro eligga , che la potestà di un so - 
io „ Ed un altra fiata nella vita di fotone, avendo det¬ 
to che in Atene vi furono moltissime sedizioni, men¬ 
tre che era in vigore la Democrazia , tosto soggiun¬ 
se » Per la salvezza poi, e per la quiete restar sem¬ 
brava una sola strada, se adottata, cioè , si fosse la 
Monarchia . 


Dem 9, Giovanni Stobeo compose il suo Ser¬ 
mone quadragesimo quinto per provare appunto, e 
persuadere, che Pottinia di tutte è la Monarchia, e a 
confermar questa verità adduce ivi stesso le autorità 
dì Esiodo , Euripide, di Senno , Eclante , e di molti 
altri : le quali sarebbe certamente troppo lungo a tra¬ 
scriverle qui tutte . 

Dem. io, Erodoto nel libro 3. titolato Talja do* 
po aver esposto la uccisione de’ Magi, che nella Per¬ 
sia occupato avesno i) Regno, rapporta ancor la con¬ 
ferenza, in cui si trattò fra i Principi su la forma di 
governo che instituir si dovesse, L 1 esito dell * quale 
conferenza di essere stato ei scrisse, che dopo disrus¬ 
se diligentamente le sentenze di quei, che stavano per 
V Aristocrazia, 0 la Democrazia, p er consenso diluiti, 
ccceItone solamente un solo , la Menar hia fu giudi¬ 
cata la piu utile, ed eccellente di tutte» e che perciò 
nella Persia fu ancor mantenni»• _ 















223 


Gjpur v/. 


Dem. ii. Philo Theologus, Pbilos^phusque Hae* 
braeus in lib. de Conf usione L'tiguarum laudans Ho¬ 
me i sententiam; lVud , inquit, multos imperitare , 
mulum est RtiX unus esto , non ad civitates , et 
lumines magis pertinet , quam, ai Deum. 

Vem i». B Justinus tamquam Graecus P1 ì/7g* 
sephus io Orat exhort. ad Gentes multorum princi- 
pa:u;n nox’u<n esse docet et contra unius utilem, et 
salutarem: Unius enim inquit, principatus a bellis, 
dissidiisque solutus , ac liber esse solet . 

Dem. io. Tamquam Graecus quoque Philosophus 
S. Aihaaasius in Orat, advers, Idol, Ut enim, inquit, 
mu tifudinem deorum d ximus nullitalem esse deo* 
rum ; ita quoque nect$se est multitudinem Prinei* 
pum id efficere, ut nullus esse Princeps videatur: 
ubi cu'em Princeps non est , ibi prorsus disturba - 
tio nascitur Oh' tanto viro dignissima argumentatio ! 

D em. 1 4- Patinis Patribus tamquam meris, 
immo sagacioribus qui lem Philosophis consideratis i- 
dem docet B (.ypr anus, qui in Tractatu da IdoL va¬ 
nii. (x eo potissimum probat , Deum esse uoum » 
quia Monarchia sif optimum, et naturalissimum regi¬ 
men ; quae suae ratio argumenti futilis fuisset, et ino¬ 
pia, si persuasum sibi non fuisset, omnes homines in 
eam ire sententiam, ut optimam judicarent , et natu- 
rabssimam esse Monarchici regiminis formam : Ad Di* 
Vinum ait, imperium etiam de terris mutuemur ex* 
emj um ; quomodo unquam regi,i societas , aut cum 
Fide capi., aut sine cruore de siiti 

Dem. i5. Idem quoque docet S. Hieronymus 
a* Epist, Kustici Unus, inquit, Imperator % Jude® 






320 


capo m. 

Dem . il. Filone Teologo, e Filosofo Ebreo nel 
Suo libro titolato della Confusione dvlie L ingue, Ioduri - 
do egli quella sentenza di Omero » L’impero di molti 
e un male, un solo Re vi sia « Egli soggiunsi, che 
questa sentenza non interessa più alie Città, e agli uo¬ 
mini , che a Dio. 

Dem. su. S» Giustino qual Greco Filosofo nella 
sua Orazione esortatoria a’Gentili, insegna che nuo* 
cevole si è il principato di molti, ed all’incontro, u- 
tiìe, e salutevole quello di un scio . Dapouchè , ei 
disse, il principato dì un solo suol essere sciolto » 
e libero delle guerre , e de'dissidj , 

Dem, 13. Guai Greco Filosofo a ri et ra 5 . Atana¬ 
sio nella sua Orazione contro gl* idolatri scrisse: Co¬ 
me la moltitudine degli Dei dissimo dì essere una 
nullità di Dei , co5i è ancor necessario , che la 
moltitudine de ’ Princìpi porti Veffetto , che sembri 
di non esservi alcun Principe * Ove poi non vi è al¬ 
cun Principe , ivi certamente nasce il distai bamento, 

0 argomentazione degnissima di un sì grand’uomo! 

Dem. 14. De’Santi Padri Latini considerati pu¬ 
re come semplici, ma akerlo piu sagaci filosofi le me¬ 
desime verità ci fa apprendere S. Cipriano, il quale 
nel Trattato della Vanità degl’idoli prova l’unita di 
Dio principalmente da quel capo, che la Monarchia è 
l’ottimo, ed il più connaturale governo. Quale ma¬ 
niera di argomentare sarebbe certamente vana, cd i- 
netta; se egli non fosse stato persuase, che tutti gli 
uomini .nutrivano quei sentimento, per cui giudicava¬ 
no, f he la forma del Monarchico regime è l’ottima , 
e la pm naturale. Per dimostrare, ei disse, il Divino 
Impero p rendi a m l’esempio anche dalia terra 1 co me 
mai la società del Regno o cominciò con itada, 0 ti¬ 
ni senza sangue? 

Dem. I5 . La stessa verità ci fa apprendere an¬ 
cor S. Gu’oìotno, nella sua lettera a Rustico « Un so-- 
io imperador vi sia, ci scrisse, un &°ì° ginnica della 













CAPUT Vi. 


»24 

unus provincias ; Iio ma, ut condita est. simul ha- 
bere duos fratres Reges non potuit . 

D em 16 Angelicus decnque Doeìor ut Philoso¬ 
phus quoque li lo 4* centra Genius cap 76'. quoti et 
in 1. P q . io 3 art 3 . Respondeo , ait, dicendum, 
quod ntC+sse est dicere, quod mundus ab uno gu- 
bet" etnr. Cum emm Jinis gubernationis mundi sit, 
quod est esst ntialuei bonum , quod est optimum; 
ti eresse esi qui d mundi gubernat/o sil opUma 0* 
puma nutem gubernatio est , quee sit per unum . 
C jus Jut o 6 st , quia gubernatio nihil aliud est , 
qU‘ ni directio gubernatorum ad .finem , qui està * 
liquod bonum : unitas cutem pertinet ad rationem 
bonitatis \ ut Boeti probat in tertio de Cons per 
hoc, quod, sicut omnia des derant bonum, ita de¬ 
siderant unitatem , sine qua esse non. possum Nani 
unumquodque ia tantum est , in quanum unum 
est. Orde videmus , quod res repugnant suce divi¬ 
sioni, quantum potsunt, et quod dissolu io unius¬ 
cujusque rei pre venit ex defectu iilius rei* Et ideo 
id, ad quod tencL-t intentio multitudinem gubernantis 
est unitas, sive pari Unitatis autem causa per se 
est unum, Móni, festum est enim quod ptures mul¬ 
ta unite et concot dare non possunt, nisi ipsi ali¬ 
quo modo uniamur Illud autem , quod est per se 
unum 3 potest esse Causa unitatis convenientius f 
quam multi uniti . Unde multitudo melius guber* 
natur per unum qunm per plures Relinquitur er¬ 
go , quod gubernatio mundi , quee est optima, sit 
ab ur.o gubernante Et hoc e$r, quod Philosophus 
d cit in *3 Aleta : Ernia nolunt disponi male, nec 
bonum pluralitas principatuum . Unus ergo Prin¬ 
ceps , Oalvmus prolecto mviutibuem hujus Angelica© 


i 







125 


CAPO Pi. 

provincia : Roma , tasto ceke fa fabric<tta y aver non 
potè due fratelli insieme Re . » 

Dem. 16. L’Angelico Dottore finalmente anche 
come Filosofo nel libro 4 * contro i Gentili capo 76* 
e nel* prima Parte questione io 3 . art. 3 » Rispon- 
» do, ei scrisse, doversi dite, che è necessario il di* 
n re t che il Mondo vìen governato da un solo . Im». 
» perocché essendo il fms del governo del Mondo 
» ciò , eòe essenzialmente è buono , ciò , che essen* 
» zialmente è ottimo, necessario si è, che il governo 
» del Mondo sia ottimo. L’ottimo governo poi è 
» quello, che si fa per un solo. La ragion di ciò si 
» è, che il governo niente altro si è, che il dirìg- 
» gere i governati alla consecuzione del fine, il quaìs 
» c un qualche bene: 1’ unità poi costituisce 1’ essen* 
sa za della bontà, come B *ezìo nel terzo libro de Cons . 
5> lo prova per questo capo, che siccome tutte la co¬ 
sa se desiderano il bono, cosi desiderano l’unità, ssn- 
3> za la quale esser non possono . Dapoicchè ogni co» 
53 sa in tanto è, in quanto è una Quindi è, che ve» 
» diamo, che le cose resistono per quanto possono, 
» alla laro divisione, e che la dissoluzione di ciascu» 
» na cosa proviene dal difetto di quella medesima co¬ 
sa sa. E quindi , ciò, a cui tende l’intenzione di co- 
33 lui, che governa Va moltitudine, è 1' unità, ossia U 
>3 pace. La causa naturale poi dell’unità è l’uno* 
33 Imperocché è manifesto, che molti unir non posso* 
*3 no, e concordare molte cose, se non si uniscono 
>3 m qualche modo essi medesimi. Ciò poi , che di 
»> natura sua è uno-, esser può causa dell’ unità molto 
33 meglio, che molti uniti. Quindi la moltitudine è 
33 meglio governata da un solo, che da molti. Resta 
sa dunque, che il governo del Mondo, il quale è ot* 
>3 timo, si facci da un solo. E questo e quanto il Fi¬ 
lo losoto dice nel duodecimo della Metafìsica ; Grl Enti 
» non v&giiotiQ esser malamente disposti^ ne cosa 
T.ii . 









CJPUT Fi. 

argumentationis vim aut, probe non Intellexit, eut 
imperitis voluit imponere, cum deterrimam dixit esse 
Monan hiaro, longe vero ab ea Rempubiicam excellere. 

Dem, 17. Ut de reliquis taceam, sit pro coroni¬ 
de sententia illa Homeri a Philosophis , et Sapienti* 
bus pene universis magnopere laudata, Homeri in* 
quam , qui non immerito loisan a suis laudatur ad* 
nitatoribus, ut eximus simul Philosophus, Orator, 
Poeta, Theclogusque : sententia illa, inquam, quae,vel 
sola suum Auctorem tot, taDtisque clarissimis titulis 
vere dignum fuisse quem clarissime probat, confir- 
nratque . Poetarum ergo facile parens Homerus lliad. 
a v. i 85 , circit Regem inducit U 1 issem pro Aga¬ 
memnone universorum exercitus Achivorum , eorum- 
que etiam Regum, quorum ibi non ex-guus quidem 
numerus erat, Rege supremo causam quasi dicentem, 
mihtumque multitudinem poene tumultuantem, ut in 
efficio se contineret acriter admonentem, et ita inter 
alia afflante, ac dictante Minerva, divinitus 1 , quentem: 
Jra autem magna est Pegis Jovis alumni • 

Tum honor uh Jove est> et diligit prudens eum 

( Juppiter. 

Quemcumque vero plebejum virum vidisse' 9 vo~ 

( ciferant emque deprehendisset t 
Cum sceptro insectabatur , in aitai que verbis ; 
Improbe^' quiete sede 9 et aliorum verba audi 9 
Qui te prees tantior es sunt j tu auttm imbellis , et 

( ignavus t 

fi eque unquam in bello numerandus ? neque in 

(bone ilio,, 





uiAPO Vi. 


**7 

» buona si è la pluralità de* principati . Sia durt- 
u que un solo Sovrano » Calvino certamente o non 
jhen comprese I' invincibile forza di questa Angelica 
argomentazion?, o imporr*? pretese agl’imperiti, quan¬ 
do disse , che la Ilion archia era la più scadente, ei 
esser di gran lunga più eccellente di lei la Polizia . 

Dem 17. Pe** tacere degl 1 altri finalmente serva 
di termina , e suggello quella sentenza di Omero da 
tutti quasi i Filosofi, e .Sapienti grandamente lodata, 
di Omero, io dico, il quale vien da suoi ammiratori 
forse non a torto grandamente lodato come insigne 
Filosofo, insieme Oratore, Poeta, e Teologo; quella 
sentenza, io dico, che assai chiarissiraimente dimo¬ 
stra, e conferma essere stato il suo Autore veramen¬ 
te degno di tali , e tanti risplendentissimi titoli. O* 
mero dunque, Padre certamente de 1 Poeti nell * Iliade 
$. v. i 85 , circa , introduce il Re Ulisse nell’atto di 
fare quasi la causa a favore di Agamennone Impera- 
dor Supremo dell 1 esercito di tutti gl’Achivi , e de’ 
loro Re ancora, de* quali ve ne era nell'esercito un 
numero certamente non tenue, e che aspramente am* 
muniva la moltitudine de* soldati quasi tumultuanti, 
a mantenersi in divozione, e che per ispirazione, e det* 
tato della Dea Minerva, cosi fra l'altra cose per divi 
no impulso ei parlava. 

Grande è poi l'ira del Re alunno di Giove. 
L'onor pure che egli ha, gli è stato dato da Giove, 

( ed il prudente Giove lo ha troppo a cuore. 
Qualunque uomo plebeo poi avesse ei ve luto, e tro- 

(va o l'av sse vociferante 
XdO inseguiva collo scettro, e l’innaspava dicendogli* 
0 impertmeute statti a sedar quieto, e degl'attri 

( le parole ascolta $ 
w *"lKe di te sono da più j tu poi imbelle, ed inetto 
j® 0* alcun conto non sei mai io guerra, ne ne'«on* 







i s8 CAPUT Fi. 

* 

jVu//o csrw pacto omnes regnabimus hic Àchiv 1 
iVon bonum multorum principatus : ««».? Prin m 

( cepy ejto, 

27««j Re*) cui dedit Jtlius Saturni versuti 
Sceptrumque , et jura* ut ipsis dominetur. 

En Philosophus , Theologusque multo doctior 
Calvino, ejusque Aristocratlcis, et Deraocraticis omni* 
bus , Homerus cum Apostolo ad Rom. docet : Quod 
honort potestas , et imperium non est , nisi a Deo 
Sapientissimo i Conira vero Calvinus» et ejus Aristo¬ 
cratici omnes, et Democratici blaterant, quod ab ei- 
frasnato populo, ah insana semper , ac inordinata mul* 
titudiue. Homerus prudentissime cogitans, quod homi¬ 
nes utpote e nihilo gratis a Deo creati, et conserva¬ 
ti, officia tantum habent erga Deum, erga seipsos,et 
erga caeteros, nihil vero juris, potestatis, honoris, et 
imperii, cum Apostolo rectissime docet : Quod quis¬ 
que de populo Dei Creatoris servus inutilis est , et 
ignavus* neque in bello numerandus neque In con * 
Cilio ; Calvinus autem cum suis delirat dicens , sin¬ 
gulos homines unumquemque sui ipsius potestatem 
habere, quam (per fictionem reialioqum vere factu 
impossibilis) in comune a singulis omnibus collatam, 
tribuant vel uni, vel pluribus, vel sibi ipsis retineant 
et de multitudine singulos omues in bello numeran¬ 
dos esse, et Concilio, quin etiam potestate gaudere 
suprema ; Homerus cum laudato Apostolo docet, quod 
jReges, et Principes honorem, sceptrum, jura, et irn- 
petium accipiunt a Deo, cui soli honor, potestas, et 
imperium est. Calvinus vero cum suis effutiunt, quod 
accipiant a populo disseDtienie , a multitudine levi 
semper et insana, cui natura Deo servirò fantum na- 
tse } nec honor, n ec j uS » nec F°testas e^t, nec itnpe- 


' 1 Ì 





ejppo ?J. 

i ì la modo alcuno alcerto, non regneremo qui tutti 

( gl’Achm. 

» Raona non e la Signoria di molti* un solo [levi sia 
» Un Sovrano, e sol colui, a cui il figlio del ver- 

( sulo Saturno diede 
» Lo scettro, ed i poteri dì dominar su di essi . >3 
Ecco un "Filosofo, e Teologo molto più dotto di 
Calvino, e di lutti i di lui Aristocratici, e Democra¬ 
tici . Omero coll’Apostolo ai Romani ci fa apprende¬ 
re , che V onore * la potestà , e P impero non vie¬ 
ne, che dal Sapientissimo Dio . Al contrario però» 
Calvino, e i di lui Aristocratici , e Democratici tutti 
ciarlano, che viene dal popolo sfrenato, e dalla sem¬ 
pre insane, e disordinata moltitudine : Omero pruden- 
tissim^ente riflettendo, che gli uomini come dal nuU 
la gratuitamente creati da Dio, e conservati hanno sol¬ 
tanto i doveri verso Dio, verso se stessi, e verso gli 
altri, niente però di dritto, di potestà, di onore, e di 
impero, giustissimamente coll’Apostolo ci insegna, che 
ciascuno del popolo è servo inutile , ed inetto di 
Dio Creatore , e di non esser'di alcun conto nè in 
guerra, nè ne y consigli . Calvino però co’suoi delira 
dicendo, che tutti gli uomini ognuno ha la potestà di 
se stesso, che conferita ( per una Azione di cosa per 
altro veramente impossibile a farsi ) da ogni singolo 
in comune la trasferiscono tutta o in un solo, o in 
molti, o se la trattengono in se stessi, ed ogni singo¬ 
lo «itila moltitudine è da tenersi in conto nella guerra, 
e ne concilj j e che anzi gode ancor la potestà supre¬ 
ma < Omero col lodato Apostolo insegna, che i Princi¬ 
pi, ed i Re ricevono 1’onore, lo scettro, la facoltà , 
e l’impero solamente da Dio, a cui solo appartiene 
V impero, la potestà, e 1 * onore. Calvino però co’ suoi 
inettamente spacciano , che li ricevano dal popolo sem¬ 
pre discordante, dalla moltitudine sempre leggiera ed 
insana, la quale per natura nata solamente essendo per 
servire a Dio, per natura non ha ns onori, nè dritto. 









osa 


CAPUT VU 

riunì ulluoi, Hicnsrus cum Apostolo Reges, et Pria* 
cepes subj cit uni Deo * eique'sóli rationem redditu* 
ros de ovibus ejus; Calvinus e contra cu.n suis Ari- 
stocraticis omnibus, et Oemoeraticis Reges, Priacipes* 
gus subjiciunt procellosis ductibus , et tempestatibus 
omnibus efftaenatae semper, levissimae, et ingnavae mul¬ 
titudinis, eique de rebus gestis reddituros ratiouero , 
Homerus cum Apostolo, et Universali Romma Eccle¬ 
sia docet! Suito certe pacto regnabimus omnes, noa 
est bonum multorum Principatui, unus Princeps 
e$to\ unus Rex , cui dedit Filius Dei potestatem y 
et jure, ut omnibus do minetur ' contra vero Giivi- 
nus cum Democraticis suis nullam* vel levissimam 
rationem adducens , levissime effutit ; \tedi.us fidius 
regnabimus omnes ; bonum est multorum P ri nei * 
putus ; nudus P^nceos etto, nullus Rex\ hoc e• 
nim deterrimum est , omnes omnino imperabimus 
omnibus » quib is omnib is dedit Filius Dei, et sap- 
irum, et ) lira, ut omnes omnino doninentur om-% 1 - 
bus . Oli futilia verba Calvin», et contradictionibus ple* 
ua! Si Filius Oei omnibus omnmo dedit sceptrum , 
ut dominentur ; nullus ergo remanet, cui dominantur 
omnes : Dei iguur Filius nullam sceptrum dedit om- 
nbus. Dedit ergo, et non dedt Rursus, si oran^ 
omnino subjiciuntur dominatu*’ ; nui us ramai» et, qui 
dominetur Nulli ergo Filius Dei sceptru a dedit., et 
jura , ut dammetur. Dedit ergo, et uoa dndit • En 
tn«e contradictiones, en absurda .. 

In hac caraoaratione celeberrimi Homeri, et itn* 
pii Calvini, eerumque sententiarum ideo immuriti 
a&as» *t magis magisque iasìgnis, et effrons innotescat 




CAPO VI. 


2S1 

n! potestà, na impero alcuno, Omero coll'Apostolo as* 
soggetta 1 Re , ed i Principi solamente a Do » ed a 
render a lui solo ragione delle dì lui pecorelle : Cal¬ 
vino all’opposto co’suoi Aristocratici tutti, e Demo¬ 
cratici assoggetta i Re, ed i Principi a tutti ai procel¬ 
losi ondfgiamenti, e tempeste della sfrenata sempre, 
incostantissima , ed inetta moltitudine, ed a render a 
lei sola il conto della loro amministrazù ne . Omero 
coll’A postolo,’ e la Romana Universale Chiesa instgna 
dicendo, Jn nessun cento alcerto regnerei},0 noi 
tutti '.cosa buona none la Signorìa dt molti : un 
solo Prwape vi sia ì un solo Re, e quest 1 sia quel 
so/o, a cui diede il Piglio di Dìo (a potei à, e il 
dritto di deminar su tutti : Al rovescio pelò Calvi- 
nò co* suoi Democratici stnza addurre alcuna neppur 
leggierissima regione stoltissimamente uccella dicen¬ 
do : » Tutti graifè regneremo; cosa Ruma si è la 
» Signoria di molti ; alcun Principe non vi sia non 
» vi sia alcun Re; dspoicchè questo è malissimo; 
» tutti inticrurmnte ccmandertmo a tutti, a quali tutti 
» diede il Figlio di Dio lo scettro, e i dritti di lutti 
» intieramente dominar su tutti » O stravaganti pa¬ 
iole di Calvino , e piene di contiatiiziom ! Se il Fi¬ 
gliuolo dì Dio diede a tutti intieramente lo scettro 
del deminio ; alcun dunque ncn resta, su cui deba- 
lio esercitar tutti la Signoria, A tutti dunque il Fi- 
gbolo di Dio questo scettro di dumnar non diede . 
Die e dunque, e non diede, £cco le tue contradizio¬ 
ni, o Calvino, ecco i tuoi assmdi , Pfpp ù, se tutti 
intieramente sono alla Signoria soggetti; alcun non 
resta, che esercitar la possa. A niuno dunque diede i\ 
Figlio dì Dio lo scettro, e i dritti di dcminare Die¬ 
de dunque, e nea diede. Ecco le tue contradizicni , 
ecco grassurdi, 

«Oi ci sìammo trattenuti in questa c<Riparazio¬ 
ne, e parallello del celeberrimo Gmeio, e dell’empio 
Calvin*^ ® de* loro sentimenti accio sempre piu si ma* 









®5i‘ CAPUT FI. 

impudentis haeresiarchis perfidia, et impudentia , qu.il 
ìn hoc implicando tanti Poetse apud omnes gravissimo 
testimonio, impudentissime usus est, ut fucum face- 
rei imperitis. Ad hoc enim gravis Homeri luculentis¬ 
simum , et ab omnibus pene eruditis laudatum testi¬ 
monium (quod quidem solum ex tam muttis, et tam 
gravissimorum Philosophorum adversus suam senten¬ 
tiam sibi objiciens Calvinus lib, Instit. cap. 6 » 

8. integrum non retulit, sed pauca tantum ad oppt* 
tumtatem selecta verba t ita respondet: Facilis est 
responsio : Non enim hoc sensu vel ab Homerico 
XJlissi vel ab aliis laudatur Monarchia quasi u- 
nus deberet totum Orbem imperio regere , sed indi¬ 
care volunt , regnum duos non capere , el potesta¬ 
tem ( ut ait ille ) impatientem esse consortis. Haec 
impius ille, et irapu sentissimus vir. Sed quid hujus¬ 
modi reperire est in verbis integris, et sensu Horna* 
Tici Uiissis jam per nos modo relatis ? Porro non in¬ 
ter duos Reges contentio erat, sed int r Regem, et 
universam omniuo mihtum multitudinem, quae Tro¬ 
iam rdinqu re, domumque redire contendebat, nec 
Re^etn aliquem increpabat H-mencus Uiisses , sed 
vociferantes, tumultuantesque plebqoi, ipsis^ue dice¬ 
bat: nullo certe pacto omnes regnate mus hic Achivi, 
non bonum multorum principatus i uaus Princeps e- 
sto, unus Rex , cui dedit filius Saturni sceptrum que, 
«t jura, ut ipsis dom netur. Qud haec verba, ets^nsu? 
TJtissis cum exp icatione Calvini ? Oh impudentissimi 
viri perfidia / Oh perfidissimi viri impudentia inaudita ! 
Oh suorum sectatorum , oh Democraticorum caecius 
lacrimabilis » et miseranda ignorantia ì S» tamen sui 
^apt-psiarchae non imitantur quidem perversitatem ani* 
»i, et effrontem impudenti** , 




■ 


CAPO VU aS 3 

mftjsti quell 1 enorme, e sfrontata sfacciaUgìne» e per» 
fidi*, che Finverecondo eresiarca pe imposturare a- 
gl* imperiti impudeatissimamente uso odio spiegar* 
questa testimonianza di si gran Poeta reputata da tutti 
importantissima. Imperocché adeludere questa eviden¬ 
tissima e da tutti gl* eruditi lodata testimonianza del¬ 
l’autorevole Omero . (di tutte le si numerose testimo¬ 
nianze, e di si imponentissimi Filosofi, che contro la 
di luì sentenza militano, portandosene Calvino questa 
sola di Omero per obiezione nel lib delle listU * 
capo. 6. 8. ei non la rapporra intiera, ma alcune 

parole soltanto, trasente ad opportunità ) cosi ei ris¬ 
ponde » La risposta è facile: Imperocché nè dall’O. 
a> merico Ulisse , nè dagPaltri è lodata la M marchia 
» in questo senso, quasi un soio regger coli* impero 
» dovesse il Mondo tutto, ma indicar ci vogliono, che 
» due non cape un Regno , e che la potestà, (come 
» disse quegli ) non soffre compagno u Queste pa¬ 
role scrisse quell’ empio , ed impudentissimo uomo . 
Ma qual cosa trovar si può di simile nelle intiere pa¬ 
role, e senso dell* Omerico Ulisse, già testé rapportali 
da noi? ti di fatti la contesa non era fra due Re*, ma 
tra il Re, e tutta intiera la moltUvtudme de’soldati,, 
che prefendea abbandonar Troja, e ritornarsene a ca¬ 
sa \ nè l’Omerico Ulisse increpava un qudche Re. ma 
i vociferanti , e tumultuanti plebej, ed a lor diceva : 
In nessun conto regneremo qui tutti gl’Actìivi; coia 
buona non è il principato di molti. Un solo Pr nci- 
pe vi sia, un solo Re, e quel solo a cui il figlio di 
Saturno lo scettro concesse, e i dritti di dominar su 
di essi. Queste parole, e questo sentimento dì Ulis¬ 
se, che cosa mai ha di simile colla spiegazione di Cal¬ 
vino? O perfidia di uomo impudentissimol O inau¬ 
dita impudenza di uomo perfidissimo ! O deplorabile 
cecità , e miserabile ignoranza de* suoi settirj, e de-- 
m ieratici V Se pure non imitano ornai 1 * perversità da 
cuore, e U sfrontata impudenza del loro eresiarca, 

TJI , 3o 


a 











CAPUT VL 


3 S4 

Uem. 18. Ex juris naturae principiis : Cum socie* 
talem plures regunt, plures ( Def. j. ) potestatem, seu 
curaro lii>bent disponendi , prsecipiendique media ed 
socii latis finem necessaria » utiliora, atque aptiora. Hoc 
ergo negotium pluribus commissum est. Atqui etiamsi 
paria supponantur esetera , quod caetercquin . falsissi¬ 
mum est, txpenentia tamen docemur, et universi in¬ 
genue fatemur homines, quin et ipsi acriores Demo¬ 
cratici , ut Deaiostcncs (Dem. 4 *) et Tullius Cicero 
( Dem. 5 . ) quod dum Ecmas consulitur, Saguntum 
expugnatur , et cluni Athaems consulitur , expugna¬ 
tur Oly nlum , esperie! lia , inquam decemur, et u- 
irversi ingenue fatentur homines, qued segnius ex¬ 
pediunt regola pluies . TJt de caeleris ergo nunc 
taceamus, tum plures sccittatim regunt, segnius i* 
speneut, praecipient que media ad finem ne cessaris, u- 
tilia , alque aptii ra . Fims eutem sccietat.s est cer e 
quoddem bonum , qued cuncti sperant socii • Alqui 
^ Ax. i 3 . ) cuncti bcpiines natura duce, cum sgitur 
de premevendo bino, quod spusnt, tunc desiderant, 
volunt, petunt, ut id fiet, quam citius fieri possi. 
Infelicitatis petro status est, illo beno privari , quo 
quis valde dtsidtrat. Cum plu^e-s *rgo regunt, socie¬ 
tas in perpetuo versatur infelicitatis &taiu ? el ‘■fu 0 
plures regunt, eo segnius ni gotta expediunt, et eo in 
ltlioor societas est. Cnm ergo omnes omnino regun , 
per quam segnissme negotia * spedirmi; perquam m- 
ielicissima societas est. Quemam vero eadeiyi est op¬ 
positorum ratio , quo pauciores, sunt qui gubernant, 
co diligentius, citimqee expediuntur negotia ; cum u- 
nus igitur imperat omnibus,, diligentissime , et citis* 








C AVO Fu 


aS5 


Dem. 18. Tirata dai principi dei dritta dtHa na¬ 
tura » Quando molti reggono la società , molti allora 
per la De fin. 1 hanno la potestà , ossia la cura di 
disporre, e prescrivere i mezzi necessaij t utili T e più 
adatti a conseguire il fine delta società . Questa in¬ 
combenza adunque è affidata a molti. Ma, quando an¬ 
che tutte le altre cose si suppongano eguali, locchè 
è falsissimo, siamo tuttavìa dall’esperienza istruiti, e 
tutti gli uomini ingenuamente confessano , anzi gli i- 
stessi pure più acerrimi democratici, come Demostene 
( Dem. 4 -)* e Ciceroue (Dem. 5 .) confessano, di¬ 
co, thè mentre si tien consiglio in Roma, è già es¬ 
pugnata Sagunto; e mentre si stà a consulta in A- 
tene* resta già preso-Oliato, dall’esperienza, io r pe¬ 
to, istiudi siamo, e tutti gli uomini ingenuamente 
confessano, che piu lentamente sì sbrigano gl’affà'ii , 
che dipendono da molti . Per tacere adunque per oia 
dell’allrt! ragioni, quando molli reggono la società, 
più Untamente disporranno, e prescriveranno i mezzi 
necfsarp utili, e piu adatti al fine . li (ine poi della 
società^ e aìoerto un qualche b r ne, che sperano i so- 
cj tutti. Ma per l’\ssioma 13 tutti gir uomini per 
impulso de\ ! a natura, quando si tratta rii promuovere 
un bene, che sperano, desiderano allora, vogliono, e 
dimandano , thè ciò si facci , quanto più presto sia 
possibile. Ed invero uno sfato di infelicità egli è, Tes¬ 
ser privo di quel bene , che alcuno grandemente de¬ 
sidera. Quando molti adunque reggono, la società seri 
giace in un perpetuo stato d’ infelicita i e quanto mag* 
gicr è il numerodì quei, che reggono, tanto più len¬ 
tamente sbrigano glViffari e tanto più infelice è la so¬ 
cietà , Quando dunque reggono tutti affatto, leni issi— 
simamente assai sbrigano gi’affari, assai infelicissima 
e la sreietà. Perchè poi la ragion degl’ opposti è tut¬ 
ta la stessa, quanto minore è il numero de* governati* 
t , tanfo più dii igen tam ente, tanto p ! ù presto si sbri¬ 
gano graffa ri, Quando dunque a lutti comanJa un 








*3 S 


CAPUT Ul. 


sime txpedit cmnia, nc felicissima societas est. Aìqu 
cuoi regit unus, est Monarchia*, cura plures, Aristo- 
crat;a, cum omnes omnino, est Democratia ( Def. a* 
3 4 ) Democratia ergo est omnium deterrima; con¬ 

tra vero pulcherrima , et omnium optima est Monar¬ 
chia . Quod «rat dereostrandurru Atque hoc turasi a- 
g tur de toto Terrorum O he, et Universa Eccles^, 
tum si de sioguhs civitatibus, proviuciisque ; quomam 

eadem valet ratio» _ . 

Cor od. i Bine facile liquet , quod cum finis 

universae omnium hominum societatis sit mas.me ne 
cessarius. utpote a Deo cunnum hominum Crea 
Conservatore, et absoluto Domino intentus, ct °®“ l * 
bus seque praescriptus hrminibus ( A*». l ' j: 
phororo hominibus esse non potest, alium ab .. 
Lo sibi premere finem , nec Menardr.am repud£ 
re, aliamque rei quarum seligere formam, T u 
monstratis media ad illum divinum finem adsequen 
dum necessaria segnius disponat, praecipia que • 

Corali *. Quin , cum nemo, duce natura , vult, 
segnius sua expediri negotia; liquidissime pa ( » 

lA ) quod omnes homines ex aequo deben- _ . 

cura, studio, et slamiate ad aras usque 
totus Terrarum O.bis, seu quod idem «t, Uu 
a Creatore , et Conservatore Deo condita . 

societas hominum Monarchico gubernetur g _ * 
et expellatur omnino quiquid Aristocratiam sapi , 
Politiam, utpote quae segnius, et segnissime nego i 
expediunt, qu® ad divinum finem consequendum ne¬ 
cessaria sunt. 






CAPO VJ. 


«07 


solo, sbriga dilìgentissimamente, e presi issiraamcnte tl 
t u 'tto, c felicissima è la società . bla quando fogge un 
solo, è Monarchia, quando molti, e Aristocrazia, qnau* 
do tutti affatto , è Democrazia ( per la Def. 2. o. c 4 - ). 
La Democrazia adunque è la più mala di tutte ; ed 
all* inversa poi la piu vaga di tutte, e P ottima è le 
Monarchia. Che è quanto dimostrar si dovea , E ciò 
vale , tanto se si tratta di tutto intieramente il Mon¬ 
do, e di tutta intieramente la Chiesa, quanto s s si 
tratta delle singole Città, e Provincie; giacché milita 
sempre ii medesimo argomento. 

Covoih 1. Udi chiaramente ne siegue, che som¬ 
mamente necessario essendo della universale società 
di tutti gli uomini il fme , come quello, che per lo 
Ass, 1. e 2. e prescritto ugualmente a tutti gli uo¬ 
mini dal Creatore, Conservadore, ed assoluto Padrone 
di' tutti, esser non può mai in libertà degli uomini 
prefigersi un fme diverso di quello di Dio , uè rifiu¬ 
tare la Monarchia, e sciogliersi un’altra forma della 
rimanenti, le quali, in forza di quanto abhiam dimo¬ 
strato!, più lentunente dispongono , e prescrivono i 
mezzi necessari a conseguire quel fine da Dio prefis¬ 
so , ed inteso « 

Caroli , 2. Anzi, essendo, che ninno per legge 
di natura vuole, che i suoi affari neghgentamente si 
sbrigassero; chianssiraamente si scorgi per l'Ass. 14• 
ehe tutti gli uomini egualmente debbono con la più 
gran diligenza, impegno, e prondezz* a costo anche 
della vita affaticarsi, acciò tutto intieramente il Mon¬ 
do, o ciò che è lo stesso, 1’ universale società di tutti 
intieramente gli uomini da Dio Creatore, e Conserva¬ 
dore instituita, governata ella venisse dal reagirne Mo¬ 
narchico, e si cacciasse via affatto tutto ciò, che sap¬ 
pia dì Aristocrazia, o Polizia, come quelle che negli- 
gentamente, e negligentissimamenU sbrigano g aitar], 
ebe necessarj sono alla consecuzione del fme a io 
prefisso» ed inteso » 


É 







a53 


CAPUT VJ. 


Dem< 19. Es Juris Naturae sacris principiis con¬ 
tra perfidum, impiamque Calvinum evincitur» probi- 
turque, quod Natura , si u verius ipse idem Naturas 
supr mus Auctor, et Rictor Deus Omipoiens lucidis¬ 
sime jubet, praefcnb ique, ut in to'o Terrarum Oibe 
una omnino s,t uuiveisorum hominum societas ara. 
piissima . 

I, Cum per Naturam unus, idemque s/f om¬ 
nium hotninnm finis Ax 1 ), ut cuncti scilicet ho- 
mmes suo adamussim, diligenterqae serviant Creatori; 
nec porro hominum quisquam suo, ut par est, servit 
Creatori (Ax. a, 3 . 10. ti \[^ ) si in vera, eost&nti- 
que non est voluntate Deum Creatorem suum super 
omnia diligendi, et reliquos homines , sicut seipsurn , 
netrnne excepto, v«-i ipso inimico; quoniam a Natu¬ 
ra nula permittitur personarum accept o, quia omnes 
aeque, quos Deus creavt hotnn.es, conservatque, tam* 
qu m su^s aeque creaturas, sucque respectu , aeque 
conservatos vult, amatos, atque adjutos; cum item 
non sit, nec concipi , aut fingi unquam possit lice 
praecepto, et vinculo evidentius, et praestantius alte¬ 
rum io unam societatem compellere bounnes, eosquein 
unum colligere, et colhgare ; cumque ( A& 11 .J haec 
legislatio sit omnium optima, et itteo omnium optima 
soci tas illa, et gubernatio, quae hujusmodi legibus 
utitur, cuna haec, inquam, ita sint, vel ipsa meridia¬ 
na luce clarius patet, quod eadem ipsa Natura, seu 
Naturae ipsissimus Auctor Dtus rigidissime jubet, 
praecipitque, ut in eam et unam omnes homines jarcr- 






CAVO ìì. 


Dem. 19. Dai sagrì principi del drillo di nalu-, 
ra coutro il perfido, ed etn’pio Calvino $1 dimostra, e 
prova, che la natura, o, per dir con più di verità, 
lo stesso, e medesimo supremo Autore, e reggitore 
della Natura Iddio Onnipotente evidcntissimamente co¬ 
manda , e prescrive, che in tutto intieramente il Mon¬ 
do una sola vi sia di tutti assolutamente gli uoir ini 
amplissima società » 

I, Essendo che per legge di Natura ( per 
PÀss. 1.) un solo, e il medesimo è il fine di tutti 
intieramente gli uomini, che tutti gli uomini, vale a 
dire, esattamente, e diligentaroente servano al Creato¬ 
re , nè alcun uomo serve , come convinsi , al suo 
Creatore, (per lo Ass. a. 5 . 10. e 1^ se non ha 
la vera , e costante volontà di amare su tuite le co¬ 
se Dio suo Creatore, e tutti gPaltri uomini come se 
stesso senza eccettuarne neppur un solo, nè anche lo 
stesso nemico; giacché in questo affare permessa non 
vien dalla natura accetluazione alcuna di persone, par¬ 
ticolarità alcuna; mentre Iddio come egualmente creò, 
e conserva gli uomini tutti, cosi come sue creature, 
e per suo riguardo conservati U vuole, amati, ed aju- 
tati v essendo inoltre, che esservi non vi pub mai, nò 
concepirsi, ne idearsi un’altro comando, un’ altro* le- 
game piu efficace, ed eccellente di questo per costrin¬ 
gere tutti gli uomini ad unirsi in una sola società, e 
per congregarli, e ligarli tutti in un corpo j ed essen¬ 
do, (per l’Ass, n. ) che questa legislazione è l’otti¬ 
ma di tutte, e che perciò quella società, e governo, 
che di si fatte leggi si avvale, è l’ottimo di tutte ; 
cosi essendo, io dico, queste cdse, più chiaro della 
stessa meridiana luce si scorge, die la stessa e mede¬ 
sima Natura, o sia lo stessissimo Autore ddU Natu¬ 
ra Wdio rìgidissimamente comanda » e impone, che 
tutti intieramente gli uomini in quella, e sola vastis¬ 
sima società si uniscano, in cui tutti 1’ un l’altro seam- 







CJPl'T Fi. 


2 /Jo 

sus coeant vastissimam societatem, ia qua omnes se 
invicem ament, foveanlque, unusquisque caeteros sicut 
semetipsum, nemine excepto, vel ipso inimico. Cum 
ergo mutuae dilectionis edidit Natura mandatum, ri¬ 
gidissime praecepit hominibus omnibus, jussitque , ut 
in toto Terrarum Orbe omnes omnino homines hanc 
inirent fidissimam secietalem, a qua unusquisque, nec 
suos excluderet inimic> s, et hostes. Natura igitur ju¬ 
bet , ut in toto Orbe Ter-arum una omninu sil uni¬ 
versorum hominum societas amplissima : Quod demon* 

strandum erat. . 

C. II. Porro si hominum nonnulli ea lege inter 

s* societatem inirent, ut magis se invicem i 1 gerent, 
adiuvarentqne, quam ceteros homines, in illam certo 
committerent naturalem legem, quae severe,, eal¬ 
tissime preecipit omnibus, ut unusquisque _q 
teros amet, adjuvetque, ut semetipsum, ne . _ 

pto, vel ipso mimico ; utpote quem . Jno- 

que creavit, conservatque aeque ac eae ero * _ | 

qne ab omnibus aeque conservatum vu , a » 

atqua adjutum Ilio ergo mutuae dilectioni/«evenr- 
mo praecepto ipse Naturae Auctor eus s \e _ -, 

praecepit hominibus, jussitqae, ut m 0 0 . ' u j. 

rarum universi homines eam inter se soci _ ^ 

rent, in q«a se invicem diligerent unusqmsque ^ 
teros omnes sicut semetipsum, et a qua s 1 

ipsos excluderent inimicos, et hostes - 

è JIX. Idem aliis demostrafur verbis . JNarurae 
Auctor Deus hominibus, et singulis, et simul omnibus 
sumptis unum, enmdemque praescripsit finem (Ax.i ) 
«t praecepit quoque universis (Ax.a.^ut et quiane 





CAPO Fi. 


a4t 

bievolaleute si amino, e si agevolino, ed ognuno tutti 
gj’.dtri come se stesso , sanai eccettuarne neppur un 
solo , quando anche fosse lo stesso nemico . Quando 
doaquè la Natura sanzionò questo precetto dello scarni 
bievole amore, rigi dissi inamente comandò, e prescrisse 
agli uomini tutti, che in tutto intieramente il Mondo, 
tutti affatto gli uomini questa fedelissima società con¬ 
traessero, dalia quale ciascuno neppur escludere do¬ 
vesse i suoi stessi nemici , ed avversarj , La Natura 
dunque comanda, che in tutto interamente il Mondo 
assòluta tu ente vi sia una sola amplissima società di 
tutti intieramenlte gli unneìnì. Che è quanto dimostrar 
si dovea. 

li. Ed inverità , se alcuni uomini sì unissero 
fra loro io società con quella legge, che fra loro scam¬ 
bievolmente si amassero, e si ajufassero più di tutto 
il resto degli uomini*, peccarebbono essi certamente 
contro quella legge della Natura, che severa, ed aper» 
tisssimamente comanda a tutti di egualmente amare 
ognuno, ed ajutaru tutti gPaltii come se stesso senza 
eccitimene un solo , e neppure lo stesso nemico , 
come quegl* ^ che I Mio siccome anche lo creò e 
conserva egualmente che tulli gl 1 altrij cosi il vuole 
da tutti egualmente conservato, amato, ed ajntato. Con 
quel s verissimo precetto adunque della m«tua dile¬ 
zione lo stesso Autore della Natura Iddio 1 se ver issi- 
inamente prescrisse a tutti gli uomini, e cornandogli, 
che in tutto il VI)odo gli uomini tutti contraessero 
fra loro quella società, in cui scambievolmente si a- 
massero ognun tutti gl’altri come se stesso, e dalla 
qu<>le società neppur escluder dovessero gli stessi ne¬ 
mici i ed avversar). 

III. Si dimostra lo stesso con altre parole, 
lid o Autore della Natura ( p p r l’Ass, i.) prescrisse 
agli uonamì e ad ognuno in particolare , ed a tutti 
presi insieme un solo » e medesimo fine*, e comanda 

TM. 








CAPUT FL 


34 1 

pro se , et simul onities in id incumberent junctis 
viribus, atque in id omnino consentirei]! , ut Divi* 
nus ille finis per quam perfectissima obtineatur , ac 
omni meliori modo juncus Tiribus consequatur. At¬ 
qui ( Def >i.) Cum de quodam fine junctis viribus 
consequendo inter se consentiunt homines: tum inter 
eos societas est. Cum ergo Naturae supremus huctor 
Dius universis pi^ecipithominibus, juhetque, ut in toto 
Orbe Terrarum omnes ad unum de illo consentiant 
unico fine junctis vir ibus consequendo, idem est, ac 
iisdem praecipere', ut in toto Oibe Terrarum omnes 
ad unum, unam omnino confient vastissimam societa¬ 
tem . Natura ergo, et ipse idem Naturae Supremus Au¬ 
ctor Deus jubet, praescnbitque, ut in toto Terrarum 
Orbe una omnino sic universorum hominum societas 
ampi ssima. Quod erat demonstrandum. Quid bac ve¬ 
ritate evidentius esse, aut fingi unquam potest ? Quid 
Calvinus ad haec, et Calviniani? 

Dem. ao. Ex ejusdem Naturae sacris principiis 
luculentissime demonstratur , quod in aliquam aliam, 
seu diversam societatem , sive aliquorum hominam 
particularis illa sit, sive generalis universorum homi¬ 
num, hominibus coire Natura oronino nefus, et impium. 

Societates suam specificam praecipue accipiant 
differentiam a fin s diversitate . £>i ergo in aliquam 

societatem diversam ab ilia, quam Naturae A uctor 
praescribit, abeunt homines ; tunc suarum virium* co¬ 
gnationum, verborum, op< rumque partem saltem ali¬ 
quam in commuue conferre pai j^cen ntur, et consen¬ 
tirent ad assequendum junctis viribus alium finem ab 
ilio divino diversum , Atqui Naturali , divinoqne jure 
( Ax. a.) cuncti homines, et singuli pro totis quisque 
viribus suis, et simul omnes vir bus junctis in id in¬ 
cumbere, ac suas omnes cogitationes, ytiba, et opera. 






CAPPO VS, 




ancora a tutti (par l’Ass, a ) che ed ognuno dal can¬ 
to suo, e tutti insieme a forze unite si ingegnassero, 
ed asso-uhmcnte consentissero ad ottenersi quanto pur 
perfettamente si potesse quel mo divino fine , e nella 
miglior guisa conseguirsi a forze unite. Ma ( per li 
Defin 0 il<) quando gU uomini consentono tra loro 
ad ottener un quaV.he fine a forze unite, allor fra loro 
\v fc società . Quindo adunque Iddio supremo Auto¬ 
re dalla Natura comanda, e p ascrive a tutti gli uo¬ 
mini, che tutti intieramente tosino all’ultimo in tutto 
il Mondo consentano a conseguirsi a forze unite quel 
suo unico fine, è lo stesso, che comandare ai mede¬ 
simi, che in tutto il Mondo tutti ins.no all’ultimo tutù 
assolutamente si uniscano in una sola vastissima so¬ 
cietà . La Natura adunque, e lo stesso, e medesimo 
supremo Autore della Natura lidio prescrive, e co¬ 
manda, che di tutti gli uomini in tutto il Mondo li¬ 
na sola vi sia vistissima società* Che è quanti d.mo¬ 
strar doveasi Quii cosa ornai esserv , o fingersi può 
mai più evidente di questa verità? Ohe cosa replicar 
può mai a tanto Calvmo, e i Calvinisti? 

Dem • ao, Da sign p incìpj della medesimi Na¬ 
tura evidentissima mente s’ dimostra, che cosa illecita 
agli uomini, ed empia ella si è l’unirsi in alcun’altra 
ossia diversa società, o particolare essa sia di alcuni 
uomini, o generale di tutti gli- uomini* 

Le società ricevono princip ii mente la fero specì¬ 
fica differenza dalia diversità dei fine. Se dunque gli 
uommi si uniscono in una qualche società d*verse di 
quella, che prescritta gl*" ha i’àu ore dilla N itur*; pat- 
tuerebbono allora, e consentir ebbi no ess di contribuire 
in comune una qualche parte almeno delle loco ter¬ 
zo, pensieri, parole, ed opere per eous gu-re a forze 
unite un’altro fine diverso di quello dì D i. Ma per 
legge naturale , e divisa (per l’Ass. *. ) tutti gli uo¬ 
mini e i singoli o <nu?io con tutte le sue forz 
ti insieme a forze unite tenuti sono 


e tot- 
di attendere a 








CAPUT FL 


*4t 

qua meliori valent ratione* eo dirigere tenentur, ut 
ille Dei OnnipotenUs Creatoris proficuus finis per 
quam perfectissime obtineatur, impleauKque . Contra 
ergo Creatoris voiuntatem , qui vere «amnium Domi¬ 
nus est, nostrarum vinum, cogitationum, verborum, 
et operum, ea , quae ejus vere sunt , eidem subripe¬ 
rent , sibi sumerent , aut tribuerent abi • Id quidem 
Natura nefas, et impium . Natura ergo, nefas, et/m- 
piura hominibus est, in aliquam aliam, seu divisata 
societatem coire, s.ve particularis ila sit, s,vs genera¬ 
lis* Quod erat demos randum. 

Dem, 2 i, Haec eadem vastissima universorum m 
iolo Orbe societas hominum pulcherrima» et optima 
est, ea scilicet non est, nec optari, aut fingi potest 
melior, aut pulchrior altera, tum i. ratione Aucto¬ 
ris, qui eam praescripsit; tam 2- ratione mis, um 
5. ratiooe mediorum ad finem assequendum, tum e- 
nique A. in se ipsa absolute considerata. 

i a Porro circa primum non est, cur mullum stn» 
moremur, cum nemo sanae mentis inficiam tur , quin 
Optimus optima gignat, praecipi-dque • Sed nos jun 
ipsa luce lucidius demostravimus { Dera 19.) Naturae 
Auctorem Deum Optimum praec pere , ut una sit in 
toto Orbe terrarum univèrso! um omnino societas 10 
minum. Eadem ergo societas pulcherrima, et omniutn 
optima esse debet , et ea melior, aut pukhrior at era 
concipi, aut fingi unquam nequit. 

2« Neque circa secundum, quod nimirum optima 
sit ratione finis, cum nemo quoque mentis compos 
negare audebit, quin res optima sit, et qua non pul¬ 
chrior altera Deo servire , ej usque servare mandata , 
ejusque pace, felicitate, et aeternum gloria fruì . At- 









CAVO VV *j 5 

quella cosa, e di diriggere nella miglior guisa , die 
possono tutte le loro idtm , parole, ed opere a quel 
punto, acciò, vaia a dire, si ottenga, e si adempisca 
quanto più perfettamente si può, quel vantagioso (Ina 
di Dio Creatore, Onnipossente . Contro la volontà del 
Creatore adunque, che è veramente padrone di tutte 
le nostre ferie, pensieri, parole, ed op^ra gli toglie- 
rebhono via quelle cose, che sono veramente di lui , 
se te appropnareblnno a se , o le darebbómo ad altri. 
Ciò certamente per natura cosa illecita si è, ed empia. 
P r natura adunque empia cosa, ed illecita è per gli 
uom ni unirsi in alcun'altra , ossia diversa società , o 
particolare ella sia, o generale , Locchè da dimostrar 
si era . 

Denz t ai. Questa medesima vastissima società 
degli uomini tutti di tutto il Mondo è 1 ’ ottima, e la 
più bella, di essa, cioè, non vi è, nè desiderarsi, o idear se 
iis può altra più bella, o migliore, tanto in primo luogo 
per ragion dell’Autore, che 1 ’ ha istituita ; si m secon¬ 
do per ragion del fine ; sì in terzo per ragion de’mez- 
zì per conseguire il fine ; come in quarto luogo fi¬ 
nalmente considerata isolatamente in se stessa. 

ì. Intorno al primo non vi è certamente cagion 
di trattenerci molto, essendo che ninno di mente sana 
ci contrasterà, che 1’ Ente Ottimo ottime cose prodn- 
, e comanda. Ma noi nella Dimostrazione io. più 
c uaro della stessa luca dimostrammo, che Iddio, Otti¬ 
mo putore della Natura comanda , che in tultto il 
-londo una [sola società vi sia di tutti gli uomini . 
questa medesima società adunque esser deve l’ottima, 
e a pia bella di tutte, e di cui coucepir non si può 
mai, nè idearsi altra più bella, o migliore . 

i' Nè intorno al secondo, che, vale a dire, è l’ot- 
ima per ragion del fine, essendo che ancora niun da 
senno ardirà negare, che cosa ottima è, e di cui altra 
miglior esservi non vi può, il servire Dio, e l’osser¬ 
vare i di lui comandamenti, ed eternamente godere delia 








*46 


caput ri. 


qui ( As. i.) trjnsngodi est nostra* societ^t’s finis, 
Uuiversuium erg > s icicUs hominum ratione finis, upl- 
ch erri ma omn un est, et optiaw» et qua non prae* 
sUntior at- ia , 

5. N<qi* iteon circa terMum ratioue scilicet ma' 
diorum Ndin id clarissime liquet p ( r io, et ti, 

ubi: Le&es quibus * ad sui amplissimi finis conse * 
cuftonem ficilius , tutus, securius ducerentur ho- 
mines » hominibus pt esser pstt ipse Detis tam p-r 
rectum reette rationis usum y quam expressam per 
reveia i'>nem i eis nempe praecipiens’. Diliges domi¬ 
num, Deum tuum ex tofo coi de tuo ex tota anima, 
tua , ex totis viribus tuis t et proximum tuum sicut 
tripsum In his duobus mandatis universa ex P en 
det et Prophetes . Et n. Hmc legislatio tui 
quia e,t a ’Deo O M , tum quia in se l P sa . c J* 1 ' 
siderata itu perficte* ac tuta ad eum amp liai 
conducit finem, ut ea melior altera esse , aut co 
Cipi nunquam possit , optima prorsus y et unca e » 
atque ab eadem hominibus discedere nefas . a 
tione erga mediorum , tum quia a c0 
praescripta sunt, tum quia ini « ess( / 

«d eis optabilius, n hil es pulchrius» 
aut excogitari uaqua n potet ^ 

tJone universa u«i verso rum sou< tas uom *t teQ . 

omniura est, ac pulcherrima, atque ea non 
tior altera « 


4 Nequtdera quartum negotii facessit multum ; 
queti nempe universorum societas hominum sit om¬ 
nium optima, et pulcherrima etiam absolute in ss f 
psa considerata . Nam e?st considera tu- in genere» se 
cima non solum qualitate Auctoris f sed etiam linis,, 






■ 


capo vi. ita 

ài lui infinite pace, felicita, e gloria . Ma ( per l’Ass. i.) 
questo è il fine della nostra società. La società adun¬ 
que di tutti gli uomini per ragion anche del fine è ì’ot- 
tima, e la più bella di tutte, e di cui altra più eccel¬ 
lente n©n vi è, 

3. Neppur intorno a\ terzo assunto, p?r ragion , 
cioè, de’mezzi. Dapoicehè ciò chiarissimamente ne sie* 
gue dell 1 Assioma io. ed il., ove si ponto per evi¬ 
dentissima cosa che le leggi per cui venissero gir uo¬ 
mini p^u facilmente, sicuramente, e felicemente gui¬ 
dati alla consecuzione del loro ampjssimo fine, gliele 
prescrisse io stesso Iddio sì per via del retto uso del¬ 
la retta ragione, come per mezzo dell’espressa rivela¬ 
zione, comandandogli, cioè, » Amerai il tuo Signore 
con tutto il tuo cuore, eoo tutta l’anima tua, 
e eoo tutte le tue forze, ed il prossimo tuo come 
>s te stesso , Da questi due comandamenti tutta L 
egge dipende, ed i Profeti, >> E nell’Assioma zi. si 
disse » Questa legislazione sì perchè è fatta da Dio 
13 Ottimo, Massimo j sì perchè considerata in se stes- 
» sa tanto^.perfetta, e sicuramente conduce all’acquisto 
>3 di quell ampissimo fine, che altra migliore esservi, 

>3 o concepirsi un qua non pub, è assolutamente folti» 
» ma, e l’ unica; e lecito agli uomini non è mai stac» 
>3 carsi dalla medesima. » Per rapporto, adunque de* 
m ’ zs *, tanto perchè prescritti sono da Dio Ottimo , 
come perchè considerati in se stessi esservi non vi può, 
ne escogitarsi cosa piu desiderabile, cosa più bella, o 
miglior di essi, per rapporto, dico, de’m zzi l’univer¬ 
sale società di tutti gh uomini è 1’ottima di tutte, e 
la piu bella, e di essa altra piu eccellente non vìe. 

4* Ceppar molta briga ci dona il quarto, che la 
società, cioè, di tutti gli nomini è i’o'.tima di tutte, 
e la piu bella considerate anche isolatamente in se stes¬ 
sa# Imperocché seben si considera in g-.nerale separa¬ 
tamente dalla qualità dell'Autore non solo, ma pure del 
fine,» quale qualità del fine è certamente inseparabile 


h 





348 CAPUT Vi. 

fjuse quidem fi ars qualitas insep irabi'is est ab illa so* 
cietatis ; vel in hujusmodi tamen con -ideratione pul- 
ch erri ou quoque in se est, et omnium optima . Si 
eimn ai suum finem consequendum, quicumque ille 
fu j nt, matius, puichriusque sibi esse qu oquam existi* 
mit, se piares habere socios, a quibus atnetnr sicut 
ipse se, foveatur, adjuvetur, quam pauciores; et con¬ 
ila, , deterius esse arbitratur , plures inimicos habere 
quam amicos, et socios; luce clarius patet, quod uni¬ 
versos homines in toto Terrarum Orbe socios habere, 
fidissimos, a quibus , ut lex quidem nostros societatis 
jubtt, diligatur sicut se ipse, toveatnr, adjuventurqus, 
nullo inimico’, id certe, (vel ipsi dementesfateantui , 
oportet,) pulcherrimum omnmo est, ac optimum, et 
quo n hil melius, mhil pulchrius, n;l optabilius esse , 
concipi, au< fingi uoquam potest . Atqui hujusmodi es 
universorum societas hom ntim ab Auctore Natuim in 
toto Orbe praescripta , et de qua sermo est * Ea ergo 
omnium pulcherrima, et optima, et nil optabilius ea» 


Dem* 48 . Ex iisdem inconcussis Naturae princi¬ 
pis contra perfidum demonstratur Calvinum , et suos, 
quod Natur® Supremus Auctor Deus rigidissime prae¬ 
cipit, jubetque, ut haec eadem una,, universalis, et o- 
ptxna omnium societas hominum , in toto ierrarum 
QtchOy Monartihico omnino » seu unius regatur imperio» 




CAPO Fi. 


2 49 

dall’essenza di società ; tuttavia anche in tale isolata 
considerazione è essa pure in se stessa l’ottima di tut¬ 
te- , e la più bella Dapoicehè se ognuno stima, che a 
conseguire il suo fine, qualunque egli sia , è sempre 
meglio, e più giovevole l’avere magg.or numero dì 
socj , che minore, da’ quali amato venga, come, egli 
&ma se stesso, ajuiato , ed agevolato; ed all’opposto 
più svantagiosa cosa ei giudica avere più nemici, che 
compagni, ed amici ; più chiaro della luce si scorge, 
che avere per compagni , ed amici tutti intieramente 
gli uomini di tutto l’Universo, per compagni , io dico 
ed amici fidelissimi* da quali venisse, come certamen¬ 
te comanda la legge , ajutato , agevolato , ed amato , 
come egli ama se stesso, e senza aver alcun nemico; 
una cosa certamente ( forza è, che Io confessino an¬ 
che gl* istessi matti ) è questa la più agradevole , ed 
ottima, e di cui esser non vi può mai, nè concepir' 
si, o tìngersi altra cosa più beila, migliore, e più de¬ 
si lerabile. Ma tale è la società di tutti gli uomini iti 
tutto il Mondo prescritta dall’autore della Natura , e 
di cui noi parliamo. Essa dunque e l’ottima, eia più 
bella di tutte, e niente vi è più desiderabile , (*) 

Dem. 22 , Da’medesimi inconcussi principi della 
Natura si dimostra contro il perii lo Calvino, e suoi , 
che il Supremo Autore della Natura Iddio rigidissi- 
Eiamente prescrive, e comanda, che questa medesima 
unica, universale, ed ottima società di tutti gli uorai- 
111 in tutto l’ Universo venghi governata da un impe-, 
ro dell*intuito Monarchico, ossia da un solo , 

T JJ . Sa 


(*) Soluzione di ma difficoltà, che opporre qw, 
fo ; se vorranno V empio Calvina , e suoi. 
Eglino opporre potranno, e dire : Ingenuamente noi 











-.3o CAPUT F/. 

e T, u Cura, (Dem. 18,) quia segnius expediunt 
w negotia plures, Aristocratia, et Politia segnius dis* 
ponunt media, ct negotia ad divinum necessarium fi¬ 
nem junctis viribus assequendum;.* 


confessiamo, che questa universale società di tutti gli 
uomini, a tutti rigidamente prescritta, edmgiont.A» 
Quella pressantissima naturale, divina egge i c j 
raisi ognuno in particolare, e lutti insieme a tuttapo«- 
sa , e a forze unite per fare che fosse Iddio da tutti 
intieramente amato , ossequiato, e o e i o, 
gnuno aiutasse, ed agevolasse io ut o u ‘ . 

mili amandoli come se stesso,. n g en u a m e " t e co n f essi a 
mo, si ripete, che tale società cosi m se s essa c » _ 
derata in astratto, è essa 1 ottima, e a P* , , 

sa, ed aggradevole, che concepirsi possa, _p 
gna dell’ infinita perfezione, e canta di un i • 
gli uomini parte per ignoranza , parie per ”eg lj g J 
za pirte per trasporlo di proprie passioni, non tutti 
za, parte p.r 1 utilissimo naturale divino 

jszrxszi •••" i» -trafSAf 

fswtfrsiTiiS 

po^i?biìe C a \erlficarsf i^^^Uica nhi^p^chi^de¬ 

gli uomini ; così ancor in pratica impossibile si e la 
sussistenza di questa si beila, ed aggradevole univer¬ 
sale società di tutti gli uomini . Ed essa perciò sa¬ 
rebbe società di tutti gli uomini , perchè cosi si sup¬ 
pone , e così rigidamente comanda Iddio , e la natu- 
ra ; e non sarebbe di tutti gli «omini , perche V! sa. 
rebbono quei , che contro venendo alle stesse leggi di 
Dio e della natura , anzi che cooperarsi con tutte le 
forze ad am tre, e far amare Dio, ed il prossimo, Tof- 
fendono, ed offendendoli grandemente disturbano Ja 
soeietà, ed anzi che esser socj a questa universale so¬ 
cietà appartenenti, sono eglino veri nemici, e distur- 










CAPO VI. »5i 

§» I, Estendo (per la Dera, ) cha l’Arista» 
crazia, e la Democrazia più lentamente dispongono i 
mezzi, e gl’affari per conseguire a f>rze unite il divi¬ 
no necessarie fine, perchè più lentamente s» sbrigano 
gl’affari , che dipendono da molti ; . 


datori della medesima * Ma esser, e non esser so-j , 
ù una manifesta contradizionc. Attesa dunque la de¬ 
bolezza umana , questa universale società di tutti gU 
uomini una manifesta contradizione involve, essa è 
impossibile . Cosi delirar malamente potrebbono i Cai* 
viflisti . 

Ma noi rispondiamo , che appunta appunto per 
precaverci da tali perturbatori, e nemici, e per ridur¬ 
re i medesimi alla perfetta osservanza delle stesse leg¬ 
gi di Di», e della natura , appunto appunto io votea 
dire, questa naturale debolezza umana, per cui gli uo¬ 
mini nascono soggetti all’ignoranza, alla negligenza, 
ed al trasporto delle proprie passioni, ed in pericolo 
perciò di offendere Dio, ed il prossimo, e talvolta ca¬ 
dendo in questo pericolo, offendono effettivamente Dio, 
ed il prossimo , e divengono quindi veri nemici di 
Dio, di loro stessi, del prossimo, e di tutta l’univer¬ 
sale società degli uomini, appunto appnnto io dico, e 
essa questa debolezza umana 1’ originario fonte, e la 
eagion, principale donde nasce l’iadispensibile neces¬ 
sità, e l’ inesplicabile grandissimo vantaggio di questa 
universale società, e l*indispensabile saturale divino 
precetto, che la costituisce, di amare Dio più di qualun¬ 
que cosa , e delia vita istessa, ed il prossimo nostro 
come noi stessi. Che se questa debolezza, ei ncm vi 
fosse, che se ogni uomo, vale a dire, soggetto ei non 
ttsscesse a mancare al suo dovere per ignoranza, ne- 
gligenza, e trasporto di proprie passioni, e per ovvia¬ 
re a questo male, bisognò ei non avessa ded altrui a- 
4 ut@j e SQyverùrasnto ; pe? questo capo, adempiendo 















GJPO FJ. 


a5a 


et cum( Ax. a.) cmnes hotnincs naturai!» divmaque 
lege totis viribus, et qua mo fiori valent ratione , ud 
laborare tenentur , ut divinus ille finis per quam per' - 
Attissime obtineatur, impleaturque J » • * . , 


ognun da per stresso, 6 enza alcun periglio di fallare» 
il suo dovere verso Dio, e verso se stesso» per que- 
. sto capo, io dico, bisogno non. avrebbe ognuno in par¬ 
ticolare, e tuiti insieme, nè di ajuto, nè di società, nè 
di governo. Ma gli uomini tutti» ©(.celione i primi 
nostri progenitori Adamo, ed live, che in età robusta 
furon da Dio errali » e Ha lui medesimo immediata¬ 
mente istruiti, ajutati, e governati in tutto il bisogne^ 
vaie, gli ucraini tutti» io dico, ogou/Jnasce bambino 
sfornilo di cognizioni nello spirito» e dì forze nei coi¬ 
po, bisognevole di lutto, e deli* intutto impotente a 
provvedi re a qualunque suo menomo bisogno sì del¬ 
lo spinto, che del corpo, bisogni, che seben a misu¬ 
ra uell* età van decrescendo in parte 5 tuttavia tenuto 
per legge di netura essendo ognuno di perfeziona* 
sempre, fioche vive, il suo staio sì nei corpo , come 
principalmente nello spirito coti* acquisto delle ulteiio- 
ri cognizioni, colla vittoria delle proprie passioni , e 
coi domare sempre più Jd istancabile amor P r(> ,P r * 0 ’, e 
ì conati non mai abastaDza domati deila parte inferio¬ 
re, che sempre si solleva contro lo spinto, per pre¬ 
cipitar 1’ uomo colla lusinga di un bene apparente, e 
passaggi ero nel vero male , e nella vera , e perpetua 
infelicità ; e per soJHi fare gii uomini a questo lor 
dovere, di perfezionare sempre il suo staio, avendo o- 
gnuno bisogno sempre, finché vive, degli alimi lumi, 
ajuti, e sovvenienti tanto per mantenersi, e perfezio¬ 
narsi néfj’ese'rc'zio delie virtù, e fuga de’vizj, e p<;i ria¬ 
versi dalle cadute, spirituali come per mantenersi* eper 
azionarsi nel corpo, e nella salute, e per riaversi da’ lan- 
g^uon » i n cui caduto che egli è, come spesso spesso àv* 







CAPO Vi. 


a5 Ì 

ed essendo per ì’Ass.a.) die tutti gl' uomini per naturai® 
divina legge son tenuti a cooperarsi con tutteie forze , e 
nelia migliore guisa die possouo, per ottenersi, e adem¬ 
pirsi quanto più perfettamente si può quei fine di Dio» 


viene, thè il corpo umano,-stnza Mitrai ajuto rialzarsi 
perloppm non può , perciò , perciò è appunto, che il 
genere umano per conservarsi in tut o il suo esse¬ 
re , da che ognunn nasce j'nsino ali’ ultimo respiro 
di sua vita, ha sempre bisogno di ajnti, eci istruzioni 
per acquistare, e crescere nella cognizione di Dio 
de’ di im infiniti divini Attributi , e Comandamenti * 
li-' bisogno pure, per questo eOeito di pei Azionarsi * 
di lle ammonizioni, degl’ incoragimenti, de’pretnj, e de* 
castighi anche sensibili per I’ esercizio delle virtù , e 
1 * osservanza de’ suoi doveri verso Dio , ed il prossi¬ 
mo per astenersi da vizj, e per ritornare finalmente 
si dritto sentiero, quando smarrito I’ avesse, smarri¬ 
mento , che oltre esser di cattivo esempio agl’ altri, 
e massime alla gioventù , ed a 1 fanciulli, che dall’ istin¬ 
to di imitazione per natura portati sono a lasciarsi 
più d* ogò'altró indurre dall’ esempio , è pure danno¬ 
so al medesimo smarrito, agl’altri uomini, e di offesa al 
Creatore, ad iopedir , e ad allontanar tali danni, e mas¬ 
sime t offesa del Creatore siam tutti tenuti e tutti 
insieme , ed ognun in particolare tutt • impegnar le 
nostre forze ed a costo anche talor della vita istéssa : 
Ciocché come ne e 1’ oggetto inviolabile, cosi forma la 
indispensabile naturale necessità della universale soctettà 
di truti gl* uomini : per io adempimento d i qu sto 
medesimo dovere che ha ognuno di conservar, e perfe- 
zionar se stesso in quanto anche »1 corpo, e p-r ria¬ 
versi da* laoquorì più o meno letali,acmi va il corpo 
e lo spirito per natura sèmpre soggetto, e sinan he 
per bene, e quietamente morire , ognuno, da eh; ei 
nasce } sino ah’ ultimo fiato di sua vita ha sempre Jbi- 











CAPUT Fh 


a 54 

luce elariu* patet, qnod ocnnes homines naturali ju¬ 
re , tot s viribus jnuctis adlaborare tenentur tiri neces* 
saria , et pulcherrima universorum hominum societas 
amplissima , in toto Orba Terrarum , et una omnino 
sit, et unius omnino regatur imperio. Quod erat de- 
moastraadum 


sobrio dell’ altrui ajato, lume, e soccorso • Quindi fe 
che il Sapientissimo» a Misericordiosissimo Autore e • 
la Natura Iddio, che creò, e conserva il genere umano 
per sussistere, e sussistendo osservare i suoi doveri veis 
lui ed il prossimo, esercitar le virtù, e cosi men a 
si ed acquistarsi la felicita temporale, e eter ? a ’ _* 
de, e prescrisse a tutti gl’ uomini insieme, a ad og_- 
no in particolare quell’ indispensabile , pre Q 

precetto di amare e far amare da tutti, e sop ^ 
le cose- il loro Creatore , e Conssrvadore, - P 
simo come se stesso; senza l’osservanta ut c[ P 
cetto il genere umano sussister non potrebbe, 
ritarsi, ed acquistarsi la temporale, e molto men 
eterna felicità; indispensabile pressantissimo p- , 

per cui ogni uom) in particolare e tutti insieme 
gali venati amo ad unirci tutti insieme ,, ([[1 j 

ottener dtgl* altri e scambevoloi' nte prestar b l ■ . 

l’ajuti tutti, e tutti i possibili lumi, e soccorsi 
vi ha bisogno, e principalmente per amare» osseq^ 
obedi re , e servire a Dio » e farlo amare , ossequiare, 
cb^lire, e servire da chiedi *sia in tutto il Mondo 5 
ehe è il primo, e principale , naturale Divino prec^t* 
to , che cader in collisione non può con qualunqua 
altro p-ecetto , od altra cosa, quan lo anche fosse la 
v’ta Utessa . La naturale debolezza adunque ddla fu¬ 
tura u nana soggetta ali’ ignoranza , alia negligenza, 
ai trasporto delie proprie ptssioni el indi a mancare 
eguilalante al primo, che a tutti gl* altri doveri » e 
per cui ognun in particolare e tutti insieme sin ali* 5 







CAPO VI* M 

piu cìiiarq della luce è manifesto, che tutti gli uo- 
miei per legge di natura devono con tutta i 1 energìa 
a forze un te impegnarsi, che la necessaria, bellissima, 
ed amplissima società di tutti gli uommi sia in tutto 
il mondo una sola per rutti i versi , e che dall* im¬ 
pero di un solo venga assolutamente governate» 


ultimo respiro di nastra vita nell’evidente pericolo sia» 
mo di offendere Dio, e danneggiar ognun se stesso, e 
gl’ altri, questa stessa naturale umana debolezza, io 
dico, è l’originaria, fondamentale causa, e ragione 
che per riparare a tanti pericoli , e danni sufficiente 
non essendo ognun da se solo, obliga ed ognuno in 
particolare , e a tutti insieme di unirsi in società e 
sotto un Governo, che disponesse prescrìvesse, epron* 
temente apprestasse i più opportuni, ed efficaci mezzi 
per accertarsi nella miglior guisa in tutto il mondo sì 
granfine celo stesso trovarsi nei mondo molli malvagli 
obliga appunto i buoni a stringersi in questa società ani- 
versate non solo per precaversi da’ danni spirituali e 
temporali, che essi vi arrecano*, ma per eonstrìgere an¬ 
che questi mai veggi a tributare a Dio tutii 1 dovuti 
ossequi!, e ad osservar tutte le sue sante leggi. 
Come dalla nostra Prolusione 5 :*dal capo Zj.. delle Isti¬ 
tuzioni, così pure dal qui anzidetto chiaramente si scor¬ 
ge, che a niun della Cattolica ossia Universale, Chiesa 
Romana, che è l’Unica, e vera Religione, e società e 
fuor delia quale esservi di salvezza non può peranza al¬ 
cuna , a nìuno, io dico, che suddito v sia, o Governan¬ 
te , e massime Ecclesiastico è ormai lecito , o permes¬ 
so il tollerare , che nei mondo alcun vi sia, che 
altra Religione, 0 società professi, e molto meno che 
non ne professi alcuua ■, ma tutti ognuno in partico¬ 
lare, e tutti insieme a forze unite da naturale Divi» 
na , e indispensabile legge, obligati siamo, e massima 
ì Governanti a metter in opera tutti i nostri pensieri, 










456 


CAPUT Fu 


le nostre cure, e tutte le forze del Corpo , e dello 
spirito per escogita e, e adop rare tutti i più energi¬ 
ci, opportuni, ed efficaci mezzi, onde prevenire, ed 
impedire un tanto male e quando un tanto malesi 
trova g'd allignato, come appunto per disgraz?a dèi 
nostro secolo si trova p ù che mai a giorni nostri, 
obligati lo siamo per ridurre al dritto sentiero della, 
verità , alla vera Religione e ad osservarne esattameli* 
tei doveri gl’erranti tutti, e tutti i traviati : ed obli- 
gali a ciò fare tutti venghiamo non già da una sola, 
ma da tutte insieme le naturali, divine indispensabili 
leggi, da tutte le indispensabili leggi', vale a dire, 
che nascono da’doveri , che abbiamo ognuno t. ver¬ 
so il nostro Prossimo, a. verso noi stessi, e 3r. che e 
il più pressante, verso il Creatore, Conservalore, ed 
assoluto Padrone di tutto il mondo verso Rio i Che 
tanto è dire : da tutti insieme i doveri, e le leggi 
dell’Unno, della Natura, e di Dio. 

Ed in primi lu^go, da’doveri verso il nostro Pros¬ 
simo per natu ale divina legge obligati venghiamo a 
promuovere più d’ogn’altro lidi lui bene spirituale, 
ed eterno , come di noi stessi . Ma noi da naturale 
divina indispensabile bgge obbligati siamo di procu- 
rare il nostro bene spirituale, ed eterno , e di metter 
in opera tutti i pù energici, opportuni , ed efficaci 
mezzi a costo di qualunque sacrificio non solo di tut¬ 
ti i temporali beni , ma anche della stesso tempora- 
le vita . Da naturale adunque divina indispensabile 
legge obligati egualmente siamo a procurare lo spiri* 
tuale, ed eterno bene del nostro Prossimo con mettervi 
egualmente in opeia tutte le nostre forze , e tutti i più 
energici,opportuni,e i efficaci m zzi a costo di qualunque 
amaro sacrificio non che di tutti i nostri temnor di be¬ 
ni» ma anche della nostra stassa temporale vita. Ma è 
un domina infallibile delia nostra Santa Cattolica, os* 










CAPO FS 



sia Universale Romana Chiesa , e Religione, che in 
qualunque altra Religione, e mollo meno nella totale 
miscredenza , ed irreligione speranza alcuna dell’eter¬ 
no spiritual bene esservi non vi può mai. Per pre- 
caverai adunque, ed impedire che alcun de’nostri 
prossimi si smarrisca dalla nostra Santa Religione , 
e perda un tanto bene > 'e per ridurvi i già tra¬ 
viati, ed erranti, da Naturale Divina legge, e dove¬ 
re obligati siamo a metter in opera tutte le forze 4 
tutte le nostre cure , tutti i più energici opportuni, 
ed efficaci mezzi a costo di qualunque Sagrilicio non 
solo di tutti i nostri temporali beni v ma benanche della 
stessa nostra temporale vita ; Tanto dunque è lungi, 
che per legge di Natura i Governatali , i quali per 
altro oltre le loro proprie vestono pure le naturali 
obligazioni tutte di tutti i loro sudditi, tollerar pos¬ 
sano alcun* altra Religione , e molto meno la totale 
miscredenza, ed irreligione, non solo , ne’ loro stati , 
ma neppure in qualsisia altra parte del mondo , 
Coroll. E siecome ognuno è per naturale Divina 
indispensabile legge obligato « cooperarsi al prezioso 
fine di Dio, (che è l’osservanza de’divini comanda- 
menti, e la eonsecuzione dell’eterno sp rituale bene, 
e felicità) non solo con tutte l’opere, e parole, ma 
benanche con tutti intieramente i suoi pensieri; e sicco¬ 
me chi altrove l’impiega, elle a questo sagro ogget¬ 
to o in tutto sìa, o in parte, e molto più chi ì* im¬ 
piega ad operare, parlare, o pensare contro i sagra 
Donimi della vera universale Società , e Religione, man¬ 
ca a’naturali sagri doveri verso Dio, che I’ ha det¬ 
tali, e perde perciò lo spirituale eterno bene, e felici¬ 
ta , cosi ognuno degl’ uomini e massime i Governan¬ 
ti che oltre le proprio naturali obligationi indossano 
pure tutte quelle de’ loro sudditi, vengono essi dal 
naturale Divino inììspeasabiie precetto di amare il 
TJJ. 53 







a53 


CAPUT V. 

a. Alta fjusdena veritatis demonstratio , 

Si es demonstratis facile liquet , quod naturali 
mntuee dilectionis vastissimo praecepta cuncti homi¬ 
nes , nemine excepto , omnes in unam compellimur, 
adigimurque societatem coire , in qua hujusmodi 
charitalis officia mutuo praestantes omnes , in unum 
invicem colli^^mur arctissime , devinciaranrque ; 


prossimo come se stejsi rigidamente obligati a metter 
in opera tutte le loro forze, e tutti i pio enegfcj, 
opportuui, ed efficaci mezzi a costo pure di qualun¬ 
que temporale perdita, per precavere, che perda alcuu 
I* eterno spirituale bene impiegando alcuna sua ope- 
sa, parola t o alcuu suo pensiero contro i sagri Doni¬ 
mi della nostra Sanfa Cattolica , ossia Universale , e 
sola vera , e legittima Società , e Religione « lanto 
dunque è lungi, che un Governo qualunque siasi , e 
massime Cattolico permetter possa, e tollerare che 
alcun parli, o scriva contro i Domini di nostra Santa 
Religione, quanto anzi che per questo solo capo delia 
sola dilezione del prossimo da naturale Divina l e g§ a 
è strettamente obligato di impedire in tutti i modi, e 
con istruzioni, e con esortazioni , e con premj e con 
minacce, e severi castighi, sin anche gli stessi inter¬ 
ni pensieri, eJ opinioni, quando questi da qualche 
parola, od opera rei si avranno argomentar potuto i 
mentre anche il solo interno pensiero ed opinione, 
la perdita funesta gli cagiona dell* eterna felicità, 
Coroll. a. Milita lq stessa stessissima ragione per 
rapporto a quei , che per disgrazia del nostro Secolo 
traviati si trovano , in qualunque parte del mondo 
essi si siano, mentre la sagra indispensabile legge di 
amare il prossimo, come noi stessi, circoscritta non 
è, ne limitata da circostanza alcuna nè di tempo, nè 
di luogo, nè di persona , ed inchiude sin anche gl 1 1- 
stesrsi nostri nemici, c j costri awersarj istessi; E ciò pel 






— CAP® VI. 

Al Ira deraonstrazione delia medesima verità, 

Se da quanto dimostrato sì h , chiaramente ne 
siegue , che da quel naturale vastissimo precetto della 
mutua dilezione gli uomini tutti senza eccettuarne al¬ 
cuno , tutti insino all 1 ultimo obligati ventiliamo, eco- 
strettì ad unirci in una società, in cui prestando scambio • 
volmente ognuno gli officii di tale canta, venghiamo tut- 
tì Vili l’altro strettissimamente colligati, ed avvinti; 


solo riguardo del sdo loro bene, die tanto fe dire, siamo a 
ciò fare astretti da quella sagra indispensabile naturale 
e divina legge, che di amare ci comanda il prossimo 
come noi stessi, Che si dirà poi quando dimostreremo, 
che vì siamo pare astretti da’ più pressanti doveri , 
cheabbiamo verso noi stessi? che è quanto in secondo 
luogo facciamo grado a dimostrare. 

Noi da più pressanti doveri verso noi stossi obli- 
gali tutti siamo di metter in opera tutte le nostre for¬ 
ze e tutti e più energici , ed effioraci mezzi per con* 
■seguire il maggior di tutti i beni, l’eterna felicità , 
e di scanzar 1* eterne pene a costo anche della stessa 
nostra temporale vita, salvezza, e felicità . Questa Sagra 
naturale , e Divina indispensabile legge indispensabil¬ 
mente inchiude anche quell’ altra di rimuovere , ed 
allontanare colla stessa energia tutti i pericoli, e mas¬ 
sime i più evidenti, e prossimi di perdere un tanto 
bene, e precipitar in tante pene , distaccandoci dalla 
nostra Cattolica , ossia Universale Società e Religione. 
Ma la naturale umana debolezza, ignoranza, e traspor¬ 
to di proprie passioni, a cui, come confessano gl’ istessi 
nostri Avversar], va soggetto ogn* uomo , e l’incon¬ 
trastabile evidentissima esperienza di tolti i secoli , sin 
dal principio del Mondo, e da’ nostri primi progeni¬ 
tori Adamo, e d Èva , e dalla loro miserabile caduta, 
apprendere chiaramente ci fanno, che uno de’ più evi¬ 
denti, e prossimi pericoli di cadere in tanto male , 














a6e. CAPUT FI- 

quo sane vinculo non est , ncc concipi unquam pò* 
test praestantius alterum *n unum colligare viros , 
unaque m societate socios vicissim devincire ; . » , 


e il pensare , parlare , od operare f e 1* udire anche 
i pensieri , le parole , o 1’ opere altrui centro la lodata 
nostra Santa Religione, o alcun suo domm* ; d’onde 
appunto nacque la lacrimevole caduta di Èva nostra 
prima Madre, ed indi quella d’ Adamo nostro primo 
e Santo Genitore « non ostante che come usciti im- 
meditamente dalle mani del perfettissimo Dio, erano 
gli nomini in genere suo i pù perfetti di tutti, Cortile 
gagliardi nello stato d' innocenza , e d* integrità i 
tutte le forze umane, e senza alcun fomite interno* 
niente soggetti all’ignoranza, ed al trasporto di alcuna 
propria passione. Per una ragion piò forte adunque, 
noi pieni a zeppo di debolezze, ignoranza, e passioni 
dovendo piu di loro temer per noi un tanto ma e » 
da’piu pressanti doveri verso noi stessi, vengwiamo 
tutti obligati, e costretti, e massime i governanti, c iè 
le obligazioni anche indossano di tutti i loro su . i i, 
a metter in opera tutte le nostre forze, e tutti 1 piu 
energici, ed efficaci mezzi a costo anche dela s essa 
nostra temporale felicità, e vita, per precave^e, e itn 
pedire affatto, che alcuno mai pensi, paio, ad operi, 
o che anche eda, o veda alcun pensiero, parola, o 
altrui opera , che contraria sia alla nostra Santa Cat¬ 
tolica ossia Universale Romana Religione, o ad alcun 
de’suoi Dorami. Tanto dunque è lungi, che per 1-g- 
,<g e di natura lecito sia, o permesso ad alcuno, e mas* 
sime de’ governanti il tolerare per qualche ' riguardo 
temporale qualunque siasi, che nel Mondo vi sia, chi 
pensi, parti, operi, o ascolti, o veda un qualche al¬ 
trui pensiero , parola , od opera ccn-ro la $«nfa Ro¬ 
mana Religione , o contro alcun de* di lei tutti santis¬ 
simi Commi* È ciò Eenza anche parlare di tutti gli 
















s6i CAPO VI. 

del quale legame in vero oè esser, ne concepir se ne 
può mai altro, che più eccellente, ed efficace si fos¬ 
se a coltegare in uno gli uomiui , el a stringere 
scambievolmente ih una società l’un l’altro i socii: 


altri innumerevoli grandissimi danni, e calamita tem* 
porali, elis la varietà ci arreca delle Religioni, e mas¬ 
sime la totale raiscredema , cd irreligione ; varietà 
di religioni, e miscredenza, che dalla varietà di pen¬ 
sare, parlare, cd operare ella tutta deriva; e varietà 
di pensare , parlare , ed operare, che dalla sola sfre¬ 
nata e pretesa libertà di pensare tutta ella nasce; nè 
1’ uomo sa, o pnò parlare, od operare cosa alcuna se 
prima non vi ha pensato; e come la naturale divi¬ 
na , indispensabile legge severamente gli proibisce di 
parlar male , e dì male operare ; cosi egualmente gli 
vieta di pensar male ; essendo cosa troppo chiara,ed 
evidente, che l’uomo per legge divina qaturalc, e di¬ 
vina rivelata è strettamente obligato a pensar sempre 
bene, ei a parlar, ed operar sempre bene. Quanti 
danni poi, quante calamità, quante sciagure reca al¬ 
l’Universo e massime a governanti sì fatta, e pretesa 
libertà di pensare, ed opinare, donde poi nasce il par¬ 
lare, ed operare , si può calcolare in parte dalle in¬ 
genti sciagure, calamità, e danni, che arrecati ci ha la 
«conte rivoluzione de* Francesi suscitata de si fatti li¬ 
beri pensatori. Dissi: si può calcolare in parte : per¬ 
chè ancora non è il tutto; mentre il residuo de’buo- 
ni prevalendo a raalvaggi, li ha per ora assoggettati, 
e ne ha impedito i più funesti effetti, rimettendo nel 
suo trono i leggittirai governanti : ma finché non si 
prenderanno le gmste misure per sbarbicarsi quest’ erba 
^velenosa, e contagiosissima sin da tutte le sue radici per 
altro altissime, e troppo diramate; germoglierà, non sìrà 
guari, un’altra fiata, ed avendo frattanto dilatilo mag¬ 
giormente il suo contagio 80 veleno , dara n colpa fatale 
&U* universo Mondo . Gli uomini infetti in maggior 













aSa CAPUT Fh 

Si luce c’irius item patet , quod Uaec necessaria* 
et naturalis Charitas nrc Civitatum , nec regionum 
concluditur finibus ; quia universos omnino totius 
orbis respicit homines, nemine excepto , vel inimico: 


parte da tal veleno come ebrj * e pazzi assn furiosi 
si struggeranno l’ ua l’altro, restando ali’improviso, e 
ali’ impensata oppressi, e sotterrati come in un fascio 
sudditi , e governanti senza poter mai più alzarsi . 
Preghiamo 1* Onnipotente, e Misericordioso Iddio che 
a pietà si muova, ed a riparar tanti mali la sua destri 

impegni ! . r 

Ma dirà alcuno: gli uomini, e massime i Uo- 
vernaati si secolari * che ecclesiastici potranno certa¬ 
mente impedire in massima parte le parole, i scritti, 
le stampe, e l’opere, seben non mai dell 1 intutto, men¬ 
tre è cosa troppo nota, che inventata la legg e » VI ® 11 
tosto inventata anche la frode , e frode che talvo a 
in modo alcun provar non puossì: e di fatti i rad * 
vaggi di questo secolo ossia i Giacobini han pteso 
tutte le misure di spargere il rio veleno senza peri¬ 
colo dì poter esser eglino tradotti in giudizio ; ma 
siasi, che si possano tutte impedire le parole, i scritti, 
le stampe, e 1* opere, locehà in realtà non e vero, 
ma siasi; com3 però si potrà mai punire, il som in¬ 
terno pensiero? Non può mai un uomo, o suddito ei 
sia, o governante, secolare, o ecclesiastico giungere » 
io dico, non può mai a penetrare nel cuore , e nella 
mente altrui ; Iddio solo può, e sa conoscere , e spia¬ 
re i cuori degli uomini, e i loro interni pensieri : e 
perciò come mai impedirsi dagli uomini? 

Noi rispondiermo^che vero verissimo si è che Iddio 
solo può direttamente investigare, spiare, e conoscere il 
cuore, e gl’occulti pensieri degli uomini; non per questo 
però è chiusa all’uomo ogni Strada di penetrare ne’piò 
profondi nascondigli del cuore, e de 1 pensieri altrui. 













capo vi, »% 

Se inoltre è più chiaro (fella luce, che questa necessaria* 
e naturale Carità non vien da alcun «o ufi ne racchiusa 
nè di Guadi, nè di Regioni ; perchè riguarda tutti in. 
tieratnente gli uomini di tutto intiero 1 ' universo, sen« 
za potersene eccettuare neppur lo stesso nemico 4 


Egli facile, e felicemente vi giugne, e senza pericolo 
di alcun fallo, investigando esattamente, e minutameli* 
te osservando non che i’opere tutte, e tutti gt’auda- 
menti di ognuno de' suoi prossimi , o sudditi, le pa¬ 
role , le inclinazioni, che dimostra, ma ben anche i 
piccioli ruoti, e gesti di tutto il corpo , e sin anche 
degPocchi, ed avendo trovato in alcuno, che uua qual¬ 
che picciola cesa di queste uniforme esattamente non 
è alle leggi di quella perfezione, che a tutti Gesfc 
Cristo impose comandando » Siate tutti perfetti, co¬ 
me egli è il Padre vostro Celeste « tosto allora dol¬ 
cemente ammonirlo dovrà del suo dovere 5 e quando 
ei ravveduto non si gara; se colui, che l’ha ammonito 
è un suddito, dopo la seconda correzione denunciarlo do¬ 
vrà al lcggiuioao superiore, il quale dopo averlo egli 
medesimo avverti» , con minacciargli la leggittima 
pena , dovrà infallibilmente assoggettarvelo, se quegli 
vi sarà indi ricaduto, per menomissimo che sia stato 
il difetto; mentre gitigner non si potià mai ad impe¬ 
dire i gran delitti, se non si bada ad indagare, e ri- 
gidissimamente punire i loro primi principi, quali ap¬ 
punto sono i menomissimi difetti ; indubitata cosa es¬ 
sendo, che ninno monta ad un tratto, e quasi per sal¬ 
to ogPalti gradi di malignità, ma gradatamente inco¬ 
minciando da* picciolissimi difetti a Praticate che sa¬ 
ranno queste spie, ammonizioni, e caritatevoli corre- 
«ioni con quella esatta diligenza , che proporzionata 
Sia a quel gran precetto di carità , che ognuno per 
legge naturale , e divina vien necessitato di praticare 
verso tutti i suoi prossimi, e massime i superici ij e 








*64 CJPO FJ. 

Si luca c'irius insuper agnoscimus, quod hujusmo¬ 
di Gliaritatis officia * tunc quidem praestanda sunt, 
cuna aliqui , cnjaseumque Civitatis sint, aut pro¬ 
vincia, aliena indigent ope , cum hsee, inquam ita sint; 


più d’ogn’altro gV ecclesia sii ci tutti, ed esìgendosi 
sempie da’superiori rigidamente le prescritte propor- 
2ion;te pene contro i contumaci rei senza lasciar la 
menoma speranza di alcuna anche menomissima indul¬ 
genza , in guisa che resti ognun intimamente persua¬ 
so, che niente de’suoi andamenti, parole, opere, o ge¬ 
sti rimaner possa occulto alfaitrui cognizione, e niente 
senza la dovuta ammonizione, minaccia , e^leggittìmo 
castigo, praticate cosi queste cose, io dico,_ giusta la 
naturale manieradi pensare di tutti gli uomini, ognuno 
sin da principio si avvezzerà egli a raccogliere tutto 1 
suo intelletto in pensare , ed eseguire esattamente e 
sante inviolabili leggi della Perfezione Cristiana, ce¬ 
che oltre che non lascerà certamente il campo di sva¬ 
sare r intelletto in pensieri di altre cose, sapendo poi 
di certo ognun, che quando anche a qualche ma a co¬ 
sa ei pensasse, commumcar non potrà mai ad altri u 
malo suo pensiero , e molto meno ridarlo ad effetto 
senza esserne rigidamente castigato , di app * 

suo intelletto, o di pensarvi non verrà «« ad aleu “ 
la voglia , eccetto, che a qualche raro , e mostrilo, 
insensato , il di cui castigo servirà di maggior docu¬ 
mento, e freno a tutti gl’altri. ^ 

Replicheranno però gl’Avversarj : Vero verissimo si 
è ,che par legge naturale, divina, e massime Cristia¬ 
na ognuno, e massime i governanti, e più di ogni 
altro gl* ecclesiastici, tutti spiare dobbiamo, e diligen¬ 
temente esaminare e paragonare colle leggi della Cri¬ 
stiana perfezione come ognuno i suoi, così pure i pen¬ 
sieri, le paro.e, l’ opere, sbandamenti , e d i gesti del 
nostro prossimo, ammonirlo, correggerlo quando ei di* 






capo m. 


$5 

Dipp tu se più cliìaro delia lune anche ri conoscia¬ 
tto, che sì fiotti offui di carità si devono certa¬ 
mente pres'are in quel momento istesso f che al¬ 
cuni di qualsisia Città , ■ o Provincia hanno bisogno 
dell* altrui ajuto , e soccorso; cosi essendo , io dico, 


fetta, ed anche denunciarlo, quando ammonito, e cor¬ 
retto ei non si emenda; e che è preciso dovere de* 
governanti eh iesia siici rigidamente anche infliggere le 
sffttttudi Canoniche pene contro i contumaci, e de*go- 
vei nanti secolari gli affittivi corporali castighi contro 
i refrattari ; vero, verissimo si è, ripetiamo , che se 
tutti questi doveri venissero da tutti esattamente os¬ 
servati; cosa più bella, e più felice esservi, n'e finger- 
si si potrebbe mai per gli uomini tutti. Ma se l’es¬ 
perienza ci convince, che niuno nè de* sudditi, nè de* 
governanti a spiare, ed esaminar si induce i proprj 
andamenti tutti, e paragonarli, come sì devo, alle san¬ 
te leggi della Cristiana perfezione; come dunque pre¬ 
tendere , e sperare , che prenda ognun pel prossimo 
suo quella premura , che non prende per se stesso ? 
Non potranno mai adunque, nè i sudditi fra loro, nè 
i governanti spiare, conoscere, e riparare non che ai 
pensieri, ma neppure alle parole, etì spere di tutti i 
'prossimi ; ed irreparabile pereto è il funestissima dan- 
no, che da’malviventi temiamo, e dai Giacobini'. 

Ma noi rispondiamo, .che appunto appuntò que¬ 
st evidentissimo pencolo, che di* in (viventi, e Giacer- 
bmi ahb amo tuiti i buoni, e màssime i governanti 
si. c ; h ós>antichi, che secolari, di essere assoggettati a 
tan^e oda.ruta, danni, ed angustie, e di perdere non 
che tutti ì beni e la vita temporale; mi anche la pa¬ 
ce, la.felicità, e la vita spirituale* ed eterna , questo 
evidentissimo pericolo, io dico, e questo ghiiUssimo 
timore di perder tutto, scuoter ci devee indurre a 

TJ. . 34 









4*6 CAPUT VU 

Demo jure inficia* ibit, quin nulla totius Orbis pars 
negligenda sii; Nagligituc sane, si Magistratus qui¬ 
dam supremus in toto Orbe Terrarum institutus non 
si t, qui opportune singularum Civitatum, provmcia- 
rumquc indigentiis exp oratis , et opibus, disponendo 
auxihd, et valentibus imperando Charitàtis officia de¬ 
bita, mutuuis officiis universos inter se singulos de- 
TÌnciat homines, Civitates, longeque etiam dissitas , 
aemotasque provincias • Hujusmodi enim necessaria, 
et naturalis universorum Societas sine aliquo su¬ 
premo regimine stare non potest, ac innuo in sedi¬ 
tiones scmd.tur , et b^ila , quibus nihil magis con¬ 
trarium mutuae Gharitati a natura praescriptae . 


spiare, ed esaminare tutti i proprj nostri costumi, ed 
andamenti, e paragonarli come si deve, alle sante leg¬ 
gi delia Cristiana carità, e perfezione, per indi poi far 
grado ad indagare, spiare , e corregere a somiglianza 
de*nostri, quelli de*nostri prossimi, sudditi siano, o 
eguali. 

Cosa troppo evidente, e chiara poi si è, che i sud¬ 
diti soli, buoni che si siano quanto si voglia, ed ot¬ 
timi, come quei, che la potestà, e i’autorita non han¬ 
no di infligere de’ castighi, nè di unirsi in un corpo 
nell’esterno, e prender le giuste misure di riparare a 
tanti mali, e di opporre forza a forza , ed arme ad 
arme, quando i malviventi e i Giacobini coglieranno 
il tempo opportuno di scoppiare, e piombarci addos¬ 
so all* impensata 1 . Quindi è , che la promozione di un 
tanto bene, ed il riparo a tanto male aspettar non si 
può, se non da’soli governanti sì chiesastici, che se* 
colari, e massime da questi, come quelli soli, che, sic¬ 
come indossano le naturali obligaziom di tutti i loro 
sniditi verso Dio, la Religione, sestessj s e prossi¬ 
mo ; così hanno ancora i necessarj ridativi dritti, po¬ 
testà, ed autorità, che dalle medesime ne nascono, di 








jP 0 tt 2 5 ^ 

qneste case non potrà mai alcuno meritamente ne¬ 
gare , che niuna parte di tutto 1* universo trascurar 
si deve . Ma si trascura al certo , se in tutto 1’ uni¬ 
verso non vi à un qualche supremo Magistrato, che 
spiati, ed indagati opportunamente tutti i bisogni, 
e le^ [rispettive abbondanze tutte dì tutte le singole 
Città, e Provincie, disponendo i soccorsi, ed impo¬ 
nendo a quei, che ne hanno le forze i dovuti offi¬ 
ci di carità , colla mutua prestazione da? medesi¬ 
mi officj leghi strettamente 1’ un 1* altro fra loro 
tutti gii uomini tutte le Città, ed anche le più fra 
or lontane , e remote Provincie * Imperocché que¬ 
sta necessaria, e naturale società, di tutti intiera¬ 
mente gli uomiui senza un qualche supremo Gover¬ 
no sussistere non pub mai , ma tosto anzi sì lacera 
in sedizioni, e guerre , di cui niente vi è di più contrario 
alia mutua carità dalla Natura prescritta , e comandata. 


infligere gl’opportuni castighi, e di disporre, e congre- 
gare ali’armi, quando fa l’uopo*, i sudditi. 

Attese le astuzie, le seduzioni, le illusioni, gl’ in¬ 
ganni, e le inalarti, che mette in opra questa malva¬ 
gia razza dr scellerati, per arenare in qualche parte 
almeno i loro eihpj disegni, riuscirà sempre vano, ed 
anche dannoso, ed esiziale ad un governante, l’appog- 
gtàre i suoi calcoli solamente su le sue abbondanti 
ricchesze e sulla indubitata fedeltà , ed accortezza de* 
suoi numerosi eserciti, sudditi, amici, ministri ,■ 
ed anche di se stesso, se egli, e tutti i suoi, e mas¬ 
sime i suoi ministri tutti toccato non avranno quet- 
i alto grado di dovuta carità, e perfezione Cristiana f 
per cui spogliati di ogni terreno attacco , sin anche 
del regno, della salute , e della vita- «lessa , altro non 
abbiano nel cuore, e nella mente, che solo il’zelo di 
sostenere U verità della santa Cattolica Religione , e 
sue santissime leggi, e la loro perfetta osservanza per 













A 63 CAPUT VL 

Quin cujusque res propria poscit , et ipsa natura* Ut 
in hac maxima universorum divinitus imperata socie¬ 
tate Magistratu? quidam' instituatur, supremus , qui 
singulos homines hominibus, singulas Civitates Cin¬ 
tai bus , singula regna reiiquis omnibus regno* per 
mutuae Charifatis officia devinciendo , eiusdem m^xi- 
m» societatis, in toto Orbe. Terrarum , scissiones 
'praeveniat, et bella , eorumcjue teterrima malt» * au 
univeVsorum hominum paci , consulat ,, et felicitati a 


la consecuzione della spirituale eterna felicita , co ne 
di se stessi* cosi di tuiti an-he i prossam, e di tuai 
pure i nemici messi, e degli istessi Giacobini, Al rio 
empio veleno di ‘ali scellerati altro antidato non vi e; 
dalle loro em ; -ie malfarti, e doloro sanguinosi arti¬ 
gli altro scampo non vi e, Tutt’aitro riuscirà sempra 
vano, e talvolta anche dannoso; altro antidoto , altro 
scampo non vi è , io dico, che questo eroico fuoco 
di carità, c Cristiana perfezione dovuta p>*r a.tro an¬ 
che p ?r legge di natura . A tanto .agrificio tutu ci 
astritige sempre la Religione, I tdio Gesù Cristo, e a 
natura islessa, e massimi m questo evidentissimo pe¬ 
riglio, e giustissimo timore, che 1 emme occulte tra¬ 
me'ri apportano degl*empissimi Già oh ni . 

Ben mi avvi , che questo mio sentimento noti 
quadrerà a primo aspetto nel a mente de’ Politici , 6 
direi anche dello maggio/’ parte degl’ uomini avvezzi 
sempre pel maneggio Ielle guerre ad appoggiar tutti 
j loro calcoli nul no or o. e valore daglVset citi, su le 
ricchezze necemnoe par mantenerli % e su l’arte , e la 
sapienza de 1 comandi m .i . in tutte le guerre in Varo, 
cho state socio p r* io avanti, »ebea in qual he parte vi 
abbi a talvolta co |) or:f o n tra bruente, orhni amen- 
tè pelò ha prevaluto sèmpre I vai* re, e numero de* 
scMafi, c (a sapienza, e prò < zza d* Generali » E ciò 
appunto peichè m tutte io* guerre dagì* andati secoli 







c4PQ VI* a % 

Anzi ^interesse particolare di ciascnno,e la aaturaisteS* 
sa chiede, e ricerca, che in questa da Dio prescritta vastis* 
situa società di tutti un qualche Magistrato supremo 
si stabilisca, che per mezzo gbofficj di mutua Carila stret- 
fatiunte legando i singoli uomini agl* altri uomini, le 
Singole Città alle Città , i singoli Regni a tutti gl* 
altri Regni , prevenga di questa medesima vastissima 
Società in tntto il mondo le scissure, e le guerre , 
ed i loro funestissimi danni , e provveda cosi al¬ 
la pace, e felicità di tuiti intieramente gli uomini » 


le Potenze {belligeranti han fatto dipendere la sorte 
delia guerra dalla vittoria delle battaglie , e la vitto¬ 
ria delle battaglie dal numero, e valore de*soldati, e 
dalla perizia, ed avvedutezza de* Generali « Ma questa 
che ci portano i Giacobini non è una guerra cb<* ci fa 
una, o più Potenze che pubicamente formano arma¬ 
menti di eserciti, e generali, disegnando sul loro nu¬ 
mero, e valore, e su ^accortezza, e perizia de* coman¬ 
da designando, io dico, di venire alla scoperta 

m campo , battagliare, e vincere colla forza, col va¬ 
iare, e colVarte militare j essa non viene, io dico, da 
qualche Potenza governante , ma da sudditi occulta¬ 
mente congiurati 5 e che perciò a dritto parlare non 
è veramente una guerra, ma una rivoluzione , una 
ribellione, una empia fellonia; essa ci viene solamen¬ 
te da un* occulta, orrenda, e scellerata congnra coa¬ 
tro tuiti 1 leggittìmi Governanti, contro la Santissima 
Cattolica Romana Religione, contra Gesù Cristo, e cori* 
tra tutta la SS, Trinità: essa qnesta infame setta per 
la pruna vittoria (che per un Regno, e il su i Regnan¬ 
te è la più fatale, ) non disegna alcuna battaglia , ne 
designarla può senza scoprirsi , ed essere deUrinta , 
ma disegna solo un subitaneo, ed imprevisti tumulto 
de* oum* rosi sudditi rubelli* cha detronizzato ,1 gover¬ 
nante, si iuipedroniscano di lutto il di Lui Regno, e* 




CAPUT rt 


ayo 

Àtqui capite ex uno contra Charitatem est, sero tue* 
dici nana parare , et post Funera auxi ha ferre ; quo* 
uiam id idem est, ac medicinam aegroto nunquam pa¬ 
rasse, ac auxilia nulla tulisse: et compertissimum est 
ex alio quod segnius expediunt negotia plures , et 
tarda respuit molimina Charitas » Eadem ergo 
Charitas a natura praescripta plures respuit ah hujus¬ 
modi Magistratu , solamque omnino jubet , pigeci- 
pitque Monarchiam* Quod erat deraostrandum, 


Berciti) e ricchezze • Essa quest’empìa congiura abbiana 
da temere che ha designato di dar questo coipo fata¬ 
le in un medesimo tempo a tutti egualmente i Regni ^ 
e Governanti del Mondo, come designato lo avea quan¬ 
do diede quel colpo in Francia, e che seben non gli 
riuscì allor. come sperava, designato pero lo avea, ed 
avea per quest’oggetto un gran numero di congiurati 
in ogni angolo della terra. Che se per nostra fatale 
disgrazia un secondo colpo gli riuscirà secondo ài suo 
empio disegno, sarà in un sol momento finita per noi, 
per tutti i governi, e governanti tutti senza risorsa at* 
cuna . Quest* empia setta a quest* empio oggetto psr 
ora nen è essa occupata che ad ingrandire il numero 
de*suo/congiurati in tutti gl*ango!i della terra profit¬ 
tando della naturale ambizione, avarizia , e dell*eltre 
sdregolate passioni degl’ uomini, promettendo ad ognu¬ 
no il possesso di tutto ciò, a cui lo spingono le sue 
sdregolate passioni, e declamando sempre contro igo¬ 
vernanti sì ecclesiastici, che secolari, contro ta Cauo- 
lica Romana Religione, e suoi santissimi Dorami; goo- 
tro i Santi del Cielo, la Maire Santìssima, Gesù Cri¬ 
sto, e contro anche la stessa incontrastabile evidenza, 
contro, vale a dire, la stessa necessaria esistenza di un 
Dio Creatore* contro lo stesso Dio , Essa in vero ot¬ 
tener non avrebbe potuto tanti progressi , se prima 










CAPO VL tri 

Ma én un canto è contro !a Carit» apprestar tardi 
all’egro la medicina', e gl* ajuti anecar dopo illune* 
JvjJe ; giacche Ciò è lo stesso, che non aver all’amma- 
lato apprestato mai la medicina , e non aver recato 
wai alcun ajuto j e certissima cosa dall’ altro canto si 
c c ^ l ° tanto piu. lentamente » e tardi sbrigati vengo¬ 
no gl 1 affari , quanto più sono quei, da’Quali essi 
dipendono, e non ammette la Caritd (arde dimore. 
La medesima Carità adunque dalia natura prescrittaci 
da tale Magistratura esclude la plurità distile persone, 
e assolutamente comandateci prescrivo la sola Mo- 
natchia , Che è quanto dimostrar doveasi. 


rotto non avesse il santo, e giusto freno della Santa 
^ tgjone, i Djo, e de*Jeggittimi Governanti, e rotto 
]p " f e f » ® dell intuito infranto la briglia, a tutte 
ouellVm ** e d dkeite passioni, predicando da pertutto 
? i Lj a » illimitata libertà, ed indipendenza da tut- 

sto ^Ess G leg fl d ?Ha verità, del giusto, e deU’one- 
L). >Essa quest mlmìssrma setta profittando anche 
del\e piu gagliarde pacioni de'suoi medesimi con-ì U . 
rati, quah sono V ambizione, e Lavami», propone. Sro- 
rpette, e dona un dato posto, e lucro ad ognuno di 
essi, che colle sue seduzioni, lusinghe, ed imposture 
sedotto avesse un dato numero di uomini, e di una 
data qualità. Onde meglio poi riuscire ognuno in que¬ 
sta grande, e per la setta sì interessante impresa, gli 
somministra le scellerate sì, ma le più astute, e J 
boiiche istruzioni. 


Di queste istruzioni la più astuta, e diabolica è 
quella appunto di indagare per quanto fe possibile le 
passioni, ed inclinazioni di quell’uomo, a cui per tale 
oggetto il Giocobin si appressa: per giugnere a tanto 
dovrà il Giacobino destramente lodare, ed adular quel. 
1* uomo con bitte le più ossequiose , e lusinghiere es¬ 
pressioni su tutto ciò, che egli avrà giudicato dj pò. 









CAVO VU 


474 


tersi in esso lodare, e massime su ciò, che argomen¬ 
ta potersi quagli più compiacere di se stesso, e tro¬ 
vitelo attaccato da una, 0 più passioni, ed ine!ma- 
z’oni, riscardarnelo maggiormente, accenderlo, ed in¬ 
fiammarlo, e dopo averlo abbastanza acceso, ed infiam¬ 
mato, offerirgli se stesso, ed uni mano di amici im¬ 
pegnati lutti allo stesso scopo, e ad altre simili cose 
ancora; e ciò quaodo anche quell* uomo fosse buono, 
e santo, e non avesse, che un inclinazione giusta » e 
santa , basta che si lasciasse riscaldare in guisa , che 
accettasse quella sdregolata offerta di occulti socj, P er 
che poi condotto al loro congresso, dopo essere stato 
da tutti maggiormente riscaldato e della pretesa e e - 
tuazione fraudolentamente assicurato dalle piu lusin¬ 
ghiere promesse, ed anche della coopcrazione none e 
de* più grand* uomini , e potenti ministri si ecc esa¬ 
stici, che secolari, ma ben pure di teste coronate , e 
c governanti, quell’uomo, io dico , anche buono » e, 
santo resta egli pieno a zeppo di tante speranze, e que - 
lo, che è più, di tanti, e si gravi timori della propria 
vita, che colto una volta in tali lacci, quando si saia 
avveduto dell* inganno, disciogliersene non sapra, e non 

potrà mai più . . 

Quesl’etnpfa , e tutta diabolica sella per ^ 

impjssime, e scelleratissime vie penetrando Sin ancn 
ne* più sublimi e difficili Gabinetti , si è tanto ampia* 
mente dilatata , quanto per nostra disgrazia 1’ abbiam 
provato, e forse anche più di quanto temiamo } si e 
tanto grandemente dilatata, io dico, non per altro mez¬ 
zo, che de'la seduzione, e delle lusinghe, indagando, 
e profittanto non solo delle sdregolafe passioni di ognu¬ 
no, ma ben anche delle stesse buone , e giuste incli¬ 
nazioni, soltanto'che queste infervorate dessero più del 

dovere, e qnanto od ud uomo anche buono, e giusto 
noti gli lascia vedere quell* iHiggittimità , e sdfàjplft- 









CAPO VI. j;S 


* »■ ■ ■ ■ ■■!■■■ Il , 

mento , che solo anche consiste in attendere, ed as¬ 
pettare il da lui valuto bene, e giustizia da un’occul¬ 
to confederazione di pretesi zelanti, ed amici, e noa 
dalle publiche, e lcggiuime Podestà ; come certamen* 
te si deve* 

Essendo cosi realmente le cose, essendo, dico, 
cbe questa infame, diabolica setta per dare a tutto il 
Mondo si ecclesiastico, c.he civile il sopra indicato pri* 
tao faiale colpo, e tumultuoso assalto, non disegna, e 
disegnar ornai non può nelle militari battaglie, nel na* 
mero, e valore de* soldati, nè nella sapienza, accortez- 
za , ed arte de’comandanti, ma solo nella seduzione e 
piofìtto di tutte le umane passioni, cd inclinazioni j 
a vista di tante inalarti, seduzioni, e inganni, come al¬ 
cun potrà mai fidarsi degl’altri, ed anche di se stesso, 
e come riparar si potrà all’insinuazione di si rio, dia- 
o ico veleno, e suoi emp j , e micidiali progressi, se 
non so o col ^procurare, e fare che tutti gli uomini, e 
massime i piu sublimi governanti su ehiesiastici , che 
secolari, loro Gabinetti* e ministri tutti inaino all? ul- 
hmo birro disciolli siano non solo da qualunque ille¬ 
cita, e sdregolata passione, ma pure da qualunque sdr$- 
golato fervore nelle stesse buone, giuste, e sante indi- 
nazioni, e disegni, aspettandone le opportune provvi¬ 
denze da’ publici, e leggittuni Governanti ecclesiastici* 
e secolari ? Che tanto è dire : come riparar si potrà 
mai a tanto male, se non con suscitare ne* cuori di 
tutti gli uomini, e massime de’ Governanti e loro Mi¬ 
nistri , c farvi fiammeggiare quell’accesa carità pre¬ 
scritta, ed impostaci dalia Natura, e da Dio per bacon 
dell’Apostolo nella prima epistola ai fiorimi., capo ioi. e 
Chantas patiens est., b&^i^na est , cb.it itas non os* 
mulctur , no iogit parp ram, non irjlun r nonest am- 
litio a non quaarit) éa$.ce sua sunt ì non irritatur^ uo/è 

TJl, 1 55 







,;4 CAPUT Vh 

g, Quoà Bulem ìstiusmodi Monarchica regimi, 
uìs forma ab Auctorse Naturae ordinata sit, et impe¬ 
rata, quae scilicet in toto Terrarum Orbe universos 
b.ir^es mutuae 'dilectionis officiis devinciendo , quas¬ 
cumque prevpn at scissuras , seditiones, et bel fa, co na 
mun.que oranmro gentium temporali , aeternae 
prospiciat paci, ac felicitati : et quod tandem a ujnaw 
do in novissims diebus, qui forsan , ut spero, non 
longe absunt a nfdns ; istiusmodi Monarchica regimm 
forma constituenda erit in toto Orbe Terra rana , u em 
ipse Natu $ Auctor Deus luculentissime docet, conlir- 
inat . ac id certo luturum apertissime pollicetur, per 

Prophetam Isaiam cap. a. v v a, promittens. eri 
in novissimus diebus prosparatus mons Domus ^ 
mini in vertice montium , et elevabitur su P er , 
nes colles , et Jluent ad eum cmnes gen 


cogitat malum , non gaudet super iniquitate , 
det aurem veritati , omnia suffert , omnia c e ait, or 
sperai, omnia sustinet. Quella stessa «'Uà, io dica c e 
esclude, ed abbonisce quali’ indegno vaio da Dm, e dal 
Natura riprovato, e coniatinato per occa 
simo Apostolo nell’Epistola a’ Filippo. capo », eiche 
al nostro secolo generalmente regna, e massi 3 • 

sta infamissima setta, e di quale vizio essa piu d og 
filtro profitta, e dalla natura, io dico, e da JP’ 0 -, 
riprovato, e condannato in quelle parole a bilippesi* 
Omnes quaerunt quee sua sunti non qute Jesu €hri - 
S Li , Come riparar si potrà mai., io ripeto, a tanto ma¬ 
le se non sbarbicandosi dal cuore d* ognuno, a massi¬ 
me de* Governanti e loro ministri questo indegno vi¬ 
zio, ed accendendovi l’eroico fuoco di questa carità * 
srcflz a la qaale, come ci predica il medisi ino Paolo 

nella prima lodata Epistola . niente siamo , niente ci 
giova, quando anche avessimo tanta fede , che trasfe¬ 
rissimo i monti, ed avessimo distribuito «’ poveri tutte 








GJPO FJ 2 ;5 

§. III. Clie poi tale Monarchica forrfU di gover¬ 
no sia stala daU’Autor della Natura istituita, e pre- 
scritta, tale forma di regime, vaie a dire, che stret¬ 
tamente legando insieme in tutto il Mondo tutti gli 
uomini fra loro per mezzo degli offirj di scambievole 
carità, prevenga tutte le scissure, sedizioni, e guerre, 
e provveda alh temporale, ed eterna commune pace, 
e felicità di tutti intieramente gli uomini, e che final¬ 
mente una volta negl 1 ultimi tempi che forse, come 
spero, da noi lungi non sono, dovrà tuie forma di re¬ 
gime mettersi in praltica in tutto intieramente il Mon¬ 
do, chiarissiinamente ce lo insegna, e conferma , e di 
doversi infallibilmente avverare, apartissiraamente cs lo 
promette per bocca del Profeta Isaija al capo 8 , v. 
2 . io stesso, e medesimo Dio Autor della Natura , 
promettendoci » Negli ultimi di il monte della casa 
M d Signore sarà preparato sut vertice de’ monti , 
e sporgerà inalzandosi su tutte le colline, ed a 
guisa di fiume correranno ad esso tutte le genti « 


le nostre facoltà, e dato lutto A nostro corpo al fuoco? 

Ed infatti, sbarbicato che sarà dal cuore di ognu¬ 
no questo indegno vizio, e radicata elle vi sarà que*. 
sta dovuta, e per salvarci indispensabile carità dalla natu¬ 
ra, e da Dio rigidamente prescrittaci sotto la gran pena 
de 5 tormenti eterni, a chiurujuedi questa car ta fornita, 
si appresserà il Giacobino, sedurre non lo potrà mai col¬ 
le lusinghe dì alcun particolare suo interesse , e suo in¬ 
grandimento; perchè quest’non cerca, non queerìt, < 7 «® 
sua sant , sed qace Jesu Cfinsti : le lagnanzadel Gia¬ 
cobino , e te declamazioni contro ie deposizioni de a 
■Governanti, giuste, o false, che esse saranno, non pr>. 
Iranno mai giu^nere ad irritare Patutno di chi, h.* con¬ 
cepito tanta canta, perchè questi perduri effetto lei la 
sua carità, giusta il lodato avviso di S. Paolo, soffre 
tutto, e lutto sopporta- con pazienza il ovile; e ue 









r «76 caput ri. 

'Etibunt ad montem Domini Dei Jacob et docebit 
nos vias suas , et ambulabimus in semitisf jus... ÌÈt 
judicabit gentes, et arguet populos multos , et con - 
flabunt gladios suos in vomeres , et lance as suas 
in falces i Non levabit gens contra gentem gladi • 
am, nec exercebuntur ultra in puelium : 


ra sempre il bene, sempre ubbidendo a 9 suoi superiori 
anche discoli j ubbidienza e pazienza, che costituisce tl 
principe! carattere di un buon Cattolico Romano; per 
sedarlo oon gioveranno al Giacobino le piu eloquenti# 
ed efficaci argomentazioni, per sedarlo, io dico, contro 
la Santa Cattolica Religione , e suoi Dorami , perche 
questi giusta L’insegnamento di S, Paolo cattivando 1 
6uo intelletto in ossequio della Fede, risponderà sem¬ 
pre, che a vista di tutti i più fieri termenti, ed a co¬ 
sto anche delia vita istessa crede sempre col cuore , 
ed è pronto prontissimo sempre a confessar colla bocca 
tutto quello , e quanto ci insegna la Santa Romana 
Chiesa, e che da essa scostarsi non vuole neppur un 
iota per non perdere V eterna felicità, e precipitar nel. 
l’abisso delle eterne pene; se ardisce il. Giacobino 
scherzando lanciare una qualche proposizione contro 
la Santa Romana Fede, o buon, costumi, d buono 
Cattolico si farà un dovere di ammonirlo, che scher¬ 
zar non è lecito su le cose sagre* e si venerandi og- 
getti* Ed ii Giacobino eo*ì invece ài sedurre il buon 
Cattolico Romano, troverà, elio questi acceso della do¬ 
vuta cristiana carità è tutto impegnato ad avvertirlo, 
e scuoterlo dal suo traviamento col timor della morte, 
del tremendo Tribunale di Dio, e delie eterne pene, 
e che alcun mezzo non trascura per ridurlo alia via 
dell’eterna salute, come se di se stessa si trattasse, e 
della propria eterna salute, non ommettendo a questo 
effetto di anche denunciarlo a ieggittimi superiori , 
quando a lauto J’cbJiga la legge di Dio, delia Natura,' 











CAPO V3. , i ff 

li Ed onderanno molti popoli, 9 diranno: Vanite, e sa* * 
» giiamo al monte del Signore Dio di Giacobbe, ed «8« 
w ci addiiterà le sue vie,e cammineremo neMi lui seu» 
» tieri. E giudicherà le genti, e correggerà molti pò* 
m poli, e volteranno le toro spale in vomeri, e le loca 
» lancie in falci; e non vi sarà gente, che contra g-n- 
m te alzi la spada , nè si addestreranno p ù alla baU 
ss taglia » 


e de’Governanti ecclesiastici, o secolari; mentre sa di 
certo t che lutto ciò non praticando in bene dei suo 
prossimo, non pub conseguir la salute ett-rmi, edlevitar 
i eterne pene neppur egli medesimo, perchè veri ebbe 
cosi a mancare non solo a* principali doveri verso il 

suo prossimo, ma a’ pm pressanti doveri ancor verso 
se stesso, e verso Dio. 

• 10 ^ lcea » se dal cuore di ognuno* e mas¬ 

si-me e ^vernanti si ecclesiastici, che secolari sbar* 
icate non saranno le passioni, e principalmente quella 
di cercare qua sua sunt y non quoe Jesu Christi, ed 
acceso non vi saia invece quell' eroico tuoco di carità 
pettenone Cristiana 5 che gioveranno mai a noi, e I 
a medesimi tao vernanti le numerose truppe , i prodi 
Generali, le ricchezze, le fortezze, gl’attrezzi milita¬ 
ri, die al primo inaspettato tumulto cadranno tutti in 
possesso de’congiurati ? A che gioveranno, dico, tutti 
questi apparecchi se non per rendere più potenti , e 
armati , questi infamissimi scellerati ribelli, contro i 
buoni , che saranno restati ? E da un altro canto B e 
noi, e massime i Governanti’ ci fossimo affaticati tanto 
per perfezionar noi stessi ed il «ostro prossimo nella lo¬ 
data carità, e perfez on Cristiana; in indagare i pensieri, 
le parole, l’opere, e le scellerate occulte trame di quest* 
empj congiurati , in attraversare i loro emoj disegni, 
impedirne i progressi , convertirti, e coni salvar noi, e 
\o?q stessi) se per questi sagri oggetti» io dico, ci Tossina© 








a 7 8 CAPUT Pi. 

Hue sane spectabat illa Regis David oratio, qua, 
dum multi tunc temporis, et quasi innumeri essentia 
universo Reges, s?u L'gislatores, Deum Psatm. g sic 
enixe deprecabatur ; Exurge Domine^ non conforte¬ 
tur homo ; judicenter gentes ìu cospectu tuo ; con¬ 
stitue Domine Legislatorem super e&s , et sciant 
quoniam homines sunt. Ha)usinoti felicissimos dies 
nos expeciare quoque jubet Deus per ProphetasDan. 
cap. 7., et Michaeara cap, 5 . dicens; Et erit in no¬ 
vissimo dierum mons Domus Domini preeparatus 
in vertice montium, et sublimis suoer omnes col¬ 
les i et fluent ad eum populi ..« et concident gladios 
suos in vomeres , et hastas suas in ligones i non su¬ 
met gens adversus gentem gladium , et non discent 
ultra belligerare . Et sedebit vir subtus vineam 
suam , et subtus ficum suam y et non erit , qui de¬ 
terreat » Saevus homo Calvinus f amara refertus bi¬ 
le, et caritatis expers, si cruentis non delectabatur pree- 
liis , et seditionibus i si humani geperis non gaudebat 
excidio; cum Davide pacificos iilos universalis Monar¬ 
chiae suspirasset dies, et deterrimam quidem noti di¬ 
xisset Monarchiam , maxime si in toto Orbe, et uni¬ 
versa Ecclesia constituatur, nec ab ea longe excellere 
hlaterasset Democratiam cfcm Aristocratia . 


affaticati tanto , quanto affatigati essi si sono > per in - 
dagare, e spiare i pensieri, le parole, i*opere, e i di¬ 
segni uostri, e massime de* Governanti, e loro Gabi¬ 
netti per ottener il loro pessimo intento , e rovinar 
noi, il Mondo tuffo, e loro stessi; cosa troppo chia¬ 
ra, ed evidente eli* è, che essendo noi di (oro assai 
maggiori per numero, ed assai superiori per potenza, 
avendo con noi i governanti tutti, della di cui causa 
principalmente si tratta, e massime l’Onnipotente Dio, 
lo Spirito Santo , thè dato a quest’effetto a’ Ministri 
delta Santa Chiesa npn manca mai di assisterli, e prò» 










CAPO VL 

Questi Oggetti certamente avea quella preghiera 
del Re David, per cui, mentre in quel tempo eranvi 
nel Mondo molti, e quisi innumerevoli Re, e Legis* 
latori , ei nei Salmo pregava cosi energicamente 
Dio » Alzati, o Signore, non permettere che l’u'Hno 
»> si avvalori ; fa clic nel tuo cospetto giudicate ven* 
» gano le genti. Metti tu , o Signore, sopra di loro 
» un Legislatore, ed apprendano di esser uomini » Di 
sospirare tali felicissimi giorni ce lo comanda Iddio per 
Locca anche de’ Profeti Daniele ai capo 7. , e del 
Profeta Michea capo 3, dicendo » E nell’ ultimo de* 
» giorni ÌJ Monte del Signore Dio sarà ei preparato 
>3 nel vertice de’Monti, e sublime sopra tutti 1 colli ; 
» e vi correranno i popoli a guisa di fiume,,, e rom- 
M peranno le loro spade, voltandole in vomeri, e la 
» loro aste in 2appe, e non apprenderanno più aguer- 
» raggiare , e sederà ognuno sotto la sua pergola, e 
” so f to l a ■ sua fico 1 * non vi sarà chi 1* atterrisca » 
Calvino quell’uomo crudele, pieno a zeppo di amara 
bile, e privo affatto di carila, se delle sangmnose bat¬ 
taglie, e sedizioni ei nsn si compiacea, se non go.iea 
dell’eccidio del genere umano, avrebbe con David so¬ 
spirato quei pacifici giorni della Monarchia universale, 
e detto certamente non avrebbe , die la Monarchia fe 
la più scadente, e massime se si stabilisce in tutto il 
mondo , ed in tutta la Chiesa ; ne curiato avrebbe , 
essere di tei assai più eccellente la Democrazia col* 
l’Aristocrazia , 


sperarli in tali sagri disegni, quando son essi impresi 
con quella cooptazione, e purità di cuore, che si dee, 
h cosa troppo chiara, ripeto, ed evidente, che questa 
empia congiura, e tutte l’altre scellerate sette ancora 
sarehbono state destruite, e sdradicate sin dal loro pri¬ 
mo nascere, nè avrebbe sofferto' il Mondo, ela aanta 
Chiesa tante calamita, tanti dauci, e tante straggq ne 










CAPO VL 


380 


vi sarebbe ai presente tanta corruzione» tanta irreligione 
e miscredenza, tanii giusti timori, ed evidenti riseli} e 
Mi forse rip glierà alcuno; Persu iso persuasissi¬ 
mo io soio, che noi, e sopra ognaltro 1 Governanti, 
e loro Ministri da tutti i pili sagri diveri verso il no¬ 
stro prossimo, noi stessi, e verso la Santa Religione, 
e Dio astretti ventiliamo a livellare ogunno tutti i 
rostri pensieri» parole, opere, e gPanJamenti tutti 
della nostra vita, colle santissime inviolabili leggi del¬ 
la carità , dìssinteresse , e perfezione Cristiana , ed a 
metter in opera g'^ccennati, e tutti gTaltri più effi¬ 
caci mezzi onJe impedire, e precavere, che alcun tra- 
Vj, ed onde ridurre af btyjn sentiero i traviati ; per¬ 
suaso anche persuasissimo io sono» che tutt altro è va¬ 
so, ed altro mez&o non vi è» che questo per riparare 
alla correzione del corrente secolo, ali* irreligione , e 
miscredenza, ed alle tinte straggi, e ru/ne, che temer 
ci fa de* scekerati Giacobini Tempia congiura; ma co* 
me mai in un secolo cosi corrotto, irreligioso, e mi¬ 
scredente effettuar si potrà mai, che si insinui, ed ac¬ 
cenda un tale spinto, e fuoco di cristiana carità , di¬ 
sinteresse , e perfezione ? Qui sta tutta la difficoltà ; 
questo è lo scoglio lutale ; qui ai arresta la nave , e 
qui s* affonda e si perde: essendo, volea dire, diffi* 
diissimo , ed anzi moralmente impossibile , che tanta 
carità, disinteresse, e perfezione, si insinui in un seco¬ 
lo di tanta corruzione ; difficilissimo anche , e moral¬ 
mente impossibile si è, di arrestare i temuti progres¬ 
si del propinato veleno di si ria congiura, e difficilis¬ 
simo quindi, e moralmente impossibile anche si è, e* 
vitare 1 micidiali effetti, la totale mina , cioè della 
Santa Religione, degli Stati, e di tutto intieramente 
il Mondo; che non raen di tantoelU pretende questa 
ria» empia congiura, e setta . 











GJPO FJ. 


» 3 i 


Rispondiamo, che sebeo ciò è difficile, non è pe¬ 
ro ne difficilissimo, nè moralmente impossibile , anzi 
e la cosa più naturale, e più conforme alla maniera di 
pensare , ed operare degli uomini ragionevoli anche 
attaccati a' loro proprj temporali interessi . Imperoc¬ 
ché avendo questa ria congiura, ed empia setta dise- 
gnato di apportare egualmente a tutti i sudditi-, che 
a tulli i Governanti non men che quelle stesse , ed 
inizi peg|o" calamità, straggi, e desolazioni, di quel- 
te, che ci arreco nella recente rivoluzione de* France- 

nà 8 rl e ^ a; ’ e , Sn0 • t ' ranao ’V 1 * 0 " 0 ! non è ella la cosa 

sàre ^ „ ÌV ° e ’ P u l " 9turale > e P>*> conforme al pen- 
sare , ed operare degli uomini anche attaccati a’loro 

^r lodar, jemporadi imereazi, averi, e vita,lo seno! 
tu't ’i l„r VeCe d ‘ dlfendersl tutto , e di impiegare 

‘He ieoio 1^’ ‘ Utte 16 '°, r0 f ° rze > e metter a,fche 
meno in i, tess j. temporale vita, per mettersi al- 

«l’erani doso!*?” dl . salvarse ' i >, e di sottrar tutto a- 
ra , arl,g i' dl c l aesta Cesoiatrice congiu¬ 

ra, e sanguinaria setta? E qual uomo ragionevole vi 

Sanèuin C - 18 ,edeIldos, '"giustamente assalilo da un 

un • > ed avendo per la sua salvez- 

raggio ai speranza con provar le sue forze e 
le sue armi, non si leva egli tosto alla difesa, e non 
prende 1 arme; ma neghittoso predar si lascia, e scan- 
_ • a salva, senza anche fare un motto? Ma 
la . ttl °o n «no in particolare, e tutti insieme, e mas- 
li® J governanti secondo abhiana dimostrato, le forze 
2 3 lamo, e 1 arme delia carità, e cristiana perfezione, 
_orze, ed arme instancabili, invincibili , ed insupera- 
i ip r, St ?* e naturale ragione, dalla Natura , e 

aalL Onnipotente Dio, designate, destinate, e sommi¬ 
nistrate per devorar questi enipj, ed è molto meglio 
per ogni raggionevole il cimentar tutto per salvarlo 

TJU 36 1 





» 8 » 


CAPUT Vh 


Prop, 1%. ./Equissima Natura f Naturgfque justis* 
simus Auctor Deus Aristocratiaro, Poiitiamque utpote 
iniquas, et injustas odit, aspernatur, et abborret ; 
Monarchiam vero, quippe quae in se considerata justis* 
sicna est. et aequissima, prae idex.it, adscivit, cunutis- 
que proscripsit hominibus. 


die perder neghittoso infallibilmente il tutto pernoti 
volerlo cimentare, e perder sopra ogn’altro, ciò, die 
più importa , perdere anche, io dico , co beni, e vi a 
temporale, la vita, i beni , e la felicità eterna, co¬ 
me certamente la perderà, chi tale cristiana canta non 
nudre in petto .Quando dunque diffìcile si tosse per la 
corruzione del secolo lo scuotere gli uomini ad a. > 


V U É 1 * . i'.I.Alta 



ad attaccarsi solo a’veri, sicuri e fermi beni de c 
nità j ed a sciogìiersi perciò cieli*intuito da ogni terr 
na passione, e attacco, armandosi tutto di cristiani 


caiità e perfezione . _ 

In quanto poi al modo , e come insinuarsi, ed 
accendersi in tutti gl’uomini questi sensi di zelo, di 
carità , di dissinteresse, e perfezione Cristiana . e la 
perfetta osservanza di tutti i sopra indicati doveri , 
per rapporto a* sudditi, altro non ci appartiene , che 
concepir tai sensi di carila nel cuore, fomentarli, e 
sempre più infiammarli , parlarne, e proccurar sem* 










eAPO Vi. 


*83 

Dem. ® 3 , L’equissima Natura, e deità Natura 
istessa it Giustissimo Autore Iddio schifa, odia, ed ab- 
barrisce l’Aristocrazia, e Ja Democrazia, perchè inique 
in se stesse, ed ingiuste; amò però più di tutte, a* 
dibj, e prescrisse a tutti gli uomini la Monarchia, co» 
me quella, che considerata in se stessa, equissimi, e 
giustissima si è. 


pre i comunicarli dolcemente agl* altri p ù coll’esem- 
pio, co atti, ed opere di carità , che colle parole , 
d esortandoli alla cristiana pazienza, che tutto soffre 
piperà, e a pregare istantemente T Onnipotente * e 
M»«ieordiow.mo Dio, ehe presto si benigni di ani- 

VernanÉi”TV ^ infer ! orare tutti » Superiori, e Go¬ 
le giuste nr ^ esi3st >ci, che Secolari a prender tosto 
nuàre e f T 8 j 6 accrtate misure , onde insi- 

imprese un tTT C °l * 0r ? esem P'° > parole, ed 
mondo e . n ° fnoco di cristiana carità in tutto il 

empia sanat ^ ai , are 9 e £1 g ratì mali che quest’ 
ramente ”f U " lolen l a Sfc “* occultamente machina, fìe- 
, . mmaccia, e fatemere ; e quando ad alcun il 

ÈccUsiaslic? eh 6853-6 , fa ! a S nani ° 00,11,0 * Governanti si 
dio 31«’ ?! ,-f. ecolar ‘' «■‘Spondergli subito esser me- 
fche o ve d ' D ;°,’ C eterniti, che ci aspetto ; 
ratum I V ? ^ ’ ° W raa aia " le querele , là 
2 V 1 £?«» Cll ' esa . 0 WHio rigidamente ciot¬ 
ta rarufi^ ’ t,r ‘ r ■ UU0 °T P azienza «d obbedire pren¬ 
ci™ S on n Peri0r ‘ and ‘ e dlSC0lÌi che fioa l“>ente a °- 
seiorci i ’ ca P aci » com8 noi di errare e di la¬ 

sciarsi ingannare senza avvedersene . 

ntorno poi a m^zzi, ed alle misure; che prender 
ueoDano i Governanti Ecclesiastici, e Secolari per li. 

ar come devono, i loro pensieri, parole, opere 
1 e * e , | ut i ti Sbandamenti di loro vita, e qnei de* 
oro sudditi , e di tutto il mondo colle Sante lego, - 
della cristiana carità, dissinteresse , e perfezione , par 






CAPUT VL 

Dem. *3 Deraocratia ( Def,t{ ) est» cum 0ffln * s 
omnino multi ludo regit multitudinem:,^ Oligarchia et 
Democratici ^ Isocrates ait) id spectanti ut ceqa litas 
sit inter ejusdem Reipublicce socios. In Democratia 
Èrgo, et Aristocratia omnes socii aequalem habent re¬ 
gendi potestatem, et moderandi. Atqui Natura» et fa¬ 
turae justissimus Auctor Deus oranes inter se mas- 
quales condidit homines, conservatque tum texu , et 
aetate, tum animi, corponsqae viribus, tum regen >* 
et moderandi aptitudine ita varia, et inaequali, ut p,u- 
rimis magis obtemperare expediat quiiem , q« dm re * 
eere, et imperare, quales porro suat pueri, adoiescen- 
te., mulieres omne. , cunctique viri hebet, laboran- 
tes ingenio: et ita profecto ineequles » u e 'l 

modi admirabili hominum in unum societatis i ^ 
monice consensientinm inaequalitate, ac vari 
feliciores evaderent ipsi homines, et .Ile simul 
gerettotius universi pulchemmus ord° , qu ^ 

gtantior alter. Luce ctanus patet, et <[ «ualita* 

lam, quam Aristocretia, et Denaocratia rege _ l . ^ . 

temobtrudunt, odit, aspernatur,et abhorret^ -quod Ar. 
stocratia , et Democratia, quae illam a N»wi conaa „ 

dispositamquae hominum inaequa i a .i- em detur- 
tur e medio, naturalem ord.m. pul«hr> f 
pant, communi omnium invident fe lcl .. , yar j e . 

tura i» hujusmodi reposita est 1I ^ ui be J lu(a ira . 

'piu e m~r *,'«■ ““.'e .egee -ma ferunt, et 

contra Naturam impia castra movent • 

che tutti ognun in particolare per se , e suoi sudditi, 
e tutti insieme a forae unite ad altro ,n primo luogo 
pensar non debbano, ebe a prontamente riparare a 
giganteschi progressi di si ria contagiosa peste, pron¬ 
tamente restituendo perquesto effetto il tanto ben speri ¬ 
mentato antidoto, il sagro lnbunale, io dico, del 
Santo Officio, ed inquisitone . 












CAPUT Vi. i 85 

D&m. aS. La De nocrazia fperlaDef. 4 *)^ allora, 
quando tutta intieramente la moltitudine regge la mol¬ 
titudine Ma 1* Oharchia^ ossia l’Aristocrazia, e la De¬ 
mocrazia ( Isocrate dice ) hanno la mira di fare che'vi 
Sia equaltà tra tutti i pocj della medesima Republi* 
ca , Nella Democrazia adu» que e nell’ Aristocrazia tutti 
J socii hanno L’egude potestà di reggere e governare . 

a la Natura, e della Natura il giustissimo Autore Id¬ 
dio creò, e conserva gli uomini tutti fra loro ineguali e 
' *" ses *°'. e età » e di forze di animo, e dì corpo, e 

ai un attitudine di reggere e governare così differente, 
p , , chea mollissimi é più espediente alcerto 

i ubidire, che reggere, e comandare, quali appunto so¬ 
no i fanciuli, i giovanetti, le donne tultr. e tutti gli 
uo m , ni d ingegno ottuso: e certamente ,così ineguali , 
e a si fatta ammirabile inegualtà e varietà degli 
min* tutti armonicamente consenzienti all* unico fine 

7 ÙLT" B ^ a ® nasc l esse * e che Più felici ne divenissero 
f.. | mi s essi, e che in tutto il mondo ne resultasse, 

non vi l S p S ' ra \ 0rdi ", e ;, di cui , al,ro P' ù «celienti 

la v.i ’ J ! 1 c !” ar0 della luce è manifesto, e che 

di t-f. 018 0C ^ a * disprezza , ed abhorre quella egualtà 

. ^ Rr , e * C ^ 1 c ^ r,st0craz,a e la Democrazia spin¬ 
gere vuole a forza; e manifesto h ancora, che la De. 
mocrazia ed Aristocrazia, che si sforzano levar di mez¬ 
zo Q u *ila inegaa?tà degli uomini creata e disposta dal¬ 
la Natura, deformano fa naturale bellezza dell’ordine, 
danneggiano la commune felicità di tutti, che dalla 
natura è stata riposta in sì fatta inegualtà degli uo- 
rumi, che in un si accordano; empia guerra fanno al- 
a Natura, contro 1 « leggi delia Natura portano l’arme, 
scontro la Natura spingono i’ empio loro campo » 


Questo Sagro Tribunale benchà negl* ultimi suo 
tempi non era, che un ombra di quello era stato nel 
suo primo nascimento t recava tuttavia tanta sogge* 
zinne, e l era di tanto freno a questa empia setta, che 
noa solamente disperava essa di ulteriori progressi : 











»86 


CÀPVT VU 


Verum, (ul Cicero docet Tus. 2 27. ) Omnia, qucs 
Natura asperatur in matis sunt : quce adscisctt 
in bonis. Vera ergo Democratia, et Aristocraf a , quia 
pro- id« Naturae invisam obtrudere audent aequalitatem, 
niaUe piorsus sunt, et ad finem publici regiminis ineptae; 
'Monardua veto, quae inaequalitatem a sapientissima 
constitutam Natura , pro viribus quantum in se est, 
servat, custodit, et luetur, bona quidem est, «t um. 
muni omnium amantissimae Matri magunper g t 
accenta . Democratici ergo omnes et ’ 

quippe qui inaequalitatem a Natuia condi am > 

ad tenta lU , et e m*dio tollere, *fl ^turae invisi a 
Natura se defecisse, coritra Naturata anfi^vert.^^ 
impios impie pugnare convincuntur. em n j 

re Natura non sólum, de hominibus, e e * erjlos 
omnium felicitate, et pace quam pessime s ftae . 

esse, fateantur, oportet; sed de justitia e ia _ 

quitate . Quis enim V^iescluUh^ 

que esse, hebetis ingerm viris, pueris, , . f 

ac mulieribus, aequalem ac sapientissimo ► cui q _ ' t 

fortissimdque viro impierandurc^endique r. ut_I _ 

talem? Veram, ut supra _cum tantì» «®““ Demo- 
vimu-,id spectant in se consideratae Aris ocra v i Uii iissi* 
cratia. èquissima ergo, Natura, Naturaequ )_ ^ 

mus Auctor Deus Aristocraziam , et em ma5 ; nie 

pote injustas, et iniquas a hoc et,an3 ca P ■ B 

odit, aspernatur, et abhorret : Monarchiam _ ’ 

•in se considerata uuicuiquse tribuit pro meriti. 1 *, * 
quoque nomine prsedilexit, adsciVit, ciuictisque pr® 
scripsit hominibus. Quod arat contra Calviniano», de* 
monstrandum • 


ma grandamente pure tem^a di restar un di intiera¬ 
mente destrutta, ed annientata fcssa pei questa ragio¬ 
ne pose in opra tUEte le as,u;e trame d C Inferno P er 
farle abolire) e non deve essa tum i SU oi infausti prò. 












UFO Vi. ,a ; 

Ma (come Cicerone insegna Tusc. 3. 37,) spnQ 
male tutte quelle cose , che la Natura rifiuta , buone 
quelle, che adotta. La vera Democrazia, ed Aristo¬ 
crazia adunque perditi ardiscono introdurre quell’egual. 
là dalia provida Natura malveduta, sono dell* ifiiutto 
male, ed inette pel pubblico regime} la Monarchia però, 
che di natura sua a tutta possa conserva, custodisce, e so¬ 
stiene quella inegualtà sapientissimamente disposta dalla 
Natura, buona certamente ella si è, ei assai grata, ed 
accetta alla commune amantissima madre di tutti. Tutù 
dunque i Democratici, ed Aristocratici, come quelli, 
che sdradicar attentano , e levar via dal Mondo 1’ ine¬ 
guali# fabricata dalla Natura, convinti vengono di es¬ 
sere dalla stessa Natura odiati, di essersi dalla Natu¬ 
ra ribellati, aver portato l’armi, e da empj empiamen¬ 
te combattere contro la Natura. Forza è finalmente 
confessino aver eglino assai pessimamente meritato non 
solo della madre Natura, e delia commune pase, e fé- 
licita di tutti, ma dell’equità ancora, e deila giusti¬ 
zia istessa . Imperocché , chi dira mai, essere cosa 
giusta, ed equa dare a’fanciulli, a’giovanetti, alle don * 
ne tutte l’eguale potestà di reggere, ed imperare, che 
a chiunque fortissimo, e sapientissimo uomo? Ma, co¬ 
me sopra rammentammo con Isocrate, questa mira han¬ 
no considerate in se stesse l’Aristocrazia, e la Demo¬ 
crazia, L’equissima Natura adunque, e del’a Natura 
il giustissimo Autore Iddio anche per questo capo 
sommamente odia, rifiuta, ed ahborrisce l’Aristocrazia 
e la Democrazia come ingiuste, el inique : ebbe a cuo¬ 
re poi, adottò, e prescrisse a tutti gli uomini la Mo¬ 
narchia anche per questo capo, che considerata in se 
stessa dona ad ognuno secondo i propij meritu Ciò 
che contro i Calvinisti dimostrar si dovea . 


gre&si , che alla troppo infausta abolizione di questo 
Sagro Magistrato: thè tanto è dire: se .abolito non 
fosse stato questo Sagro Tribunale , tante calamità , 








a8 9 CAPUT VU 

Dem . Ex natura ^ì » divina, et originaria Iu~ 

stituzione a Deo IVaturse Sapientissimo Auctore per 
fcutnaoi gentris ereationem patefacta . 


tante strae gì , e tante desolazioni sofferto non avreb¬ 
be il Mondo Chìesiastico, e Civile, quante apportate 
recentemente gliene ha quest\eropia scellerata setta, 
oltre a quelle peggiori, che macino a , ci minaccia , 
fa temere, e che formano l’evidente pencolo de la to¬ 
tale ruma degli Stati, de’Governi, e d, tutto l’Un.- 

VerS °Ma questo solo Tribunale gioverebbe soltanto^ 
ritardare i passi giganteschi di questa cru ^ ^ 
congiura, non già per distruggerla e accj » (| 

berarci uoa volta per sempre da tot effetto, 

ricoli; è egli certamente necessario a 1 uest °. e , s 
ma sólo non basta, perchè come è 

impedisca il male, cosi è anche necessario, ohe j 

muova il bene, e questo Tribunale a 

muove quel bene , ossia direttameli e n . el j 0 . 

far, ebe ognuno aggiusti 1 suoi |' lve llo della 

pere, e gl’andamenti tuliii di^ su f e2 i 0 „e, che 

dovuta cristiana carità, disint.res e, l ^ U uima a- 
è realmente l’unica, e sola cosa, _ ; e f er nia 

«alisi sperar soltanto si può, e deve ognuno in 

sicurezza, tranquillità, pace, e felicità 1 g 
particolare , e di tutto il Mondo insieme • 

A questo sì necessario , ed interessante ogge 
sembra, che gl’ecclesiastici, e laici Governanti ognu s 
iio in particolare per se, e tutti insieme a forze uni¬ 
te cooperare a tutto poter si debbano per eseguirti, 
* praticarsi quanto in effetto colla sua infinita Sa¬ 
pienza praticò Gesù Cristo Signor nostro per ripa¬ 
ro alla gran corruzione, irreligiosi té, e miscredenza di 
quel non men forse corrotto secolo, e per insinuarvi, 
od accendervi l’eroico fuoco uclla cristiana •" 










CAPO VI, aS 9 

Dern. 24. Si dimostra che la necessita, e t’obli oo 
degli uomini tutti di adottare il Governo Monarchico 
nasce anche dall’originaria, naturale, e divina Istitu¬ 
zione da Dio Sapientissimo Autore della Natura ma* 
nifestataciper mezzo della creazione del Genere Umano. 


sinteresse’, e perfezione. Egli a quest’effetto giudicò 
necessaria, ed indispensabile, un’iniiarnmata, come l’e¬ 
segui, predicazione, ed istruzione de’Novissimi, e det- 
l’eterne verità, animata dall’esempio, e dalle più fan¬ 
gose opere di carità, -Egli per effettuarsi in tutto il 
Mondo una tale istruzione, e predicazione in tutta la 
sua necessaria efficacia, ed energia, raccolse , ed unx 
colla sua predicazione settanUdus Discepoli. Egli do» 
po averli istruiti, nel mometuo poi della sua glorio» 
sa Ascensione ia Cielo gli promise lo Spirito Santo, 
dal quale imparar doveano tutte le cose. Eglino per 
disporsi a ricevere lo Spirito Santo si congregarono 
tutti insieme col Principe degl’ApostoU nel Cenaco¬ 
lo; ove ritirati dopo essere stati per dieci giorni a 
meditare continuamente quanto ve iuto , ed udito da 
Gesù Cristo aveano, ed incessantaraente pregando Dio, 
ricevettero tutti il promesso Spuito Santo in forma 
di tante lingue di fuoco. Ripieni così di questo di¬ 
vino fuoco di carità si mossero per tutte le parti del* 
i* Universo , ed istruendo , predicando , formandu , e 
creando di tratto in tratto de’nuovi predicatori, in¬ 
sinuarono , ed accesero per ogni dove l’eroico fuo o 
della cristiana carità, disinteresse, e perfezione con quel 
meraviglioso profitto , che è durato per Unti secoli 
ed arrivalo ancora iusino a noi, e continuerà sino a U 
fine dal tempo. 

Con questa sua sapientissima economia ci insegnò 
Gesù Cristo, comandò, jy prescrisse le misure, che io 
simili circostanze prender noi dobbiamo,per ottenere il 
medesimo prezioso effetto. 

T, Fh $7 , ■ 






I$0 


CAPUT Vi, 


E tii Natura % Deus «eilicet Omn’pfttens * cu*** e 
i»ili tu genus eduxit humanum, hoames simul, eodera 
te rapina raom-mio, quem<* JcnoJum sme potuerat » 
creavisset homines, ae|ne omnes inter se pares viribus-, 
juribus , atque officiis , seque omnes al eno i rara un es 
imperio, preeter Divinnm; non ideo tamen Aoerchi* 
am, aut Demccraùam, vel Arislocraliam dicendus ts- 
set instituisse . Non quidem AnarchUm ; quìa etiara 
in hac iyppothesi io illam unam coire homines ®* 
luissent fcocietaum, in qua junctis viribus in id incum- 

Irrent ( Ax a ), ut debitus coitus redderetur Creatori 
«iusque Divinus, propt r quem creati essent, obtineretur 
finis. Atqui Societas $iue regimine stare nsquitj imo o- 
cietatis et Auarthiae notiones invicem ptìgnant^teca ci* 
tr3Dtque* Natura ergo, quae etiam in hac hypcthesi a^ i - 
lam Divini (ultus ftocistatera consti uendam bornie es 
creavit, ab insecabili abhorruit» et vaga Anarcua . 
Nequidera Deraocratiara, vel Aristocratiam » Quamvis 

arum daremus bas aliquid diversum esse ab A nare na* 
qqod omnino filsissimnoa esse demonstravimus Cap • 
^«4 e' seq secura ipsa tamen Narnra pugnare doen 
da esset, si, cum genus creasset humanum {Ax* i) 

JEd invero, se il Santo Romano Pontefice da tut¬ 
to il suo Clero della Città di Roma, ne scegliesse J 
maggior numero, ebe si potesse, di Vescovi* e Sacer¬ 
doti t più adatti a tale predicazione per doltr tra, pie¬ 
tà , ed eloquenza * e seco congregatili per diece » o 
quindeci g orni come in un Conclave perseverassero 
tutti inai me a pregare continuamente Dio , e a me¬ 
ditare i N ivissuni» e l’altro eterne verità ; fallir in ta¬ 
le caso non potendo quell’ oracolo dello Spirito San- 
to » In meditatione me a exardescet ignis » Di bi* 
tur n-« ci è permesso, che al capo de’ dieci, o quin¬ 
deci gierni riuscirebbono essi accesi , e d 

•*•«» fooco di carità, disinteresse, e peri»' 
none, die dal Cenacolo uscirono i Santi Apostoli. 












CAPO VT. igt 

Dem.il \ 'S ebene la Natura, Iddio Onnipotente, cioè, 
quando trassedai nulla il Genere Umano avesse crea lo 
nel medesimo momento di tempo tutti glì uomini , 
come Pavrtbbs certamente potuto, e tutti fra loi;o u- 
nirersalmente eguali di forze, di dritti, e doreri , e- 
gualmente tutti esenti deil’altrui impero, eccettone il 
Divino ; non perciò tuttavia dirsi potrebbe di aver e- 
gli istituito l’Anarchia, o la Democrazia, o l’Aristo¬ 
crazia, Non già l’Anarchia 5 perchè anche in questa 
ipotesi unirsi avrebbono dovuto gli uomini in quel- 
I’ unica società, in cui tutti a forze unite si impegnas¬ 
sero, acciò prestato al Creator venisse il dovuto culto, 
ed ottenuto si fosse quel di lui divino fine , per cui 
fossero stati creati. Ma una società star non può sen¬ 
za governo j anzi le idee di società, e di Anarchìa 
scambievolmente pugnano , e se la fanno a calci , La 
Natura adunque, che anche io questa ipotesi cr j ò gii 
uomini per comporre , e costituire quella società del 
Culto Divino, l’ insociabile ahhorri, e vaga Anarchia, 
Neppure la Democrazia, od Aristocrazia . Dapoiehs , 
sebsn concedessimo, che queste siano una qualche co¬ 
sa diversa deU’Aoarcfeia, lacchè dimostrammo nel ca¬ 
po 5. §* »4 » e seguenti, esser deli’intatto falso fal¬ 
sissimo; dirsi purnondimeno dovrebbe, che pugnareb- 
be contro se stessa la Natura, quando dopo aver crea¬ 
to il Genere Umano (per l’Ass. i.) a quel fine cer- 


E se il Santa Roturno- Pontefice, avendoci or® 
Zdd io per sua bontà misericordiosamente concesso per 
produrre il miglior frutto delta predicazione de* No¬ 
vissimi l’efficacissimo mezzo delle sante Missioni, per 
cui si donano tali istruzioni , e meditazioni agli uo< 
mìni distaccati per alquanti giorni da og \i terreno af¬ 
fare, (i congregati, e chiusi a quest’oggetto in un sa¬ 
gro luogo, se il Santo Ramino Ponto ice , io dice* , 
ledendo quei dotti, ed eloquenti Sacerdoti seco con* 




agi CAPUT VI. 

e> quidem fina , ut majorem , quae obtineri quoque 
possit io terris» consequerenlur homines pacem, et tran¬ 
quillitatem, eosdem perturbatiamnibus commisisset 
Democratiae, et Aristocratiae, earumtjuae pro¬ 

cellis » et tempestatibus ab Aristocratiae/nngenio, et 
datura individuis prorsus, et inseparabilibus» Sed hoc 
absurdissimum . Absurdissimum ergo est quoque» ac 
nefas dictu, quod Natura,^ Sapientissimi^, et Optimus 
Ih us Anstocratiam, Politiainquc instituere voluisset* 
Et hoc quidem et/am in hypothesi, quod eodem tem¬ 
poris momento omnes simul creasset homines seque 
inter se pares viribus, juribus» et officiis, et tKtqueotri» 
nes alieno immune» imperio praeter divinum » Qui 


■ ■ 1 1 ~ 

gregali, e chiusi essere abbastanza infiammati di zelo^ 
e carità , li ripartisse tutti a dare in sagro Ju°gp 
qualmente serrato, e chiuso le medesime me itaziom, 
cd istruzioni, parte a tutto il resto del Cero orna 
no, parte a tutti i Magistrati, e loro Ministri, e par¬ 
te, o successivamente a tutto il popolo di Horaa, ne¬ 
gar si potr. bbe mai, che, ciò egreggiamenle eseguito, 
accesa restarebbe, ed infiammataci cristiana cari a # 
disinteresse, e perfezione tutta intieramente _a i a , 
o la magg or parte almeno ? E quei , che fossero i 
t ic cristiana carità infiammati; potrehbono essi non 
toamff star se stessi, e denunciare e leggittimi supe¬ 
riori le persone tutte, che essi conoscono , o sospet¬ 
tano di essere attaccale da qualunque sorte di veleno 
contro la Santa Religione, buoni costami, « contro il 
Governo ? E cosi facendosi, non si verrebbe ei subito 
a capo di scoprire le trame, l’occulta manovre* rela¬ 
zioni, e corrispondenze de’settarj , ed a portata di at- 
traversargli il tutto, ed assicurar cosi la Città di Ro* 
ma, suoi contorni, e qualche a tro Regno ancora ? 

E se il Santo Romano Pontefice ordinasse , che 
indi questi scelti predicatori si andassero successiva- 














CAPO Vi. g 9 $ 

tatuante, che gli uomini ottenessero anche in terra 
quella maggior tranquillità, e pace, che fosse possibi¬ 
le, avesse poi abbandonato i medesÌEni alle perturba¬ 
zioni della Democrazia, ed Aristocrazia , ed alle loro 
faziose borrasehe, e tempeste , tempeste, e borrasche 
affatto indivisibili, ed inseparabili dall* indole, e natu¬ 
ra della Democrazia, ed Aristocrazìa, Ma questo è as¬ 
surdissimo . Assurdissimo è dunque ancora, e cosa ne¬ 
fanda a dirsi, che la Natura, l’Ultimo, e Sapientissi¬ 
mo Iddio avesse istituir voluto la Polizìa, e l’Aristo¬ 
crazìa , E eiò anche già nell’ ipolesi, che Iddio crea¬ 
to avesse in un medesimo momento di tempo tutti 
gli uomini insieme, e tutti egualmente fra loro eguali 
di forze, di dritti, e di doveii j e lutti egualmentee- 
- senti dell’impèro altrui, eccettone il Divino. Che si 


niente diramando per tutto il Mondo, facendo di pas¬ 
so in passo in ogni Città lo stesso , e formando colla 
loro predicazione nuovi predicatori , in guisa che di 
Città in Città venisse a moltiplicarsi il loro numero, 
e ad estendersi con più celerità e frutto la loro pre¬ 
dicazione ; o se ordinasse egli, cheogni Vescovo prat¬ 
icasse religiosamente lo stesso nella sua Cattedrale, e 
Diocesi, cooperandosi principalmente, eome indispen¬ 
sabilmente lo devono , i Governanti secolari ad age¬ 
volare con tutte le loro forze, ed autorità l’esatta e- 
secuzione di tali necessarie disposizioni, Ciò facen¬ 
dosi , io dicea, non verrebbe egli fra puoco tempo a 
capo di infiammare della cristiana carità, zelo, e per¬ 
fezione il Mondo tutto, a capo di scoprire lutti i sel¬ 
lar], di convertirli, e di estirparne gl’ostinati, di li¬ 
berarci cosi da ogni pericolo, e timore, e di concilia¬ 
re la sicurezza , la tranquillità, 1?» pace, e la felicità 
temporale, ed eterna a tutto l'Universo? 

E ss da un canto cosa facilissima ella si è, il da- 
?o, ed eseguire tali necessarie disposizioni, ed a dar- 







>s4 cjpvt ,n. 


igitur dicendum; cum Sapieotissioms Naturas Auctor, 
Deus ilU usus fuarit esconotnia , ut universi buon ni 
generis creationem orditus sii ab uno, et solo borni» 
ne Adamo? et ita insuper, ut ab ejus una, «Isola va* 
luotate, ac opera rei qui , quanti quanti futuri erant, 
homines universi unusquisque sunna acciperent esse , 
et post Deum eidem qu ique Adamo referrent acce¬ 
ptum ? ejusdem egerent ope, ut conservarentur? ab 
eodem erga Deum, et eseteros homines docerentur of¬ 
ficia, et continerentur in e*s? e.idemque ut genitori, 
duci, et praeceptori tenerentur omnino audientes esse 
dicto ? Haec quidem obsequia naturali lege progeniti 
tenentur praestare parenti * Cum ergo Auctor Na.urae 


le dill’altro imperiosamente ci obiigaoo tutte Osante 
inviolabili le^ dtfl!a Natura istesss* di 10 * & ^ 

Chiesa, e tutte le leggi anche det nostro proprio in¬ 
teresse, dell.» nostra propria vita temporale , spiri tul¬ 
le, ei eterna; e se imperiosamente pure ce ne spro¬ 
nano, e spingono gl’evidenti pericoli, che ci minac¬ 
cia , e reca la viggente corruttela del secolo, i gran 
terremoti, le gran pestilenze, e gPaltri tligge 1 “Vj 11 
stri immediati delia Divina Giustizia, che da ogni do¬ 
ve si fanno a sentire, ci scuotono, e ci atterriscono ; 
se tanto facile egl*è, io dicea, U dare tab e sim 
necessarie disposizioni, ed a darle tanto imperiosamen¬ 
te astretti venghiarao , perchè mai non darle? e perdio 
mai induggiare a darle ? 

Che se a tanti; pericoli, a tanti danni, a tante 
minacele di Dio , degli uomini, e degl’elementi istes- 
s j c he congiurati anche si mostrano a danno nostro, 
non risolviamo noi tosto di prendere queste , e tutte 
le altre misure, e riparare a tutto sarà di uopo coi* 
nare pieni di rossole il capo,, e confessare , che per 
nostra colpa è giunto, quell* infausto momento di avve¬ 
rarsi in tutta la sua spaventa volo estensione quella. 









CAPO Vh 


a$5 

dovrà dunque dire , quando il Sapientissimo Autore 
delie Natura, Id tic» sì servi di queit’econoraia, che in¬ 
cominciò la creazione del Genere Umano da queli’u* 
no» e solo uomo Adamo? E cosi,dippiù, che gl’altri, 
tutti quanti erano per essere gli uomini, ricevessero 
tutti ognuno il suo essere dalla di lui sola, ed unica 
Volontà , ed opera » e thè dopo Dio, grati anche ne 
fossero al medesimo Adamo? Avessero anche bisogno 
del di lui ajuto per esser conservati, e sussistere? Ve¬ 
nissero dal medesimo istruiti, e tenuti a segno ^do¬ 
veri verso Dio, e gl*altri uomini? E che a cenni del 
medesimo fossero intieramente ubidienti, come S loro 
genitore, maestro, e condottiero? I figliuoli invero 
per legge della natura tenuti sono a prestar questi os~ 
sequj al genitore . Quando dunque l’Autor della Na- 

..i ■ — ■ - 

terribile profezìa del Profeta Isaja al capo 24. Ecce 
Dominus dissipabit terram, et nudabit eam, et af¬ 
figet faciem ejus, et disperget habitatores ejus . .. 
d.ssrpatione dissipabitur terra , et direptione pres¬ 
ti abitar . Dominus enim locatus est hoc verbum : 
luxit, et defluxit terra , et infirmata est , et terra 
infecta est ab habitatoribus suis , quia transgressi 
sunt leges % mutaverunt jus , dissipaverunt fadus sem¬ 
piternum . Propter hoc maledictio vorabit terram, 
et peccabunt habitatores ejus ; ideoque insanient 
cultores ejttSy et reliquentur homines pauci .... Vcc 
mihi, praevaricatione prcevaricati sunt, et prcevati-z 
catione transgressorum praevadenti, s int « Formido et 
fovea , et laqueus super te, qui ab itator es terrae.t 
Et erit , qui fugerit a voce formidinis , cadet in 
foveam , et qui se explicaverit a fovea , tenebitur 
laqueo ; quia cataractae de eccelsis apertw sunt , 
et concutientur fundamenta tei ree . Co fractione 
cqnfrigetur terra , contritione conteretur terra, cotn. 

motione commovebitur terra , agitatione agitabitur 
terra sicut ebrius , et auferetur quasi tuber naca 












CAPUT Vi. 


Sg6 

Deus Omnipotens primo omniam geniteri eam conta* 
lit potestatem, ut scilicet suos eruiiret genitos, eoa- 
tiueretque in officio, e f cara praecipuum Uorainis na¬ 
turale officium ( per Ax. a.) illud revera stt, quo u- 
niversi junctis Viribus homines aiUborare tenentur, ut 
divinus finis quam perfectissime impleatur ; luce eia* 
lìus patet, Natur* Auctorem Alarne potestatem de¬ 
disse in hujusmodi officio suos conlineali. Atqui qui 
vult finem, media quoque volt ad finem necessaria, et 
aptiora. Natura ergo Adamo potes ; a te tn cooc essi t, fa- 
cuUatemque disponendi, pcsecipten lique media omnia 
ad eumdera finem assequ ndum necessaria , et aptio¬ 
ra , Sed (p.:r Def. i ) qui ab Auctore Naturae au¬ 
ctus hujusmodi potestate tuent, vere dicitur, regendae 
multitudinis, socitUtisque potestate a Natura dona¬ 
tus , Unus ergo, et solus Alamus cum a Natura la¬ 
ter factus est omnium, omnium regendorum potesti- 
te auctus a Natura fuit, atque donatus . At cum unni» 
multitudinem regit, (per Def * ) Manat chi a e^t. 
Cutn ergo Natura, Deus Omnipotens unum Ala mura 
constituit omnium parentem, omnium Regem eum 
unum esse voluit, constituitque . Rx naturali igitur , 
divina » et originaria Institutione a Deo Naturae a* 
pientissimo Auctore per humani geueris creationem 
patafacta clarissime evincitur, pulcherrimam , et om¬ 
nium optimam esse Monarchiam. Quod erat emo 
strandum , 


lum unius noctis , et gravabit eam iniquitas sua * 
et corruet , et non adjiciet , ut resurgat . Et erit : 
in die illa , visitabit Dominus super militiam Oceli 
in excelso , et super Reges terree , qui sunt super 
terram . Et congregabuntur i i congregatione unius 
fascis in lacum t et claudentur ibi in carcere « Te¬ 
mano però quest’empj ssttarj, die sedo'ti dia Satanas¬ 
so già dopo li anni mille scatenato dall* Inferno han 







capo n. 

tura P Onnipotente Iddio al primo genitor di tutti ta¬ 
le potestà conferì, di istruire, cioè, i suoi figliuoli, e 
tenerli a segno nell’osservanza de’loro doveri, ed 
essendo realmente il principal dovere di ogni uomo 
(per l’Àss. a,) quello , per cui tutti gli uomini so¬ 
no tenuti di impegnarsi tutti a forze unite acciò si 
Ottenesse, quanto piò perfettamente si possa , il fi ne 
div no ; più chiaro si scorge della stessa luce che 
PAutore della Natnra diede ad Adamo la potestà di 
tenere a segno i suoi nell’osservanza principalmente 
di un tal dovere. Ma chi vuole il fine, vuole ancora 
i mezzi a tal fine più adatti, e necessari * La Natura 
adunque ad Adam concesse la potestà, e la facoltà dì 
disporre, e prescrivere tutti i mezzi per la consecu¬ 
zione di un tal fine più opportuni , e necessari .Ma 
(perla Def.i.; chi dall’Autor della Natura è stato dì tale 
potestà dotato, veracemente si dice, di esseres stato dalla 
Natura dotato, e fornito della potestà di reggere, e go¬ 
vernare la moltitudine, e la società. Il solo adunque 
ed unico Adamo quando fu fatto dalla Natura padre 
dì tutti, fu dalla Natura dotato, e fornito della pote¬ 
stà di reggere tutti - Ma ( per la Def. 3 . ) quando im 
solo regge la moltitudine, è Monarchia . Quando dun¬ 
que la Natura , 1’ Onnipotente Iddio costituì padre di 
tutti il solo Adamo, lui s-lo volle, e costituì per Re 
di tutti. Dalla naturale adunque, divina, ed origina¬ 
ria Instituzione da Die Sapientissimo Autore della Na¬ 
tura manifestataci per mezzo della creazione del gene¬ 
re umano resta chiarissima, e 1 invincibilmente diino- 
mostrato, eh* la Monarchia è la più bella, ed ottimi 
di tutti. Che è quanto dimostrar si dovea. 



portato la prevaricazione, hanno infettato la terra ed 
Lin provocato la maledizione di Dio su la medesima* 
temano dico, che se non si accende, ed mfi ri mma or ^ 
questo fuoco di cristiana carità, fuoco deilo Soirito 
T*\L 53 * 







3^8 


CJPTJT VU 


Dem. a5. Naturae Auctor Deus Omnipotens non 
solum factis» sed expressis etiam verbis expresse do¬ 
minatum concessit Adamo » euraqua suis ipse verbis 

Monarcham consacravi. 1 ... 

Cura enim duae tantum personae Adam scilicet 

el Eva totus populus essent , et omnes homines ; i- 
dem ipse Deus Gener, e. praecepit Evae, ut subite, 
rotur Adamo, et hic dominaretur eidem, dicens: Sub 
viri potestate eris, et ipse dom.ina.bUur tui. Quod si 
Eva, quae quidem ab Adamo genita non fuerat, neo 
ejusdem abqua ,Hucusque indiguerat ope, a Deo con- 
stituitor sub dominatu Monarchico Adami , q ? 
prognatis dicendum ejusdem Evae, eiusdem ■ 

Equidem si Deus Adamo dominatum detulit super 
Evain, quae quasi par erat Adamo aeta > Ì u ’’ 
officiis; a fortiore super filios detulit eoru.^ m ^ 
rum procreatio, educatio, conservatio, e in 

unius Adami voluntate omnino P en e a ’ nr ae- 

lioquin Naturae lege tamquam genitori, duci, et pr e 
ceptori adigebantur prorsus obtemperare • y u ''' 

conditio filiorum esse > aut 6ngi nunq P 
m-lior illa matris, quae pene aequalis, et P a . . 
d.mo , cum filii natura alioqum nascuntur^reg 
subjecti paterno; vel ipsa darius p 
cura matre simul et Jpsi filii a r n eo 

sub Monarchco Adami dominata cons i • 

ergo jubente , Deo ergo Auctare, ac instituente p 
mu* hominum pater Adamus triginta supra nongen- 

Santo, fuoco divino, che provane, e diaccine dal piu 
alto de’ Cieli, (*)e clie sol ° P‘ r giustissimo,e sapientn- 
simo decreto dell’Alt issimo è destinato a divorarli, e 

,,, A^7. cITxX.V , etseqq. P.stqusm consummati 
_ \ / ... .nivetur Satanas de carcere suo ... et se m 

gZ* e “et eànicgabll eoi in pretium, quorum nume. 
TU* Sitai arena Martin et 4*scendit ignis a. Ueo de Cesio., 
et devoravit eos » 








CAPO Vh 399 

Dem $5. L’Autore della Natura, l’Onnipotente 
Iddio non solamente co-sfatti, ma anche colf espresse 
parole espressamente concesse ad Adamo la Siguoria s e 
Monarcha jl consagm egli stesso colle sue espresseparole. 

Imperocché quando tutti gl» uomini, e tutto dpo* 
polo consìstevano soltanto in du<< sole parsone, Adamo, 
cioè, ed Èva; lo stesso, e medesimo Jddio nel capo 
a. del Geneù comandò ad Èva, che stasse soggetta 
ad Adamo, e che quest*dominasse alla medesima, di¬ 
cendo » Starai sotto la potestà dell’uomo, ed egli do¬ 
minerà su di te » Che se Èva, la quale per altro non 
era stata generata da Adamo, ne sino a quel momen¬ 
to avea avuto del di lui sjuto alcun bisogno, vien da 
Dio costituita sotto U monarchica Signoria di Ada¬ 
mo; che cosa dirsi deve de* figli della medesima Èva, 
e del medesimo Adamo? Ed inventa, se Iddio con¬ 
ferì ad Adamo la Signoria sopra di Èva, che era qua¬ 
si eguale ad Adamo per eia, per dritti, e per dove¬ 
ri ; per una piò forte ragione gliela conferì sopra i 
loro figli, la procreazione de’quali , l’educazione, la 
conservazione , e l’istituzione dipendeva tutta dal£av«*> 
Ionia del solo Adamo, ed a cui altronde erano essi per 
legge dì natura onninamente astretti di obadire, coma 
a loro genitore, capo, e maestro. Anzi se la condi¬ 
zione de* figliuoli esser non p iò, nè fingersi mai mi¬ 
gliore di quella della madre , la quale era quasi pa¬ 
ri, ed eguale di Adama, qumdo i figliuoli per uatu* 
ra nascono altronde soggetti al governo paterno ; piò 
chiaro anche della stessa me i diana luce è manifesto , 
che colli madre insieme anche gl* istessi figliuoli furon 
da Dio Autore della Natura assoggettati al governo 
Monarchico di Adamo. Per comando adunque di Dio, 
per disposizione , dunque , ed istituzione di Dio , il 
p-iino Pi Ire degli uomini Adamo per lo spazio di 
novecento trenta anni, che v'sse, di monarchica Si- 


conjuruarii affatto, o presto, o tarli si accenderà fi¬ 
nalmente un di, e facendo di tutti gli ostinati U piò 






*>•- CAPUT Fi. 

tos, quos vixit annos, Monarchico praebitus domina¬ 
ta, uxorem rexit, et ingentes illos longaevos popu¬ 
los, qui tot saeculorum spatio in totum disseminati tue* 
re Orbem Terrarum , Quis aequidem sanae mentis hu¬ 
jusmodi dominatum Adamo divinitus collatum simul 
considerans , et longaevam illorum hominum setatem, 
jure contenderit , illos decem quasi saoculurum fluxu 
iu numerum ita exiguum excrevisse , ut Terrarum Or¬ 
bis pars tantum aliqua eos capere simul potuisset om¬ 
nes, aut cuoi paene totum incolerent Obem, ex iliis 
tinum esse potuisse, qui obsequi, et obtemperare vi¬ 
venti non teneretur Adamo ? Quoad ergo in terris vi¬ 
tam egit Adamus, naturali, divinaque institutione- Me- 
narchicuro tenuit dominatum iu toto omnino Orbe Ter¬ 
rarum . Sapientissimus igitur Auctor Naturae non ali¬ 
am in toto Orbe Terrarum regimininis formam insti¬ 
tuit, quam Monarchiam. Quid Calvinus, ejusve secta¬ 
tores ad haec? Proferant si quodnam aliud Naturae A- 
Bctor illis primaevis hominbius constituit regimen prae¬ 
ter illud unius Adami» At, cum nihil proferre que¬ 
unt hujusmodi, invincibili adiguntur necessitate fate¬ 
ri, unam et solam Monarchiam ah Auctore Naturae 
Sapientissimo Deo institutam fuisse , eamque solam 
vere esse regiminis formam ; reliquas vero Aristocra- 
tiam scilicet, ac Politiam hominum tantum esse vana 
figmenta , et discordiarum potius fomenta , ac incita¬ 
menta dissidiorum , factionumq. faces ardentissimas, a 
quibus omnino Natura, Naturaeque Auctor ipse maxi¬ 
me abhorret, nipote qui uon j-*.m ad tumultus exci¬ 
tandos, ad seditiones, et praelia exercenda creavit ho¬ 
mines, sed imo ad mutuam procurandam pacem, tran¬ 
quillitatem, felicitatemque, au quam pacem hominibus 
conciliandam iisdem praecepit hominibus, ut unus¬ 
quisque caeteros diligerei siccitose ipsum . -Quid vero 
huic mutuae dilectioni magis inimicum, quid commu- 

ternbile, e sanguinosa stragge, purgherà dì sì empia 
peste il Mondo, Abbreviate, o Dio, per pietà i giorni) 
ebe dr abbreviar promesso avete per riguardodegi’eletti- 






CAVO FI, - Soi 

gttoria dolato resse, e governò la Moglie, e quegl* in¬ 
genti longevi popoli, che pel lungo corso di tanti se* 
coli sparsi si erano in tutto l’Orbe terrestre. Chi di 
sana mente inverità considerando tale Signoria ad A* 
damo divinamente conferita , e la lunga età insieme 
di quegli uomini, potrà giustamente contrastarci, che 
quegli (uomini pél lungo corso quasi di dieci secoli 
siano in sì piccolo numero cresciuti, ehe capirli aves¬ 
se tutti insiero potuto una qual .he sola parte dell’Orbe 
terrestre, o che occupando eglino quasi tutto il Mon¬ 
do, vi avesse potuto essere anche tra tutti un solo f 
che per legge di natura tenuto non fosse di ossequia¬ 
le, ed obedire alPancor vivente Adamo? Sin quando 
adnnque visse in terra Adamo, per naturale, e divi, 
na instituzione la monarchica Signoria ei possedette 
in tntto intieramente POrbe terrestre. Il Sapientissi¬ 
mo Autore della Natura adunque in tutto 1’ Orbe ter¬ 
restre altra forma di governo non istituì, che la Mo¬ 
narchia . A queste raggioni cosa mai risponderà Cal- 
vinoj e suoi settarj ? Adducano essi, se P Autor della 
Natura costituì mai a quei primevi uomini alcun al¬ 
tro governo, fuorché quello del solo Adamo. Ma nien¬ 
te di questo potendo essi addurre , da un invincibile 
necessità sono a confessar costretti, che la sola, ed u* 
nica Monarchia istituita fu da Dio Sapientissimo Au¬ 
tore della Natura, e che essa sola è veramente forma 
di governo , e ehe Paltre» l’Aristocrazia , cioè , e la 
Democrazia sono soltanto vane invenzioni degli uomi¬ 
ni, e piutosto fomenti di discordie, mantici di dissi¬ 
di, ardentissima faci di fazioni, cose, che pìùd’ognal- 
tro assulutamente.abbomsce la Natnra, e della Natu¬ 
ra PAutorc medesirba^cume quello, che creò gli uo¬ 
mini non già ad eccitar tumulti , a far sedizioni , e 
guerre, ma a8zi a procurare la commune pace, tran¬ 
quillità, e felicità; a quale effetto comandò agli nomi¬ 
ni stessi, che ognuno amasse gPakri come se stesso. 
Quale cosa poi più nemica di questa scambievole di- 









5oa 


CAPUT FI. 


ni omnium paci» et tranquillitati a Natura praeordina* 
tae magis contrarium» quum dissidia, discordiae’, fa- 
ctionene»que ? Quid ergo Naturae, et omnium mutine 
dilectioni, et paci magis inimicum, quam Aristocratia, 
et Politia, quae discordiarum, ambitionum, factionum¬ 
que serama turbido venire gestiunt» fovent,et in dies 
funestae semper parturiunt, nutriuntque? Quid^ergc» 
Deo Naturae Auctori, omnium hominum , eorumque 
pacis ac felicitatis serupsr amantissimo magis erit in¬ 
gratum, ma^is invisum, quam Democrati», et risto 
eratia, qua^mtftui amoris, et communis omnium pa¬ 
cis, ef felicitatis inimicas verius appelles- et expultri¬ 
ces, quam regiminis formas, et mutui amoris ac com¬ 
munis pacis amicas, et conciliatrices ? Quid , inquam, 
Calvinus ad haec» fjusve sectatores ? 

Verum ad hoc argumentum a dominatu desum¬ 
ptum , quem Deus communi hominum contulit pri¬ 
mo parenti, respondere cooantes , non Ca vinus qui 
dem, seJ ejus asseclae, effutiunt, Adae dominatum 
super livam , et filios societatem tantum respexisse 
coiiugatera, familiaremque ; nunquam vero civilem: 
atque ideo in diis Sacra* Scripturae verbis Naturae 
Auctor Deus formam Monarchici ut que p.aescnpsi , 
instituitque regiminis, sed faoiihae tantu u, n ® 11 

Civitatis, multoque minus totius Orbis l errarti m. Hoc 
tesponsum futilissimum omnino esse, et meptissimm » 
praeterquam quod lucidissime apparet ex superiori no 
stra argumentatione, multis aliis quoque , et clarissi¬ 
mis evinctur rationibus . Jbtt pnenum i idem ipsi a< ** 
Versarli iilura Adami dominatum , quamvis, ut asse- 
yunt, famdiarem» tamen et Monarchicum , et ab An¬ 
tore Natone institutum , komioibusqtie praescriptum 










tipo m Sol 

lezione, quale cosa più contraria alla datura, ed *1!* 
mutua dilezione, e cotnmuoe pace di tutti, che l’A¬ 
ristocrazia, e la Polizia, le quali nel torbido loro ven¬ 
tre portano, e fomentano 1 semi delle discordie, del¬ 
le ambizioni , e delle fazioni, e di giorno in giorno 
funestamente ii partoriscono sempre, e le nutriscono? 
Qual cosa adunque vi potrà essere più raa!veduta > e 
più spiacevole a Dio Autore della Natura , amantis¬ 
simo sempre di tutti gli uomini, e della loro pace, e 
felicita, qual cosa, dicea, più ingrata, e spiacevole 
dtlIl’Aristocrazia, e Democrazia, quali anzi che chia¬ 
marle forme di governo, amiche, e conciliatrici della 
mutua dilezione, e commune pace, le dovrai con più 
di verità chiamare nemiche e persegmtrici dello scam¬ 
bievole amore , e della commune pace , e felicita di 
tutti, Cosa, d co, a tanto risponder potrà mai Calvi¬ 
no, e suoi segnaci? 

Ma a questo argomento preso dalla Signoria, che 
Iddio conferì al commune primo Padre degli uomi¬ 
ni, tentando di rispondere non già Calvino, ma i di 
lui seguaci , inettamente cìcalegiano , dicendo che la 
Signoria di Adamo sopra di Èva, e de’ figliuoli riguar¬ 
do solamente la società ^onjugale, e familiare, non 
mai peto la civile : e pèrciò in quelle parole delta 
Sagra Scrittura 1’ Autore della Natura Iddio prescrìs* 
se , è vero, una forma di governo Monarchico, ma 
di famiglia, non però di città, e molto metto di tut* 
to l’Orbe terrestre. Essere questa riposta dell’in¬ 
tatto inettissima , e stravagantissima , oltrecchè ehia- 
xissimarnente si scorge dalla nostra precedente argo¬ 
mentazione, si può ancora invincibilmente dimostra¬ 
re con molte altre, e chiarissime ragioni, Ed in pri¬ 
mo luogo , gli stessi medesimi avversar) perche ne¬ 
garlo non possono, volentierosissimamente cooctdor^ 
che quella Signoria di Adamo, seben, come eglino as¬ 
seriscono, fu famigliare, concedono punioodjmeno, 
che iu Monarchica, e che fu dall’Autore delia datura 











384 CAPUT ri. 

quonUm negare nequeant , lubrutissime concedunt « 
Dicant ergo, quaeso, quamnam aliam ili is primaevis 
hominibus Deus pratscrìpsit regiminis formam adpa* 
ceni, felicitatemque Civ.tatibus, Provinciis, et loti Or¬ 
bi conciliandam ? Nam Deo Naturae Aratori potior 
cura fuit, singularium familiarium, qu*m Civitatum, et 
totius Orbis? Quid hercle absurdius hoc? t> i potior 
ergo Deo Civitatum, totiusque Orbis cura esse debuit, 
guam singularum familiarum ; si nullam aliam prae¬ 
scripsit primaevis illis Civitatibus, et Orbi universo 
formam regiminis, pneter illam , de qua sermo est, 
fateantur, equidem ‘-poetet, adi versarli, potestatem ilbm 
illumque Mon< rchicum dominatum a De© A Sae dela¬ 
tura, primaevas illas Civitat-s, utiiversumque primae¬ 
vum Orbem pot us , quam singulas, p«rticularesqug 
familias respex sse . 

a. Praeterea , etsi daremus i ! la Creatoris verba 
familiarem tantum respexisse societatem, et domesti¬ 
cum regimen, quod omnino falsum est; jure tamen, 
meritoque r’ponere liceret; vos ergo ipsi Naturae 
Auctorem conceditis Monarchiam tamquam domesti¬ 
cis rebus, paci, et felicitati optimam, atque inter re¬ 
liquas alias formas pulcherrimam hominibus consti¬ 
tuisse , Atqui ( per D^f.5. ) illa dicitur optima regi¬ 
minis forma, quae omnia removet obstacula ac cuncta 
simul media parat, et aptiora ad divinum finem jun¬ 
ctis viribus consequendum . Finis autem divinus cu¬ 
stodia est divinorum praeceptorum, ac temporalis si¬ 
mul, et aeternae consecutio pacis, tranquillitatis, at¬ 
que felicitatis . Monarchia ergo hominibus in familia 
constitutis omnia removet diseordiarium , factionum¬ 
que obstacula, et cuncta simul, et aptiora prasstat me¬ 
dia ad divina servanda prsecepta , et ad temporalem 
simul, ac aeternam pacem comparandam , et felicita¬ 
tem, Atqui idem ubicumque ponatur , semper est i» 







QÀPO Vh 3o5 

istituita , ci agli uomini prescritta. Dicano dunque , 
di grazia» quai altra forma di regime prescrisse Iddio 
a quei primi uomini, per effettuarsi la pace , e felici¬ 
ta nelle Città, nelle Provincie , e in tutto il Mondo? 
Ebbe forse l’Autore della Natura più sollecita cura 
delle particolari famiglie, che delle Città, e di tutto 
£1 Mondo? Quale cosa invero più assurda di questa? 
Se dunque Iddio ebbe maggior cura delle Citta, e di 
tutto il Mondo, che delle particolari famigliej se a 
quelle primeve Città, e a tutto il Mondo altra forma 
di governo non prescrisse, che quella, di cui parlia¬ 
mo, fa di uopo certamente che gl’Avversarj confessi¬ 
no, che quella potestà, e quella Monarchica Signoria 
da Dio ad Adamo conferita riguardò piutosto quelle 
primeve Città , e tutto quel primevo Mondo, che la 
singole, e particolari famiglie. 

3 Inoltre, quando noi anche concedessimo', che 
quelle parole del Creatore avessero solamente riguar¬ 
dato la società famigliare, ed il solo domestico regi¬ 
me, tocche è onninamente falso: voi medesimi dun¬ 
que concedete, che l’Autore della Natura istituì la Mo- 
Barehia come l’ottima di tutte, e la più eccellente di tet¬ 
te l’altre forme per gli domestici affari, pace, e feli¬ 
cità degl! uomini. Ma ( per la Def. 5. ) quella for¬ 
ma di governo si dice l’ottima, che allontana tutti gli 
ostacoli, ed appresta insieme tutti, ed i più adatti 
mezzi per conseguire a forze unite il fine divino , lì 
fine poi divino, el s osservanza de* divini comandamenti 
e l’acquisto della temporale insieme, ed eterna pace, 
tranquillità, e felicità La Monarchia adunque agli uo¬ 
mini costituiti nella famiglia tutti gl*ostacoli allonta-, 
na di discordie, e fazioni, e tutti anche appresta , ed 
£ più adatti mezzi per osservare i divini comanda¬ 
menti ed acquistare insieme la temporale, el eterna 
felicità , e pace. Ma la medesima cosa ovunque si 
ponga , è sempre la stessa , e gli uomini o si consU 
TJU 4 3 $ 









SL* CAPUT Vh 

d *m, et homines sivo in familia» siro )'n Civitate , sì* 
▼■3 in omnium hominum totius Orbis societate consi* 
dcrentur, eadem habent officia, ad eumderu tenentur con* 
tendere fitiptn , ea J era scraper discordiarum , factio* 
namque obstacula removere , iisdetn mediis indigent 
ai eadem semper servanda divma pnecepta, et ad pa¬ 
cem comparandam, felieiutemque , Monarchia ’gdur, 
que es concessis per divinam Creatoris institutionem 
prae omnibus aliis regiminum formis universa haecaf- 
fert bona hominibus in familia constitutis , seque tx 
divina institutione etiam affert hominibus in Civitate, 
aut in omnium hominum totius Orbis societate con¬ 
sideratis amplissima. Quod id^ra est, ac dicere; Deus 
Monarchiam tamquam optimam regiminis formam fa* 
miliis praesesibendo, earadem tamquam optimam indi¬ 
cavit quoque servandam in Civitatibus, et toto regen¬ 
do Orbe terrarum i quippe quae homini in quocum¬ 
que consideratur statu, opportunius accurrit, et aptio¬ 
ra praestat media ad servanda divina praecepta , et 
communem pacem, felicitateraque comparandam. Ali¬ 
ter enim Deus familiis eam non prescripstsset . Et re 
quidem vera , si universa divina praecepta a duobus 
tantum pendent illis mandatis ; Diliges Deum e* toto 
corde tuo % et proximum tuum sicut te ipsum ; non¬ 
nisi effrontes, et dira dementia capti negare audebunt 
haeretici, quod si homines haee duo, ut par est, man¬ 
data custodierint, aeque tulerint omne punctum , $ 1V * 
in familiari, sive in civica, sive in universali omnium 
hominum totius Orbis societate fuerint constituti. At¬ 
qui Naturae Auctor Deus O, M. suo infallibili com¬ 
probavit Oraculo ad hujusmodi finem obtinendum in 
familiari societate, pulcherrimam, optimamque esse Mo* 
sarchiami aeque optimam ergo, pulchernmamque es- 







* capo ri tSo 7 

Aerano nella famiglia., o nella Città, o nella società di 
tutti gli uomini di tutto il Mondo, henne sempre gli 
stessi doveri , tendere sempre devono allo stesso fine, 
allontanar sempre devono i medesimi ostacoli di dis¬ 
cordie, e fazioni, abis< guano sempre de’medesimi 
mezzi, per osservar sempre i medesimi divini comari* 
dimenti, e per procacciarsi la pace, e la felicità. La 
Monarchia adunque che per quanto ci viene concesso, 
in preferenza di tutte 1 * altre forme di governo per 
la divina ^istituzione del Creatore tutti questi vanta- 
gì apporta agli uomini costituiti nella famiglia, egual¬ 
mente in forza della medesima divina istituzione li ap¬ 
porta ancora agli uomini considerati nella Città, « nel- 
1 amplissima società di tutti gli uomini dell* Univer¬ 
so Che tanto è dire: Iddio prescrivendo alle famiglie 
come ottima forma di governo la Monarchia, indicò 
di doversi la medesima adottare come ottima anche 
nelle Città» ed in reggere tu/to I’ Universo, come 
quella chrf piu opportu ^aulente occorre all* «omo in 
qualunque stato si considera , ed i mezzi più adatti 
appresta par osservarsi i divini comandamenti , ed a 
procacciarsi la commune pace, e felicità. Imperocché 
altrimenti non l’avrebba I ldm prescritta alle famiglie. 
"Ed in realtà, se tutti i divini comandamenti sono es¬ 
si racchiusi in quej due soli precetti t» Amerai Di© 
con tutto il tuo cuore , ed il prossimo tuo come te 
• stesso *3 I soli sfrontati Eretici, e da i tfernale paz¬ 
zia agitati ardiranno negare, che se gli uomini avran¬ 
no, come si deve, osservato questi due comandamen¬ 
ti, avranno guadagnalo egualmente il tutto o saran¬ 
no costituiti nella società famigliare, o nelU civ ca , 
O nella universale di tutti gli uomini dell* Universo . 
Ma Iddio Ottimo Massimo, Autore d Ila Natura col 
soo infallibile re acuto comprovò, che per ottener un 
tal fine nella famigliare società, ottima, ed eccellen¬ 
tissima è la Monarchia. Comprovò adunque, che egual¬ 
mente ottima, ed eccellentissima anche si a nella ci* 




'VAVVTVt. 

ae comprovavi! quaque in civica, et in unìveesali IO* 

tius Orbis amplissima societate. 

Calvinus scilicet impius ille, ut homo omnis cha» 
vitatis nudus prorsus, et expers, eo quidem non ap¬ 
pulit animum, ut animadverteret sanctissimam in De¬ 
um charitatem, mutuamque hominum dilectionem ho¬ 
minibus unicum totius pacis, et universarum felicita¬ 
tum fundamentum esse simul, et culmum, unicum, 
inquam fundamentum, praeter quod esse, aut fingi, 
nequit aliud, in quocumque , et cujuseuraque socie¬ 
tatis statu constituti considerantur homines ; sive artiri 
irtsocietate amplissima totius Terrarum Orbis, quae 
quidem per naturalem , divinamque institutionem hu¬ 
jusmodi charitatis maximo praecepto tamquam ferreo,, 
et ineluctabili liganda vinculo, et necessario devin¬ 
cienda, cum ipsis hominibus nata, atque hujus di¬ 
vini praecepti esimia vi divinitus condita est, ac 
constituta quidem in toto Orbe Terrarum ; et quae 
ex omnibus totius Orbis coalescit Civitatibus; sive 
constituti, inquiebam , censentur homines io civitate, 
quae ex multis charitatis compage exurgit congluti¬ 
natis familiis ; sive in familia, quae utique ex piur- 
l>us ejusdem charitatis spiritu aeque compactis homi¬ 
nibus componitur ; in quavis, inquam , harum socie¬ 
tatum concipiuntur homines consunti, si adamussun 
charitatis divina praecepta custodierint, optimi quj* 
dem erunt omnes , et aeque pulcherrimi tnm farni- » 
liis singulis, tnm singulis civitatibus, tura toti Or¬ 
bi Terrarum . Atqui ex concessis ad haec custo¬ 
dienda divina praecepta , et ad homine» io hujus¬ 
modi ehantate informandos , exercendosque tam¬ 
quam optimam Deus Omnipotens Monarchiam sele¬ 
git, praescripsitqae familiis • Ex divina ergo insti* 
twtiotte 9 et infallibili oraculo optala quo<gur 9 et puj* 






CAPO Fi. 


S°9 


vice società} è nella universale, ed amplissima di tut¬ 
to il Mondo» 

Quslì’etnpio Calvino alcerto, come uomo spoglia» 
to affatto, e privo di ogni carità non applicò certa* 
mente il pensiero in guisa, che si accorgesse, come (a 
santissima carità verso Dio, e la scambievole dilezione 
degli uomini è per gli uomini 1’ unico fondamento in¬ 
sieme, ed i! colmo di tutta la pace, e di tutte le fe¬ 
licità, l’unico fondamento, io dico, oltre il quale es- 
servene , o fìngersene alcun altro non può mai in qua¬ 
lunque stato , ^ ed in qualunque società si considera¬ 
no gli uomini constiteli . Imperocché o sia che si 
considerano costituiti nella vastissima società di tutto 
i Universo, la quale appunto per naturate, e divina istitu¬ 
zione nacque cogl’uorai ni istessi, fu divinamente fabrica- 
ta , e costituita appunto io tutto P Universo sul piede 

tai. eSqU1SlU f ° rza . dl < * ue8tG co mandamento, per esser 
IY * c necessariamente stretta come da un ferreo 

cariS V . mC,b i* Pg — 6 - daI P resSantissi mo precetto di 

Jml L° 5* U , 0rD,ni ? ,an0 * io dit0 ’ » qnesta amplis- 
smia società, che risulta, e costa di tutte le Città deU 

I Un .verso*, os, considerano, ,o diceva, nella Città, 
ehe r| sulta ( dall unione di molte famiglie conglutinate 
interne dalla legatura di questa carità; o nella fami¬ 
glia , la quale appunto e composta da più uomini e- 
gua!mente concatenati dallo spirito della medesima ca- 
t 5 . in qualunque società di queste costituiti, io di¬ 
co, si concepiscono gii uomini, se avranno essi esat- 

i!^ nte Gsservate . i divin > precetti di carità; ottimi al 
sa anno tutti, ed egualmente bellissimi si perle 
singole famiglie, si per le singole Città, sì per tutto 
universo Mondo, Ma per quanto ci concedono gli 
Avversar], per osservarsi questi divini comandamenti, 
® istruire * ed esercitare gli uomini in tale cari¬ 
tè, 1 Onnipotente Iddio prescelse come ottima, e pre¬ 
scrisse alle famìglie la Monarchia, Per infallibile fi- 
dunque divina istituzione, ed oracolo ottima, ed eccd- 





Sio 


cjFur 


therrima est Monarchia si in civitate constituatur , et 
in loto Oibi Terrarum Quod c ' ntra impium a- 
T.uum , ejumu* sectatores . rat demonstrandum . 

It suoer , et si daremus, ut supra aj Jinns t 
quod illa Creat' ris verba « Sub v:n potestate e * is * 
et ip e dominabitur tui »> simul consi era a cut i 
naturae I , quae fnios paterno subiit ~g i ni , 
in J cent , Crea < or e m primo omnium «nces-isse 
reati potestatem Lotum regeo “ “ ' }j le . 

r ® Ùni^d. rd v nitus collata , Monarchia 
sus u pu.e um nui -altero universi, 

omnino est : et qma, capite n0 ngentis 

quaot, quanti fulur, erant homme ^ Adimi » j. 

triginta annis, quos vixit A at _ * longaeva illa 
deoi erant familia futuri , et qui totum erat 

^rogenres Adami tot saecul irum cur ^ ^ haec 
Terrarum Orbem impletura , q ' [ uc 

ita sunt , luce clanus patet , alus U ni Ada- 

nomine illa regendi pmestas. et J rpsnexifc 

Dio divmUtis demandatus , totius om ^omta 

Terrarum Orbis multitudinem i quae: to 
fluxu in toto o.be Terrarum o«n.oo 1^uturajiraU 

Liquido ergo apparet per bla Crea - Daren . 

inviolabile» naturae legem primum o It , toto 

tem divinitus Monarcbam constituto Auctor 

Orbe Terrarum . Uem ipse ergo N. ' nMe 
Deus suis ipse verbis , manibusque ntnnium- 

toto Orbe Terrarum consacravi Adamum y 
que constituit moderatorem . Atqud per Axioma 9» 
quara Deus ipse instituit regiminis formam, eam uo- 
mines adamussitu sequi usque tenentur , et ab eadem 
hominibus discedere nefas ; ut ipse quidem concedit 
Calvinus, ac imo contendit, Moaartlucam ergo ve- 




CAPO Fi. S„ 

IfRt SV-ftìS & fifìCOP la Monarci) li , se vie» eo*t*lu'in 
nella Città, ed in tutto 1’ Universo. Ciò , che contra 
l’empio Calvino, e i di lui seguaci dimostrar si dovea * 
P*fpiò , quando ani li e concedessimo, come s#- 
pra dicevamo, che quelle paio'e del Creatore, » Sarai 
sotto la potestà dell’ uomo, ed egli dominerà su di te© 
considerate insieme con quella legge della natura, che 
assoggetta i figli al paterno regime, indicano , che il 
Creatore al primo Padre di tutti conferì la potestà 
di reggere solamente la famiglia; pur tuttavia, perchè 
da un canto questa stessa, e mede sima potestà di ree» 
gere come divinamente ali’unico e solo Adamo con¬ 
ferita, e onninamente Mcnarch a $ e perchè dalPaltr© 
iato, tutti quanti erano per essere gli uomini di quelli 
novecento, e trenta anni, che visse Adamo , erano per 
essere tutti appunto della famiglia di Adamo ; e perchè 
ancora quella longeva progenie di Adamo nel corso 
di tanti secoli tutto l’Orba, terrestre riempir ddvea , 
perche queste cose così sono, io dico, più chiaro del¬ 
la luce e manifesto, che per questo capo ancora quel- 
la potestà di reggere, e quella Signoria al solo Ada¬ 
mo da Ilio amdata onninamente riguardò la moltilu. 
dine di tutto intieramente 1 ’Oibe terrestre, che era 
per essere nel lungo corso di tanti secoli . Chiaramen- 
te dunque si scorge, che per quelle parole del Crea¬ 
tore , e per quella inviolabile legge della Natura, il 
primo P*dre degli uomini fu da Dio costituito Monar¬ 
ca i tutto intieramente 1’ Orbe terrestre . Lo stesso 
adunque medesimo Autore della Natura , Iddio colle 
sue istesse parole, e mano consacrò Adamo per Mo- 
tiarca di tutto intieramente l’Orbe terrestre ; e rego- 
atore (o costituì di tutti , Ma ( per l'Ass. 9 . )gl> uo¬ 
mini sono obligati di eseguire sempre esattamente, 
quella forma di regime, che istituita ha lo stesso Id¬ 
dio, e che per gli uomini cosa nefanda eli’è il disco¬ 
starsene; come appunto concede, ?»nzi sostiene il me¬ 
desimo Calvino , Tutti dunque obligati siamo di 










Si» 


CAPUT FL 


cìminis formam ut optime a Deo ia toio Terraram 
Orbe; et in singulis, constitutam Civitatibus, famuusque, 
sequi usque tenemur, et ab eadem, nobss discedere 

neia?« ... ì 

Verum Calviniaoorum aliquis quae usque ad¬ 
huc praei ib avi mus, non pulcbre intelligens , fortasse 
reponet. Non inficiamur equidem Adamwn maxi¬ 
ma a Deo auctum potestate fuisse in toro 2 erra* 
rum Oibe , sed ad aras usque contea, mus , eant 
potes- atem , quanta quanta fuit , patriam MUtum 
fuisse, non vero regiam-, patrem familias a Deo 

constitutum fuisse totius universi , n ° n ve '? ?rim-n 
Quis autem ignorat magnum intercedere dtsct - .■ 
regiam inter , patriamque potestatem , ac qu 
aliud regem esse quam patrem familias . 


Calviniani profecto, cum liaec objiciunt, J»»™!* 
Videntur idearum confusione laborare, aut certe verb 

i&sxvns fvri' 

tìo non f.it sic. Nos equidem de F^o^omnm 1 ^^ 
len te |“ C q ” m “et cui uni universos 

SSr# orbem, illius aevo dig¬ 
nandos, totam regendi provinciam demandavi . 

Adamo divinitus «oliata regendi potestas io se co 
derata , eadem ipsa est, ac regia , si rite baec q 
ane oerpeudatur . Ille enim dicitur regia potestate 
dooatus ad regendam societatem , qui potestatem b«- 
liet disponendi , eidemque praesonbendi media , ad 
communem fineo) assequendum necessaria , vel ut. a. 
Communis nutem omnium finis immediatus est divi 
norum prsceptorura castedia, remotus vero pacis, ac 







'CAPO VI. 5i3 

g«Ir sempre la Monarchica for*ia di governo, e cosa 
nefanda eila è per noi il discostarci dalla medesima. 

Ma qualche Calvinista non ben comprendendo , 
quanto abbiano sin qui assaggiato* replicar forse vorrà 
dicendo : Noi non neghiamo invero* che Adamo fu da 
Dio cumulato della somma potestà in tutto 1* Orbe ter» 
restre; ma sostenghiamo insmo a morte, che quella po* 
testa, grandissima che si fu , fu solamente paterna * ® 
non mai reggia; thè fu da Dio costituito Padre, e non 
Re di tutto I’ Universo . Chi poi non sa, passarvi una 
gran differenza tra la potestà paterna, e regia, e che 
una certa diversa cosa si è esser Padre dì famiglia, 
che esser Re? 

I Calvinisti invero quando fanno queste oggez- 
zioni, sembran essi patire di troppa confusione di idee, 
o si abusano aìcerto delle parole , e delle mal pre- 
concipite , e confuse nozioni del volgo : dapoicchè il 
volgo, perchè vede ora essere i Re forniti di una po¬ 
testà certamente diversa di quella de’padri di fami¬ 
glia , falsamente opina essersi praticato sempre cosi ; 
quando in realtà da principio cosi non fa , Noi però 
parliamo qui di 'Adamo primo Padre di tutti , che 
l’Autore della Natura * Iddìo non assoggettò mai ad 
alcun degli uomini, ed a cui solo tutta la cura affidò 
di reggere gli uomini tutti, che nella di lui età in tut¬ 
to l’Orbe terrestre sparger si doveano.. Questa pote¬ 
stà di reggere per opera divina ad Adamo conferita 
considerata in se, e nel suo essere, è la stessa , e la 
medesima, che la regia; se questa giustamente ancor 
si pondera . Imperocché fornito della regia potestà di 
reggere una società, veramente si dice colui, il quale 
ha la potestà di disporre, e prescrivere alla medesitrw 
società i mezzi necessari, ed utili a conseguire il com¬ 
mune fine . Il fine commune poi di tutti immediato e 
l’osservanza di tutti i divini comandamenti, il remo¬ 
to però è la consecuzione della commune pace, e] fi« 

TJI. 4° 









Si 4 caput vi. 

felicitatis communis tam temporalis , quam setern® 
consecutio. Quae cum ita fini per Déf. i. et Ax, j. 
Quis unquam tam effrons erit, et insanus, ut divini¬ 
tus Adamo collatara fuisse neget potestatem suos fi¬ 
lios in custodia divinorum praeceptorum continendi, 
ac disponendi, eisdemque praescribendi media ad hunc 
consequendum finem necessaria, et utilia? Atqui per 
ratorale, divinumque jus haec eadem est giuecumque 
multitudinis regendae potestas , sive apud unum fila 
resideat, ut est in Monarchia, sive apud plures , aut 
apud omnes, ut in Aristocratia, aut Uemocratia. Ne¬ 
mo hominum ergo tam effrons erit, et insanus , ut 
Adamo divinitus collatam fuisse neget regiam potesta¬ 
tem , Sive quod idem est : regendorum hominum, filio- 
rumve, potestas qua a Deo, Auctore Natursejprimus om¬ 
nium parens auctus quidem fuit, eadem ipsa potestas 
est, quam nunc regiam audimus . Adamum ergo a Deo 
putrem ommum hominum constitutum fuisse, idem 
finti «c creatura esse i egena i et potestas patria om¬ 
nium hominum, eadem ipsa ipsissima est, sc regi». 
Quaecumque enim multitudinis regendae potesfas, si 
vere a Deo est, nisi circa divinorum praeceptorum cu¬ 
stodiam versari nequibit, aut quidem proxime, et im¬ 
mediate, vel mediate saltem, et quadam ratione remo¬ 
ta ; et ideo est eadem ipsa ipsissima potestas Adami, aut 
ramus certe quidam ab ilia decerptus Adami, ab illa, 
inquam, quae quidem fine limitibus ullis a Deo coi. 
lata, m se ipsa plenissima fuit, et qua non plenior 
altera esse, aut fingi unquam poterit, praeter divinam. 
Cum e/go Naturae Auctor Sapientissiraus Deus pri. 
mum hominum suis manibus conpegit Adamum, to- 
tiusque costituii patrem generis humani ; cumque E« 
*am suis ipse verbis sub ejnsdem potestate ac domi. 








CAPO VI, Si5 

ìiciià si temperalo, che eterna. Per la Definizione i, 
ed Assioma 1. essendo così queste cose, chi mai sa¬ 
la tanto sfrontato, ed insano, che neghi essere stata ad 
Adamo da Dio conferita la potestà di tener a segno i 
suoi figliuoli nell’osservanza de’divini comandamenti, 
e disporre, e prescriverne ai medesimi i mezfci neces¬ 
sari, ed utili a conseguire un tal fine ? Ma per drit¬ 
to naturale) e divino questa medesima è la potestà di 
reggere la moltitudine, comunque sia per essere, o che 
risieda in un solo, come è nella Monarchia, o in molti, 
o in tutti, come lo è nell’Aristocrazia, e nella Demo¬ 
crazia. N uno dunque degli uomini esser vi potrà cosi 
sfrontato, ed insano, che nieghi essere stata da Dio ad 
Adamo conferita la Regia Potestà. 0 ciò, che lo è stes¬ 
so : quella potestà di reggere gli uomini , o i fio(ì 
della quale fu da Dio il primo patire di tutti certa¬ 
mente dotato, quella stessa stessissima potestà eli* è, 
cae ora sentiamo, e chiamiamo Regia . L’essere stato 
adunque Adamo creato Padre di tutti da Dio, fu tut- 
*° lo stesso, che essere stato creato Ro; e la potestà 
paterna su tutti gli uomini e la stessa stessissima, che 
la regia . Imperocché qualunque potestà di reggere la 
moltitudine, se essa veramente proviene da Dio, ag¬ 
girare non si può, che circa l’osservanza de’di vi ni co- 
mandamenti, o prossima alcerto , ed immediatamente, 
o mediatamente almeno, ed incerto modo remoto ; e 
perciò quella e essa la stessa stessissima potestà di Ada¬ 
mo, od un qualche ramo certamente colto da quella di 
Adamo, da quella, dico, che conferita invero da Dio 
senza alcuni limiti fu in se stessa pienissima, e di cui 
esser vene non può , o fingersene mai altra piò piena, 
eccetto che la divina . Quando dunque l’Autore del¬ 
la Natura il Sapientissimo Iddio formò colle sue 
mani il primo degli uomini Adamo, e lo costituì Pa* 
dre di tutto il {genere umano ; e quando egli colle 
sue stesse parole costituì Èva sotto la potestà, e si¬ 
gnorìa del medesimo , fu tutto lo stesso , che averlo 












3 1 6 


CAPUT VL 


natu constituit, idem fuit, ac sais ipse verbis, mani** 
busque ipse suis eum generis humani regem consa¬ 
crasse, et instituisse universi . . 

Fraeterea , quam futile , et ineptum hoe fuerit 
Colviniauum responsum, multo luculeutius apparebit, 
faciliasque, si recte cogitaverimus , quii illa potestas 
importat, et illa cura, primo cunctorum hominum 
parenti divinitus collata , quam somniant Calviniani, 
familiam tantum respexisse, et falso diversam suppo¬ 
nunt, ac limitibus circumscriptam arctioribus, ea, quee 
ad publicas requiritur Civitatum, .atque provinciarum 
res gerendas, regendasque. Si nos ighur 1 ® 

do, eam dem adeo amplissimam fuisse demons.r 
eous , ut nulla alia esse , aut concipi unqnam po»it 

amplior illa, atque m se l Pt , . c< “ Sld "‘ „ e °„ ge ndBm 
psam omnino esse, quae ad bene, q g lius t iu , 
requiritur totius terrarum Orbis universu g terit in- 
manum i tunc certe nusquana gentium J u * am bos o- 
ficias iri, nos macto virtute Calviniani ; 

culos penitus confixisse, et puffctum omne 

Porro cum Auctor Natane Sapi ea Ussimus Jn* 
totius generis humani procreandi P otesla rov q tn _ 

dedit Adamo, dedit et ipsi, curam , o a . se d 

ciam filios non solum nutriendi, a qu • „ e ipsos* 

et erudiendi in officiis omnibus er £ a eu ' » , ij 
et erga caeteros, eosdemque ita in officio c 
ut divina praecepta custodientes, rectum I e 
rent cultum , finique divino quair? perfectissime co 
spirarent . Quis porro sanae mentis hanc totam pro¬ 
vinciam negaverit primo Deum demandasse parenti f 
Cura vero apertam contradictionem involvat , finem 
velle, et simul media nolle ad eumdem consequendam 
finem utique necessaria, facile liquet, quod Deus cum 
hujusmodi provinciam super cunctos ejus filios dele- 
favit Adamo, potestatem quoque demandavit eidem 







CAVO Vi. 


l%7 

egli colle sue stesse parole, e colle sue stessi mani 
consacrato ed istituito- Re di lutto il genere umano . 

Inoltre, quanto insussistente, ed inetta ella si sia 
questa Calvinista risposta molto più facile, ed evidens 
tamente si scorgerà , se avremmo ben riflettuto che 
cosa importi quella potestà , e quella cura da Dio, 
al Padre di tutti gli uomini conferita, dia i Calvini¬ 
sti sognano di aver riguardato soltanto la famiglia, e 
che falsamente suppongono esser diversa, e circoscrit» 
ta da limiti più angusti di quella , che si ricerca per 
maneggiare, e reggere i publici affari delle Città, e 
delle provincie* Se noi dunque sviluppando quella 
potestà , dimostreremo , che ella fu così amplissima , 
che nessun'altra esservi, o fìngersi mai possa più am¬ 
pia di quella , e che in se stessa considerata è onni¬ 
namente quella stessa, che si ricerca a ben, e giustamen¬ 
te reggere tutto il genere umano di tutto intieramen¬ 
te il Mondo ; allor certamente non potrassi mai con 
giusta ragion negare, che non abbiamo a questi Cal¬ 
vinisti eroicamente cavato affatto tutte e due gnoc¬ 
chi, ed averti abbattuto affatto in tutti i punti. 

Ed invero , quando l'Autore della Matura il Sa¬ 
pientissimo Iddio diede la potestà, e le forze di pro¬ 
creare il genere umano , diede anche tutta la cura , 
ed incombenza non solamente di nudrirli, ed educar¬ 
li ; ma ben anche di istruirli in tutti i doveri verso 
Dio, verso se stessi , e verso gl'aUri , e di tenerli a 
segno in guisa, che osservando i divini comandamen¬ 
ti, prestassero a Dio il retto culto , e perfettissima- 
menté cospirassero al fine di Dìo. Chi di buon senno 
invero negherà mai aver Iddio tutta questa cura affi¬ 
data al nostro primo Padre? Involvendo però una 
manifesta con tradizione, voler insieme il fine, e non 
voler i mezzi nrcess&fj appunto a conseguir quel me¬ 
desimo fine ; facilmente si scorge , che Iddio qnando 
delegò questa cura ad Adamo sopra tutti i di lui fi, 
gli, la potestà ancor gU tramandò di disporre, e pre- 

















3*8 CAPUT VI. 

fli punetvij, pivescribendiquc media omnia ad tot, tan» 
tos jue amplissimos divinos fines consequendos neces* 
sana, fiiitsque vicissim praescripsit universis, ut suo 
aidimissiia ebedirent genitori. Atqui per Def. i. Ille 
multitudinem regere dicitur, qui potestatem habet dis- 
ponendi , praescnbenJique multitudini media ad divi¬ 
num obtinendum finem conducentia , et cui vicissim 
obedire multitudo tenetur. Uni ergo Deus primo om¬ 
nium parenti concessit Adamo omnimodam suos re¬ 
gendi filios euram, et potestatem . Verum cura unus 
regit, per Det. a. tunc Monarchia est. Cum ergo 
Deus unum Adatnum universi generis humani pro¬ 
genitorem constituendo , eidem soli universi generis 
humani regendi supremam contulit potestatem, Mo- 
narcham constituit in toto orbe terrarum; regemqne 
supremum unum creavit Adamum , instituitque • 

Quod autem hujusmodi potestas divinitus Adamo 
concessa adeo amplissima fuit, ut nulla alia esse, aut 
concipi unqum possit amplior illa , planissima qui¬ 
dem evincitur ratione * Illa enim regendi, moderandi- 
que potestas est amplissima, quae capite ex uno # om¬ 
nia omnino hominum complectitur officia, nullo pror¬ 
sus excepto,et simul in omnes, capite ex altero, ex¬ 
tenditur homines, nemine quoque excepto . Hac porro 
potestate esse aut concipi nequit amplior alia * Sed 
regendi potestas Adamo divinitus tributa , hujusmodi 
utique amplitudinis fuit t quoad enim vixit Adamus, 
et cura ilii fuit divinitus demandata erudiendi suos 
filios omnes, nemine excepto, in omnibus hominum 
officiis nullo quoque excepto , et potestas quoque fuit 
ei delegata eosdem suos filios omnes, nemine quoque 
excepto, regendi, ac in illis officiis contineudi, et med/a 
insimul omnia disponendi ad hos fines obtinendos 









capo ri. 


S19 


scrivere i mezzi necessarj a conseguire tali, e taati 
mm ampiissirai fini , e prescrisse vicendevolmente 
a tuiti i figli, che esattamente ubidissero al genitore* 
■Ma per la Definizione i. colui regger si dice la mol* 
tilu me, il quale ha la potestà di disporre, e preserie 
vere alla moltitudine i mezzi conducenti ad ottener» 
il fine di Dio, ed u\ quale vicendevolmente è tenuta 
la moltitudine ad obbedire , Al solo dunque primo 
gemtor di tutti, el solo Adamo concesse Iddio la to- 
tale potestà, e cura di reggere i suoi figli. Ma perla 
■Uenmzione 2 . quando regge un solo, allor è Monar* 
cura , (d uan do dunque Iddio costituendo Adamo per 
primo progenitore di tutto il genere umano , a lui 
solo conferì U potestà suprema di regger tutto il ge¬ 
nere umano, Monarca lo costituì di tutto il Mondo, 
e lui solo vi creò, ed istituì per Re supremo . 

r ?, P 01 2 tiesta potestà da Dio ad Adamo conces* 

u e a cosi grandissima, che esservene, o conce- 

alcertft 6 « n °S ^ UÒ Clai a * tra ma S§ ,ore * invincibilmente 
1 dimostra , e con una pianissima ragione . 

p!ll^' ,r0€C e ,. < l ue ^ a potestà di reggere , e governare 
e gelidissima, che da un canto tutti intieramen¬ 
te abbraccia gl* officj degli uomini, senza eccettuarne 
uep-pur un solo, e Ualì’altro iato a tutti insieme gli 
‘Uomini anche si estende senza neppur eccettuarne un 
solo. Di questa potestà invero esservene, o eccepir¬ 
sene non può mai altra più ampia , Ma la potestà 
da Dio data ad Adamo, di questa ampiezza appunto 
ella si fu j da poi eli è finche visse Adamo, ed ebbe 

* • A w la cura tutta dì istruire tutti 

j suoi figliuoli senza eccettuarne neppur un solo, e di 
istruirli anche in tutti i doveri degli uomini , senza 
«eppure eccettuarne alcuno; ed ebbe anche egli de¬ 
legata la potestà di reggere tutti i suoi figliuoli sen¬ 
za neppure eccettuarne un solo, e dì tenerli a segno 
neU* osservanza di tali doveri , e dì disporre insieme 
tutti i mezzi necessarj ad ottenersi tali tutti gli 













Sao 


CJPVT VL 


necessaria ; omnes vero hommes et. omnes quidem ad 
unum, qui tunc in toto erant Orbe terrarum, utpole 
cuncti, nem ne excepto, ab eodem progeniti , ei¬ 
dem tunc obedire tenebantur in omnibus . Adorni 
ergo potestas tum quia omnia omnino complecteba¬ 
tur officia, et media, nuUo excepto, tum quia a om 
nes penitus extendebatur homines , qui m toto lune 
erant Cbbe terrarum, adeo fuit amplissima , u mn.a 
alia eese, aut concipi unquam possit ampuori a. Na¬ 
tura ergo, seu verius Naturae Auctor «pw Deu, cum 
Evie dixit: S ub viri potestate eris , et ipse ' _ 
bitar tui ei cum universi humani .generi* p*^ 
stituit Adamum, tam ingentem ei P otestate “‘ - d 
lit in toto 0:b - Terrarum , ut nulla al» ‘ «W™* 
comparari po..it i et eum Monarcham 
Orba Terrarum ea potestate auctum, qu 
plior altera, ac Monarchiam docuit 

pukberrimaraque hominibus esse , ^ j m . 

me constituendam praescripsit f ^ Monar- 

xn litabilis bonitas Deus ; munut-oi « et ip. # ^ 
dùci regimhi^pulchritìiJo d'Vm< re gim,« S 

}:rm?r t Xam o^am sednlo P- 

scripsit horaimbas « 


7 Sed audacter Calvinianus quis forfa!S j 
net: Illud factu impossibile fuit, ut unus ^ . 

quanta quanta ejus sapientia faerit, tot, tsntosq 
ae, lateque in totum Orbem diffusos erudierit * rex » 
omnesque in officio solus continere va!ue r,t : porr 
neau dlm mante concipi qua rat.one .d asse- 

• „ •» „nnc et solus Adatnus, Atqui tunc Mo- 

E archia "«t, cnm ur.ua multitudinem regit. Monarchia 
ergo in telo Orbe terrarum, et universa Ecciesia eoa 




£ 

capo vi . sai 

uomini poi,'e tutti alcerto dal primo iosìno all’ ulti- 
mo , ohe erano in tutto il Mondo,, come quelli , che 
senza eccettuarne neppnr uno , erano stati tutti dal 
medesimo generati, erano tutti a lui mede-imo in tut¬ 
te le cose ad ohedir tenuti. La potestà dunque di 
Adamo sì perchè abbracciava tutti intieramente gl’of- 
ficj, e i mezzi, senza eccettuarne neppur uno, sì per¬ 
chè si estendea a tutti intieramente gli uomini , che 
erano allora in tutto il Biondo, così amplissima ella si 
fu, che nessun’altra esservene, o finger se ne può mai 
di essa piu ampia , La Natura adunque, o più verace¬ 
mente 1 Autor della Natura , 1* istesso Iddio quando 
disse ad Èva » Sarai sotto la potestà del marito, ed 
egli dominerà su di te» e quando costituì Adamo 
per padre^ di tutto il genera umano , sì gran potestà 
gli conferì in tutto il Mondo, che nessun’jaltra nep¬ 
pur comparar si può mai alla medesima; Monarca lo 
istituì in tutto il Mondo di tanta potestà fornito, che 
altra maggior non vi è ; e ci insegnò insieme, che per 
gii uomini la Monarchia è l’ottima, e la più beltà, e 
ci prescrisse di doversi sopra ogu*altro costituire iti 
tutto il Mondo. Immutabile è la Bontà di Dio; iru¬ 
tti u labile ancora la stessa divina bellezza del governo 
Monarchico; immutabile è anche la medesima legge, 
per cui l’Ottimo Iddio agli uomini comandò di dover 
ddigcntamente sostener come ottima questa monarchi¬ 
ca torma di governo . 

7* Ma un qualche Calvinista audacemente forse 
risponderà : Fu ella una cosa impossibile a verificar¬ 
si, che il solo Adamo, per quanto grande stata sia la 
di lui sapienza, abbia istruito , e regolato tutti quel- 
L» e sì longevi uomini, larga , e lontanamente sparsi 
in tutto il Mondo, e che egli solo abbia potuto tenerli 
a segno: inverità neppur colla mente concepirsi può 
in qual modo Punico, e solo Adamo abbia tanto ef- 
fetunr potuto. La Monarchia adunque di tutto il 
Mondo , e di tutta la Chiesa non solamente impossi* 
T.ìl, 4 l 














0Ì1 


CAPUT Vi. 

solum factu, sed ncquidem conceptu possibilis est • Ve¬ 
rum facillima responsio est, si ia memoriam revoceu* 
tar , quae Gap &. Z?e/'« *■ Gor*. a. et 6. demostravi- 
mus. Demostravimus enim in Monarchia, justa veram, 
germanamque ejus notionem , et ingenium, necessario 
requiri etiam admininistros , et inferiores MagistratiiS ? 
qni imperio Summi Principis obediant, et interim Pro¬ 
vinciam, vel Civitatem unusquisque suam non tamqnam 
alienam, sed ut propriam moderentur, et regant■ i 
nos ergo ingenium , ct indolem introspicien o i ius 
M onarchiae, quam in ea mundi, seu verius universa¬ 
lis Ecciesiee prima setate, Omnipotens Naturae u- 
etor Deas instituit, hujusmodi fuisse invenerimus; 3 
cile patebit ratio, ac tnoous , quo assequi potuit a 
mus, ut sub ejus monarchico regimine, et domina u 
omnes omnino tot, tantique, quanti quanti uere n 
tedilfciviani homines, eruditi fuerint, contentique in ^ 

fido : atque ita exufllata penitus evanescet objecue 
Calvini • 


Adam ( Gen. 4 , ) genuit Cam , et Alei. Dem 
(Gen. 5.) genuit Seth: Et /acti sunt dies Adam 
postquam genuit Seth, octingenti anni , Z e *“‘‘l“ e 
filios, et filias. Hi cuncti ab Adamo pnrai Patnar- 
cbae fuere , qui tamquam minores principes i P 
semper obedientes Adami, cui porro divina, na uraii 
que lege obtemperare semper tenebantur, et obsequi, 
unusquisque suos interim docebat, regebatque descen¬ 
dentes, continebatque in officio. Caio inde gnuit He- 
noch, et alios filios ; Seth vero procreavit Etios, alios- 
que. Henoch erg*, et Eoos patriarchae ab Adamo se¬ 
cundi, tamquam secundi ordinis principes, prout ea¬ 
dem Naturae adigebantur lege , communi omnium 
parenti obsequentes simul , et unusquisque proprio , 
proprios quisque erudiebat filios, et inde descendens 






CdPO yj . 5a3 

hde è art effettuarsi, ma anche a concepirsi. Ma fa* 
diissima si è la nostra risposta, soltanto che si richia¬ 
mi a memoria quanto al Gap. 5, D$f. 2. Cor . a. e 6, 
dimostrammo. Imperocché ivi dimostrammo, che Ja 
Monarchia giusta la vera e germana sua nozione, ed 
Ìndole necessariamente ricerca ancora i ministri, ed in¬ 
feriori magistrati , i quali uliìdiscano all* impero del 
Sommo Governante, e reggano intanto la città , o la 
provincia ognun per la rispettiva sua parte non co¬ 
me aliena , ma come sua propria , Se noi dunque 
osservando nel suo interno 1* indole , e la Natura di 
quella Monarchia , che in quella prima età del Mon* 
do, o più veracemente, delia Chiesa Universale 1 J On¬ 
nipotente Iddio istituì Autor della Natura , ritrovere¬ 
mo, che di tal sorta essa si fu; facilmente si scorge# 
rà il modo, e la maniera con cui Adamo effettuar po¬ 
tè, che sotto il di lui monarchico regime, e Signoria 
istruiti venissero, e tenuti a segno tutti intieramente 
quanti essi furono quei tanti e si numerosi uomini An- 
tediluviani ; e resterà cosi deli 1 intuito soffiata , e sva¬ 
nita 1* obiezion dì Calvino . 

Adamo giusta il capo t j. della Genesi genero 
Caino, ed Abele; doppo, giusta il capo 5. generò Set, 
e dopo aver generato Set visse Adamo altri anni ot¬ 
tocento, e generò figli, e figlie » Tolti questi furono 
ì primi Patriarchi inferiori dì Adamo ì quali tutti co¬ 
me minori governanti ubbidendo sempre all* impero 
di Adamo, a cui inverità per naturale, e divina Leg* 
ge erano tenuti sempre dt ubidire, cd ossequiare, a- 
gnuno di essi intanto istruiva, reggeva, e teaea a se# 
gno i suoi discendenti. Caino poi generò Henoch , ed 
altri figliuoli; Selli però procreo Enos , ed altri . Ile- 
nodi adunque , ed Enos secondi Patriarchi inferiori 
di Adamo, come tanti governanti di secondo ordine, 
siccome dalla medesima legge di natura astretti vi ve¬ 
nivano, ossequiando tutti insieme il commune Padre 
di tulli 9 ed ognuno ài suo particolare, istruiva ognu» 
















5i4 CAPUT n . 

tes, ac regebat, et moderabatur. Hoc, quera in viola* 
bilis Natura praescripsit hominibus, ordina servata, 
quoad vixit Adoratis, quot generationes, tot fuere su¬ 
bordinati Magistratuum gradus HierarcUici, et ejusdem 
Monarchici regiminis ordines • Cum enitn per divi¬ 
nam Naturalem legem, Patriarcharum quisque suis te¬ 
neretur simul ascendentibus obsequi, et proprios edu¬ 
care descendentes , ac in officio continere ; cumque 
omnes ab uno descendissent Adamo ; ipsa luce luci¬ 
dius patet , quod per eamdem divinam legem uni ei - 
dcin Adamo omnes omnino obedire tenebantur, et ob- 
seiui. Atqui cum uni eidem omnes omnino obedire 
tenentur, et obsequi, tunc Monarchia est . Cum ergo 
Naturae sapientissimus .Auctor Deus genitoribus, ut 
suos educarent filios, regerentque. praecepit, et ullis vi- 
cissira, ut genitoribus dicto audientes essent, ac ita ge¬ 
neris humani creationem disposuit, ut Adamo ab uno, 
ct solo omnes ad unum descenderent homines, iunc 
pulcherrimum in toto Orbe Terrarum, et universa c 
desia institutum voluit regiminis Monarclucum or i- 
nem : in quo sicut facillimum fuit Adamo universam 
illius aevi m totum Terrarum Orbem diffusam cc e 
siam Dei per inferiores Patriarchas docere, regere, e 
gubernare: ita quoque facillimum fuit, est, f rj 
seropsr Jesu Christi Vicario, et Spiritui Santo in o 
Orbe Terrarum eamdem universam Ecclesiam Uei 
cere, regere, et moderari per suos inferiores Patriar¬ 
chas, Primates, Metropolitanos, Episcopos, et eaete. 
ros Sacerdotes, et Administros, tamquam totidem in¬ 
feriores Principes, et Magistratus, qui omnes omnino 
eidem obtemperantes Summo Vicario Christi , unus¬ 
quisque suam doceat, regalque Provinciam^ et Civita¬ 
tem, non tamquam alienam, sed ut propriam . Circa 
naturalem , divinamque Divinae Naturai isque Monar- 









capo vl m 

no reggeva, e regolava i proprj suoi figlinoli, e lor* 
discedenti , Osservato quest* ordine , che 1* inviolabile 
Natura egli uomini prescrisse , finche visse Adamo w 
quante generazioni vi furono, tanti vi furono subor¬ 
dinati Gerarchici gradi di Magistrati , e tanti ordini 
subordinati del medesimo monarchico regime* Impe¬ 
rocché dovendo ognuno de* Patriarchi per naturale, di¬ 
vina legge ossequiare insieme i suoi proprj ascenden¬ 
ti, ed educare!, Ì e regolare i proprj discendenti ; ed 
essendo tutti discendenti di Adamo; piu chiaro del¬ 
ia stessa luce risplende , che per la medesima divina 
legge erano tutti intieramente tenuti di obedire , ed 
ossequiare all’uno, e medesimo Adamo* Ma quando 
tutti intieramente tenuti sono di ossequiare, ed obedire 
od un solo, allor vi è Monarchia* Quando adunque il 
Sapientissimo Autore della Natura Iddio comandò a’ge- 
nitori di educare^i^foro figliuoli , e comandò all’ in¬ 
contro ai figli di esattamente obbedire a’ genitori , e 
così dispose la creazione del genere umano , che tut¬ 
ti intieramente gli uomini discendessero dall’unico, e 
solo Adamo ; istituito ei volle in lutto il Mondo , etl 
in tutta la Chiesa questo eccellentissimo Monarchico 
ordine di reggime : nel quale come facilissimo riuscì 
ad Adamo l’istruire, reggere, e governare per orga¬ 
no degl’ inferiori Patriarchi tutta la Chiesa di quel 
t;unpo in tutte le parti sparsa di tutto il Mondo, co* 
sì facilissimo anche fu, c , e sara sempre al Vicario 
di Gesù Cristo, ed allo Spirito Santo istruire in tut¬ 
to il Mondo tutta la medesima Chiesa di Dio, reg¬ 
gerla, e governarla peli* organo de’suoi inferiori Pa¬ 
triarchi, Primati, Metropolitani, Vescovi, ed altri Sa¬ 
cerdoti, e Ministri, come di tanti inferiori Principi , 
e Magistrati ; j quali tutti intieramente ubidendo al 
medesimo Sommo {Vicario di Gesù Cristo, istruisca 
ognuno, e regga la sua rispettiva Provincia , e Città 
non come aliena, ma come propria . Intorno dunque 
la Naturate , e Divina sapientissima Istituzione delta 













3*6 


GJPUT FI. 


cli'tttì saplenlìssimam institutionem io tanta marnili* 
ce, quid Calvinus audebit, et Calviniani? 

Dem. 26. Deus Omnipotens, Naturae idem Au* 
ctor, et Gratiae, cui sane notum a seculo fuit opus su¬ 
um, ita naturam humanam creando compegit, u s- 
vmus ejus finis, necessario alioquin uitenms “ 
pulchre obtineri ullo [arto n< qu.ret, mst m loto Ciba 
Terrarum, et Universa Ecclesia Monarchie uè ’ 
nino instituta : I t quam persuasum 1 s 
voluerit Deus, pulciiurrimè ostendit, non soium c 
rigidissime praecepit hominibus, ut ad essaquen .um 
illum Divmum finem ad unum omne. iu.ct. vmous 
conspirarent; quae sane in unum conspira 1 1 J n .’ 

conrijii nunquam P otent t n1 ^ ° d o" b “ Terrarum”, et 
tur ab uno, idcst msi in tot . . jj • 

Universa Ecclesia Monarch.a fuerit .es.'tuta 
quam, non solum ostendit D ; it hominibus; 

(lilecticnrm singulis omnibu [ ^ unquam potest, 

quae dilectio quan'a jt°ra ^ Immines eorum- 

si disjuncti, et .' e P ar d "[; se C cue J socìrtates,in quarum una. 
que vires in pleres dissect hominibus dilige- 

quique quisque S0CI0S P' a . item ostendit, cu.n 

rat, fovere.quesuosi non so nm , ^ 

unum, ft solum Aaamum Q 0 „ ornnnP Suoremura; 
generis Patrem, Moderatorem, g q Jem San . 

ctT'AdamTmo^tenif 'eaoitlem numero Monarchiam, vi ; 
tio hominum collapsam, »on sine tndXim , _ 
rum malorum hominum extrema ruma, res.i u <i 

luit, restituitane in Nohemo, Patrem eum constituens, 
velat alteram Adamum, totius genéns humani, acu- 
nicum supremumque Moderatorem et Regem; osten¬ 
dit se, caia post Nohemi mortem, ( Gen. 13. v. 1 et 









CAPO VL Sa 7 

Divina, e Naturale Monarchia in tanta evidenza delle 
cose, cosa mai Calvino ardirà, e i Calvinisti ? 

Dem, a6, L’Onnipossente Iddio, Autore egli 
medesimo della Natura, e delia Grazia , a cui certa¬ 
mente nota fu sempre sin da principio ì* opera sua, 
creando egli la natura «roana, cosi la compose 9 ebo 
il di luì divino fine, da lui per altro necessariamen¬ 
te inteso, ben ottener non si potesse in modo alcuno, 
se istituita assolutamente non si fosse la Monarchia 
in tutto il Mondo, ed in tutta la Chiesa» Quanto ab* 
bia voluto Iddio, che gli uomini ne restassero di ciò 
persuasi, chiarissimamente lo dimostrò, non solamen¬ 
te quando rigidissimamente comandò agli uomini, che 
tutti come in un sol corpo a forze unite per la con¬ 
secuzione cospirassero di quel divino Hne : Quale cos¬ 
pirazione in^ uno, quanta ella sia, concepir inverità 
non si potrà mai, se non tutti come in un sol corpo 
da un sol capo regelar si facciano; se non, cioè in 
tutto il Mondo , e nella Chiesa tutta istituita non si 
sia la Monarchia ; ciò, dico, Iddio lo dimostrò non 
solamente quando inoltre a tuiti, e singoli uomini la 
mutua dslezion prescrisse, quale dilezione quanta ella 
anche sia, concepirsi unqua non può, se disgiunti, e 
si parali si concepiscano gli uomiui, e le loro forze ia 
p>ù società divise . in ciascuna delle quali ognuno a- 
rnasse, ed agevolasse i suoi socj in preferenza di tutti 
gl altri uomini ; non solamente dippiù Io dimostrò , 
quando istituì per Padre, Moderatore, e Re Supremo 
di tutto P uman genere I’ unico , e solo Adamo $ mi 
dimostrollo puranche 1 quando dopo la morte del 
Santo Adamo essendo per colpa di quegli uomini ca¬ 
duta la Monarchia, restituita la volle tale, quale era sta¬ 
ta, e non senza una grandissima, ed estrema ruina di 
tutti gii uomini mali; e la restituì di Ltto in Noè, co¬ 
stituendolo Padre, corae un secondo Adamo, ed uni¬ 
co, e supremo Moderatore, e Re di tutto il genere u- 
tnano. 2* Quando dopo la morte di Noè chiamando 




3i8 


CAPUT VI. 


seqq. )!Alram vccsns, praercpit, éMeru, ut egrederetur 
de Terra sua, et de cognatione sui,et de domo Patris s ut» 
ccnstituilq. euro omnium II braeorum Patrrm, et fr.o« 
dera torero addens: Faciam que te in gentem magnam ♦ ♦ 
atque In te benedicenti!» umvSBbAE cognationes 
tebre'. Quod equidem fiet, quando in toto i e ^ ra * 
"»Unu. P»stur erit, et tfoom Ovile, quando salice 

universae cognationes Turae m U ”‘"”| 1 C ° U 1 ' 1 , u „iverss« 
iholicam Romanam Ecclesiam, ac «k vj . 

regentur Pastore, ali uno nimirum, et solo u 
Jt su Christi Summo Romano Pontisice . S 1 

Drus Naturae idem Auctor, et descendenti- 

Monarch,cum reg.men Ahr rm . tulavit . 

um, in univerfo conservavit Orbe le m 1 e re ]/aio* 
que veram Religionem, verum ,^german jj af j, re0s 

sum Cultum, veram, gcrraana ^i et saC rum t 

Ecclefiam* tamquam verae Fi , • u j em J esu Chrr» 

perpetuum ignem, ts qu° P era sa ecuiorum fine 
Si Adventum universae U " de “ e ct Bub unum om- 

accenderentur cognation . m cv‘de, ve- 

nes reducerentur Pastorem, e ^ consecutu¬ 
ram, perpetuamque pacem, t q rbe Terrarum 

rae, sub hujusmodi demum, cum 

Ecclesiastica Monarchia , * se rvitute , et ido- 

ejusdem descendentes A b^abi ^ portentis per 

latrica ^Egyptiorum coi Mnv5eI)( , ue eis constitu- 

Mojsen etiuxit, et liberavit, Moj 1 sna p etis 

au c toH fate 03 àpu d ^Isr adita j ^TcoL^JZ 

didit, nstituitque , qua verus veri ue\ 

tur Cultus, et vera Eodesia, •« je£, germanaque 

populorum salus, p aX * et secura 













CAPO Vt % 


3^9 


AVamo gii coniando di partirsene dalla terra iua, e dal- 
V * aa co j 5 n «>o«e, e dalla casa di suo padre, Gen c i^ V . 
' ^ e io costituì Padre, e Moderatore di tutti gPJfbrei* 
^|uuigei)d° » Crescer ti farò in una gran nazione,,.. 

ter n &d 6 t te S A ranno in te le cognazioni tutte della 
* pf " L ® l:ch . e cert . am ente avverrà , e nella sua più 
peretta estensione si verificherà, quando di tutto il 
Mondo se ne farà un solo Ovile, ed un sol Pastore* 

?. U nno°ta»? * 9 dire ’ 16 CO S nazi0ni terra si unii 

ri?; ° S m U ° COrpo Uella soIa Cattolica Romana 
Chiesa, e governate tutte saranno da un sol Pastore 

dall unico, cioè e solo Vicario di Gesù Cristo , il 
Sommo Romano Pontefice. A dir il vero, Id ilo, e- 
gh medes.mo Autore della Ifctura, della Legge, e del, 
Giazia, in questo modo per mezzo del M t narchi- 

•n° fZ 7 Mond am# * 6 £U0Ì d)SceBde ^ conservò 
d », ■ ondo » e mantenne appresso gl’ Ebrei la 
a e igione, il vero, e germano religioso Cullo 
la vera, e germana Chiesa, come una fiacca ed un 

2«r f “°“» l'ammirabile ’ venuta 

d Gesù Cristo, nella fine de’secoli, accese finalme,! 

tc venissero le cognazioni tuite della (erra , e si ri 

ducessero tulle sotto un Pastore , ed un ' Ovile nér" 

conseguir esse sono I’ Ecclesiastica Munir,Ina i/w 

modo costituita )» tulio il Mondo la vera , e perpetua 

dalla’ schivili* * ^f"i ° !l0 terz ° finalmente quando 

dalla schiavitù , ed idolatrica confusione de»!'Esizi 

per mezzo d, Musò a forza di gran portent,, i discrnden- 

rnsn'i! A b ramo sottrasse, e liberò-, mentre 

uen og i Mose per loro supremo Condotterà, e 
o eratore, colla stessa sm autorità Iddio presso gli 
ismaeliti divinamente eresse, ed istituì la Monarchia, 
per mezzo della quale fortificato venisse del vero Dio 
i vero Cu io, la vera Chiesa , e la vera , e germana 
salvezza, pace, e felicità de’popoli, 6 

X\1I« /^2 










SGo 


CAPUT VI , 


Z?óm. 27. En hic locus alter, ubi nobis nunc ea- 
m nus c n nferendac manus cum haeresiarcha Calvino. 
I upius haereticus iste, curri ad fulciendum suum Ua«* 
reticum errorem, quo Aristocratiim. vel temperatura 
ex in sa, et Pohtia statum longa excedere blaterabat 
a Monarchia , cum , inquam , nullas a philosophi¬ 
cis rationibus , et veris argumentis sdii suppetias 
sperandas esse animadvertisset, quibus illudere, et tu* 
cuin facere posset imperitis, id assequi conatus est, 
effutiendo ( Inst. Cap. ao ^,8 ) Quod ejus senten¬ 
ti um sua auctoritate Dominus confirmavit^ cum 
Jristocratiam Politice vicinam apud 1 sraehtas in* 
Stituil . Atqui Doromus apud Israehtas uon qur e 
Aristocraliam, sed veram, simplicem, puramque in¬ 
stituit Monarchiam. Ad veium ergo, rectumque * * 
nura Cultum custodiendum in t ierris, tutan umq , 
et al optatam pacem, telicitatemque Uomini ua 
otiandam, sua quoque auctoritate Dominus ipse c - 
firmavit, a reliquis omnibus longe excellere 1 _ 

chiam. Eu iterum signa collata, en manus 1 
cum Calvino consertae. Ille Aristocratiara enm 1_ 
Israelita constituisse contendit, nos vero puram sn ^ 
plicemque Monarchiam . In sacra luimus 
( Exd * 8. 18. ) Altera autem die seda Moy * 

ut judicaret populum , qui a<sts'ebat Moysi a m 
usque ad vesperam. Quod cum vidisset cogna _ 
ejus, ait , quid est hoc, quod Jacis in plebe . !U 
respondit Morsesi Venit ad me populus quaerens 
senten iarn Der. Cumq. acciderit eis aliqua dispu- 
talio , veniunt ad me, ut judicem inter e®s, et 
ostendam prcecepta Dei, et leges ejus . At ille , non 
bonam> eut % rem facis \ stulto labore consumens . 
ultra vires tuas est negotium j solus illud non po* 
















CAVO VI. 


2 » , 
Ó3 I 


Dem. 27. Ecco qui un altro passo, ove dubbia* 
mo noi venir alle strutte coll’Eresiarca Calvino, Que¬ 
st’empio Eresiarca essendosi egli accorto, che a fian¬ 
cheggiare il suo eretico errore con cui spacciava, es- 
sere i’ Aristocrazia, o uno stato temperato di essa , e 
della Polizia assai più eccellente della Monarchia, es- 
S f ndosi accorto, io dico, che a fìanchegnigi - quest’ e- 
rehco errrore alcun soccorso sperare? non potea 
dalle filosofiche ragioni , e da’ veri argomenti ; con 
cui illuder potesse, ed ingannare gl’ imperiti , ten¬ 
to di ottener quest’ intento , stravagantamente spac¬ 
ciando nelle sue Istituzioni capo so. S, B. Che Iddio 
colla sua Autorità confermò la di lui sentenza . 
quando presso gl' Isdraetiti V Aristocrazia istituivi - 
cina ala 1 clizia. Ma il Signore Iddio presso gl’ Is* 
araeliti non istituì mai l’ Aristocrazia, ma la vera, sem¬ 
plice , e pura Monarchia . Per custodire adunque , e 
mantenere m terra il vero, e retto divino Culto, e 
per procacciare agli uomini la desiderata pace, e feli¬ 
cita, colla sua Autorità ancora il Signore istesso con- 
,f° ’ che ^ .tutte l’alt re ferme di governo più ec¬ 
cellente assai si e la Monarchia. Ecco attaccata di bel 
nuovo la zuffa, eccoci un’altra volta alle strette con 
E alvino. Egli pretende, che Iddio presso gl’ Isdracli- 
ti istituì l’Aristocrazia, noi però la pura , e semplice 
Monarchia, Leggiamo nella Sagra Scrittura al capò 8. 
o)t\ dell Exodo le seguenti parole » Nell’altro gior- 
» no pai sedette Mose a giudicare il popolo, il qua- 
« le assisteva a Mosi dalla mattina inaino a vespero. 
» CfO veduto avendo il di lui cognato disse; cosa mai 
» e questa, che fai nella Plebe? A cui Mosè rispose % 
» Viene da me il popolo ricercando la sentenza di 
» Dio : e quando avvien tra loro una quale li e disputa- 
» zione , vengono da me acciò io giudichi fra loro, e 
»3 gii dimostri i precetti di Dio, e le sue leggi . Ma 
>3 quegli non fai Vene gli disse , e ti consumi in una 
»3 stolta fatica.,,, questo negozio è sopra le tue forze à 













33® QJPUV Vh 

teri s sustinere . Ad ostendendum', probant! urnque^ 
quod solus, et unis Moy.es apud Israelita? fuerit a 
Domino inìtitutus, qui universam illam regeret mul* 
titudinera, gubernaretque, quid unquam opportunius, 
qmd luculentius, quid cWrius esse unquam potuit, a* 
Ut fing' ? Atqui cum unus muitudinera regit, Moaar- 
ch a est Quam ergo Dominus apud Israeiitas divini¬ 
tus instituit regiminis formam, purissima , ac simplicis* 
sima luit Monarchia , Simplicissimam igitur MoDar* 
chiam a reliquis omoibus longe excellere , sua quoque 
auctoritate expresse Dorrinus confirmavit, cura puris¬ 
simam hujusmodi, simplicissimamque apui In tradi¬ 
tas iast tuit Monarch ara Quod demonstrandum erat 
contra Calvinum. 

Dem . »8. Eodem loco, eamdem ipsam veritatem, 
apud euradera scilicet, et solum Moysen supremam 
lsraditas omms regendi potestatem positam a Deo 
fuisse, Sa ra confirmat, consojjdatque Scriptura, nou 
solum cum ad ejusdem unius Moysis nutum, legem¬ 
que diversos Magistratuum ordines , juxta consumai 
ejus Soceri postea dispositos commemorat, institutos- 
que; verum eti un cum a Moyse juxta ejusdem sui 
Soceri consilium, sibi ipsi totam reservavit imperii 
summam, ac graviorum rerum gerendarum cuiam, 
atque judicium. Ad bene enim ordinati, per ectique 
Monarcb ci regiminis essentiam , veraraque nataram 
necssario requiritur Def. a. Coe. t t ei seq , ut vario¬ 
rum Magistruum altqui s nt byerachici ordines , qui- 
lius omnibus imperet unus, et ut ad unius nutum, 
legemque io muitiiudine omnia flint. Quae omnia pro¬ 
fecto Jetro suggessit Moysi , et Moyses quidem solus 
non sine supremae suae Monarchicae potestatis magne 
oslentione execuct oni mandavit , exercuilque . Jetro 
•nim verbis superius relatis continuo subjungit . Sed 
audi verba mea % atque consilia , et erit Dominus 














cjpo ri. ' s^3 

» da te scio sostener non puoi un tanto peso » Per 
provare, e dimostrare che il solo, ed unico Mosè era 
stato presso gl* Isdraeliti istituito da Dio per reggere, 
e governare tutta quella moltitudine ; qnal esservi» o 
finger si può mai più chiara , e risplendente di que» 
sta autorità ? Ma quando un solo regge la moltitudi- 
ne , è Mcuarchia . La forma di governo adunque, che 
Iddio presso gl* fsdraelit» divinamente istituì, fu la j u- 
rissi ma, e semplicissima Monarthia. Che ta semplicis¬ 
sima Monarchia adunque è assai più eccellente di tut- 
te 1 altre, il SigDoie Iddio colla sua Auloiità ancora 
espressamente ce lo confermò quando apresso gl* Is¬ 
maeliti tale ^purissima , e semplicissima Monarchia vi 
costituì Ciò che dimostrar si dovea contro Calv no. 

Dem. 28. Nel medes.mo luogo la Sagra Scrit¬ 
tura conferma, e corrobora la stessa verità, .'he Iddio. 
C10e * t' 086 ’ n s mano del medesimo, e solo Mosè la su¬ 
prema potestà di reggi-re tutti gl* lsdraehli , lo con- 
errrirf, e corrobora, io dico, non solo quando raccon- 
a, e ie a cenno, ed ordine del medesimo solo Mose 
g usta il ccns glio del di lui Suocero disposti furono, 
e • ost.tuit. . diversi gradi di Magistrati ; ma pure 
quando 'rose, giusta anche il consiglio del medesimo 
suo Suocero riserbo a se stesso tutta la somma del 
gover o, e la cura , ed il giudizio delle cose più ri- 
beventi Imperocché alPessenza, e vera natura di un 
ben ordinato , e perfetto Monarchico Governo per la 
Def. a, Corel. 1., e segutnu , necessariamente vi sì 
rieerca, che vi stano alcuni ordini Gierarchici di di¬ 
versi Magistrati , a quali tutu comandi un solo , ed 
al cenno , e legge di un solo regolatisi gl’affari tutti 
della moltitudine. Le quali cose tutte inverila sugge¬ 
rì Getro a Mosè, ed il solo Mosè poi non senza una 
gran manifestazione della sua suprema Monarchica Po¬ 
testà le decretò tutte egli solo, e pose in effetto. Im¬ 
perocché Getro alle sopra riferite parole tosto sog- 
giugne » Ma ascolta tu le mie parole, e consigli } e 








334 


CJPUT VJ. 


tecnm. Esto tu in populo in his , quse od Deum 
periment , et referas , quos die uni, ad eum’, osten • 
desque populo cercemonias , ei ritum colendi , ih- 
amque. per qu>m ingredi debeant, ei opus, quod 
facere debeant. Provide autem de omni plebe vi* 
ros sopientes, et timentes Deum , in quibus sit ve* 
ri 'as, et oderint avaritiam, et constitues ex eis 
Tribunos, et Centuriones, et Quinquagenarios, et 
Decanos, qui judicent populum omni tempore . 
Quicqttid autem majus est , referant ad te , et 
ipsi M inora tantummodo judicent , levius que sit 
tibi , partito in altos onere. Si hoc feceris imple - 
bis imperium Dei , et preeeepta ejus poteris su¬ 
stinere . Qu bus auditis fecit Moyses omnia quos 
ille suggesserat Atqui htoe omnia nec opportune Je- 
iro fu egessisset Moysi, nec Moyses haec omnia qui ci era 
in multitudine decernere, et constituere potu.ssct so¬ 
lui; si solus supremam .o universa multitudine regen- 
di potestatem non habuisset. Vel ipsa ergo meridiana 
luce clarius patet, unum, et solum Moysen suprema 
apud Israelitas regendi potestate divinitus proditum a 
I)f 0 auctumque fuisse. Atqui cum unus multitndi- 
nem regit, M marchia est . Cum ergo Deus sua au* 
ctoritate uni Moysi cunctos regendi Israelitas potesta¬ 
tem detulit supremam, non Aristocrat.am polit.» Vi¬ 
cinam apud Israelitas instituit, ut blaterabat mah 
Calvinus; sed simplieera instituit, puram que Monar* 
chiam,. ^?uid porro evidentius hoc/* Quid ergo Calvino 
impudentius isto? Sua igitur auctoritate Dominus 
quoque confhraavit, ionge ab omnibus afiis Monarchi* 
am excellere» cura eam apud Israelitas constituit. 














eJPO VL S 3 I 

» iddio sani teco » Sii tu a reggere il popolo nelle 
» cose elle a Dio appartengono, e riferisci tu a Dio 
» io coso, che dicono, e manifesterai al popolo lece- 
» nmonie, ed il rito dei culto, Sa via deba.io impren* 
» dere, e l’ opera, cke far dtbano* Provvedi poi a tut- 
» to il resto sciegliendo fra tutto il popolo uomini 
x> sapienti, e che temono Dio, ammti della verita, e 
w che abborriscano l'avarizia, e di essi ne costitueraì 
» J.nbuo' # e Centurioni, e Quìnquagenaij, e Decani, 
** i quaù amministrino al popolo la giustizia in ogni 
» tempo . Riferiscano però a te qualu que cosa di 
» maggior rilievo , ed essi giudichino soltanto su le 
» minori cose , e ti sia così piu leggiero ripartendo* 
» si in altri il peso. Se Ciò tu farai, adempirai il co- 
» mando di Dio, e sostener potrai i di lui precetti e 
» Quali cose uiite, pratticò Mosè quanto quegl’ sug* 
» gerito gl avea » Ma tutte queste cose ne le avrrb* 
b* Gefro opp.jffelinamente suggerito a Mnsè, nè Mo* 
se solo afee.to avrebbe nella moltitudine tutte queste 
co e sanzionar potuto, e costituire, se non avesse egli 
Solo nella moltitudine avuto la suprema Potestà di 
governare , Più chiaro dunque drdU stessa anche me* 
ridiana luce risplende , che l’unico, e solo Mosè era 
stato da Dio divinamente dotato, e fornito delia su¬ 
prema Potestà di reggere gl’ Israeliti . Ma quandi 
un solo regga la moltitudine , è Monarchia. Quando 
dunque l idio di sua autorità conferì al solo Mose la 
po esia suprema di reggere gP Israeliti , non istituì 
egli press i gP Isdraeliti l’Aristocrazia vicina delia Po* 
Ibia, come malamente spacciava Calvino , ma la pura 
istituì, e semplice Monarchia . Qual cosa invero più 
evidente di questa? Qualcosa più svergognata di que¬ 
sto Calvino? Colla sua stessa autorità adunque con¬ 
fermò ancora il Signore lidio, che la Monache è 
assai più eccellente di tutte Pai tre pretese forme di 
governo, quando presso gl* ismaeliti la costituì, . 












CJPVT ih 


536 

Dem. 29 Sacra Scriptura non solum hoc j-im lau- 
dit i ni doitt, couiprobrt/que Jo 0; sed etiam Num. 
Si i h : Interea ortum est murmur populi quasi 
dol' 1. i ■ n prò labore eoa tra D> mitium. . quod Moys i 
intoleranda r<-s vt a est. et ait ad Dominum : Cur 
affluisti set r um tuum ? Quate non inveni gratiam 
c< tam te , et cur imposuisti pondus universi populi 
hujus super me ? JSuti quid tgo concepi omnem hanc 
m il ituu inerti , vel genui eam , ut dicus mihi porta 
eos in sinu tuo, sicui parlare solet nutris; injantu- 
lutu JSon possum solus sustinere omnem hunc 
populum • Si soii e.'go, et uni Moysi Deas imposue¬ 
rat onus universi regendi populi, ipsa clarius apparet 
luce , quod Monarchiam Deus non Aristocratiam apud 
Israel itas constili! -rat. Quid hoc evidentius, quid lu¬ 
tulentius esse, aut concipi unquam poterit? Quse 
cum ita s nt, in tanta rerum caecutivit luce Calvinus, 
aut imperitis voluit facere fucum. 

Schei ion. Hoc sane loci preetereundum non est 
quod postquam Moyses in suce Monarchica! solle - 
citudinis partem illos adseiverit Magistratuum 0 r- 
dines, quos paulo ante commernoTavimu ; idem ta¬ 
men apud Deum quaeritur , quod ipsi soli tantum 
imposuerit oneris. Quce sane qucerula verba duas 
co firmant consolidantque,jtm a nobis demonstratas 
veritates: Prima nempe, quod etiam panilo in alios 
Tegendas multitudinis onere, propter adseitos diver¬ 
sos Mag:stratuum ordines quemadmodum jam Mcyes 
adsciverat cum hos questus edebat 5 non ideo tamen 
imminuta suprema ejus Monarchica! potestatis fuem 
rat plenitudo : Secunda , quod idem ipse Deus ex¬ 
presse ? et immediate Monarcham apud Israelitas 
constituerat Moystm ac ideo sua quoque Deus 















CAPO VI. 


ZZj 


peni.%Q La Sagra Bibbia ci insegna, e compro- 

caZ\ ri S '° V ” el g - ià ,0dat “ lu °g°' “• U ancL al 
» L l'A tVumen, ove «Nacque fra questo mentre 

„ Z m0m r de P°P? lo i d>e quasi dolessi contro 
‘ P er g) incommodi .,, Locchè sembrò a Mosè 
una cosa intollerabile, o disse al Signore » Perché 

» fT, 11 tU0 Serv0? ’ P6rcW incontrata non ho 
» “ tuo cospetto , e perchè indossasti a me il 

» t P u7t° dj tU , tt0 'I l ; eslo ,P°P 0,a ? Che concipj io forse 
, 'hi 4 q m , oltlt “ dine . o in generai io, in guisa 
» ro cir: "1 d,rm ' : ,P° rta «■ nel seno tutti costo! 
” Tutto n p ! suoeU " utri « un suo bambino?... 
Se dunniiT^U» 0 P ° P ° 0 sos ^ c ’ner solo io non posso u, 

^ w? JESfe 

e li fuCalvno, o imposturar ei volle agliimperni 
Scojcon , In questa circostanza passar certlménl 

part^'delltJ 8 * 1 Sll ?? ZÌ0 ’ clìe do P° aver Mosè iti 
P della sua Monarchica cura adottati miei orari; ri* 

•bno'AuVta^’ C -‘ e | PU0C ° fa r * m e»lammo, egli mede! 

MM »lt?nta ■" g i" a " PPr - SS ° ldd '°> Che a lui «°<° 
le oarola II f P ** « raa P es0 • Quali queru- 

dllifd ! T 110 ' nVentà ’ e »M°l>°rano quello 
che SA 5, f e «o««te yeritàà . La prima , cioè , 
tifnt '' ! * ° anc ie in <1 peso di reggere ia cnol- 

. Hie P er Ay er adottato i diversi ordini di magistra- 
a, coinè già adottato Pavea Mosè, quando manda¬ 
si qu Sie lagnanze; non perciò tuttavia sminuita sena 
p V3>t , a r su P F0R>a pienezza della di lui Monarchica 
0<eì * a ' , seconda , che 1’ istesso medesimo Iddio 

presso gl isdraeliti espressamente, ed immeditatamen¬ 
te costituito uvea qual t Monarca Mosè : e perciò ii- 

TAU 43 i * 







553 


CAPUT V3> 


anetoritate expresse , et immediate comprobaverat^ 
Moneti chiara a reliqui » omnibus longe excellere , 
cum non Aristocratiam Politi<e vicinam , ut falso 
Joannes effutiebat Calvinus ; sed vere » expresse^ 
ac immediate veram , simptfcemgue instituerat Mo - 
nac/uam. 


otf. Has veritates ambas iterum , et e *P” 8 .* 
sius idem .pse confirmat Deus, comprobatque cum ibi- 
dem 'v. 16 P querulo respondens Moysi, c,on*Wf 

** ““ h;■■ 

"X.r.r. vx. 

tecum , «i descendam , ei oq . sus tèntent iecum 

tle spiritu tuo, tr “^ m % U * olus 'graveris: Quae sane 

onu-r tu^ìssimos indicant characteres, quibal 

verba qaatuor ctariss teStalem su .s ipse verbis, 

Deus Monarchicam Uoy pfobatamque. i. 

ct factis ipsis contestai probatorum viro- 

quod confirmans elect . 10 "® ul j constituerat» Ceo¬ 
rum, quos Moyses pnn. p 1 P eidem detubt 

turiones, *«• P r °' 

Moysi potestatem, et <m • inta se „es, qui se. 

bat.s viris seligeret P ° iJem potestas, 

nes populi sint, et magisti • 4 i . . ^ un i 

et eira praeficiendofum ^ult.tudmi magistratuum 
solique delata Divinitus Moysi, uni, soliqu y ^ 

^SrirB:: 

SSS^s.i-iars-sr: 















CAVO vi. 


S3g 


dio colla «uà autorità ancora espressa, ed immediata¬ 
mente comprovato avea , che ia Monarchia è la più 
eccellente di tutte le altre; mentre presso gl’ Isdrae- 
liti istituito non vi avea l’Aristocrazia vicina alla De» 
mocrazìa, come stolta, e falsamente spacciava Giovan¬ 
ne Calvino ; ma veramente . espressa, ed immadiata- 
mente la vera, e semplice Monarchia , 

Dem< 3 o Tutte e due queste verità !o stesso 
medesimo Iddio un altra volta, e piò espressamente 
le conferma, e comprova, quando nel madesimo capo 
V * ” rispondendo al querulo Mosè , congregami , 
» gli disse., i settanta uomini degl’anziani di Isdrae* 
» le, che tu sai, i quali gl* anziani siano , ed i maestri 
» del popolo; e li condurrai teco nel tabernacolo, e 
» li farai star ivi teco, acciò io scenda, e ti parli: e 
» prenda da! tuo spirito, e lor lo dia per sostener e- 
» glino con te il peso del popolo,e non ne sii tu sol gra T 
» va ° - « . 11 e queste parole indicano certamente quat¬ 
tro chiarissimi caratteri, co’quali Iddio contestare voi- 
cj le sue stesse parole e comprovar anche co’fat¬ 
ti istessi la Monarchica polestà di Mose l. Perchè con. 
fermando quell elezione degl’Uomini probi, che Mosè 
cost.lu,to avea principi, centurioni, quinquegenari, 
e Decurioni del popolo , conferì al medesimo Mosè la 
cura, e la potestà di scioglierne di bel nuovo fra i 
medesimi uomini probi settanta anziani da dover es- 
sere gl’anziani, e maestri del popolo; questa potè- 
sfa invero, ed incombenza di preporre alla moltitu- 
dme i magistrali da Dio conferita ali* unico , e solo 
Mose ci significa, e dimostra di certo di essere stala all* 
Unico, e solo Mose da Dio conferita la suprema j'cnra e 
potestà di reggere la moltitudine i. Quandolddio dis- 
se a Mose »E li condurrai alla porta del tabernacolo » 
apertissimamente n’ di mostrò , di aver egli all* unico, 
e solo Mosè la suprema potestà conferito di condur¬ 
re quegl’ anziani, di comandare, cioè, a quei mede- 






S 4 a CÀPUT VI. 

i «est ipsis imperandi, qui raagistfatum gerebant iti 
muititu Jine. Qui enim Moyses eos poterat ducere 
senes, si eisdem imperandi non gauderet potestate? 
Atqui per Def. 2, Cor. 2* cum unus Magistratibus 
imperat omnibus, tunc pura est, et simplex Monar¬ 
chia. Per haec ergo divina verbi apertissime Deus pro* 
balum voluit, contestaturaque, se Monarchici regiminis 
formam apud Israelita® constituisse. 5 , Cum ait Deus; 
Auferam de spiritu tuo, et tradava. eis, per quam 
clarissime patefecit, se a spiritu Moysis tamquam a 
plenissimo fonte septuaginta derivaturum potestatis ri¬ 
vulos, qui singuli, et cuncti simul sumpti suum agno¬ 
scerent esse in suprema, plenissima, et originaria Moysis 
potestate , et a qua usque penderent, sicut semper pen¬ 
dent rivuli a fonte. l\. Cum denique subdit Deus: 
Ut sustentent lecum ornis populi , et non tu solus 
graveris : evidentius demonstravit, se eos Magistratus 
in partem oneris tantum adfeitos velle, non vero in 
potestatis plenitudinem. Hoo quidem ita se esse, prae¬ 
ter quam quod ex se apertissimum estj luculentius ta¬ 
men ibidem loci ipsa comprobat sacra Scriptura. Ibi 
enim v. 24. scriptum legimus: Venit igitur Moyses 
et narravit populo verba Domini , congregans se¬ 
ptuaginta viros de Senibus Israel , quos stare fecit 
circa tabernaculum * Descenditque Deus per nubem , 
et locutus est ad eum. auferens de spiritu, qui e* 
rat in Moyse , et dans septuaginta viris. Cumque 
requievisset in eis spiritus:-, prophetaverunt, nec ul¬ 
tra cessaverunt. Remanserunt autem in castris duo. 
viri, super quos requievtt Spiritus. Nam et ipsi 
descripti fuerant , et non exierant ad tabernaculum „ 




CAVO VI. 


34i 


stmi ,chele magistrature indossavano nella moltitudine. 
JJapoiche in qual modo poteva Mosè quegli anziani 
condurre, se la potestà non avea di comandarglielo? 

a per la Def. a* Cor. 2. quando comanda un solo 
a , , u 1 magistrati, allora pura, e semplice Monar* 
c iia e a si e , Per queste divine parole adunque 
apertissimamente Iddio comprovar volle, e contesta- 
re , di aver egli medesimo presso gl* Ismaeliti costi- 
tuta la Monarchica forma di regime . 3 . Quando Iddio 
disse» Prenderò del tuo spirito , e lo darò ad essi»» 
assat chiarissimamente ci manifestò che era e<di per 

ado s P * r ' t0 di Mosè , come da pienissimo 
fonte settanta ruscelli di potestà , i quali ognuno in 
par ico aie, e tutti insieme il loro essere riconosces* - 
«iT’h’m* ? u P re “ a ’ pienissima , ed originaria potè- 

me dalUT 6 1 * dalla , <ì ual(ì dipendessero sempre , co- 
me dalla fonte dipendono sempre i ruscelli . à Quan- 

in ? ment ®’ Iddio soggiunge » Acciò teco sosten¬ 
tò j!A eS °> de P 0 P° l0 ’ e g ra vato non ne sii tn solo» 

maei ? aiente - d,raostrò di vol « r «gii , che quei 

magistrati chiamati erano stati , ed ammessi in parte 

s d ?“ d 'r' I - Uel pef0 ' n0n mai P«° -U« pienezza 
ai potestà . Ciò essere certamente cosi, oltre esser 

da se stesso manifestissimo , piò evidentemente tut¬ 
tavia ce lo comprova nello, stesso luogo la stessa Sa¬ 
gra Scrittura . Dapoichè ivi medesimo al verso s 4 . 
leggiamo scritto » Venne dunque Mosè , ed espose 
» al popolo le paro e del Signore, congregando i set- 
» tanta uomini degl anziani d’ Isdraello, che li fè 
C< stare intorno al tabernacolo . E scese il Signore 
» Iddio per la nuvola , ed a lui parlò . .. prendendo 
» dallo spirito, che era in Mosè , e dandolo a’settan- 
»» ta nomini. E quando in essi riposò lo spirito, pro- 
»3 feltro no , e non cessarono mai piu . Restarono 
» negl accampamenti due uomini , su i quali riposò 
»3 Io spirito . Imperocché eglino erano stati anche de¬ 
ci scritti » e non erano iti al tabernacolo . E profet- 





















54 a 


CAPUT ri. 


Cumque prophetarent in castris, cucurrit puer, et 

nuntiavit Moysi. Statim Jowe filius N un, Minister 

Moysis, et electus a pluribus , ait ; Dotwne m M >y• 

jei prohibe eos S< ergo Josue, qui unus er rf *• 

ill.s super quos requieverat Spiritus, vocat ' oy* . 

l‘ o ninum suum, .? sugant e, lem, ut ,-m 

ili, duo pr i U Um; ..gnmentura 

simum est) qcoi et senes illi subabantur y , 

Moysis *e contra imperabat omnibus 

n- c Dominum suum voeasset Vioys'.n, n - Jw t 

bibendo iuiper.iret, su^cssifsct ei era * 5 ^j onar . 

*Cor.,..q l «i Megistraubus umperat 

cdiica gaudet potestate . ^ , 

derivatum es eodem in illos - „ .• Hivina 

et potestatem, apud Israelitas, , ucu , ent ; BS |)„s 

M march ca gaudebat po estate . I ~ su3 qu0 . 

ad ostendendum c ° atra . C °‘'']" U ™ h ’ òmnibus aliis longe 
que auctorit ile comprobaver: it, “ j I sra eiitas 

evceliere Monarchiam, cum eamaem p 
institutam voluit, constituitqus • 


* « rkntie n l tuendam Monarchi* 

Dem. St, Qu.n imo Deus aJ t“ e "° zelo u - 

cam Moysi collatam potestatem, e , ’ a percus¬ 

su* est, ut Mariam Moysis -^"“^fScbicam, 
sent, ex illo solo capite, quod co nuemad- 

suprumamque fratris murmurasset pot . '«? 13< 

modum apertissime Sacra Scriptura testa ur * " 

v. **et sequent bus, ubi: Loculaque est Mana, e 
contra Moysen, et dixerunt. Nam per so urn oy 
sen locutus est Dominus ? Nonne , et no is si * 
ter est locutus ? Quod cum audisset Dominus , ira¬ 
tus est. Erat enim Moyses vir mitissimus . Statim 
locutus est Dominus ad eum , et ad Maron , e 
Mariam*. Egredimini vos tantum tres ad taberna 
culum Jcederis. Cumque fuissent egressi descendit 









CAPO Vh 


345 

>j landa essi negli accampamenti, corse un servo, e 
« lo avvisò a Mosè . Tosto Gesuè fi«liuol di JNun , 

» ministro di Mosè , ed eletto fra i molti disse; O 
» mio Signor Mose, proibisci tu a questi» Se dun¬ 
que Gesuè , che uno era di quei , su i quali riposato 
era lo spirito, chiama Mosè suo Signore, e suggerisce 
al medesimo di proibire , che quei due profetassero ; 
argomento evidentissimo certamente egli si è, e che 
quegl* anziani erano a Mosè soggetti, e che Mosè alt* 
opposto, comandava a tutti quelli . Altrimenti Gesuè e 
non avrebbe chiamato Mose suo Signore, e suggerito non 
avrebbe al medesimo , che proibendo comandasse a 
quelli. Ma per la Definizione a. Corol, Chi comanda 
a tutti i magistrali , gode della Monarchica potestà . 
Moie adunque dopo anche essere stato derivato da luì 
in quei magistrati lo spirito , e la potestà , per divi¬ 
na istituzione godea presso gl* Isdraeliti la Monarchi¬ 
ca potesti . Quale cosa più evidente di questa per 
dimostrar confra Calvino, che Iddio colla sua auto* 
rità abbn pure comprovato , che assai più eccellente 
di tutte è U Monarchia , quando presso gl* Isdraeli- 
ti istituita la volle, e stabilita? 

Dem. 3 1. Anzi anzi Iddio per difendere la Monarchica 
cura , e potestà a Mose conferita, usò tanto zelo, che 
percosse con sozza lepra Maria sorella di Mosè per 
quel solo motivo , clic essa murmurato avea contro 
la Monarchia , e suprema potestà del fratello , come 
apertissimamente ce lo attesta la Sagra Scrittura al 
cap. ia. de' Numeri v . 1. e seqq. ove » Parlò Maria 
» ed Aronne contro Mosè, e dissero: forse il Signo- 
» re ha parlato per organo del solo Mosè? Non ha 
» egli forse similmente parlato anche a noi? Lo che 
» inteso avendo iWSignore, se ne sdegnò . Imperoc- 
» che Mosè era mitissimo . Sub;lo parlò il Signore 
» a Mosè, e ad Aronne, e Maria. Andate voi tre 
soltanto al tabernacolo dell’alìeganza . Ed essen- 
m dovi essi andati » discese il Signore nella colonna 















CAPUT FI. 


544 

Dominas in columna nubis* et stetit in introitu ta* 
be>aaculi vocans Aaron* et Mariam, Qui cum is* 
sent dixit ad eos: Audite sermones mees, si quis 
fuerit inter vos Propheta Domini , in visione ap¬ 
parebo ei, vel per somnium loquar ad illum. At 
non talis servus meus Moyses* qui inDomo mea fi¬ 
dissimus est. Ore enim ad os loquar ei\ et palam , 
et non per somnium, et figuras videt Dominum* 
Quare ergo non timuistis detrahere servo meo 
Moysi ? Iratus que contra eos abiit. Et ecce Maria 
apparuit candens lepra , quasi nix. Cumque respe¬ 
xisset eam Aaron* et vidisset perfusam lepra , ait 
ad Moysem Obsecro Domine mi, ne imponas nobis 
hoc precatum, quod stulte commisimus • Ut caetera 
omittamus, nemo non videt, quod Deum locutum fuis- 
se per solum Moysem , idem fuerit , ac dixisse , quod 
Deus per solum Moysen Israelitas rexisset, et guber- 
nasset. Nam si Israeiitae Deo omnes obedire teneban¬ 
tur, et Deus Israel i tis loquebatur per solum Moysen; 
soli Moysi tamquam ipst D20 obedire tenebantur om- 
nes Israeiitae. Atque ideo solus, et unus Moyses» Dei 
plena» gerendo vices, Israelitas moderabatur omnes, 
regebatque, Cum ergo Maria, dixit; Num per solum 
Moysen locutus est Dominus? Nonne et nobis si¬ 
militer est locutus ? idem fuit, ac dixisse: Num per 
solum Moysen Israelitas gubernat Deus, regitquer 
Nonne et per nos similiter regit, gubernatque? Atqui 
per Def. a, et 3 id idem est, ac dixisse, quod Deus 
apud Israelitas Aristocratiam constituerit, non vero 
Monarchiam. Sed id peccatum fuit, quod iram com¬ 
movit divinam, et foe Ia lepra dignum . CaDinus ergo, 
suique , qui Deum apud Israelitas non Monarchiam , 




CAPO PJ. 


S45 

a>. di nuvola, e si fermò nell’ ingresso de! tabernacolo 
» chiamando Atonne, e Marra. I quali ìli essendo, 
w gii disse: Ascoltate i miei sermoni : se vi strà 
» fra voi uu qualche Profeta del Signore, io gli com» 

» parirò in visione, o gli parlerò per mezzo di sogno. 

» Ma non cori il servo mio Mese, che fedelissimo si 
>3 è nella mia casa. Dapoicthè parlerò a lui di bocca, 

>3 a bocca; cd egli vede il Signore manifestamente, 

» e noti per figura, 0 sogno . Perche non terneslede- 
» trarre al mio servo Mose ? Ed irato centro loro, se ne 
>3 andò. Ed ecco Maria comparve hianchegiante di lebra 
33 come la neve , Ed avendola Aronne guardata, e vedu- 
»3 tala coperta di lebra, disse a Mosè: Ti scongiuro,o Si- 
s> gnore, acciò tu non indossi a noi questo peccalo , 

» che stoltamente commisimo » Per ommettere P altre 
cose, niuno non vede, che Paver Iddio parlalo per er¬ 
gano del solo Mosè, sia stato lo stesso, che aver det¬ 
to, che Iddio avea reilu, e governato gl r Isdraeliti per 
mezzo del solo Mosè. Imperocché se gP Isdraeliti c« 
rano tutti tenuti di obbedire a Dio, e Iddio parlava 
per mezzo del solo Mosè ; al solo Mosè , come alto 
stesso Dio di obbedire tenuti erano gP Isdraeliti tutti » 
E perciò Punico, e solo Mosè facendo pienamenteIs 
veci di Dio, reggeva , e regolava gP Isdraeliti tutti . 
Quando dunque Maria disse « Forse ha parlato il Si* 
» gnore per mezzo del solo Mosè ? Non ha forse si- 
x> mil mente parlato ancora a noi? >3 Fu lo stesso che 
aver detto ; forse Iddio regge, e governa gPIsdraeliti 
per mezzo del solo Mosè? Forse non li regge simil¬ 
mente , e governa anche per mezzo dì noi ? Ma per 
la Definizione a,, e 3 . ciò è lo stesso, che aver det¬ 
to, che Iddio presso gl* Isdraeliti costituito avea l’A¬ 
ristocrazia, e non già la Monarchia, Ma questo fu un 
peccato, che promosse Pira divina, e degno della soz¬ 
za lebbra . Calvino dunque e i suoi , che acerrima¬ 
mente pretendono dì aver Iddio presso gP Isdraeliti 
costituito non già la Monarci», ma PArislocrazia vi- 

TyiL 44 







- 


34 s CAPUT VI, 

sed A ristccraliam Politias vicinam ccnstituìsse contra¬ 
dunt acerrime ; Divinam commovent iram ; eadem 
sunt foeia lepra digni; illud ipsum peccatum stul¬ 
te committunt , quod illa Maria . Quae cum ita sint; 
quis tam ellrons ent haereticus» qui infimas ibit , De* 
um ad tuendam Monarchicam Moysi a se collatam po¬ 
testatem Jsraelitas regendi , tot, et tanta patrasse por¬ 
tenta , taoUmque in Aaron, et Mariam ostendisse in¬ 
dignationem, et iram, tot, lantisque Idud.bus Moysen 
extulisse, ejusque fidem, mores, et diligentiam? Quis 
ir.ficiabitur, inquam, Deum tantis redargutionibus com¬ 
probasse, se 8pud Israelitas instituisse, ac sarctarn 
tectam voluisse Monarchiam? Monarchiam ergo Dens 
Omnipotens, Opdmus, cum primum condidit m Ada* 
mo; cum per ecquarum diluvium earodem sedulo re¬ 
stituit in Noberao ; cum eamdem in Abrahamo, Isac¬ 
co , et Iaccho subinde conservavit; cum eamdem de¬ 
nique tanta cura in Moyse restauravit apud Israelitas, 
ac tutatus est; sua ipse Deus auctoritate toties quo¬ 
que comprobatum voluit quidem, testafurnque, Monar¬ 
chiam prae reliquis omnibus optimam esse , et pulcher¬ 
rimam, rnaxme si in toto Orbe Terrarum constituatur: 
et universa Ecclesia . Quod sane contra Calvmianos erat 
a nobis recudendum; et quod jam centies vel ipsa meri¬ 
diana luce lucidius probatum est, atque recusum; 
quodque millies insuper millibus aliis ex Sacra Scri¬ 
ptura deductis comprobari , confirmai ique posset cla- 
cissimis argumentis, et testimoniis, quae quidem nunc, 
ne plus aequo prolixi videamur, libenter omittimus. 


Dem. Ss. Verum pro Calvini causa Caìvìnianus 
quis fortasse reponet: Victas tendimus manus, ingenue- 
que fatemur, Dium O: M: Sarciam tectam perpetuo 
ingentibus, innutuerisque pertentis, et miraculis tui- 










CAVO Vh 


S4 ? 

cina alla Pulizia, commuovono Pira divina, e degni 
suno di qu! Ila sozza lebbra; stoltamente commettono 
Il medesimo peccato , che quella Maria , Cosi que¬ 
ste cose essendo» qual vi sarà mai si sfrontato eretico 
che negherà di aver Iddio operato per difendere, e 
mantenere la Monarchica potestà dì reggere gl* Isdrae- 
liti da lui a Mosè conferita, di aver operato, io dico, 
tali, e tanti portenti, e di aver dimostrato tanto sde¬ 
gno, ed ira contro Aronne, e Maria, e di aver a tanta 
lodi inalzato Mosè, e la di lui fedeltà, costumi, e di* 
ìigenza? Chi mai contrasterà, io dico, che Iddio con 
tante redarguzioni comprovato abb>a di aver egli pres¬ 
so gl* Isdraelili istituita la Monarchia, e di aver'a vo¬ 
luto sempre salva, intatta, ed in vigore? L’Onni¬ 
possente adunque Ottimo Iddio quando da principio 
fondò la Monarchia in Adamo ; quando per mezzo 
del diluvio delPacque diligentamente (a restituì in Noe- 
mo ; quando la conservò in Abramo , e di mano in 
mano in Isa&co , e Giacobe; quando finalmente con 
tanta cura la restaurò, e difese presso gP Isdraeliti in 
Mote j tante volte Iddio istesso certamente volle col¬ 
la sua autorità comprovare ancora , e contestare, che 
in preferenza di tutte l’altre la Monarchia è l’ottima, 
e la più bella massime se si costituisca, in tutto il 
Mondo, ed in tutta la Chiesa. Ciocché certamente ri¬ 
batter da noi si dovea contro i Calvinisti, e che ab¬ 
biano cento volte già provato, e ribattuto più chiato 
anche della stessa meridiana luce , e che si potrebbe 
mille altre volte ancora comprovare, e confermare con 
mille altri argomenti, e chiarissime testimonianze dal¬ 
la Sagra Bibbia dedotte , le quali per ora volentieri 
tralasciamo per non sembrare più del dover prolissi . 

Dem gz Ma per difender la causa di Calvino, 
tm qualche dalvmisla forse replicherà; Nei stendiamo 
vinte le mani , e i ing nuameme contessiamo, che Id¬ 
dio Gìlimo Massimo con ingenti, ed innumerevoli por¬ 
tenti, 6 miracoli ha perpetuamente mantenuto sana,e 















343 r CAPUT yi t 

tam fu Isso Monarchiam in Terris, tamquam immani* 
netu quidem illius perfectissima} Monarchico, qua?°m 
Ccths beata , et immutabilis viget, féternumque vige» 
bit; Concedimus scilicet ad Moysen usque, et Josue, 
atqu« eousque divisa in omnes Israclilarum Tribus 
fuerit Terra promissa , Monarchico Deum regimine 
Isradilas rectos quidem voluisse, et gubernatos: De 
hoc nullam movemus litem; qucd vero nos, Catvinus- 
que contendimus, aliud equidem est, divisa nimirum 
Terra promissa , divisis m plurimas, et varias Civi* 
tates, disjunctasque provincias Israelitis omnibus, Civi¬ 
tatibus constitutis , corapositisque Israelitarum rebus, 
Deum apud ecs non Monarchiam quidem, quae om¬ 
nium deterrima est, sed Aristocatiam Politiae vicinam, 
utpote omnium optimam , constitutam voluisse , ac 
revera constituisse. Atque ideo de istorum novissimo¬ 
rum temporum Israelitico regimine loculum dicimus 
fuisse Calvinum, cum supposuit, Deum apud Israe- 
litas Aristocratiam instituisse Politiae vicinam: Quod 
sane inficias ibit nemo , modo de illis Magistratibas 
cogitet, quos in unaquaque Deus Civitate constituit, 
ac de illa potestate suprema, quam Deus ipse apud 
couventum reposuit Sacerdotum, quam Synagogam 
dicimus: Ilie nostrae questionis status verus est, haec 
nostra vera contentio. Quis vero jure ibit inficias, 
Synagogae, tamquam supr ma potestate divinitus do¬ 
natae Israelitas omnes obtemperare ex institutione o- 
portuisse divina? Atqui, cura plures imperant, Ari* 
stocratia est, non Monarchia. Jure meritoque scripsit 
ergo Calvinus, quod a rehqnis omnibus longe exeei- 
iere Aristocratiam , sua quoque Deus auctoritate com¬ 
probaverit, cura eam constituit apud Israelitas. 

Sic porro arguentes isti Calviniani fateantur, opor¬ 
tet; se contendere quod Moyse , ..Josueque defunctis, 
rebusque IsraeliUrum compositis i a Terra promissa t 







CAPO VI, Zfo 

salva la Monarchia in terra, come certamente un imi 
znagine di quella perfettissima Monarcliia , che beata, 
ed immutabile in Ciel fiorisce, e fiorirà in eterno ; 
eoncediamo , vale a dire, che sino a tempo di Mosè, 
e di Gesuè, e sino a quando divisa fa a tutte le Tri¬ 
bù degl* Isdraeliti la terra promessa, Iddio certamente 
volle gl* Isdraeliti da monarchico regime retti, e go¬ 
vernati : alcuna lite non moviamo noi su questo pun¬ 
to ; ciò che Calvino, e noi sostenghiamo, tutt’altro è 
certamente; che divisa, cioè, la terra promessa, divisi 
gl’Isdraelili tutti in moltissime, e varie Città, e se¬ 
parate proyincie, dopo essere state stabilite le Città, 
e rassettate le cose degl* Isdraeliti, Iddio non volle cer¬ 
tamente presso loro istituita, ed in effetto censtituita 
la Monarchia, che di tutte è la deteriore, ma l’Arri» 
stocrasia vicina alla Polizia, conte quella che fra tutte 
è 1’ ottima , E perciò noi diciara , che dell’ Israelitico 
regime di questi ultimi tempi parlava Calvino, quan¬ 
do suppose, che Iddio presso gl’Isdraeliti istituito a. 
vea l’Aristocrazia alla Polizia vicina . Locchè inverità 
non lo negherà mai alcuno, soltanto che rifletta a quel¬ 
li Magistrati, che Iddio in ciascuna Città costituì, ed 
a quella suprema potestà, che Iddio collocò presso la 
radunanza de* Sacerdoti, che noi chiamiamo Sinagoga. 
Questo è il vero stato della nostra questione , questo 
è il nostro vero contrasto . Chi poi potrà mai giu¬ 
stamente negare , che tutti gl* Isdraeliti erano per i» 
stituzione divina tenuti obbedire alla Sinagoga come 
da D io dotata della suprema potestà? Ma quando co¬ 
mandano molti, è Aristocrazia, non Monarchia. Con 
tutta ragione adunque scrisse Calvino, che Iddio col¬ 
la, sua autorità comprovato ancora avea che l’Aristo¬ 
crazia è la piu eccellente assai di tutte l altre, quan¬ 
do presso gl’Isdraeliti la costituì . 

Cosi argomentando questi Calvinisti fa di uopo cer¬ 
tamente, che confessino, essi pretendere, che dopo U 
morte di Mosè, e di Gesuè, e rassettate le cose de- 















55o 


CAPUT VJ. 

Deus, illa abrogala regiminis forma , qua Myii lo* 
9 uens i mandata dabat ad Israelitas omnes, at« 

que omnes vicissim Israehtae, sicut ipfi Deo, ita et 
eidem M<ysj, ejusque successoribus dicto audientes 
esse debebnit; lue, inquam, abrogata regiminis Mo« 
nardi ca forma, ad regendos Israelitas non amplius 
postea unius opera usns fuerit, sicut Moysis tempore , 
tt Josue; Std omnium illorum, quibus Synagoga con¬ 
stabat Sacerdotum: et propterea non amplius post il¬ 
linc suscitaverit Deus apud Israelitas Prophetam sicut 
Moysen, Prophetam scilicet, et ducem, cui prae cae* 
tens omnibus, qui Synagogam componebant, Angula¬ 
ri quadam loqueretur Deus ratione, et familiaritate, 
et cui Israelita^ omnes in omnibus, et per omnia dicto 
audientes esse oportuerit. Sed hoc falfnfimum esso 
Sacra Scriptura docet, comprobitque. Falsum ergo, 
falsissimum, quod apud Israelitas Deus, Israelitarum 
rebus compositis io Terra promissa, non amplius Io* 
quens per unrus operam ducis, atque Prophetae, fi» 
cut antea fecerat per Moyen, supremam regendi pote¬ 
statem Synagogae tribnent, ac pristinam mutaverit 
Monarchici regiminis formam. Sei hoc falfissi mura 
esse docet Sacra Scriptura, Falsum ergo , falfissimum, 
quod apud Israelitas eie. Quod autem Deus, sicut antea 
per unius, et solius Moyfis vocem locutus fuerat 
Jsiae.1 tis, et rexerat eosj ita quoque moderatus fuerit 
eosdem post compositas res in Terra promissa , cla¬ 
rissime Sacra Senptura docet, testaturque illis aper- 
tisfimis verbis Deutor. i8. v, <5, et seqq. Ubi sic Is¬ 
rael itas fatus inducilur Moyses: Quando ingressus 
fueris Terram y quam Dominus Deus tuus dabit 
tibi 1 caverne imitari velis abominationem illarum 












CAVO VL 


351 

gl’ Isdraeliti , nella terra promessa , lidio, annullata 
quella forma di reggime, per cui parlando egli a Mo¬ 
se, dava al medesimo i comandi da recarsi agl’Isdrae* 
liti tutti , ed all 1 incontro gl* Isdraeliti tutti obbedir 
dove,ano, come allo stesso Dio, così a Mose, ed a 1 di 
lui successori, annullata, dico, questa Monarchica for¬ 
ma di governo, per reggere gl 1 isdraeliti, no» più Id¬ 
diosi servi dippoi dell’ organo di un solo, come a tem¬ 
pi di Mosè, e Gesuè, ma di tutti quei Sacerdoti, di 
cui composta veniva la Sinagoga : e perciò non piò 
da quel tempo in poi suscitato abbia Iddio presso gL’ 
Isdraeliti un Profeta , come Mose, un Profetai, cioè, 
e condottiero , a cui in preferenza di tutti quei , 
che componevano la Sinagoga , in un certo par- 
ticolar modo , e familiarità Iddio parlasse , cd a cui 
gl’ Isdraeliti tutti in lutto , e per tutto ubbidienti 
esser dovessero . Ma la Sagra Scrittura insegna , c 
comprova, che falsissimo è lutto ciò. Falso fusissimo 
e dunque, che dopo rassettate le cose degl’Isdraeliti 
nella terra promessa Iddio non parlando più p er 
mezzo di un scio condottiero , e Profeta , co¬ 
me per lo avanti fatto avea per mezzo di Mose, con¬ 
fermo abbia la suprema potestà di reggere alla Sina¬ 
goga, e cambiato abbia così l’antica forma di monar¬ 
chico regime; ma la Sagra Scrittura, io dico, ci in¬ 
segna essere ciò falso falsissimo . Falso falsissimo a- 
dunque che prosso gl’Isdraeliti,.,. Che poi Iddio sic¬ 
come avea per lo avanti parlalo agP Isdraeliti, eli a- 
vea governato per mezzo della voce dell’unico, e so¬ 
lo Mosè , nella stessa guisa ancora governalo abbia i 
medesimi dopo rassettate le cose della terra promes¬ 
sa, apertissima mente ce lo insegna, ed attesta la Sa¬ 
gra Bibbia in quelle chiarissime parole del Deutoro- 
nomio capo 18. v. 9 e seggi , ove si rapporta di & m 
ver Mosè 'parlato agl’ Isdraeliti in questi accenti : 
» Quando entrato sarai nella terra, che il tuo Signo- 
» re Iddio ti darà, guardati di voler imitare l’abonù- 









£APTJT Fi, 


55» 

gentium, nec inveniatur in (e , qui lustret fìiiutn 
suum . .. omnia enim hcec abominatur Dominus , 
et propter hujusmodi scelera delebit cos in introi* 
tu tuo. Gentes istae, quarum possidebis terras, 
augures, et divinos audiunt : tu autem a Domino 
Deo tuo aliter institutus es Prophetam de gente tua , 
et de Fratribus tuis sicut Me suscitabit tjbj dcuiii* 
nus deus ipsum audies Ut petisti a Domino Deo 
tuo in lIoreb , quando concio congregata est , at¬ 
que dixisti : Ultra non audiam vocem Domini Dei 
mei . et ignem hunc max mum ultra non videbo , 
ne moriar. Et ait Dominus mihi Bene omnia sunt 
locuti . Prophetam suscitabo de eis de medio Fra¬ 
trum suorum similem lui , et ponam verba mea in ore 
ejus , loqueturque ad eos omnia quce p ree cepero illi- 
qui autem verba ejus, qlue loquetur in nomine meo, 
audire noluerit, ultor existaM. Cuna ita dare Sacra 
Scriptura loquatur; quis Calvinianornm vel Calvino im- 
puJentior ipso inficiari auddiit , his apertssim/s su;s 
verbis D.O. M. comprobatura voluisse, contcstatumque, 
quod etiam post compositas Israeiitarura res in Ima 
promissa, apud Israel i tas eadem illa perpetuo stete¬ 
rit regiminis Monarchica forma, quae Moysis, et Jo- 

sue temporibus jam pridem divinitus obtinuerat, vigue- 

ratque ? Si enim per haec laudata, dtvna , et apertissima 
veri>a clarissime patet, Deum rigidissime praecepisse 
Jsraelitis omnibus, ut nemine excepto vel ex iisdem 
ips'5 Magistratibus , gt Sacerdotibus , qui Synedriun» 
componebant, ut, inquam, ornnes ad unum unum , et 
solum audirent Moysis successorem, eidemque uni, et 
soli omnes dicto audientes essent;, etiam post ingres¬ 
sura in Terram promissam i qua ratione, qua fronte 
contendere qms audebit, quod apud Israebtas Deus 9 






CAPO FI. 353 

naiione di quelle genti» ne si ritrovi in te, chi pu- 
>» fifichi il suo figliuolo., Imperocché il Signoreabo- 
» min» tutte queste cose, e per tali scelleragini li de- 
» struggerà tatti nel tuo ingresso. Queste genti , dì 
» cui tu possederai le terre, ascoltano l’arioli, egl’in- 
» dovimi tu però sei diversamente istituito dai tuo 
» Signore Dio. Il tuo Signore lidio dall i tua g nte, 
3 » e dei tuoi fratelli susciterà un Profeta come me , 
\> quest* dovrai tu ascoltare. Come dimanda-ti dal tuo 
» Signore Dio, in Iloreb, quando congr< a ! a fu la ra¬ 
sa dunanza , e dicesti : Non udirò piò per ^avvenire 
» la voce del mio Signore Dio, c non vedrò più (pie* 
sa sto grandissimo fuoco, per timor di restarne mor¬ 
ii to„ S£d il Signore disse a me: Ehm detto tutto he* 
3 i ne, io susciterò da loro, e da in mezzo a* loro fra* 
» tei 1 i un Profeta simile a te, e nella di lui bocca 
■» porrò le mie parole, ed eì rapporterà loro tutte le 
« cose;, che gl’avrò io comandato: chi poi ascoltar 
M non vorrà le di lui parole, che proferirà egli in mio 
» nome, ne siro io vendicatore » Cosi chiaramente 
parlando la Sagra Scrittura. Chi mai de* Calvinisti, o 
più impudente anche dello stesso Calvina ardirà dine¬ 
gare, che Iddio Ottimo Massimo con queste sue chiaris¬ 
sime parole comprovar abbia voluto, e contestare, che 
anche doppo rassettate le cose degì’ Ismaeliti nella ter¬ 
ra promessa sia perpetuamente durata presso gl* Is¬ 
maeliti quella medesima forma di governo , che sin 
daMempì di Mose, e Gesuè era sfata già da gran tem¬ 
po divinamente introdotta, ed in-vigore ? Imperocché 
se da queste sopra trascritte divine , ed apertissime 
parole chiarissimamente si scorge, che Iddio rigidis¬ 
simamente prescrisse a tutti gì* isdraeìiti , che senza 
eccettuarne neppur un solo degli istessi anche mede¬ 
simi Magistrati, e Sacerdoti, che il Sinedrio compo¬ 
nevano, gli prescrisse, dico, che tutti affatto ubbidis¬ 
sero all* unico, e solo successor di Mose dopo ì’ in¬ 
gresso della terra promessa ; in qual modo, con qual 
fronte ardirà alcun pretendere , che Iddio presso gli 

T* li* 45 








CAPUT rj. 


S54 

hraelitarutn comp-sitis rebus in Torra p j om*s"a, non 
impius loiiU;Mis per unius operam duc'S, atqoe f*ro- 
pii te, quemadmodum nutea fecerat per Moyseu, Jo» 
suem pie, supremam Israelita* refendi potestatem, 
faculUtemque aliis Magistralibus tribuerit , et Syna- 
gog*e; ac Monarchici pristinam mutaverit regiminis 
formami pu teli erri ma m scilicet abrogaverit Monarchi** 
am, deterrimam vero, et Politiae vicinam apud Israe- 
1 itas constituerit Arìstocatiam, vel statum temperatum 
ex ipsis, ut Calvinus b'aterat, et Calviniani ? Quis, 
inquam, tam effrons erit haereticus, qui si ea, quae 
hucusque praei i bav i mus, proba intellexerit; non ultro, 
ingenutque fatebitur, Sapientissimum Omnipotentem 
Deum ah ispa Mundi constitutione, factis ipsis, et 
expressis verbis, magmsque miraculis, et portentis, 
Monarchicum regimen constituendo in Adamo , repa¬ 
rando in Nohemo, conservando in Abrahamo, resti¬ 
tuendo in Moyse, perpetuando apud Israelitas omnes 
in Terra promissa, non innuisse, non satis compro¬ 
basse , evidentissime immo non praecepisse, ut > q- 
narcluca regiminis forma ab hominibus omnibus opti¬ 
ma, et pulcherrima habeatur, sefigattirque, atque m 
toto constituatur Orbe Terrarum, et Universa 'cx e 
sia, ac ut universorum hominum unus in toto t 3 
Terrarum fiat Pastor, et unum ovile? Quo 1 qui em 
Prophetae, et Patriarcha: enixe deprecati sunt; q'-»od 
Icsus Christus immensa sua bonitate perficiendum ve¬ 
nit, futurumque certo promisit; quod 'omnes boni ma¬ 
xime sperant, suspirantque, votisque expetunt omni¬ 
bus; mali vero, ut Calvinus, ac sui magnopere aver¬ 
santur, timent» et horrent, omnique quamvis irrito 









CAPO VI. 


555 


Ismaeliti, dopo rassettate degl 1 Isdraelìtì le cose rt-Ila 
terra promessa non parlando egli piu per organo di 
un sol condottiero , e Profeta , come per lo addietro 
fatto avea peli'organo di Mose, e Gesnè, abbia ad al¬ 
tri Magistrati , ed alla Sinagoga la suprema potestà 
concesso, e facoltà ni reggere gl* Isdraeliti , e ebe 
cambiato abbia l’antica monarchica forma di governo, 
che abbia cioè annullato la bellissima Monarchia , ed 
abbia presso gl' IsdMeliti costituito la sgraziat'ssima 
Anstoomia all » Polizia vicina, od uno stato di esse 
mescolato, come stoltamente spacciar vuole Calvino , 
e i Calvinisti ! Qual’ eretico sarà mai, io dico, tanto 
inverecondo, che se avrà ben compreso quanto abbiam 
sinora prelibato, nnn confesserà spontanea , ed inge¬ 
nuamente, che il Sapientissimo Onnipotente Iddio sin 
dalla stessa creazion del Mondo co’fatti istessi, e col- 
1 *espresse parole, e per mezzo di gran miracoli’e por¬ 
tenti costituendo in Adamo il Monarchico regime, ri¬ 
parandolo in N"oe, conservandolo in Àbramo, restitu- 
cn mio in Mosà , perpetuandolo presso gì’ Isdraeliti 
tutti nella terra promessa, non ci abbia in iicalo, non 
abbastanza comprovato, non ci abbia anzi evidsntigsi- 
mamente comandato, che la Mouarch'ea forma di regi¬ 
me venga da tutti gli uomini reputata l’ottima, e 'da 
piu bella, e scelta, e costituita in tutto il Mondo ed 
m tutta la bmasa , e che in tutto il Mondo un solo 
Pastore, si facci di tutti gli uomini ed un Ovile ? Cioc¬ 
che certamente i Profeti , ei|i Patriarchi hinno a tutta 
forza, implorato ciocche Gesù Cristo ad effettuar per 
sua immensa Bontà ei venne , e eh e infallibilmente 
promise di doversi avverare; ciocche tutti i buoni 
grandtssimamente sperano, e sospirano, e con tutto il 
fervore istante mante diman bno ; i malvagli però, co¬ 
ma Gavino, e sani grandemente abboniscono, temo¬ 
no, e se ne utteriscoao, e che a tutta possa ssbsn. inu- 








S5G 


CAPUT VI. 

certe nisu effugere canantur, et impedire. Quoniain 
autem, quaad hanc attinet evidentissimam veritatem, 
cimdem satis, superque probasse opinamur, et confir¬ 
masse ; alia firmissima argumenta, quae peene innume¬ 
ra Veteris Testamenti Sacra Scriptura ^ministrat , li- 
Lenter omittimus, ne benevolis Lactoribus inutile vi¬ 
deamur peperisse fastidium. Illud equidem ammadver- 
tendum videtur, nos hucusque luce clarius demonstras¬ 
se, Monarchiam tamquam omnium optimam, et pul¬ 
cherrimam Naturali, EKvinaque lege hominibus essa 
praescriptam, praesertim si de toto agatur Oibe Terra- 
rum, ct universa Ecclesia, idqus nos clarissime adsit u- 
xisse, quod initio quidem hujus Capitis promisera¬ 
mus, tum ipsorum Ethnicorum Philosophorum, ac 
Oratorum eliatn Repubhcanorum auctoritatibus, et 
sententiis, tum rationibus, et argumentis ex simplicis¬ 
simis Juris Naturae Principiis nitide, iucideque dedu¬ 
ctis, tum denique augustissima auctoritate Juris Divi¬ 
ni revelati, Divinaque institutione in Veteri desia- 
mento» Quae cum ita sint, cum, inquam, tot, tan¬ 
tisque invictissimis argumentis, et rationibus vel ipsa 
meridiana luce clarius probatum, comprobatumque jam 
iit, optimam pulcherntnamque Monarchiam ab omni¬ 
bus aliis- longe excellere , idque Deu n O. M. sua 
quoque summa auctoritate toties confirmasse, cum 
eam ab ipsa Mundi Creatione toties constituit, toties- 
que hominibus servandam rigidissime praescripsit, et 
maxime Israelitisj cum haec, inquam , ita sint; quis 
Calvinianorum ad oppugnandum Primatus Divi Petri, 
Monarchiae scilicet Ecclesiasticae Dogma Di vinum, cum 
impio audebit blaterare Calvino , Deum Optimum Ma¬ 
ximum, qui Optimus optima gignit , Jesum Christum 
ipsam Monarchiam , tamquam omnium, tft ipsieffu- 
tiunt, deterrimam instituere non potuisse } maxi- 






CAPO Fi. 


3j; 

t il metti® di soanzar si sforzano, cd impedire. Perchè 
poi per quanto a questa evidentissima verità si ap¬ 
partiene, opiniamo di averla strabbocchevolmente pro¬ 
vata, e confermata, per non sembrare di vo'er a’be¬ 
nevoli leggitori apportare un fastidio inutile, tralasciata 
volentieri gl’altri fortissimi argomenti , che quasi in¬ 
numerevoli ci somministra la Sagra Scrittura del Te¬ 
stamento Antico. Ci sembfa bsnsi da doversi riflettere, 
che noi sin qua evidentissimamante dimostrato abbiamo, 
e della luce istessa assai più chiaro, che U Monarchia, 
come l’ottima di tutte, e la più bella, da naturale, e 
divina legge viene agii uomini prescritta, e comanda¬ 
ta, principalmente se si tratti del Mondo tuito, e di 
tutta la Chiesa; e che ciò,come promesso nel principio di 
questo capo lo avevamo,dimostrato t’abbiamo e colle au¬ 
torità, e sentenze degl’istessi Etnici Filosofi, ed Ora¬ 
tori anche Republicani, e con raggioni, ei argomenti 
nitida, c lucidamente dedotti da’ più semplici prin- 
c jpj del Dritto delia Natura, e finalmente coll’augu¬ 
stissima autorità del Dritto Divino Rivelato , e dalla 
divina Istituzione nel Testamento Antico . Cosi le 
quali cose essendo, essendo, dico, che con tali, e tan¬ 
te invittissime ragioni, ed argomenti , più chiaro an¬ 
che della stessa meridiana luce dimostrato già si è, 
e comprovato, clic U Monarchia ottima ella è , e la 
più bèlla, e di tutte l’aìtre assai piji eccellente, e che 
ciò lo confermò anche tante volte eolia sua autorità 
Iddio Ottimo Massimo, quando tante fiate la costituì 
sin dalla stessi crcazioa dell’Universo , e tante fiate 
rigidissimamfrnte prescrisse agli uomini di osservarla, 
e principalmente agl’|sd raditi . Cosi queste cosa essen¬ 
do, io diceva, chi rnei de’ Calvin'Sti per oppugnare il 
divino Do ronfi a de^ dn usato dì S. Pietro, cioè deli Eccle¬ 
siastica M oh ardi sa, ardiràstoltanisnie spacciare co d’em¬ 
pio Calvmó, che Iddio O.M. <* ( ‘sù Cristo, d quale Ottimo 
Iddio essendo ottime cose sempre fa, est tu ir non ab¬ 
bia potuto questa Monarchia, perchè, come essi cica- 







553 


CAPUT VL 


me in loto Orln Terrarum , et universa Ecclesia ? 
Potioii ergo jure , multoque poticre ratione Catho¬ 
lici omnes 5 * P.tri Pi ima tum invicte asserentes , 
ct ad aras usque def*n Jentes , ac propugnantes, 
jure, inquam , meritoque asserimus, et ad aras us¬ 
que defendimus , ac propugnamus , quod in tem¬ 
porum plenitudine. Monarchiam tamquam opi imam 
regiminis formam optimus, qui optima gignit Deus 
Jesus Christus , angustiore quadam ratione ac per¬ 
fectione, qua non praestantior altera, non solum in- 
stitu re potuit, sed et decuit, sed et voluit, in- 
stituitque reapse in sua Universali Ecclesia , cum 
um, soiique divo Petro dixit : Tu es Petrus , et 
supet hunc petram edi fi cabo ih cele slum meam i 
Pasce *>vss meas \ Confirma fratres tuos ; et fiet 
unus Pastor , et unum Ovile , QuoJ quidem se¬ 
quentis Capitis erit argumentum , 

Finis Secundi Tomi» 




CAV0 VL 45 9 

legiano, è anzi la piu deteriore, e massime nel Mondo 
tulio, ed in tutta la Chiesa ? Con molto più forte di¬ 
ruto adunque , e con molto più forte ragione tutti i 
Cattolici invincibilmente sostenendo il Funaio di S. 
Pietro, e defendendolo , e propugnandolo a costo an¬ 
che della propria vita, giustamente dico, e con tutta 
ragione, sostenghiamo, ed a costo anche della propria 
vita difendiamo sempre , e propugniamo , che nella 
pienezza de 5 tempi Gesù Cristo Ottimo Iddio, che ot¬ 
timo essendo le ottime cose sempre fa , in una certa 
più augusta maniera , e perfezione , di cui altra più 
eccellente non vi è, istituir la Monarchia come quel¬ 
la , che è P ottima forma di governo, nou solamente 
la potè, ma anche gli convenne, ma anche la voli® , 
e realmente la istituì nella sua universale Chiesa, 
quando appunto al solo , ed unico S. Pietro disse :* 
» Tu sei Pietro, e sopra questa Pietra fabbri b ^rò io la 
D rara Chiesa ; pasce le mie pecorelle ; conforta tu i tuoi 
» rateili ; e si farà un solo Ovile, ed un sol Pastore .« 
Loctho appunto farà L’argomento del seguente capo. 

Fine del Tomo Secondo, 

































lV' r ;R£di PADOVA 

U rrn . : STO' aEI 

I i > * 


V ' 


■ i»». 

i_ c*. Lfc- 


DEL 
;■ /.Vi.?. NO 

astico 



















































C 4 PUT FI. 


h sia ti ile putti che , e secrete cose Signore • c J ìt 
g ***** r ‘ J m tempo il regno, Pannata, e ierano* 
, ’ a tutto accorta , presieda a tutto , giova bensì 
th molio a condar bene , e speditamente la guerra. 
f ,.nir.i v io nulit quidcm invtrmi polesl Oemostenis 
Urin qua 'p^c idem viUemeottr suis non ixpro 

I rti "---*- 

tjUBc niodoj™ 
rt Dcmocraj 
»nsi‘|>arabiJijj 


CATO VI. a, 9 

1 , demncraticlie citta, ecco 1« .li lui piroX in dic% 
trascrii te dalia visione di Cesarotti ”/ /is '=? 

Sia delle p ubiteli e , e segrete cote Signot , c» 
governi ad un tempo il Regno, lana >tu, e ieri 7 , 

che a tutto accorra presieda a tutto, g.o 
di molto a condar bene , e speditamente lo g 

» m r\ li u ltOVd^alce^OJ*On pUOSSì Ut 

tHHtoV n . 1 .(irti t \ i V ’A *■ 


Pdcsopbus 
t v Pnncejri 

A ff , J.'tjtjif 

paruere , /riri® 
i a cooji//ir«r 
cordia, p ix , j 
tique se citta 
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flosse ; n a 
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disse, 
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Ria la telici— 
Irto delia so* 
fi cose meglio 

feltro. 0 ^t-m 

Ifclonarcana la 

iucca tinche 
tam * n 10 non 
p Padri tlel- 
lemici cajpi- 

il>ro i . 
\rezzti de*'a 
vi c , ti‘ ie 
,tolo I ài\- 
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